Creato da amazzoneperforza il 01/06/2008

APF

La verità nuda e cruda.

 

 

A volte ritornano

Post n°1493 pubblicato il 13 Giugno 2016 da amazzoneperforza

L'ultimo post è di oltre tre anni fa. Ne sono accadute di cose. Ma oggi, dopo aver sbattuto la testa qua e là, insoddisfatta e infelice, sono tornata in questa mia casa dimenticata. Volevo essere consolata e l'unica consolazione mi è arrivata da me stessa, dalle mie stesse parole.

E dalle note insostenibilmente dolci della colonna sonora del film Pearl Harbor.

Forse tornerò presto.

 
 
 

L'Islanda guida la classifica delle nazioni più "verdi" del pianeta

Post n°1490 pubblicato il 01 Settembre 2012 da amazzoneperforza

L'Islanda guida la classifica delle nazioni più "verdi" del pianeta. Italia 18esima

di Chiara Beghelli

La zona più "verde" del mondo? È compresa fra l'Islanda e la Svezia. Con un'appendice tropicale nella Costa Rica. A definire quali sono le nazioni più ecologicamente sostenibili del Pianeta è l'ultima edizione dell'Environmental Performance Index, un indice messo a punto dalle università statunitensi di Yale e Columbia che, misurandole attraverso 25 parametri e incrociando dati della Banca Mondiale e di varie agenzie Onu, classifica 163 nazioni in base al loro impegno ecologico.

Questa è la terza edizione dell'Epi, pubblicato con cadenza biennale dal 2006, ed è stata presentata in questi giorni al World Economic Forum di Davos. La salute dell'aria, del terreno e delle acque, il management delle risorse naturali, la protezione della biodiversità e dell'habitat, le politiche forestali, agricole, ittiche e quelle per limitare gli effetti del cambiamento climatico: sono questi alcuni dei parametri che hanno fatto vincere l'Islanda con un punteggio di 93,5 su 100. Un primo posto che l'isola ha meritato soprattutto grazie alle sue politiche di riduzione dei gas serra e ai progetti per la riforestazione del territorio. Al secondo posto troviamo la Svizzera, poi la Costa Rica, la Svezia e la Norvegia, nazioni che hanno tutte investito nel controllo dell'inquinamento e in politiche di sostenibilità di lungo periodo.
Se l'area nord europea è la più virtuosa del pianeta, le ultime cinque posizioni appartengono tutte a paesi africani: Togo, Angola, Mautitania, Repubblica Centrale Africana e Sierra Leone, non riescono ancora a concentrarsi sulla tutela dell'ambiente. Non ci riescono, però, neppure due giganti dell'economia mondiale come la Cina e l'India, che si fermano molto in basso nella classifica, rispettivamente al 121 e al 123posto. Al contrario, è piuttosto confortante la situazione dei paesi occidentali più sviluppati, soprattutto quelli europei, per lo più collocati con un Epi compreso fra 85 e 70: la Norvegia è al quinto posto, seguita dalla Francia al settimo, dall'Austria all'ottavo, poi da Finlandia, Slovacchia e Regno Unito. L'Italia è al 18esimo posto, preceduta dalla Germania e seguita dal Portogallo. Per trovare gli Stati Uniti, però, bisogna scorrere la classifica fino al 61esimo posto, compresi fra Paraguay e Brasile e a una certa distanza dall'Europa e dal Giappone (che si trova al 20esimo posto). Ma, dicono gli esperti che hanno creato l'Epi, il ranking degli Usa non comprende gli ultimi provvedimenti dell'amministrazione Obama in tema di ambiente, visto che i dati raccolti si fermano all'inizio del 2009.

Tornando all'Italia, l'esame del posizionamento nei vari parametri mette a fuoco un paese con difficoltà ed eccellenze: se siamo ancora molto indietro per quanto riguarda le emissioni di gas serra (a dire il vero come la grande maggioranza dei paesi più ricchi del pianeta), l'Italia riceve la sufficienza per la tutela della qualità dell'aria e delle acque, ma è decisamente all'avanguardia (e qui ci meritiamo un primo posto assoluto) per la protezione delle specie a rischio. Ma ora che in Parlamento si discute la possibilità di estendere e "liberalizzare" la stagione della caccia, chissà se il prossimo Epi sarà ancora così generoso con noi.

29 gennaio 2010

 
 
 
 

LONTRA MARINA

Post n°1489 pubblicato il 01 Settembre 2012 da amazzoneperforza

Lontre, animali più intelligenti di quanto si crede

Avreste mai detto che una lontra marina è davvero intelligente e che è in grado di risolvere problemi?
Ebbene, adesso è tutto verificato e visionabile… i responsabili dello Zoo e Acquario Point Defiance hanno avuto la brillante idea di insegnare alla lontra Nellie come risolvere da sola alcuni piccoli problemi. In un video su YouTube si vede come lo staff dello zoo di Washington ha insegnato alla creatura a impilare delle coppette, una dentro l’altra.
Stando sulla schiena, l’animale ha preso le tre coppette completamente da sola e ne ha messa una dentro l’altra aiutandosi con il muso e le zampe.
L’addestratore incita la lontra quando sta facendo bene l’esercizio, impilando una tazzina nell’altra. Capita anche che la lontra metta la tazzina più piccola in quella più grande, ma facilmente si rende conto dell’errore e così riparte da capo per avere la sequenza giusta.
Questo giochino insegnato alla lontra è parte di una serie di esercizi volta a sviluppare e testare le capacità intellettive di questi animali.
Il video postato su YouTube ha raggiunto oltre 485.000 visite e ogni volta che la lontra finisce l’esercizio, guarda la telecamera, mostrando il suo risultato.
Le lontre sono molto veloci nel risolvere problemi e riescono sempre, con diversi trucchetti, a prendere cibo quando vivono allo stato brado.

http://www.noncipossocredere.com/2012/08/23/lontre-animali-piu-intelligenti-di-quanto-si-crede/

 
 
 

Jasper Maskeline

Post n°1484 pubblicato il 28 Agosto 2012 da amazzoneperforza

Jasper Maskeline

Ha cambiato il corso della storia, durante la seconda guerra mondiale.

 
 
 

TORINO, CASTELLO DEL VALENTINO

Post n°1483 pubblicato il 06 Agosto 2012 da amazzoneperforza

Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO Flag of UNESCO.svg
UNESCO World Heritage Site logo.svg Patrimonio dell'umanità
Castello del Valentino
Residences of the Royal House of Savoy

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Il Castello del Valentino è un edificio storico di Torino, situato nell'omonimo Parco del Valentino sulle rive del fiume Po. Oggi è sede distaccata del Politecnico di Torino, ed ospita la Facoltà di Architettura.

