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"Ci sono terribili catastrofi naturali inevitabili a questo mondo, come i terremoti o gli uragani. A Gaza è in corso una catastrofe umanitaria innaturale perpetrata da Israele ai danni di un popolo che vorrebbe ridotto alla più completa miseria e sottomissione. Una popolazione disperata che non trova il pane e il latte per nutrire i suoi figli. Che non piange neanche più i suoi lutti perché anche agli occhi è stata imposta una dieta ferrea. Il mondo intero non può ignorare questa tragedia e, se lo fa, NON INCLUDETECI IN QUESTO MONDO."
Vittorio Arrigoni da "Restiamo umani"
« SANTO NATALE DI PACE | Messaggio #45 » |
Auguri papà.
Mio padre, classe 1938, il 6 gennaio compirà 71 anni così questo post sarà il mio personalissimo regalo di compleanno per lui. Proprio riflettendo su cosa scrivere, per la prima volta stasera, ho notato che tre generazioni si sono succedute a distanza di 30 anni precisi l’una dall’altra: io sono nata nel 1968, mia figlia nel 1998. Anni luce, se penso a com’è oggi la vita della “marziana” (traduci mia figlia), a com’era quando io ero bambina e come immagino potesse essere quando fu bambino mio padre. Lui, che a 6 anni, rimase in coma un mese perché ferito alla testa dalla scheggia di una granata, al passaggio del fronte. Della sua infanzia ricordo, qui, questo episodio e la difficoltà di una vita di mezzadria raccontata da mia nonna. Ah si… a 18 anni, uscito da solo per la prima volta per andare a vedere al cinema “I 10 COMANDAMENTI”, non riuscì a ritrovare la strada per tornare a casa. Così dai miei, tutte le volte che questo film passa in TV, la sua visione è d’obbligo e immancabile lo “sberleffo” per lui. Ormai cresciuto, la prospettiva di continuare a lavorare la terra per il padrone proprio non lo allettava, così trovò lavoro come operaio metalmeccanico. Per la precisione saldatore spe-cia-liz-za-tooooooo… c’ha sempre tenuto!
Un operaio che ha girato l’Italia in lungo ed in largo, con la sua 500 prima e con una 1100 poi, per costruire quei metanodotti che ci portano il gas in casa. Un operaio trasfertista che finché ha potuto ha viaggiato con tutta la famiglia al seguito (e sono i ricordi più belli della mia infanzia) per arrendersi, poi, di fronte ai nostri impegni scolastici che lo costrinsero a lunghi periodi di assenza dalle nostre vite e di solitudine per lui. In quel periodo lavorò per lo più in Africa: Nigeria, Libia, Algeria ma sempre alla costruzione di metanodotti. Saldatura al piombo dentro ad un tubo di 1 metro e mezzo di diametro sotto il sole del deserto. Nelle sue lettere ci raccontava di aver assaggiato la carne di serpente, del Ramadan dei suoi colleghi, degli scorpioni che entravano in tenda, della libertà di poter guidare una jeep su una pista sterrata e quando tornava ci portava statuine di ebano che mia madre proprio non riusciva a combinare con l’arredamento di casa. Stavo finendo le superiori quando trovò lavoro nel cantiere navale nella nostra città e tornò definitivamente. Sembrava una buona occasione per godersi un po’ la famiglia ma prima lo colpì un infortunio grave sul lavoro, poi la crisi dell’azienda e la cassa integrazione fino al prepensionamento che, in quel frangente, sembrò una manna dal cielo. Cosà provò, invece, mio padre me lo sto chiedendo ancora. Perché da quel momento quello che l’ha caratterizzato di più è stato il silenzio. La depressione contro cui sta ancora combattendo lo ha catturato allora e non lo ha più abbandonato rendendolo quel nonno taciturno che i nipoti nominano poco. Mio padre è stato un uomo semplice e buono, generoso fino al sacrificio personale (comune a molti padri) ma soprattutto un lavoratore instancabile. E cosa ne ha ricavato? E’ vero. Ha cresciuto noi figlie. Con l’aiuto determinante di mia madre ci ha dato una casa, permesso di studiare, dato la possibilità di crearci a nostra volta una famiglia e per questo la nostra gratitudine è immensa. Ma io riesco a vedere solo che il mio papà che un tempo girava il mondo oggi ha paura, persino, di andare a comprare il pane e per questo è la frustrazione ad essere immensa. Mi definisco “ubbidiente pentita”. Anche, la fragilità di un uomo buono mi spinge a cercare di esserlo…
AUGURI PAPA’.
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Con la speranza di poterci
tirare una riga sopra
fonte
http://it.peacereporter.net/conflitti/
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LA MAFIA SBANDA.
La mafia sbanda,
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la mafia scommette,
la mafia giura
che l'esistenza non esiste,
che la cultura non c'è,
che l'uomo non è amico dell'uomo.
La mafia è il cavallo nero dell'Apocalisse
Che porta in sella un relitto mortale,
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così è stato per te Giovanni
trasportato a braccia da quelli
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di Alda Merini
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