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Il caso Banca Etruria

Post n°89 pubblicato il 28 Dicembre 2015 da carloreomeo0

Inizialmente non volevo scrivere questo post, per non essere ripetitivo, poi ho capito che è semplicemente la storia che si ripete, l’ennesima banca che fallisce, l’ennesima volta in cui lo Stato legalizza l’illegalità, la truffa divenendone di fatto complice, tramite il decreto salva banche, che come sempre difende i poteri forti, quelli che hanno i soldi a scapito dei piccoli risparmiatori che invece i soldi li hanno persi, o meglio se li sono visti rubare, legalmente si intende, non da un volgare ladro ma da una banca. L’ennesimo scandalo in cui ancora una volta viene tirato in ballo ingiustamente il governo e nello specifico la ministra Boschi, di cui da più parti si sono chieste addirittura le dimissioni, per un ipotetico conflitto di interessi, forse dovuto al fatto irrilevante che di Banca Etruria il Papà della Boschi è stato prima consigliere e poi vicepresidente, il fratello ne è un dipendente e la stessa ministra ne è un’azionista. Forse troppo facilmente ci si dimentica che in Italia ci vuole ben altro per far dimettere un ministro, forse ci si dimentica che in Italia il termine “Conflitto di interessi” ha un significato molto elastico e ambiguo che si allunga e si restringe in base alle circostanze. Sta di fatto che molti risparmiatori da un giorno all’altro hanno visto volatilizzarsi i risparmi di una vita, che il governo con il decreto sopra citato, approvato casualmente in tutta fretta qualche mese fa, non solo ha salvato le banche, ma ha tutelato i dirigenti di banca Etruria, tra cui sempre casualmente c’è il papà della Boschi, in quanto non più perseguibili. Prima di tale decreto ci si poteva avvalere su di essi, arrivando anche a confiscarne le proprietà mobiliari e immobiliari per risarcire i debiti in essere, una fortuita coincidenza non credete? Inoltre, anche volendo credere nella buona fede del papà della Boschi, è innegabile che non abbia organizzato adeguatamente i controlli interni, è stato carente nella gestione e controllo del credito, ha commesso violazioni in materia di trasparenza, ha omesso inesatte segnalazioni. All’atto pratico non ha fatto nulla per evitare quanto è poi accaduto, tutto questo io non la definirei negligenza ma piuttosto complicità, ma questo è e resta solo un mio personalissimo parere.

 

C’è poi chi tenta, come sempre, di ribaltare la realtà, trasformando le vittime in colpevoli, definendole non risparmiatori ma speculatori, perché hanno investito i propri soldi in fondi di investimento dal rendimento talmente alto da essere quantomeno sospetto in un periodo di crisi come questo. Secondo me tutto questo è frutto della scarsa trasparenza da parte della banca stessa, dell’ignoranza in materia finanziaria degli investitori, della loro ingenuità alimentata a quanto pare dagli operatori bancari, incalzati a loro volta dai dirigenti a promuovere proprio quegli investimenti ad alto rischio. Non cadiamo in questo tranello, perché l’ingenuità della vittima, la sua ignoranza in un determinato campo, non rende meno colpevole il ladro, non rende meno grave il reato di furto o di truffa, che dovrebbe essere perseguito sempre al di la del fatto che si tratti di una persona fisica o di una banca. Nel concludere questo post voglio peccare di ingenuità, ponendovi la seguente domanda: Perché il governo, viste le precedenti frodi bancarie, non si è affrettato ad approvare un decreto “Salva Risparmiatori” invece di un decreto “Salva Banche?”   

 
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