L'antico castello fu acquistato da Emanuele Filiberto di Savoia, il duca Testa di Ferro, su consiglio di Andrea Palladio. Questa struttura ospitò nobili famiglie come i Saintmerane, i Cicogna, i Pacelli ed i Calvi, che comprarono sei stanze nel castello.

Il Castello nel 1938

L'origine del suo nome è incerta. Il primo documento in cui compare il nome Valentinium è del 1275; qualcuno fa risalire il suo nome a san Valentino perché le reliquie di questo santo, martire giovinetto del '200, sono conservate dal 1700 in una teca di cristallo nella chiesa di san Vito (sulla collina prospiciente al Parco del Valentino) qui trasferite in seguito alla distruzione di una chiesetta vicina all'attuale parco. Alcuni studiosi affermano che, in un singolare intreccio di memoria religiosa e mondanità, si soleva un tempo celebrare nel parco fluviale torinese, proprio il 14 febbraio (ora festa degli innamorati) una festa galante in cui ogni dama chiamava Valentino il proprio cavaliere.

 

Il castello deve la sua forma attuale ad una Madama Reale, la giovanissima Maria Cristina di Borbone (sposa di Vittorio Amedeo I di Savoia e figlia di Enrico IV, primo re di Francia di ramo borbonico). Proprio alla Francia guarda lo stile di questo splendido palazzo: quattro torri angolari cingono l'edificio a forma di ferro di cavallo, con un'ampia corte a pavimento marmoreo. I tetti con due piani mansardati (solo dei falsi piani) sono tipicamente transalpini e tutto lo stile architettonico riflette i gusti della giovane principessa. I lavori durarono quasi 30 anni, dal 1633 al 1660 su progetti di Carlo e Amedeo di Castellamonte: la duchessa Maria Cristina vi abitò fin dal 1630 ammirando gli affreschi di Isidoro Bianchi di Campione d'Italia e gli stucchi dei suoi figli Pompeo e Francesco. E proprio a lei si deve lo scenico arco di ingresso sulla facciata con lo stemma sabaudo.

 

Sulla figura della nobildonna francese circolavano voci maligne, che narravano di un Castello del Valentino luogo di incontri amorosi con gentiluomini e servitù che finivano in fondo ad un pozzo gettati dalla nobile amante, la quale sembra che si fece costruire anche un passaggio sotterraneo, vera e propria galleria che attraversava anche il letto del Po, per collegare il Castello alla Vigna Reale, teatro d'incontri amorosi tra lei e il suo consigliere Filippo d'Agliè.

Nel XIX secolo il castello subì piccoli cambiamenti architettonici e di connessione nel tessuto urbano cittadino, ma venne anche depredato del suo splendido arredo secentesco dai soldati francesi napoleonici.


Seguirono anni di abbandono e di degrado, quando nel 1860 venne scelto per la facoltà di Ingegneria torinese. L'abbandono del castello, però, ne è stato paradossalmente la sua fortuna: alcune infiltrazioni d'acqua hanno rovinato alcuni affreschi ma nel complesso il disinteresse per il palazzo ne ha conservato intatto il patrimonio di fregi e affreschi delle sale, tutti originali del '600. Oggetto di restauri in questi ultimi anni, il Castello sta ritrovando l'antico splendore. Le sale del primo piano vengono riaperte una ad una e ospitano uffici di rappresentanza della Facoltà di Architettura. Il 12 maggio 2007 ha riaperto la splendida sala dello Zodiaco, col suo affresco centrale che raffigura mitologicamente il Fiume Po con le fattezze di Poseidone.

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Torino_2006_casa_Italia.jpg

Nel 2006 è stato scelto come sede di Casa Italia alle Olimpiadi di Torino.

 
 
 

UNIVERSITA' DI BRESCIA, FACOLTA' DI ECONOMIA

Post n°1482 pubblicato il 06 Agosto 2012 da amazzoneperforza

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EDUCAZIONE SESSUALE con Bruno Bozzetto

Post n°1481 pubblicato il 24 Luglio 2012 da amazzoneperforza

Video di Bruno Bozzetto
"Non per caso, ma per scelta"
 
 
 

WEBCAM SU NIDO DI FALCO PESCATORE

Post n°1480 pubblicato il 21 Luglio 2012 da amazzoneperforza

FALCO PESCATORE

WebCam

http://pontu.eenet.ee/player/kalakotkas.html


Io ne sono incantata!

 
 
 

TUTTO E' POSSIBILE NELLA VITA (?)

Post n°1479 pubblicato il 21 Luglio 2012 da amazzoneperforza

 
 
 

LA STANZA DURANTE UNA VIDEOCHIAMATA CON SKYPE

Post n°1477 pubblicato il 21 Luglio 2012 da amazzoneperforza

 
 
 

NON SI GIOCA CON LA VITA

Post n°1475 pubblicato il 21 Luglio 2012 da amazzoneperforza

 
 
 

INVASIONE ANIMALE IN ITALIA, LA VESPA VELUTINA

Post n°1474 pubblicato il 08 Luglio 2012 da amazzoneperforza

INVASIONE ANIMALE IN ITALIA
LA VESPA VELUTINA

Nel nostro paese le specie alloctone sono in aumento. E l'ambiente e l'economia ne pagano il prezzo.

Dal calabrone asiatico al giacinto d'acqua, gli animali e le piante alloctone che più mettono a rischio la nostra salute e quella dell'ambiente


Vespa velutina (Vespa velutina nigrithorax)
Fotografia di Jean Haxaire

 

Origine: Proviene dal sud-est asiatico: Cina, India, Indocina e Giava. Nel 2004 è stata scoperta in Francia e da poche settimane anche in Spagna.

Effetti: La vespa velutina, anche detta calabrone asiatico per la sua somiglianza con quest'insetto, è piuttosto aggressiva nei confronti dell'uomo e può far male con il suo lungo pungiglione. Il problema principale, però, è un altro: questa vespa si nutre di molti insetti tra cui le api, fondamentali per l'ecosistema. Le api asiatiche hanno imparato a difendersi mentre quelle europee, prese alla sprovvista, sono vulnerabili.

