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L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi del 13/05/2015

LA VOCAZIONE - 8

Post n°1900 pubblicato il 13 Maggio 2015 da anonimo.sabino
 

     Il Probandato era sottoposto a una Regola rigidissima, benché non fosse ancora quella alla quale ci saremmo sottoposti con i voti religiosi dopo il noviziato. Anche la Regola dei Postulanti, come pure venivamo chiamati, era stata dettata, all’epoca della fondazione dell’Ordine, dallo spirito della Controriforma.

     Una campanella posta in alto sul cortile interno scandiva i vari passaggi della giornata, chiamandoci alla messa, alla scuola, a tavola, alla visita in chiesa, alla ricreazione, allo studio, alla funzione serale, a cena e dopo la seconda ricreazione a letto, previa altra visita con meditazione ed esame di coscienza.

     Severissima la regola del silenzio, che io avevo già conosciuto, ma per alcune ore particolari, a Tata Giovanni. Qui era norma generale di vita e quindi vigeva in tutti i luoghi  e per tutta la giornata, fatta eccezione per le due ore di ricreazione, una dopo pranzo e una dopo cena, e per un quarto d’ora di sollievo dopo le prime due ore di scuola. Era proibito ogni rapporto, sia tra le due camerate che con estranei; con quelli che dovevano introdursi nell’istituto bisognava limitarsi al saluto “Sia lodato Gesucristo” (tra religiosi in latino: laudetur Jesus Christus) o a rispondere al saluto (semper laudetur). Per eventuali visite di parenti eravamo chiamati al parlatorio; che c’era, attiguo all’atrio, ma sempre vuoto: tutti troppo lontani, i nostri parenti. 

     Legge del silenzio per bambini e adolescenti: specialmente quelli che non l’avevano mai praticata penavano un bel poco ad adattarsi. E fioccavano le punizioni. Qui erano proibite le percosse: un’altra norma vietava anzi severamente di “mettere le mani addosso”, sia pure per gioco o per amicizia. La punizione più consueta era al muro, lo stare cioè rivolti in silenzio verso il muro, in piedi o in ginocchio, durante la ricreazione.

      La Regola proibiva il turpiloquio (vera tagliola per l’ex di Tata Giovanni, che per una parolaccia rischiava di passare al muro tutta la ricreazione). E ogni passaggio era accompagnato da una preghiera.

     Garante della regola il prefetto, uno per camerata;  un chierico, che tra la fine dello Studentato Filosofico e la frequenza della facoltà di Teologia a Roma, era chiamato dalla Regola a due anni di tirocinio. Inizialmente erano buoni, comprensivi, tolleranti; dopo i primi mesi il trantran quotidiano o forse l’esercizio del potere generalmente li incarogniva. 

 
 
 


 

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