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L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi del 20/05/2015

LA VOCAZIONE - 13

Post n°1905 pubblicato il 20 Maggio 2015 da anonimo.sabino
 

     Padri e Prefetti erano i nostri professori, tutti regolarmente sprovvisti di laurea o provvisti solo di quella in Sacra Teologia. Era particolarmente difficile trovarne uno capace di insegnare matematica e fisica: la fede non ha mai familiarizzato con la scienza. Tanto che l’invadente papa polacco Giovanni Paolo II, con una storica gaffe, avrebbe indirizzato la bolla «Incarnationis mysterium», di indizione dell’anno santo 2000, ai fedeli che stanno entrando nel terzo millennio, confortato prima della diramazione dai revisori della bozza e dopo da una stampa entrata tutta nel terzo millennio; nella quale neppure sarebbe mancato “l’uomo di scienza” capace di arzigogolare che, trattandosi in effetti dell’ultimo anno del secondo millennio poteva essere anche inteso come il primo del successivo: era quello che chiedeva una moneta di resto per ogni mille di spesa, dato che l’ultima di mille era anche la prima del secondo migliaio. Lo stesso papa l’avrebbe smentito, alla fine dell’anno santo, riparando l’errore con la “Novo Millennio ineunte”.

     All’inizio delle lezioni ci furono dati due quaderni, per gli esercizi, uno a righe e uno a quadretti. Solo dopo aver verificato che il primo fosse proprio finito, il prefetto ce ne dava un altro. Fu per me il regalo più gradito un quaderno in più, per potervi scrivere liberamente i miei appunti. Me lo concessero dietro assicurazione che si trattasse di appunti scolastici.

     Ma quando si scriveva a casa, la censura era ferrea. A settimane alterne ci venivano consegnate carta e busta o cartolina.

     Chi leggeva le nostre missive doveva ritenerci piccoli mostri di santità, dall’apertura con “Dio sia benedetto” o, più tardi, il civettuolo “Benedictus Deus” (tra religiosi abbreviato pudicamente in B.D.) a una chiusura edificante. Io me la cavavo spesso chiudendo sornionamente con gli ossequi al parroco e i saluti alle suore. Ma se dimenticavo di ricordare le feste religiose incombenti, spiegandone il significato e con l’invito alla preghiera, mi venivano restituite.

     La posta in arrivo veniva sempre aperta e letta come quella in partenza; e doveva contenere il francobollo per la risposta:

     “Ditelo, ai vostri familiari!”

     E guai se le nostre lettere avessero contenuto lagnanze:

     “Se qui non stai bene, puoi tornare subito nella tua reggia”. Se a Tata Giovanni avevo sentito di qualcuno dell’avviamento che era scappato, qui la cosa non era neanche ipotizzabile: effettivamente eravamo noi i postulanti.

 
 
 


 

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