Dove si trova in Italia: Per il momento non è ancora arrivata, ma sembra solo questione di tempo. Piero Genovesi dell'Ispra sottolinea che nel nostro paese manca un adeguato sistema di allerta. E quando ci accorgeremo che la vespa asiatica è arrivata, sarà forse già troppo tardi.

http://www.nationalgeographic.it/natura/2011/02/16/foto/specie_invasive_italia-182378/4/

 

L'Italia invasa dagli alieni

Nel nostro paese le specie alloctone sono in aumento. E l'ambiente e l'economia ne pagano il prezzo.

 

Api, visoni, scoiattoli e gamberi europei: tremate. I cugini americani e asiatici sono arrivati a casa vostra per farvi scomparire per sempre. È l'invasione delle specie aliene, o meglio, alloctone. Animali e vegetali di importazione che mettono in pericolo la biodiversità dei paesi che raggiungono. Hanno sempre vissuto in terre lontane ma oggi, a causa nostra, sono piombati in ecosistemi impreparati al loro arrivo. Grazie all'uomo hanno superato barriere naturali che non sarebbero mai stati in grado di varcare, come gli oceani. A bordo di navi container, aerei e automobili. Sono figli della globalizzazione. Ma se per il genere umano la conoscenza reciproca è un valore, gli effetti di questa globalizzazione silenziosa sono tutt'altro che innocui.

Negli ultimi 400 anni, oltre la metà delle estinzioni – il 54 per cento - vede coinvolta una specie invasiva. Un'estinzione su cinque è dovuta esclusivamente a questo fattore. I numeri danno una mano a capire la gravità di un problema che preoccupa moltissimo biologi ed esperti di tutto il mondo. 

La missione di questi scienziati è tutt'altro che semplice. Quando si parla di progetti per eradicare colonie di nutrie, visoni,

scoiattoli grigi, gamberi blu, piccoli insetti colorati e piante dai fiori meravigliosi, è difficile essere popolari. Eppure queste specie, più altre migliaia, costano ogni anno 12 miliardi di euro in tutta Europa. Nella stima, quasi sicuramente al ribasso, sono inclusi i costi di eradicazione ma anche i danni all'agricoltura, alla pesca, alle foreste e alle infrastrutture.

La Commissione Europea ha finanziato il programma Daisie per censire le specie invasive di tutto il continente e sperimentare un sistema di allerta rapido ed efficiente. “È questo il grande problema che stiamo tentando di risolvere: troppo spesso interveniamo per arginare una specie alloctona quando è ormai troppo tardi”, spiega Piero Genovesi, biologo dell'Ispra e presidente di Issg, una rete globale di scienziati ed esperti in specie invasive. “Se presa in tempo”, continua Genovesi, “un'invasione può essere affrontata e risolta con spese minime, anche solo mille euro. Altrimenti i costi possono aumentare anche di 40 volte. È per questo che dico che oggi, in Italia, abbiamo diverse bombe a orologeria che esploderanno fra 10-15 anni provocando ingenti danni economici”. Un allarme da non sottovalutare.

A preoccupare non è il fenomeno in sé, che esiste da sempre (in fondo anche il pomodoro e la patata in Europa, così come il cipresso in Toscana, sono specie vegetali aliene), ma le proporzioni che ha assunto. Negli ultimi 30 anni le specie alloctone sono aumentate del 76 per cento. A volte biologi e naturalisti faticano a intervenire anche per un ostacolo culturale. Succede quando un animale o una pianta è ormai talmente diffusa che gran parte delle persone la considera parte integrante dell'ecosistema. Su molte cartoline della Sardegna domina Carpobrotus, una bella pianta perenne dai fiori colorati, diffusissima in Italia soprattutto sulle isole. Peccato che venga dal Sudafrica, non abbia nulla a che vedere con la flora della Sardegna e stia mettendo a rischio la sopravvivenza di molte piante autoctone.

Spesso le invasioni sono una conseguenza degli scambi commerciali. In molti paesi del mondo la zanzara tigre si è diffusa attraverso navi container che trasportavano il celebre “tronchetto della felicità”. Altrettanto spesso, però, è l'amore per gli animali più esotici a mettere in pericolo interi ecosistemi. Gli esempi si contano a centinaia: dai pappagalli alle tartarughe guance rosse, dagli scoiattoli alle piante ornamentali di ogni tipo. C'è chi li porta con sé da luoghi lontani per poi lasciarli liberi in natura. “Dobbiamo far passare un messaggio molto chiaro: non bisogna mai rilasciare in natura una specie aliena e non ha alcuna importanza che lo si faccia in buona fede”, afferma Andrea Monaco, naturalista dell'Agenzia Regionale Parchi del Lazio, “perché ogni ecosistema è il frutto di un'evoluzione lunga milioni di anni. Basta un fattore esterno a sconvolgere l'equilibrio e a provocare, nel peggiore dei casi, l'estinzione di intere specie”. 

Insieme ai suoi colleghi, Monaco sta curando un progetto molto ambizioso: il Pasal, un atlante di tutte le specie invasive segnalate nel Lazio nel corso degli ultimi anni. Una immensa banca dati che comprende anche un monitoraggio scientifico dei luoghi più a rischio. Uno studio sugli aeroporti di Fiumicino e Ciampino e il porto di Civitavecchia – realizzato da un team dall'Università di Firenze guidato da Francesca Gherardi – ha dimostrato quello che fino ad oggi era solo un sospetto: oltre ad essere il punto di arrivo di donne, uomini e merci, questi grandi snodi sono una porta aperta per animali e piante totalmente estranei al nostro continente. Grazie ad una speciale trappola, i ricercatori sono riusciti a scoprire che nel porto di Civitavecchia era arrivato anche un esemplare di scarabeo Ataenius, probabilmente dagli Stati Uniti. Era il primo in Europa.

Il povero scarabeo non ha fatto a tempo a riprendersi dal jet-lag che è stato catturato. Tanti altri animali e piante invasive però godono di ottima salute. E lentamente, mettono in pericolo la fauna e la flora del nostro paese.

 

Mix invasivo

 
 
 

Babe e mamma

Post n°1473 pubblicato il 08 Luglio 2012 da amazzoneperforza

Babe e mamma
Fotografia di Craig W. Walsh/iStockphoto.com

Una femmina di maiale dominante in genere mette al mondo più piccoli di sesso maschile che femminile.

Le immagini di questa galleria sono tratte dal libro Mother's Love, che racconta l'amore materno nel mondo animale attraverso una serie di ritratti di piccoli con le loro madri apparsi su National Geographic.

