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« IL MEME: BENIGNO O MALIGNONON LAMENTATEVI CON ME SE... »

Il senso del peccato

Post n°179 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da frapeace
 

Con la parola peccato vengono tradotti dall'ebraico vetero-testamentario almeno tre termini diversi:
 
hātā (mancare il bersaglio, inciampare, errare moralmente)
 
pāšā  (ribellione)
 
'awōn (cattiva intenzione, debito)
 
 

Mentre dalle lettere di san Paolo, con la stessa parola, viene tradotto il termine greco "amartya" cioè: cattiva testimonianza, comportamento scandaloso. Penso che queste poche righe bastino a rendere chiara quale sia la complessità di questo concetto, realtà che  purtroppo non è abbastanza limpida per la mentalità comune che identifica il peccato come la semplice trasgressione di una legge e riduce il male che esso produce ad una pena metafisica, magari eseguita da un diavolo accessoriato di tridente in un terrificante scenario dantesco!
 
Il peccato è molto di più, è un atteggiamento di vita che non permette all'individuo di giungere alla piena realizzazione umana e spirituale, un dramma esistenziale che coinvolge l'individuo e l'ambiente che lo circonda!

Dall'analisi dei diversi termini che abbiamo riportato ci accorgiamo come il senso biblico del peccato ha molte sfumature. C'è "l'inciampare" inteso come episodico errore umano, "la ribellione": chi non accetta le norme morali e si costruisce una morale propria e "l'awōn" cioè un atteggiamento nichilista e deliberatamente malvagio verso se stesso o un altro. C'è infine la definizione di Paolo che da particolarmente importanza alla testimonianza della Verità, il peccato più grande è quello di ostacolare volutamente e coscientemente l'opera di salvezza attraverso l'anti-testimonianza dei valori e dei principi del Vangelo.

Il senso del peccato nasce dalla consapevolezza di aver commesso una di queste azioni e di aver in qualche modo tradito il senso stesso della propria esistenza.

Cosa dire poi delle pene, dei meriti e di come queste vengono retribuite?

Non so come sia la vita nell'aldilà, né a noi è dato sapere più di tanto, però una cosa è certa. Il paradiso, l'inferno e il purgatorio non sono luoghi ma dimensioni esistenziali. Un cuore che ama (nel senso più puro del termine) può vedere Dio ed entrare in comunione con Lui, mentre una persona che non ha in se alcun valore di certo non condividerà i sentimenti di Cristo né la vita che egli stesso ci ha preparato.
 
Riassumendo si potrebbe dire che lo stato di grazia è tanto più ricco quanto maggiore è la conformazione a Cristo, conseguentemente il peccato è il non progredire in questo senso o, come senz'altro è peggio, il regredire!
 
I precetti, le leggi canoniche e la casistica sono dei preziosi strumenti coadiuvanti che non vanno mai sostituiti al fine per cui sono stati ideati.
 
Umberto Panipucci

 
 
 
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