Creato da anonimo.sabino il 06/09/2006

L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

 

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FU OTTAVIO--- 12° seguito

Post n°1854 pubblicato il 12 Marzo 2015 da anonimo.sabino
 

     Furono anni terribili per tutti. Per noi drammatici.

     Davamo ogni colpa alla guerra, non essendo allora in grado di capire che era stata la scelta autarchica a ridurre in miseria tutta l’economia nazionale. La pretesa dell’autosufficienza nella produzione del grano aveva portato i nostri montanari a competere con i carbonai nel deforestare la montagna, per seminare fin quasi alla vetta del Monte Pellecchia, per pietraie che, dove non potevano essere solcate dall’aratro, venivano dissodate con la gravina. Una fatica ingrata offerta alla megalomania del Duce e un costo pazzesco per pochi quintali di cereali che potevano essere acquistati all’estero a basso costo e bilanciati con l’esportazione di risorse più competitive.

     La mia famiglia non poté dare alcuncontributo alla battaglia del grano,in mancanza di braccia virili. Ma nostra madre, passata bruscamente dalla stagione dell’amore a quella del pianto, dovette portarne il segno sulla schiena, per le tenute della campagna nei lavori stagionali e perfino a spigolare, per rimediare qualche chilo di grano da portare alla mola.

     Ci mancò non solo l’aiuto del nonno Berni, scomparso poco prima, ma anche quello dei suoi numerosi figli, tutti alle prese con la guerra o con una crisi che aveva il colore della fame. Si ricordò di noi la zia Angelina, le rare volte che risaliva al paese dalla sua campagna di Moricone.

     Le altre due femmine, Adalgisa ed Elvira, maritate, non avevano alcuna autonomia, come tutte le donne, all’epoca. E anche gli zii maschi li ho conosciuti soltanto per il dovere impostomi di andarli a visitare.

     Il secondo del Berni, Antonio, era detto Alò per il saluto che aveva riportato dagli Stati Uniti. Aveva esaurito mentre viveva ancora in famiglia il gruzzoletto dell’emigrante. Povero come prima, lo zio Alò viveva alle prese con quattro figlie (in attesa del sospirato Dario) e con la moglie moriconese.

     Il terzo De Mico, Alfredo, dopo aver partecipato alla conquista dei Balcani e allo smacco delle nostre truppe in Grecia, stava tentando la via del successo recitando gag e poesie romanesche in un avanspettacolo ambulante per militari. Intanto sua moglie moriva di tisi e i due bambini più grandi lavoravano da adulti.

 
 
 
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