 
 
 

Dall’Adda al Ticino lungo una via d’acqua verde, nasce il sistema verde del canale Villoresi

Post n°1468 pubblicato il 05 Luglio 2012 da amazzoneperforza

Dall’Adda al Ticino lungo una via d’acqua verde, nasce il sistema verde del canale Villoresi

di Claudio Riccardi il 4 luglio 2012

 

Un corridoio ecologico a nord di Milano, una dorsale verde di 90 chilometri pronta a collegare le aree protette comprese tra i fiumi Ticino e Adda. Nei giorni scorsi la Regione Lombardia, le province di Milano, Varese, Como, Lecco e Monza, 5 Parchi regionali e 11 Parchi locali di interesse sovracomunale hanno firmato l’accordo per lo sviluppo del “Sistema Verde V’Arco Villoresi“.

Un progetto ambizioso, che in vista di Expo 2015 mira a delimitare, connettere e tutelare una porzione di territorio lombardo di primario interesse naturalistico, piccolo polmone incuneato in un contesto ad elevato tasso d’urbanizzazione e industrializzazione, e minacciato da vuoti normativi.

Il V’Arco Villoresi dovrebbe rappresentare il giusto vincolo per preservare boschi, praterie e corsi dei fiumi, dal Parco Valle del Ticino al Parco Adda Nord, attraverso il Parco del Roccolo del Lura, delle Groane, del Grugnotorto-Villoresi, della Valle del Lambro, del Molgora e del Rio Vallone. Il tutto percorrendo sentieri e tracciati ciclopedonali, secondo il concetto di “Rete ecologica”.

Gli obiettivi delle istituzioni sono chiari: salvaguardare il patrimonio naturalistico per incrementare la biodiversità, preservare l’infrastrutturazione idrografica realizzata dall’uomo nei secoli scorsi, preservare il consumo del suolo, incrementare la fruizione delle aree protette. Investrire sulla rete fluviale compresa tra Adda e Ticino può rappresentare un elemento strategico per la rete di mobilità dolce che collega i bacini turistici del lago Maggiore, del lago di Como e di Milano.

Ora attendiamo la presentazione del piano operativo, che dovrebbe prendere corpo nelle prossime settimane.

La dorsale verde è destinata ad introdurre un nuovo modo di concepire la gestione delle riserve protette, in Lombardia ma auspichiamo su tutto il territorio nazionale.

http://www.tuttogreen.it/dalladda-al-ticino-lungo-una-via-dacqua-verde-nasce-il-sistema-verde-del-canale-villoresi/

 
 
 

Fumare uccide, e rende brutti.

Post n°1466 pubblicato il 04 Luglio 2012 da amazzoneperforza

Fumare uccide, e rende brutti.

Secondo una ricerca della New York University e dell’Universita’ di Basilea, pubblicata sul Journal of Experimental Social Psychology, i messaggi sui rischi mortali del fumo sarebbero controproducenti. Di fronte al rischio reale della morte, alcune persone avrebbero bisogno di potenziare la propria autostima, in questo caso accendendo l’ennesima sigaretta, che viene ancora inconsciamente interpretata come segno di fascino. Questa è nota come Terror mengment theory, quindi messaggi che puntino sui danni prettamente estetici sarebbero più efficaci del classico Il fumo uccide.

Danni del fumo sulla  pelle:

  • il fumo disidrata l’epidrmide, e conferisce un colorito disomogeneo tra il grigio ed il giallo
  • diminuisce l’apporto di ossigeno alle cellule, a causa del monossido di carbonio contenuto nel fumo
  • si riducono le scorte di retinolo (vitamina A) e di conseguenza aumentano i radicali liberi, responsabili principali dell’invecchiamento cutaneo

Danni del fumo sul volto:

  • il volto complessivamente acquisisce i tratti tipici della smoker’s face
  • si moltiplicano le rughe nella zona perioculare, per la mimica atta a non far penetrare il fumo negli occhi, ed intorno alle labbra per l’atto di aspirare la sigaretta
  • la pelle si assottiglia e diventa meno elastica perché è incrementata la produzione di enzimi metalloproteinasici che servono a distruggere il collagene
  • spegne il colorito della pelle. Le tossine coinvolte nel fumo di sigaretta creano una vasocostrizione della rete capillare dermica che si somma al ridotto apporto di O2 causato dal monossido di carbonio contenuto nel fumo
  • le cellule sono raggiunte da una ridotta quantità di ossigeno e nutrienti. La pelle è più facilmente irritabile e calano le scorte di vitamina A (retinolo) necessarie per il benessere cutaneo e per tutti i processi riparativi, sia della cute, sia di altri organi e apparati

Sui denti la nicotina conferisce un colorito giallastro, che può diventare bruno laddove lo smalto è più fragile.

Anche le dita che sorreggono le sigarette si ingialliscono.

I capelli si indeboliscono, si spezzano e cadono più facilmente e  perché le sostanze ossidanti prodotte dalla sigaretta penetrano nella cheratina dei capelli, senza considerare poi l’odore che assorbono dopo pochi tiri di sigaretta.

Il fumo poi, fa male al sesso. I danni che provoca al tessuto endoteliale sono responsabili anche delle comuni disfunzioni erettili.

L’aspetto confortante è che i danni dal fumo, quando si smette di fumare (senza barare!) progressivamente scompaiono. Si stima che entro 10 anni dall’ultima sigaretta il fisico di un ex fumatore è del tutto uguale al fisico di chi non ha mai toccato una bionda.

Qui potrete cercare il centro antifumo più vicino a voi, per smettere di fumare con il supporto necessario.

Il 31 maggio è stata la Giornata Mondiale senza Tabacco.

http://blog.pazienti.it/blog/il-fumo-rende-brutti/

 
 
 

E' MILANESE LA PRIMA ASTRONAUTA ITALIANA NELLO SPAZIO

Post n°1465 pubblicato il 03 Luglio 2012 da amazzoneperforza

La milanese volante va nello spazio

SAMANTHA è minuta, piccola, graziosa e fa l'astronauta. Milanese di nascita, Samantha Cristoforetti è la prima donna italiana selezionata dall'Agenzia Spaziale Europea per compiere una missione sulla stazione spaziale internazionale. Scelta tra oltre 8.500 astronauti, di cui 1.430 donne, è ingegnere aerospaziale e pilota di aerei militari; ha ricevuto il titolo di volo di "BestWingman", perché "wingwoman" non esiste.

