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L'esperimento Filadelfia

Post n°1 pubblicato il 18 Settembre 2006 da Cassandra_17
 
Foto di Cassandra_17

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L'esperimento di Filadelfia fu un progetto segreto condotto dalla Marina degli USA nel 1943, al largo delle coste della città. Lo scopo primario era sperimentare l'effetto di un forte campo magnetico su una nave di superficie con equipaggio a bordo, per cercare un modo per rendere invisibili ai radar nemici le forze belliche americane. Il campo doveva essere ottenuto per mezzo di generatori magnetici. Furono quindi messi in funzione generatori pulsanti e non pulsanti per creare uno straordinario campo magnetico su una nave ferma in bacino ed intorno ad essa. I risultati furono tanto stupefacenti quanto importanti, ma ebbero conseguenze disgraziate sull'equipaggio a bordo.

Quando l'esperimento fu avviato, il primo effetto visibile fu una nebbiosa luce verde, una specie di foschia luminosa e verdastra. Presto la nave intera si riempì di questa nebbiolina e, insieme al suo equipaggio, cominciò a scomparire dalla vista di coloro che erano sul molo, finché soltanto la linea di galleggiamento rimase visibile. Si disse che in seguito il cacciatorpediniere era apparso e poi scomparso a Norfolk, in Virginia: questo potrebbe essere stato il risultato di un percorso di prova d'invisibilità, che avrebbe implicato un fenomeno di tempo-deformazione.

Un ex membro dell'equipaggio riferì che l'esperimento aveva avuto successo in mare, con un effettivo campo di invisibilità di forma sferoide, esteso a un centinaio di metri da ogni raggio, in cui si vedeva la depressione formata dalla nave nell'acqua, ma non si vedeva la nave stessa. A mano a mano che il campo di forza si intensificava, alcuni membri dell'equipaggio cominciarono a scomparire, dovevano essere riscoperti per mezzo del contatto delle mani e riportati alla visibilità con una specie di tecnica di applicazione. Certi altri furono talmente allontanati dalla loro dimensione materiale d'origine, che dovettero essere individuati e ricondotti alla normalità mediante un congegno elettronico appositamente studiato.

Per simili casi, quando un marinaio non poteva essere né visto né sentito, la ciurma usava la strana espressione 'essere invischiato nella melassa'. In realtà si trattava di uno stato di animazione sospesa, la guarigione completa diventava un serio problema. Ci furono voci che molti uomini dell'equipaggio fossero stati ricoverati in ospedale, altri fossero morti, altri ancora lesi in maniera grave mentalmente. Sembra che la capacità psichica fosse stata acuita e che molti di loro avessero conservato gli effetti di trasformazione derivati dall'esperimento, scomparendo temporaneamente e riapparendo durante la loro vita quotidiana.

Ufficialmente la Marina non ammise mai nulla a proposito dell'esperimento, non riuscì a contenere le rivelazioni dei superstiti riguardo alla faccenda, ma le liquidò come voli di fantasia di individui in cerca di fama.

La base dell'esperimento Filadelfia è l'applicazione della teoria di Einstein del campo unificato. Semplificando, la teoria dice che i concetti divisi in categorie di tempo-spazio e materia-energia non sono entità separate, ma sono trasformabili in condizioni di disturbo elettromagnetico. Si verrebbe a creare cosi un terzo campo, forse gravitazionale. I campi magnetici, se abbastanza forti, potrebbero creare un cambiamento di dimensioni negli oggetti e nell'uomo, rendendo il tutto invisibile. Ecco in cosa si è imbattuta la Marina, forse solo per caso, mentre cercava un'arma di occultamento in tempo di guerra.

 
 
 
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