Creato da carpediem56maestral0 il 23/09/2006

come le nuvole

le guardi e credi di poter parlare di loro, di aver catturato la loro essenza ed ecco che sono altro e ancora altro e non le puoi incasellare, descrivere e neppure toccare...

 

 

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Non vogliono o non...

Post n°627 pubblicato il 23 Novembre 2011 da carpediem56maestral0
 

“Il futuro non è più quello di una volta” (Isac Asimov)

 

La situazione è grave ma non è seria.

Tuttavia lo spread se ne frega dei modi signorili e del sottile sense of humor di Mario Monti e non ci sono segnali che facciano sperare in un improvviso e miracoloso boom economico, nel breve, medio e anche lungo periodo.

Guardo le mie figlie, depositate per mia colpa su questo triangolo in mezzo al mare e senza nemmeno ricorrere al Mago Otelma,  prevedo per loro un futuro lavorativo lontano da me e dalla loro terra di sole e ficodindia.

Per mia fortuna studiano ancora e questo mi rasserena perché, terminato questo impegno per certi versi “naturale”, si trasformeranno sotto i miei occhi inorriditi in “casalinghe disperate”.

Unica alternativa, se tutto và bene, una bella valigia Samsonite e molti biglietti Rynair.

                                                                     

Se poi, disoccupate, senza soldi e adulte, si dovessero anche innamorare, allora c’è il concreto rischio che si torni alle belle famiglie di una volta quelle in cui genitori, figli, nonni e nipotini convivevano nella stessa casa a canticchiare la colonna sonora di  “Tutti insieme appassionatamente”.

Ci penso da un po’ e valuto i pro e i contro.

Niente affitto o spese condominiali autonome, condivisione di bollette e di spesa al supermercato, frigorifero, cucina e bagni in comune ed ognuno con la sua stanzetta matrimoniale.

Reddito (se ci lasceranno ancora usare questa parola) garantito dai soli capostipiti.

Se non assomigliasse troppo all’Inferno sovietico durante la Guerra Fredda, potrebbe essere un ritorno ad un passato solidale.

Certo dovrei assistere ai litigi della giovane coppia, certo bisognerebbe comprare una casa più grande magari con una aia dove far scorazzare le frustrazioni negli inevitabili momenti di soffocamento, certo presuppone generi o nuore caratterialmente affini, però temo che potrebbe  finire così.

Ci daremmo assistenza reciproca, nessuno saprebbe più cos’è la solitudine, non ci sarebbe bisogno di baby sitter e di badanti e le chiacchiere, le risate e i litigi ravviverebbero i momenti di noia.

(temo però che potrei anche impazzire!)

 

Oppure i due colombi rimangono ognuno a casuccia propria, convivendo a caso, e alternativamente, nell’una o nell’altra famiglia, con i genitori che alla fine del mese passano un tot di soldi. Una soluzione davvero triste ed umiliante.

                     

Ma ho visto troppi documentari in bianco e nero per non sapere quanto è dura l’emigrazione. Il ritrovarsi lontano da amici e parenti con, come unico momento socializzante, il lavoro. 

Avrei desiderato che le mie figlie fossero sì, cittadine del mondo, ma per libera scelta, realizzate nella loro vita professionale, non costrette a fuggire via…

 

Se infine disseppelisco i miei progetti di quando il concetto di pensione non era ancora entrato nel mito assieme agli unicorni e allo Yeti, al tempo in cui sognavo che terminati i miei doveri sociali e garantito la perpetuazione della specie,  avrei potuto ritirarmi in una capanna sul mare, cittadina di un atollo deserto dove imperativo era l’uso di poche parole e di molti tramonti a base di pesce grigliato, senza più nessuno a mio carico, la differenza balza agli occhi.

 

A volte penso che dovrei imparare il tedesco.

                

 
 
 
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