ASPETTANO seimesi di dura vita in orbita, ma questo avverrà non prima del 2013 «perché ora ho appena finito i primi 18 mesi di training a Colonia, e mancano gli addestramenti più tosti, perlopiù tra Houston, Mosca e in Canada» spiega Samantha Cristoforetti in una pausa della sua lezione di vita nello spazio impartita a un centinaio di bimbi delle elementari Stoppani.
In un paio d'ore la giovane astronauta (34 anni, ma ne dimostra dieci in meno) spiega ai piccoli come si mangiano i cibi disidratati, mostra con un video i simulatori in piscina, e racconta quanto si suda sotto la tuta spaziale da 100 chili. «E la prima volta che parlo a bimbi così piccoli emi sento quasiadisagio, come se non fossi all'altezza della situazione».

Tuta blu da meccanico di volo, inizia subito mettendo in guardia il suo pubblico: «Se volete diventare miei colleghi dovete sapere l'inglese, il russo e magari qualche altra lingua».
Dal fondo si alza una mano: «Io sono russo» come dire sono già avanti, e lei ne approfitta per raccontare le imprese di Yuri Gagarin.

Ma se il primo astronauta della storia qualche bimbo dice di conoscerlo è sulla fisica che la scolaresca casca: «Perché nello spazio si fluttua e non si riesce a stare fermi in piedi?». «Perché c'è assenza di gravità» urlano tutti, freschi di sussidiario. «No, si tratta di assenza di peso» precisa l'astronauta sotto gli occhi atterriti delle maestre che ci tenevano tanto a fare bella figura.
La prima italiana che andrà nello spazio è dolce con i bimbi quanto rigida nel parlare di sé.
Da vero militare non si racconta "al femminile". «Non parlo mai come donna, ma come persona» e se le si fa notare che le signore che volano tra le stelle non sono molte, spiega che è solo un'anomalia italiana. Non sembra troppo attenta al look ma si lamenta della tuta spaziale: «Non riescono a farle della mia misura, mi tocca riempirle di gommapiuma».
E sotto il quintale di scafandro, spalle allenate da tanta palestra, quasi quotidiana: ginnastica da maschi, ma senza esagerare.
Cittadina del mondo e della sua orbita, non è sposata e il suo lavoro le piace così tanto da non desiderare nemmeno le vacanze.

Se proprio deve scegliere un hobby va sul complicato, la speleologia: «Nel prossimo anno di training psicofisico è previsto un periodo nelle grotte in Sardegna» spiega. La psiche, a proposito, come regge durante un viaggio nello spazio? «Ci scrutano e analizzano molto prima di considerarci idonei.
Nel mio corso la maggior parte di noi viene dall'esperienza sugli aerei da guerra. Questo ci forgia e ci consente una certa forza d'animo».
«Gli astronauti dicono tutti che volevano fare questo mestiere fin da piccoli e anch'io devo dire che non faccio eccezione» dice.
Niente Barbie, dunque, anche perché la "Barbie astronauta" la facevano solo negli anni '60, ai tempi del primo sbarco sulla luna. La famiglia Cristoforetti sta a Treviso, mentre lei abita in Germania, ma agli spostamenti è abituata: primi passi a Milano, liceo aTrento, università a Monaco, qualche mese di Erasm us a Tolosa, Samantha ha vissuto a Moscaun anno per un dottorato «e aver imparato il russo in quell'occasione mi ha messo nella situazione di poter partecipare alle selezioni dell'Esa».
Nella vita, ammette, ci vogliono anche dei colpi di fortuna per diventare quello che sei, «per esempio quando ancora ero all'università avrei voluto arrolarmi in Aeronautica ma la vita militare ci era ancora preclusa spiega.
In seguito hanno ammesso le donne sotto i 21 anni, e io mi sentivo già tagliata fuori coi miei 23. Caso vuole che, una volta laureata, la legge è cambiata e hanno permesso anche alle over 23 di entrare in Aeronautica. Piccoli colpi di fortuna mi hanno portata dove sono». Guadagna 6mila euro al mese e anche gli astronauti hanno le loro battaglie sindacali: «Forse ci daranno in più un'indennità per le missioni nello spazio», del resto la trasferta, e che trasferta, sarà impegnativa.

http://www.leprotagoniste.org/la-milanese-volante-va-nello-spazio

 
 
 

Yosemite

Post n°1458 pubblicato il 02 Luglio 2012 da amazzoneperforza

 

Yosemite HD

 
 
 

Intervista a Lina Merlin realizzata da Oriana Fallaci e pubblicata da L’Europeo nel 1963

Post n°1456 pubblicato il 29 Giugno 2012 da amazzoneperforza

Intervista a Lina Merlin
realizzata da Oriana Fallaci e pubblicata da L’Europeo nel 1963


ORIANA FALLACI: A Montecitorio, quando mi capi­tava di andarci e lei era ancora deputata, iscritta al Psi, mi incantavo spesso a guardarla, senatrice Merlin. E non perché il suo nome fosse legato alla chiusura delle case chiuse, ma perché tutto in lei ricordava un mondo che sta per scomparire: quello dei vecchi socialisti, sentimentali e un po' anarchici, galantuomini e puri. Guardavo i suoi capelli bianchi, i suoi occhi accesi, e tornavo a un'epoca che non ho conosciuto: liberale, laica. Pensavo che mi sarebbe piaciuto parlarle, anzi, ascoltarla. Non è mai capitato e mi sembra quasi indiscreto venire a disturbarla ora che non è più senatrice, né deputata, né iscritta al Psi, e siede carica di amarezza (mi dicono), per­fino malata (mi dicono), nel salottino borghese di una casa borghese sul mare Adriatico, la finestra aperta su una spiaggia di ombrelloni e turisti. Ma la sua legge sulle case chiuse...

LINA MERLIN: Anzitutto io non sono malata, sto benissimo, malata sarà lei; ho un cuore che lei giovane non si sogna nemmeno, e al mare non sto per curarmi, ma perché tutti gli anni vado al mare. Poi non sono carica di amarezza per niente, sono tranquilla, serena, e se mi son ritirata è perché non voglio morire prima di quando mi tocchi; ciascuno ha diritto di morire più tardi possibile. La mia vecchia pelle m'è cara e se restavo un giorno di più fra i mestieranti della politica finivo al cimitero anzitempo. Le racconterò ogni cosa, se vuole: io non faccio misteri. Intanto sappia che quando i non onesti trionfano, gli onesti lasciano. Quanto alla mia legge sulle case... Ne parlano ancora?!


