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Mr. Da Vinci: Costantino e la formazione del Canone

Post n°39 pubblicato il 21 Aprile 2006 da crisse
 
Tag: Cultura
Foto di crisse

Riassumiamo i cinque punti:

1 – Per i primi cristiani Gesù era solo un uomo e non un dio;

2 – Che Costantino attraverso il Concilio di Nicea del 325 d.c. lo ha voluto rendere divino;

3 – La divinità di Gesù fu discussa nel Concilio e votata a stretta maggioranza;

4 – Costantino ha eliminato, a seguito del medesimo Concilio, tutti i vangeli “scomodi”;

5 – Che, per fortuna, alcune scoperte archeologiche (i Rotoli del Mar Morto e quelli della biblioteca di Nag Hammadi) hanno portato alla luce vangeli che raccontano un Gesù solo umano, proprio come i primi cristiani lo consideravano.

Dei primi tre punti abbiamo già parlato, passiamo al quarto.

4 – La predicazione della buona novella avvenne fin da subito come Gesù aveva insegnato ai suoi apostoli: a due a due recatevi nelle città e predicate a chi vi ascolta…. Così fecero i primi cristiani dopo la Pentecoste. Per vari motivi conosciamo le vicende di Paolo ed in parte quelle di Pietro. La predicazione era, quindi, orale. L’apostolo stava in una città qualche anno, raccontava il vangelo di Gesù Cristo, vi fondava una comunità di credenti, sceglieva degli anziani che potessero reggerla in sua assenza, quindi partiva per evangelizzare una nuova città. Era comodo, per queste comunità “orfane” del proprio fondatore, poter avere uno scritto delle sue predicazioni, oppure fissare nero su bianco alcuni concetti o racconti che potessero essere tramandati o insegnati senza rischiare di modificarne i fatti tramite un “telefono senza fili” che tende a modificare ciò che viene trasmesso. Così nascono i vangeli, tutti i vangeli. Ed i vangeli rispecchiano anche alcune divergenze di opinione che da subito sono nate fra i cristiani. Le lettere di Paolo, indirizzate alle comunità da lui fondate, sono un interessante esempio di come dovette spesso intervenire a dirimere conflitti o discordanze nate tra i membri delle prime chiese. Nel II secolo le comunità fondate erano talmente tante che risultò molto difficoltoso per i successori degli apostoli controllarne lo sviluppo in modo unitario, e nacquero in alcune di esse idee e credenze differenti. Ed ogni comunità fissava il suo punto di vista in testi che considerava sacri, e che cercava di “imporre” o “proporre” all’intera cristianità. È nel II secolo che iniziano ad essere analizzati e dichiarati errati alcuni vangeli, e ritenuti corretti altri. I criteri impiegati per compiere questo discernimento furono: Antichità (un vangelo per essere considerato veritiero deve risalire per lo meno al I secolo), Apostolicità (deve poter essere attribuito alla predicazione di un apostolo), Cattolicità (essere riconosciuto dall’universalità delle chiese), Ortodossia (rispecchiare gli insegnamenti riconosciuti dalla tradizione della chiesa e dai successori degli apostoli). Esempi: il vangelo di Pietro viene considerato apocrifo da Serapione nel II secolo perché non ortodosso, in quanto aveva parecchi riferimenti alla dottrina docetista (= Gesù è solo divino). Ireneo, nel 180 d.c. (145 anni prima del Concilio di Nicea), cita i quattro vangeli canonici (Marco, Matteo, Luca e Giovanni) come gli unici da utilizzare nelle celebrazioni comunitarie. Alla fine del II secolo (190 d.c.) viene anche stilato il Canone Muratoriano che elenca gli scritti ritenuti canonici: i quattro vangeli, le lettere paoline, gli Atti degli Apostoli, l’apocalisse di Giovanni e altri, individuando 22-23 dei libri canonici che, alla fine, saranno in tutto 27. Cita anche alcuni altri libri dicendo che sono ancora al vaglio delle comunità dei cristiani. Da allora si susseguono differenti canoni, ma tutti includeranno i quattro vangeli, gli atti, le lettere di Paolo, la prima lettera di Giovanni e la prima di Pietro. Eusebio, ai tempi del Concilio di Nicea (prima metà del IV secolo), li cita in un proprio canone dicendo che, però, c’erano ancora altri testi su cui la discussione era in corso (e su cui, diciamo noi, il Concilio di Nicea non si espresse). Fu nel 367 d.c. che Atanasio fissò, una volta per tutte, i 27 libri del Nuovo Testamento, qualche decennio dopo la morte di Costantino. Quindi la discussione sulla scelta dei testi canonici iniziò nella seconda metà del II secolo e si concluse nelle seconda metà del IV secolo, ignorando Costantino ed il Concilio di Nicea.

Concludendo: è falso affermare che il Concilio di Nicea mise al bando i vangeli apocrifi, è vero che fin dal II secolo i cristiani li dichiararono non corretti e ne vietarono l’uso. È falso affermare che Costantino influì su tali scelte, dato che vennero fatte un secolo e mezzo prima della sua nascita, è vero affermare che quando si svolse il Concilio i quattro vangeli canonici erano già ritenuti tali da più di duecento anni, ed essi dipingono un Gesù sia dio, sia uomo, e, quindi, è anche falso affermare che dal Concilio di Nicea Gesù è considerato dalla Chiesa “solo” dio (vedi il post precedente).

L’idea è che Brown, nonostante gli anni di “intenso studio”, abbia le idee parecchio confuse circa quello che accadde nei primi secoli del cristianesimo, su cosa accadde durante il Concilio di Nicea e, soprattutto, su quella che è la dottrina della Chiesa cattolica (il “Vaticano”, come spesso ne parla).

 
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