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"Ci sono terribili catastrofi naturali inevitabili a questo mondo, come i terremoti o gli uragani. A Gaza è in corso una catastrofe umanitaria innaturale perpetrata da Israele ai danni di un popolo che vorrebbe ridotto alla più completa miseria e sottomissione. Una popolazione disperata che non trova il pane e il latte per nutrire i suoi figli. Che non piange neanche più  i suoi lutti perché anche agli occhi è stata imposta una dieta ferrea. Il mondo intero non può ignorare questa tragedia e, se lo fa, NON INCLUDETECI IN QUESTO MONDO."

Vittorio Arrigoni da "Restiamo umani"

 

 

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(Dedicato agli amici de) IL PRATO .

Post n°68 pubblicato il 12 Marzo 2009 da OutOfTarget
 

 

fili d'erba

Piccola, bianca, spuntata ormai da un po', quella Pratolina laggiù in fondo, quasi invisibile nel prato pieno di fili d'erba e altri fiori primaverili sono io. Vi sfido nel riuscire a scorgermi. No. Non sono io a nascondermi. E non ho deciso, nemmeno, il punto in cui spuntare fuori. Ad un certo punto ho fatto capolino su uno stelo sottilissimo che, ancora, si piega un po' di qua ed un po' di là, a seconda del vento.  In effetti, all'inizio ho avuto proprio bisogno di guardarmi intorno alla ricerca di un sostegno.  E per fortuna lì vicino un Dente di Leone mi ha detto di essere felice di avermi  come nuova vicina, consigliandomi di essere forte contro i temporali: "... che poi quando li hai superati e torna il sole vedrai, vedrai come ti divertirai!". Da lontano avevo intravisto, anche, ergersi sopra agli altri, un Botton d'oro. Sicuro e brillante, grazie alla sua statura vedeva meglio di tutti gli altri fin oltre il limitar del prato. Timidamente gli chiesi (come molte margherite prima e dopo di me) se voleva essere mio amico permettendomi di conoscere meglio la vita nel prato. Accettò, ma a patto che non lo scocciassi per le sciocchezze. Tutt'altro carattere il Giglio bianco che stava poco più in là. Benché io non mi presenti nel migliore dei modi, con quest'aria sempre arruffata e anche un po' maleducata, lui non si è lasciato trarre in inganno e, anche con me, ha sfoderato il suo bel sorriso dispensatore di speranza. Ah si! Aveva ragione Dente di Leone. Questo prato cominciava proprio a piacermi. E non avevo, ancora, visto  praticamente niente. In seguito, infatti, ebbi modo di conoscere fiori esotici come l'Edelweiss ed il Waratah.  Entrambi capitati lì per caso ed il secondo arrivato veramente da molto lontano. Un fiore di Silene, che non ama raccontarsi ma possiede una corolla splendidamente disegnata che parla per lui. Un fiore di Salvia Selvatica, sempre a dire di non c'entrare nulla col prato e a minacciare di andarsese. Tant'è che non è arrivato a dirlo 100  volte perché è partito. Un fiore di Elleboro, poco vistoso ma tra i più pronti a capire quando è di nuovo Primavera. E l'imperdibile Cavolaccio verde, spassosissimo giullare del prato. Un fior di Papavero che credeva di essere solo e dimenticato mentre, se solo avesse potuto guardare il prato dall'alto, si sarebbe accorto delle macchie rosse che lui ed i suoi compagni formavano, tanti erano. Un Tarassaco, già in seme, con il solo desiderio di poter essere sospinto via dal soffio di un bambino. Un'aiuola di Mughetti tutti uguali, precisi e diligenti, a ricordarci con il loro profumo com'è bella la natura  e di quali "strafalcioni" è, invece, capace l'uomo. E cosa dire del Giglio rosso? Sovrasta gli altri in tutta la sua bellezza e sapienza eppure, umilissimo, si schernisce dicendo  di esser come la gramigna. Ed ancora la benefica, per il corpo e l'anima, Genziana. La Viola, giusto equilibrio tra realtà e poesia. Un Geranio Selvaggio, anche lui arrivato da molto lontano, portato da un vento tempestoso che lo ha costretto a mille peripezie ma non lo ha piegato.  Uno splendido e saggio Fiordaliso, dispensatore di felicità e leggerezza. Un Rododendro rosso che, ad un certo punto, si preoccupò per me, credendo fossi trascinata lontano da cattive amicizie. Un cespuglio di Erba Storna, allegra e fresca ma titubante, sempre lì a chieder consigli sulla decisione da prendere pur sapendo benissimo cosa fare. Un ciclamino rosa, tenero e delicato, ma tenace scrittore di esilaranti romanzetti che dilettano tutto il prato. La splendida Ginestra, arrampicata sul dirupo che quasi diresti "ecco adesso cade giù" mentre è il dirupo, con tutti quelli che le stanno intorno, ad essere trattenuto dalla forza delle sue radici. Ho dimenticato qualcuno? Ah si! L'Erba Regina. E' ancora giovane, una signorinella che, però, dimostra già tutto il piglio della sovrana. E' convinta che la democrazia nel prato non possa esistere e, da brava regina, ha deciso di prendere in mano  la situazione dimenticandosi di avere a che fare con degli splendidi  fiori e non con delle pecore. Oddio! A dire il vero, di pecore a brucare qui sul prato se ne vedono tante che a volte anch'io, che son bianca come loro, mi confondo dimenticandomi chi sono. Ma, poi, sarà che proprio non mi piace fare "Beeeeeeeeeee" o  sarà quel capolino giallo su cui ogni tanto si posa un'ape, mi ricordo sempre di esser Pratolina, piccola, anonima ma resistente e fiera. Allora, mi avete vista? Certo che no. Come si fa in questo mare d'erba in cui tante belle specificità si confondono, fino a sparire. Si sale alla ribalta solo quando qualcuno ci coglie ed, a quel punto dentro ad un vaso, abbiamo vita breve. Meglio allora rimanere qui sul prato a godere dell'acqua e del sole insieme a tanti altri della nostra stessa specie e non e moltiplicarsi, o replicarsi se volete, più che possibile con la speranza di riuscire a portare colore e profumo anche dove non ce n'é.

ED ORA, AMICI DI BLOG,  SPERANDO CHE OGNUNO DI VOI SI SIA RICONOCIUTO NEL PROPRIO FIORE, VI PREGO NIENTE ILLAZIONI.  E' SOLO CHE, A VOLTE, E' SEMPLICEMENTE BELLO CREDERE NELLE FAVOLE.

 
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LA MAFIA SBANDA.

La mafia sbanda,
la mafia scolora,
la mafia scommette,
la mafia giura
che l'esistenza non esiste,
che la cultura non c'è,
che l'uomo non è amico dell'uomo.
La mafia è il cavallo nero dell'Apocalisse
Che porta in sella un relitto mortale,
la mafia accusa i suoi morti.
La mafia li commemora
Con ciclopici funerali,
così è stato per te Giovanni
trasportato a braccia da quelli
che ti avevano ucciso.

                          di  Alda Merini

 

 

 

 

 
 

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