Zacinto mia

I fatti sono andati così: lo scorso maggio è morta improvvisamente la responsabile della contabilità di Brescia. Aveva solo 49 anni. Io sono stato anche al suo funerale. Tutti pensavano che il suo vice ne avrebbe preso il posto. In realtà, avendo la tessera della CGIL, non è ben visto da risorse umane. Hanno chiesto al mio capo di sistemare alcune persone che hanno già la qualifica di quadro di primo livello,  ma che occupano posizioni di livello inferiore. Queste tre persone hanno rifiutato. E’ stato allora che io mi son detto disponibile a prendere quel posto. Sono quadro di secondo livello, come il vice, ma non ho la sua esperienza. Certo, sono laureato in economia, ho preso 110 e lode all’esame di contabilità, ma sono passati quasi 15 anni.

Risorse umane ha così avuto la scusa: l’azienda deve mandare avanti i giovani laureati, pertanto hanno avallato la mia candidatura, che si era momentaneamente arenata nel mese di ottobre perché avevo rifiutato il posto che mi avevano offerto a Roma. Si sono presentate altre due persone sposizionate, ma risorse umane ha deciso di scegliere me. I giorni scorsi ho firmato il trasferimento a Brescia. Inizio il 1° febbraio; in questi giorni sto cercando di apprendere il più possibile su procedure e sistemi contabili. Spero di saper gestire il rapporto col mio vice, visto che rimane lo stesso, dovrà collaborare con me, ma è visibilmente risentito. Inoltre il mio capo mi ha informato che, tra i miei 25 collaboratori, c’è un sindacalista un po’ problematico e una persona con problemi mentali. In tutto questo riprendo, dopo più di 4 anni, a fare il pendolare. Sono comunque finalmente onorato della fiducia che l’azienda mi ha dato, infarcita però di un evento luttuoso e dell’annoso problema delle tessere sindacali.

Non è un tema nuovo, ma in questo periodo ne risento abbastanza. Non ho molti amici con cui uscire, quelli che vedo non hanno molti argomenti di conversazione, hanno (mi dispiace per loro) meno possibilità economiche di me, per cui non si può mai organizzare granché e questo, spesso, mi annoia.

Non ho approfondito su capodanno: in mancanza d'altro, devo proprio dirlo, anche perchè mia moglie lavorava fino alle 20, ho invitato tre amici a casa e la cena è stata abbastanza moscia. Come se ciò non bastasse la figlia dei nostri vicini, a casa col nonno 90enne (a dir la verità l'unico sano di cervello di tutta la compagnia fatta di esseri subumani) e un'amica, ci ha invitati da loro prima di mezzanotte. A parte che queste due sono esagitate e urlano per un nonnulla, non hanno fatto altro che mettere in difficoltà i miei amici coi loro discorsi. Non avevano tutti i torti su alcune cose, ma non puoi far notare palesemente a certe persone che sono dei poveri disgraziati. E' un gatto che si morde la coda, ma non si possono fabbricare amici da un momento all'altro o abbandonarli se non hanno il lavoro (anche le due donne sono disoccupate, tra l'altro), ma non li si può neanche definire diversamente se ti invitano a casa loro alle 19 e alle 22,30 non si sono ancora organizzati per la cena pensando che avevi già mangiato (alle 19?), ti accolgono con le infradito e il cappello di lana (in casa?) e passano 6 ore no-stop a giocare a Risiko senza intavolare una conversazione.

Ottavo giorno del 2016.

Dopo un capodanno scoppiettante (!!!) tra persone che più diverse per età, estrazione, discorsi ecc, non potevano essere, con episodi imbarazzanti, il ritorno in ufficio non poteva essere più traumatico, infatti non ho mai il tempo di entrare nel blog. Tra obiettivi, telefonate ecc mi sembra di essere un call center: rimanga in attesa per non perdere la priorità acquisita. E settimana prossima sarà anche peggio.

Detto ciò, non chiedo tanto a questo 2016, anzi, non chiedo niente. Tanto, Dio sa ciò che desidero, che è ciò che desideravo anche gli anni scorsi. E' inutile insistere, sarà ciò che Dio vorrà. Tanto, se vuole che le cose arrivino, arriveranno, altrimenti non val la pena accanirsi. Anche alla luce dei recenti avvenimenti e delusioni, mi rendo conto che dovrei imparare a riconoscere i segni del tempo e rifuggire la mondanità. Se ripenso al mio passato, molto più spirituale, l'allontanamento dal mio paesino e la vita secolarizzata di Milano non hanno certo giovato. Mi riprometto di sviluppare più la mia spiritualità.