OF: Come no, senatrice. E tornato a essere uno degli argo­menti del giorno per gli italiani, che la presero per un dispetto. E si lamentano, s'agitano, s'inquietano; quasi, anziché cinque anni, fossero passati due giorni e non riuscissero a darsene pace
.                                                                
LM: Ah! Questo Paese di viriloni che passan per gli uomi­ni più dotati del mondo e poi non riescono a conquistare una donna da soli! Se non gli riesce di conquistare le donne, a questi cretini, peggio per loro. Perché non fanno come i miei compagni di Adria? Un giorno vado ad Adria e dico: com'è, compagni, che voi non mi avete mai chiamato a fare una conferenza sulla mia legge? «Perché non ci interessa, Lina», rispondono. E ora le voglio raccontare una storia, le voglio. Un altro giorno vado a tenere una conferenza in una sede del Psi a Milano e appena entro qualcuno mi infila una busta gialla tra le mani. La apro e c'è scritto: «Compagna, pensa al male che fai con la tua legge: dove può andare un vedovo vecchio e gobbo se non in quelle case?». Io raggiungo il tavolo e dico: m'è stata consegnata una lettera così e così, spero che il compagno sia tra noi per rispon­dere a una domanda. Compagno, come può fare una vedova vecchia e gobba che non sa dove procurarsi un bel giovanotto? Ma scusate, compagni, chi ve lo ha detto che le donne non hanno i loro problemi? Pressapoco il discorso che feci alla Camera: se voi ritenete che quello sia un servizio sociale, e i cittadini maschi abbiano diritto a quel servizio sociale, allora istituite il servizio obbligatorio per le cittadine dai 20 anni in su. E che anche per le cittadine sia considerato un servizio sociale. Alcuni giornalisti commentarono la mia logica come indecorosa. Indecorosa io, che non ho mai detto una parola volgare e invece dell'espressione prostituta uso sempre l'aforisma "quelle disgraziate". Volgare io, che dico come quel prete di Londra: «Non chiamatele prostitute; sono donne che amano male perché furono male amate».


OF: C'è stato un processo per sfruttamento della prostitu­zione al tribunale di Firenze e il giudice ha accettato l'eccezione avanzata dal difensore secondo cui la sua legge è incostituzionale perché non tiene conto dell'articolo della Costituzione col quale lo Stato si impegna a difendere la salute del cittadino. L'ordinanza del giudice è ora all'esame della Corte costituzionale e...

LM: Oh, sì. Ero sicura che fosse venuta a farmi arrabbiare su questo. E urlo: la mia legge è costituzionalissima e se la Corte costituzionale prende anche solo in considerazione l'ordinanza di quel giudice, allora è il crollo di tutto. Allora vuoi dire che il mio Paese non merita nulla, che il mio Paese è selvaggio, che i giudici ^ del mio Paese non conoscono neanche il significato delle leggi: ma che si rileggano un po' Montesquieu! Io sono stata uno dei 70 soloni che hanno fatto la Costituzione, sa, la Costituzione io la conosco, e conosco l'articolo sulla salute pubblica perché l'ho voluto. Che dice questo articolo? «La Repubblica ha il dovere di difendere la salute dei cittadini purché ciò non offenda la loro dignità umana». Purché ciò non offenda la loro dignità umana: chiaro? E sottoporre quelle disgraziate a visita coatta non è offen­dere la loro dignità umana? Tanto più che non sono più schedate. E allora come fanno a sceglierle? Col criterio che avevano prima con le clandestine? Fermare tutte quelle che camminano sole per strada, magari senza documenti o fumando? Le è mai capitato di camminar sola per la strada, la notte, magari fumando?


OF: Sì, qualche volta.
LM: Bene. Lo sa cosa accadde a una sua collega che all'una e mezzo del mattino, uscita dal giornale, si avviava fumando alla ricerca di un taxi? La fermarono e: «Lei viene in questura». «Nemmeno per sogno, e perché?». «Perché lei viene in questura. Documenti». «Non li ho. Ma sono la Tal dei Tali, quello è il mio giornale». «Non ci interessa. Lei fumava per strada. Venga in questura». Le andò bene, era un tipo deciso e li trattò come meritavano. Ma metta che si fosse lasciata condurre, come si la­sciarono condurre altre onestissime donne che esercitavano il loro diritto di camminar sole per strada, che cosa sarebbe successo? L'avrebbero chiusa in guardina e l'indomani avrebbe subito una visita coatta. E avrebbe aspettato otto giorni per il responso. Perché otto giorni ci vogliono per il responso. Proseguiamo. Quale altro criterio per fermare una donna: l'aria provocante? Quante donne oggi non hanno un'aria provocante? Non che voglia fare la vecchia strega, non che mi scandalizzi perché le donne si truc­cano troppo e si pettinano alla Brigitte Bardot, dico anzi che è la moda, se domani la moda ordinasse di andare al mare dentro un sacco a pelo della Prima guerra mondiale anziché col bikini, le donne ci andrebbero: ma resta il fatto che sono molto truccate. Allora che facciamo? Il questurino le ferma per questo? «Perché mi ferma, questurino?». «Perché lei è una prostituta». «E lei da cosa lo capisce?». «Dal suo aspetto». «Ah, sì? Lei, questurino, si permette di giudicare l'aspètto?». «Lei può esser malata, bella mia». «Ah sì? Lei, questurino, fa il medico e giudica a occhio se una donna è malata?». «Niente discorsi, via dal dottore». Il dottore la visita, magari la trova malata. «Ah», dice, «questa è una prostituta». Perché è malata? Dunque il questurino fa il medico e il medico fa il questurino? Quale altro criterio per fermare una donna? Quelle, dicono, che ricevono in casa molti uomini. Senta: io per vent'anni ho ricevuto moltissimi giovanotti in casa
mia; davo lezioni di italiano e francese, per vivere; il fascismo mi aveva tolto la cattedra. E se una portinaia maligna avesse detto che le mie lezioni erano una scusa? Non ero mica brutta, da giovane, sa? I miei corteggiatori li avevo e mio marito morì che ero giovane. E se la portinaia lo avesse detto? Tante donne che vivevano sole, donne perbene, sono state denunciate e sfrattate. Ma io sono una persona civile, io rispetto il mio prossimo, la libertà del mio prossimo, io non tollero questo!


