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« Bobby XXVBobby XXVII »

Bobby XXVI

Post n°219 pubblicato il 15 Aprile 2016 da deteriora_sequor





Negli ultimi tempi un omuncolo, un prete spretato alto un soldo di
cacio, aveva preso a sgattaiolare nella camera di Robert Fawcett
senza essere notato in modo particolare da nessuno. Indossava
una tonaca impolverata ed era uno dei degenti della Clinica a più
basso livello. Risiedeva in una sorta di sottoscala e le sue spese
di mantenimento erano pagate (chissà per quale ragione) dal
parroco di R. Edoardo Muller (così si chiamava) si fermava dietro
il muro di infermieri, medici, consanguinei e conoscenti e si mordeva
le unghie, attendendo il suo turno di parlare con il malato e discutere
di situazioni varie. Egli aveva costituito una sorta di sodalizio con il
rovinato dottor Palubi, che lo accoglieva nel suo ufficio per spargere
calde lacrime sulla sua carriera compromessa e sul suo destino
amaro. Edoardo Muller lo ascoltava, scacciando talvolta delle mosche
immaginarie davanti al suo viso, e gli suggeriva brani delle Sacre
scritture da leggere e meditare. Palubi lo aveva ringraziato facendolo
accedere alla camera di Bobby più di quanto fosse consentito e
dignitoso. I presenti, vedendolo in tonaca, lo consideravano una specie
di sacerdote e anche il rettore della clinica non aveva nulla da dire
sulle sue intrusioni. Anzi, era convinto che un pizzico di dialogo con
l'Aldilà non potesse che giovare al degente e, magari, creare le basi
per qualche inatteso miracolo. Una sera, che tutti avevano levato le
tende e la povera vittima giaceva indifesa tra le coltri del letto, Edoardo
Muller s'era fermato con un rosario nella mano sinistra e una grande
croce nella destra. Poi aveva sussurrato nell'orecchio di Bobby parole
di contrizione e pentimento sulla sua vita passata, invitando il suo
obbiettivo a fare lo stesso. Il giovane uomo aveva allungato il braccio
per tenerlo lontano, ma alla fine s'era ritrovato a ripetere le formule
suggeritegli nel delirio. Edoardo era scoppiato a piangere e aveva
abbracciato la scarna figura del suo interlocutore. In realtà in Bobby,
avviato verso la fine terrena, cercava la figura di un confessore, oppure
di qualcuno che assolvesse i suoi peccati in punto di morte. E quest'ultimo,
nei rari momenti di lucidità stava imparando a tollerare la figura del
piccolo ex sacerdote e ad esserne persino affezionato. Negli ultimi,
scarni scampoli di esistenza terrena lo cercava per la stanza con lo
sguardo, e quando approdava davanti a lui il sorriso gli si allargava
dalle labbra sino al cuore. Fu in questo periodo che Bobby non si
decise a morire. Il dottor Palubi stava allestendo il suo bagaglio
per allontanarsi dalla clinica, quando pensò di porgere il suo ultimo
saluto a chi era stato causa della sua disgrazia lavorativa. Si recò
nel santuario del giovane uomo e, invero, lo trovò molto migliorato:
il rosso acceso delle guance s'era smorzato e la tosse feroce s'era
placata. Rifletté che, forse, il funerale di Robert Fawcett era stato
allestito con eccessivo, largo anticipo. Decise di fermarsi anche lui
al capezzale del malato, e attendere gli sviluppi. Nessuno glielo
impedì, anche per umana pietà. Fu così che mentre, sorprendente
mente Bobby aveva preso una curvatura positiva, le persone che
gli gravitavano intorno s'erano strette fra loro in maniera inattesa:
Mark Everard Fawcett e Louise Jordan avevano riallacciato una
sorta di rapporto e, spesso, li si poteva trovare al bar dell'edificio
a tracannare grappe aromatizzate. Elizabeth Powell e Alice Muir
erano diventate amiche per la pelle e non si lasciavano mai,
condividendo interminabili partite a carte ed estenuanti escursioni.
Parevano attendere con un sorriso condiscendente lo strano
mutamento nella salute del giovane uomo e nel frattempo condividevano
centinaia di passioni comuni. Solo una persona restava sulla soglia
della camera di Bobby a fissare tutto e tutti con aria persa e malinconica.
Era sir Anthony Montague.





(Continua)






 
 
 

 
 
 
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INFO


Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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