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« Messaggio #13                 Antinomie »

Cara Elisa

Post n°14 pubblicato il 28 Agosto 2006 da frapeace
 

     Cari amici vorrei condividere con voi una mia riflessione fatta aproposito del rapporto che intercorre fra arte, spiritualità e profezia che è nata da una corrispondenza con un mia amica artista... Che ne pensate?

 

Cara Elisa

 

     Devi essere orgogliosa: sei un’artista.

 

     A volte mi chiedo cosa distingua l’arte da quello che non lo è. Ci ho provato ma la cosa non è affatto facile… forse non c’è una vera e propria linea di demarcazione che divida questi due ambiti (l’arte e la non arte).

 

      Forse, piuttosto, si può dire che esistono degli artisti o meglio degli uomini e delle donne che hanno dedicato la loro vita a esprimere quello  che normalmente non si dice.

 

      Si potrebbe, senza trovare troppe obiezioni, affermare che l’arte è un linguaggio che può utilizzare delle forme più o meno convenzionali, ma il mio dubbio risiede proprio in questa affermazione che sembra così scontata: l’arte asservita alle convenzioni può essere definita arte?

 

      Il tuo racconto ad esempio rispetta le regole della grammatica e dell’ortografia, ma non si può dire che leggendolo non ci si imbatta in qualcosa di inusuale, infatti anche se hai rispettato le convenzioni linguistiche non ti sei risparmiata di fare degli accostamenti arditi nell’usare le tue splendide metafore. Per esprimere l’inesprimibile che dimorava in te (mentre scrivevi il tuo bellissimo racconto) hai dovuto inventare delle nuove parole, hai dovuto superare un limite, osare una trasgressione, hai dovuto rischiare di non essere compresa e di essere messa alla berlina da chi non avrebbe apprezzato il tuo sforzo.

 

     E’ questo il grande rischio di chi e fedele a quello che sente e al proprio desiderio di dire .

 

     La vita degli artisti è costellata di eventi dolorosi, ma questo non va affatto considerato come una maledizione, si tratta piuttosto di una conseguenza necessaria a chi fa questa tipo di scelta. Il dolore è un elemento sempre presente nella vita dei grandi uomini, forse proprio il fatto di aver saputo soffrire e quindi di farsi temprare dalle ostilità ha fatto di questi individui persone memorabili.

 

     Chi riesce ad esprimere l’inesprimibile porta qualcosa di nuovo agli altri, cioè qualcosa che appare come enigmatico e misterioso. Gli uomini, si sa, di fronte al mistero non reagiscono mai naturalmente: odio e amore, paura e fascino. Per questo di fronte all’inusuale che un artista riesce a portare allo scoperto spesso stimola attorno a se delle reazioni contraddittorie, dal disprezzo all’idolatria, dalla derisione all’ ammirazione… Così anche se con un immane sforzo l’artista riesce a mettere fuori la sua originalità, il suo messaggio rimane come un biglietto chiuso in una bottiglia affidato alle onde del mare: c’è una vaga speranza che qualcuno possa leggerlo.

 

      L’artista è un eroe, che mette a repentaglio la propria felicità per essere fedele al messaggio che la sua esistenza ha da dare agli altri. Esso non è molto differente dal profeta avente nel cuore la potenza di un messaggio divino da comunicare assolutamente, anche al costo di essere deriso, torturato, anche al costo del martirio.

 

      L’artista ha un altro grande assillo: la solitudine. Chi riesce a vedere al di là di quello che vedono tutti, si trova a vivere in un mondo diverso da quello in cui vivono gli abitatori delle convenzioni e quindi si accorge di essere solo. Chi a trovato nuove parole e nuove categorie si trova ad essere incompreso nel suo dire e per questo rischia di restare isolato. A volte, talmente grande e sconvolgente può essere la portata della novità che porta che finisce col diventare scandalo e addirittura può essere considerato un pericolo per la comunità.

 

     Un tempo ho rischiato anche io. Ne sto ancora pagando le conseguenze. Ma non mi pento: sono stato un profeta, ho visitatao luoghi impensabili, conosciuto persone incredibili, vissuto esperienze irripetibili e poi ho gridato, ho combattuto ma soprattutto ho amato chi mi disprerzzava perché potesse accogliere il dono più grande che un uomo possa fare: se stesso.

 

    Tuttavia sono stanco di essere solo. Un tempo ero riuscito a frequentare un giro di persone che come me condividevano questa grande passione: ciò mi è stato di grande consolazione. Che dici riuscirò anche in questo piccolo paese a trovare qualcuno che parli la mia stessa lingua? Riuscirò a fuggire dalla mia solitudine? da questo esilio che è diventata la mia vita?

 

    Beh  sono un frate e sono felice di esserlo, ho dei fratelli che condividono questa gioia, ma io non ho smesso si essere un artista (perché oramai lo sono e non potrò più smettere di esserlo) e mi è impossibile rinunciare alla mia profezia (ne morirei).

 

   Sarebbe bello se assieme ad altri ci riunissimo per comunicare la parola nuova che alberga dentro di noi… Per ora siamo due… Meglio di niente!

 

    Pace a te!

 

 

Fra Umberto Pacifico Panipucci

 
 
 
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Data di creazione: 20/07/2006
 

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