OF: Lo Stato potrebbe far visitare tutti, uomini e donne, sani e malati, come si fa per la vaccinazione contro il vaiolo. La polizia potrebbe cominciare dalle passeggiatrici sicure, quelle che fanno la posta in punti precisi...
LM: Ma non sa proprio nulla, lei! Quella di far visitare tutti i cittadini malati, uomini e donne, è una legge che esiste già e che non è stata ancora applicata. Quanto alle passeggiatrici, no: come facciamo, se non abbiamo le prove, se non sono schedate? Le schediamo di nuovo? Diamo loro di nuovo quella tessera che Benito Mussolini chiamava ipocritamente sanitaria e che era peggio di una condanna a vita, di un marchio sulla fronte degli schiavi? Ma lo sa che il giorno in cui una donna non voleva o non poteva fare più la prostituta, e andava in questura e diceva «ecco la vostra tessera», per prima cosa doveva tornarsene al paese col foglio di via e per anni restava una vigilata speciale della questura? Ma lo sa che se aveva un figlio, questo restava per tutta l'esistenza il figlio di una schedata? Quasi tutte quelle disgraziate hanno un figlio e anche se per lui sono le madri migliori del mondo, anche se lo tirano su bene, viene sempre il giorno in cui egli ha bisogno di un foglio bollato, di dare infor­mazioni per partecipare a un concorso. E allora vien fuori che è il figlio di una schedata e non può fare non dico il diplomatico, nemmeno il questurino. Schedarle vuoi dire ridare loro la tessera di prostitute, vuoi capirlo, sì o no?


OF: Senatrice Merlin, sono d'accordo con lei; non si arrabbi. A partire da questo momento però mi comporterò come se non fossi d'accordo con lei e, la prego non si arrabbi, le porrò alcune domande che riassumono le colpe delle quali la accusano.
LM: Colpe? Che colpe? Accuse? Che accuse? Non ho mica fatto nulla di male, io, ho fatto una cosa buona.


OF: Lo so, senatrice Merlin: e nessuno l'ha mai ringraziata per questo. L'hanno insultata, derìsa, lapidata. Nessuno, lo sap­piamo, è più odiato del benefattore, e la gratitudine non esiste. Dunque mi risponda, la prego. Prima accusa: le prostitute, dopo l'applicazione della sua legge, sono raddoppiate.
LM: Può darsi; è aumentata la popolazione, saranno aumen­tate anche quelle disgraziate. E comunque qual è il termine di confronto? Le hanno contate? Le avevano contate prima? Come dice? Si vedono? E prima non si vedevano? Se ne vedevano meno, dice? Ma faccia il piacere, ma non sa proprio nulla lei! Non si vedevano quando non si volevano vedere. Io le ho sempre viste. Una volta, a Milano, ho fatto le quattro del mattino, le quattro del mattino ho fatto, incontrandole ovunque.


OF: Seconda accusa: aumento delle malattie veneree. Questo lo dicono persone molto serie, però. Qui ci sono i dati.
LM: Ma come è ingenua, lei! I dati di chi? E contrapposti a quali dati? Ma lo sa che nel 1937 ci furono centinaia di migliaia di casi? Diminuirono fortemente con la scoperta degli antibiotici, ma crebbero di nuovo nel 1953, quando le case erano ancora aperte: si sono chiuse nel 1958. E il fatto che rispetto agli antibiotici si crei assuefazione e dopo un certo uso non abbiano più lo stesso effetto, dove lo mette? E il fatto che tutte le malattie vanno soggette a cicli, dove lo mette? C'è una gran recrudescenza della poliomielite e del cancro in questi anni: anche questa è colpa della senatrice Merlin? E come si combatte quella recrudescenza, semmai? Riaprendo le case che son focolai di infezione? Senta, lei che non capisce proprio nulla: lo sa quante volte quelle disgraziate erano visitate nelle case? Due volte la settimana. Le pare sufficiente? Con decine di clienti al giorno ciascuna? E a cosa serviva visitare 2.500 donne, tante vivevano nelle case chiuse, quando fuori c'erano almeno 50mila'clandestine non obbligate a marcar visita? E le tenutarie che dicevano al dottore: «Dottore, non dica che la Rosetta l'è ammalata, mi lavora tanto», e il dottore che le accontentava? Ma stia zitta, stia!


OF: Terza accusa: aumento dei delitti sessuali, dei teddy boys che si organizzano in bande, del pappagallismo. E non parlo, perché mi fa ridere, del problema dei militari che secondo taluni osservatori si son trasformati in soldataglie voraci e pronte ad attentare a spose virtuose, zie ignare, vergini candide...
LM: Ma non capisce proprio nulla, lei! Ma crede proprio a tutto, lei! Guardi quell'asino che vola, guardi: l'ha visto? Delitti sessuali! Come se prima non esistessero! Teddy boys! Di 14 e 15 anni, magari. Come se prima, a quell'età, potessero entrare in case dove si poteva entrare solo a 18! Pappagallismo! Come se non ci fosse mai stato. Ora i militari. Se lei non vuole parlarne, ne parlo io. Silenzio! Stia zitta. Anzi, stia attenta: quanti sono i militari in una grande città? Decine di migliaia. Quante case c'erano in una grande città? Al massimo 16. Per un totale di 250 donne. Bastavano? Eh? Evidentemente i militari si arrangiavano altrove. Che continuino ad arrangiarsi. Costano troppo, dirà lei...


OF: Io non dico nulla.
LM: Silenzio! Costano troppo, dirà lei. Guardi, io ai militari ci penso: ma per evitar loro la guerra, non per procurare loro postriboli. E a quei generali che si lamentano io vorrei chiedere se i postriboli non sono per caso il prezzo con cui pagano la vita di tante creature. Lo stesso vorrei chiedere a certe madri. Lo sa chi mi da più disgusto? Le madri che dicono: e ora chi mi educherà sessualmente mio figlio? Ah sì? Ti chiedi questo e non ti chiedi se il medesimo figlio te lo mandano a morire ieri per la patria, domani per Mussolini, dopodomani per il petrolio? Eppoi, che giovani son questi che per avere una donna devono farsela servire su un vassoio come un fagiano? Bei giovani! Facciamo come quegli universitari che mi dissero: guardi, signora, per noi il problema non esiste, ci arrangiamo benissimo con le nostre compagne.


OF: Quarta accusa: quella che la prostituzione non si sia per niente abolita, anzi che continui come prima, nella stessa brutale umiliazione morale, nello stesso sfruttamento, nella stessa desolazione. Questo, e non si arrabbi, senatrice Merlin, è proprio vero. Comunque lo credo anch'io.
LM: Ma è matta lei! Ma davvero non capisce nulla! E chi pretendeva di abolire la prostituzione? Io?!? La mia legge mirava solo a impedire la complicità dello Stato. Rilegga il titolo: «Abo­lizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui». Stop. Io avevo anche aggiunto «... e contro il pericolo delle malattie veneree», ma me l'han tolto perché c'era già una legge. Davvero mi meraviglio che dica simili bestialità. La prostituzione non è mica un crimine, è un malcostume. E ammettiamo che per taluni sia un crimine: la differenza tra le clandestine e le regolamentate è la stessa che pas­serebbe tra i ladri autorizzati a rubare e i ladri che come in tutto il mondo rubano di nascosto. Scusi, conosce un Paese in tutto il globo terrestre, uno solo, dove non esista la prostituzione?


