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« Messaggio #72 »

Post N° 73

Post n°73 pubblicato il 01 Settembre 2007 da frapeace
 




Sacrifici inutili

 

 

 
 
 
 
La religiosità è apertura al trascendente, il tuffarsi nella speranza che qualcuno possa avere il potere di agire anche nelle

situazioni disperate. Questo modo di fare ci è così naturale che la fede nel divino è una costante in tutte le culture.Forse la religiosità naturale è il permanere della primitiva convinzione infantile che il proprio genitore sia pressoché onnipotente, una convinzione che ci dava sicurezza: un bambino in braccio a sua madre si sente come chi è avvolto dalle mura d’ un’ impenetrabile fortezza. L’uomo, scoprendo la realtà dei fatti e non volendo rinunciare a questo grande privilegio, cerca un modo per riottenerlo cominciando a cercare qualcuno che questa onnipotenza l’abbia realmente.
L’uomo cerca Dio perchè si sente fragile e solo nell’immensità del cosmo. Ma il fatto che a questo bisogno si può cercare una spiegazione razionale che non abbia fondamenti metafisici non esclude la possibilità della reale esistenza di un livello ontologico superiore. Tanti eventi che trascendono la nostra comprensione
alimentano questa speranza e spingono l’uomo confidare nella presenza di una realtà superiore che possa custodirlo. Le religioni sono la forma attraverso cui questo legittimo bisogno dell’ uomo prende forma nella sua dimensione
sociale e storica. Essa è lo strumento di comunicazione attraverso cui il corruttibile cerca di comunicare con l’incorruttibile. Una delle pratiche più antiche e diffuse è quella
del sacrificio attraverso cui l’uomo cerca di stabilire un patto con Il dio... uno scambio che possa ingraziarlo, un gesto che possa commuoverlo o placarlo dopo una trasgressione... insomma l’uomo tratta il dio come se fosse un altro uomo come se potesse trarre vantaggio o sollievo da quello che gli offre... Questo francamente non sono mai riuscito ad accettalo e dirò di più:è un atteggiamento che disprezzo in quanto è un implicita affermazione di debolezza e dipendenza
da parte del dio. Nella vita ho fatto una scelta, quella di credere, abbracciare
un antica fede che ha in se qualcosa che mi ha attratto con forza irresistibile. Il mio Dio non ha bisogno di niente e per questo vede i sacrifici come qualcosa di perfettamente inutile, li tollera appena perchè sa dei limiti del linguaggio umano ma vorrebbe che non esistessero più. L’unica cosa che gli è veramente gradita è il compimento della Sua Volontà la quale potrebbe anche essere chiamata “conformazione a se” o meglio “conformazione al Cristo” colui che ci ha amato senza riserve, insegnandoci a fare questo e nient’altro che questo. L’unico “sacrum facere” è compire gesti di amore cioè: imitarlo.

Ogni altro sacrificio è inutile. Questo percorso “coscientizzazione”, facilmente rintracciabile nella Scrittura, culmina nella rivelazione del Cristo.

 
 
 
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