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530 km per riflettersi

Post n°69 pubblicato il 02 Agosto 2007 da frapeace

Provo ad esprimere brevemente quello che questa esperienza ha significato per me.

 

Anche se purtroppo non ho avuto la possibilità di percorrere l’intero itinerario del cammino Francese ( circa 750 km) la prova che ho vissuto è stata comunque intensa è a messo a dura prova il mio fisico. Dopo 10 giorni dalla fine del cammino sento ancora gli effetti della tendinite che mi ha accompagnato negli ultimi 100 km (in tutto, partendo da Burgos, ne ho percorsi più di 500 in 16 giorni).

 

Devo confessarvi che il mio essere diretto a Santiago era solo un accidente spazio-temporale. Avevo un’altra meta verso cui non mi dirigevo e non camminavo perchè sapevo che non era un luogo da raggiungere o cercare ma rappresentava la decisione sempre più salda verso l’obbiettivo che mi sono prefisso nella vita: cercare di essere, con tutte le mie forze, trasparenza di Cristo.

 

Sono partito con pochi mezzi, insufficienti alle mie esigenze, proprio come lo sono le mie sole forze nei confronti dell’impresa di essere un buon frate. Se non ci fossero stati altri mi sarei arreso, avrei deciso di arrendermi, non mi sarei avventurato nel buio di un bosco nelle fredde mattine del nord della Spagna occidentale, dove il sole sorge troppo tardi per aspettarlo. Io sono insufficiente a me stesso, come qualsiasi uomo lo è nei suoi confronti: ognuno è nel contempo soggettività e complementarità nei confronti dell’cosmo. Ho Chiesto al cammino che fosse uno specchio per la mia attuale situazione esistenziale e come ogni situazione che spinge al limite le possibilità ha, in questo senso, funzionato benissimo.

 

In questo viaggio mi sono molto affaticato perchè ho chiesto a me stesso più di quanto, in quel momento, potevo dare. La conseguenza è che le mie attuali possibilità operative all’interno della fraternità sono ridotte di un terzo. Molto probabilmente questo mi succede anche nella vita, non rispettare i propri ritmi di crescita, forzare le tappe, provoca stanchezza, delusione verso se stessi, è un abbassamento generale del proprio rendimento.

 

Tuttavia ho scoperto anche lati positivi di me stesso. A volte la gente ammette di trovarmi una persona interessante, con cui è piacevole intavolare discussioni che non ruotino a temi scontati. Se non ne si può più di filosofeggiare tirò fuori la mia “giullarità”... ho un vasto repertorio... questo serve a stemperare un po’ la mia seriosità  (che spesso da fastidio anche a me).

 

Quello che non mi ha mai stancato sono stati i volti dei pellegrini. Tutte quelli che ho incontrato avevano qualcosa di speciale, irripetibile. Se alcuni erano dei veri e propri atleti (c’è chi ha percorso anche 60 km in un giorno!) altri avevano intrapreso il cammino per motivi puramente esistenziali. Dall’incontro e il confronto che abbiamo avuto con questi ne ho tratto una ricchezza incalcolabile... potrei scrivere un intero libro di aneddoti e storie illuminanti...

 

Resta in me il desiderio di ripetere questa esperienza anche se prossima volta mi piacerebbe percorrere il cammino del nord meno battuto e più rurale, l’oceano sempre alla destra, grossi dislivelli e uno stupendo patrimonio di bellezza naturale.

 

Un saluto!

 

Fra Umberto.

 
 
 
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Data di creazione: 20/07/2006
 

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