OF: La Cina, almeno a sentire le testimonianze dei cinesi. E in questo credo che siano sinceri.
LM: Può darsi. In uno Stato dittatoriale è possibile. Le fuci­lano. Ma io non accetto la dittatura, nessuna specie di dittatura. Io voglio vivere in un Paese di gente libera: libera anche di pro­stituirsi, purtroppo. Ma libera.


OF: Dica, senatrice Merlin: conosce per caso qualche pro­stituta che ha smesso di esercitare?
LM: Eccome. E molte si sono anche sposate. A Venezia, dove c'è una casa di recupero, abbiamo avuto tre matrimoni in un mese. Sposate, sono brave, sa. La lezione è stata molto dura e ora risultano mogli fedelissime.
OF: Nessuna si è fatta monaca, che lei sappia?
LM: Qualcuna sì, ma pochissime. E son tutte finite al Cottolengo: a curare quei poveretti. Secondo me erano approdate per suggestione alla malavita; quindi pronte a subire una suggestione contraria. Lo dico senza malizia, io non ho nulla contro le mo­nache. Sono stata educata come mia madre e mia nonna in un collegio di monache e mi ci sono trovata fantasticamente.


OF: Sinceramente: insulti ne ha mai ricevuti?  Insomma, le è mai capitato che per strada qualcuna la riconoscesse e le mandasse contro qualche accidente?
LM: Mi riconoscono sempre, e mi salutano con dolcezza, e mi chiamano "Mamma Merlin". Gli insulti mi venivano, mi vengono, dai tenutari. Settemila lettere ho ricevuto e a volte mi scrivevano perfino: «Ti ricordi quando la prostituta la facevi tu?». Quelle disgraziate invece sono piene di gratitudine. Ho parlato con 2mila donne e non ne ho trovata una sola che fosse contro. Ah, non dimenticherò mai quel luglio caldo, quando un gruppetto di loro venne a Montecitorio. Piangevano: «Si­gnora, con questo caldo, 14 ore chiuse dentro una camera, a servire 120 uomini al giorno, signora, non è possibile, chiuda quelle case e sarà una santa!». In carcere, io sono stata prigio­niera politica in sette carceri, sognavano sempre che qualcuno le chiudesse, quelle case. Sere fa ne ho trovata una: clandestina. Vede, signora, mi dice, è sempre un gran mestieraccio: ma ora almeno vado con chi voglio e più di due o tre clienti per sera non mi permetto. Un gran sollievo. Capirà... E poi, non essendo più schedate, possono anche smettere.


OF: Senta, senatrice. Io non so se lei è anarchica o libe­rale, più che socialista. Certo, in un partito dev'essere assai scomoda.
LM: Scomoda? Scomodissima! Anarchica, sa, non è mica un'offesa per me: al contrario. Liberale, bah! Può anche darsi: son socialista, ma socialista per davvero, io. E così dettero l'or­dine di farmi decadere da parlamentare; non essendoci riusciti, cominciarono a stancarmi, a logorarmi. C'era un'inondazione e mandavano me, cascava un argine e mandavano me, bisognava visitare 12 paesini di fila e mandavano me: via la povera vecchia a bagnarsi e ammalarsi. Finché diedi le dimissioni e decisi di non presentarmi più alle elezioni.


OF: E non le è dispiaciuto lasciare Montecitorio?
LM: Dispiaciuto?! Nausea ne avevo! Guardi: ambiziosa non sono, i soldi per campare li ho, ho la mia pensione di pro-fessoressa, 11 mila lire al mese, e mi basta. Io non stavo mica lì per lo stipendio, come fa qualcun altro!
OP: E non si annoia a vivere in questo riposo, lei che ha trascorso la vita a lavorare e rischiare? Come passa la sua gior­nata, ora, senatrice? Che cosa fa?
LM: Io non mi annoio mai e la giornata la passo benissimo. Mi alzo alle otto, mi pulisco la casa, perché la cameriera non l'ho mai avuta, vado a fare la spesa, mi cuocio il mangiare, cose semplici perché ho la colite, riso al burro, una bistecchina o una bella fetta di fegato, mi lavo i piatti, e nel pomeriggio leggo o scrivo, o riordino i miei libri. Vivo sola. Mio marito morì nel 1936 e figli non me ne ha lasciati; i suoi tre figli, due morirono in esilio e uno a Mauthausen. Ogni tanto vedo la mia nipote, questa con cui son venuta al mare, e suo figlio, Paolino. La solitudine non mi pesa, e neppure l'amarezza.Mi sono sempre adattata alle sventure senza farmi travolgere: con distacco.


9-03-2009

http://www.universitadelledonne.it/merlin.htm

 
 
 

ERIK JOHANSSON

Post n°1454 pubblicato il 25 Giugno 2012 da amazzoneperforza

foto di Erik Johansson

 
 
 

NON SO DIMENTICARTI

Post n°1452 pubblicato il 19 Giugno 2012 da amazzoneperforza

 

"Dimentica"
di RAF

 

Luoghi inviolabili... della memoria
soltanto gli orli un po'... sfocati
ma così... indissolubili e...
e così... troppo intensi da dirsi

Dimentica quello che è stato

comunque non ritornerà
dimentica le mie parole
se puoi perdonaci
non sempre c'è un lieto fine

Dimentica l'amore e forse

anche il dolore passerà
dimentica le cose belle
e tutto il male sai
di colpo sparirà...

Ovunque io sarò

comunque mi resterà
qualcosa di te
forse... attimi
ma... eterni

Dimentica tutti quei giorni

e anche l'amore fisico
gli addio e i ritorni
era una storia che
viveva in bilico

Un sentimento così forte

che spesso passa il limite
non vuoi lasciarlo andare
perché in fondo sai
che non ti lascerà

Dimentica il dolore e forse

l'amore ti ripagherà
dimentica, tu fallo per me
che ancora non so
dimenticare te...
dimentica perché
io ancora non so... dimenticare
dimenticare...

 

 
 
 
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