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Attaccato al muro insieme all'ombra XXXIX

Post n°270 pubblicato il 22 Novembre 2016 da deteriora_sequor







Ci dissero che nostro padre s'era ulteriormente aggravato e che
gli era stata amministrata l'estrema unzione. Ci chiesero se
potevamo essere presenti prima che avvenisse l'irreparabile
e Io dissi di sì. Poi misero giù e anch'Io appoggiai la cornetta.
"Sentito?" Feci a Danilo. Lui aggiunse: "Non so se riuscirò a
reggere tutto questo. Dovrò tornare al metadone. dovrò tornare
in comunità, dovrò abbandonare tutte le mie speranze." "Perché?"
Feci, scrollandolo pesantemente. "Mia madre se n'è andata, tuo
papà sta per seguirla, ma restiamo noi due. Questo è l'essenziale,
ricorda che siamo fratelli e che nessuno può togliercelo, nemmeno
Dio quando deciderà di chiamarci presso di Lui." Danilo annuì mesta
mente e mugugnò: "Sono distrutto. Tutta la notte a camminare. Ho
paura che i miei nervi cedano all'improvviso." "Non te lo puoi per
mettere, tanto meno ora. Dobbiamo avere una benedizione da
nostro padre. Ci deve indicare la strada." "Non lo potrà fare" Esplose
mio fratello "Ormai è un cadavere." E piombò sulla poltrona in un
diluvio di lacrime. Dentro di me combattevano lo stupore di vederlo
in quello stato e l'angoscia che mi lasciasse solo ad affrontare la vita.
Seriamente, non potevo permettermelo. Lo tenevo in ostaggio, mi
aggrappavo con le unghie e con i denti a un uomo che era stato un
tossico e una personalità fragilissima pur di non navigare al buio
fra i marosi e gli scogli dell'esistenza. "Non cedere" dicevo a me
stesso mentre lo osservavo regredire a uno stato embrionale di
confusione e afasia. Mi versai un sorso di brandy e lo feci fuori
d'un sorso. Poi gli tornai vicino e cominciai a studiarlo come fa
l'entomologo con la farfalla. "Il tempo è poco" Sussurrai "Potrebbe
essere troppo tardi ogni minuto che passa. Ti trascino Io, non
avere paura." Lo afferrai per un braccio ma lui si ribellò e ritrasse
l'arto. Allora, preso da un'ira irrefrenabile, lo schiaffeggiai più volte,
ma era come carezzare un sasso. Esausto mi gettai sul canapè,
incrociando le braccia. "Va bene." Fece lui dopo qualche minuto,
e si alzò squassato e tremante. "Portami da Luigi." Con un balzo
gli ero già a fianco e lo sostenevo nei passi incerti verso l'uscita.
Riuscivo a capirlo: era in pezzi, per la stanchezza fisica e per la 
tensione nervosa. Io, al contrario, ero come attraversato da una
corrente elettrica, come se un fulmine mi stesse sezionando da
capo a piedi. Dovevo avere una figura impressionante, mi pareva
di non riuscire a sbattere le palpebre e la mano che imprigionava
il braccio di Danilo tremava. Lo stavo letteralmente trascinando
verso l'ascensore e ve lo ficcai dentro seguendolo immediatamente.
Giungemmo a pianoterra e incrociammo la signora Vergani che
stava aspettando. Appena si spalancarono le porte scorrevoli lei
diede un balzo all'indietro e soffocò un urletto. La sconvolgemmo
ma non trovai nulla per giustificare il nostro stato. Io, sempre
amabile e ruffiano, non la salutai nemmeno e spinsi il mio vampiro
avanti a me, fuori, fino al sole che era spuntato all'improvviso.






(Continua)








 
 
 
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Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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