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Un blog creato da g1b9 il 10/01/2009

Sentimentalmente

Tutto ció che mi dá emozioni....

 
 

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   Nel mio blog utilizzo  immagini trovate sul Web. Alcune siuramente hanno il copyright;  qui sono usate con scopo culturale , divulgativo  e critico, tuttavia toglierò immediatamente l'immagine, qualora questo uso dispiacesse agli autori.

 

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Messaggi di Luglio 2014

Dolce invisibile presenza..

Post n°2056 pubblicato il 31 Luglio 2014 da g1b9
 

 Renè Magritte

 Desiderio lontano

 


"Non importa che non ti abbia,
non importa che non ti veda.
Prima ti abbracciavo,
prima ti guardavo,
ti cercavo tutto,
ti desideravo intero.
Oggi non chiedo più
né alle mani, né agli occhi,
le ultime prove.
Di starmi accanto
ti chiedevo prima,
sì, vicino a me, sì,
sì, però lì fuori.
E mi accontentavo
di sentire che le tue mani
mi davano le tue mani,
che ai miei occhi
assicuravano presenza.
Quello che ti chiedo adesso
è di più, molto di più,
che bacio o sguardo:
è che tu stia più vicino
a me, dentro.
Come il vento è invisibile, pur dando
la sua vita alla candela.
Come la luce è
quieta, fissa, immobile,
fungendo da centro
che non vacilla mai
al tremulo corpo
di fiamma che trema.
Come è la stella,
presente e sicura,
senza voce e senza tatto,
nel cuore aperto,
sereno, del lago.
Quello che ti chiedo
è solo che tu sia
anima della mia anima,
sangue del mio sangue
dentro le vene.
Che tu stia in me
come il cuore
mio che mai
vedrò, toccherò
e i cui battiti
non si stancano mai
di darmi la mia vita
fino a quando morirò.
Come lo scheletro,
il segreto profondo
del mio essere, che solo
mi vedrà la terra,
però che in vita
è quello che si incarica
di sostenere il mio peso,
di carne e di sogno,
di gioia e di dolore
misteriosamente
senza che ci siano occhi
che mai lo vedano.
Quello che ti chiedo
è che la corporea
passeggera assenza,
non sia per noi dimenticanza,
né fuga, né mancanza:
ma che sia per me
possessione totale
dell’anima lontana,
eterna presenza."

 

Pedro Salinas,
 Eterna Presenza


 
 
 

Dal rigattiere di parole: "Nostalgia"

Post n°2055 pubblicato il 30 Luglio 2014 da g1b9
 

 

Paolo Stefanato  ha fatto un' avvincente ricerca su questa parola,che  non è poi tanto antica, come sembra e non è nata per definire certi sentimenti. Nostalgia è una parola avvincente, ricca di sentimento e poesia.  Ma cos'è la nostalgia? E' un forte , dirompente desiderio   du un luogo abituale ed ora lontano, è malinconia che distrugge l'anima  nel desiderio di un luogo, di una persona lontana o scomparsa,di qualcosa che non si possiede più, oppure dal rimpianto di una condizione che ormai è passato.

La parola dice tutto questo con la semplice unione di due vocaboli greci: nostos=ritorno e algìa=dolore, che sembrano sollevare il sipario sulla memoria della vita che è stata e su quella che avrebbe potuto essere. L'etimologia è chiarissima: di nostalgia si soffre. Talvolta si muore.

. Fu coniata "a tavolino" , racconta il Deli -,come termine medico da uno studente alsaziano di Mulhouse, Johannes Hoffer, che nel 1688 all'università di Basilea dedicò la sua tesi di laurea a quella malattia che non di rado coglieva i mercenari svizzeri  durante il loro arruolamento in eserciti stranieri. Il nome popolare Heimweh o Mal du pays ("dolore, male della patria") sembrò al laureando troppo poco solenne, ed egli pensò di fare quello che si fa da sempre  nella terminologia medica: lo tradusse in greco (si pensi a quanti termini medici terminano con -algia: sciatalgia, nevralgia, gastralgia). Così Nostalgia diventò il titolo della tesi. Per quasi due secoli la scienza fece sua la descrizione dei sintomi di quel male studiato dal giovane medico alsaziano: le persone che ne erano colte si facevano mute, svogliate, nemiche della compagnia. La parola uscì progressivamente dal linguaggio medico solo alla fine dell'Ottocento, quando letterati come Carducci e Fogazzaro cominciarono a usarla per indicare una tristezza profonda e quasi patologica.

Interessante l'evoluzione ricostruibile attraverso i vocabolari. Nè la Crusca, né il Masi (1823) né il D'Alberti di Villanuova (1825)  riportano nostalgia. Il Panlessico (1839) definisce la nostralgia come" Genere di malattia piuttosto mentale che fisica, in cui la fantasia spinge vivamente chi è lontano dalla patria a bramare il ritorno in essa; onde, essendo questo impedito, ne deriva poi forte malinconia, agripnia, anoressia,ed altri sintomi gravi". Il Tommaseo  si esprime così: "Doloroso desiderio del ritorno in patria, malessere, che prova chi è lontano da' suoi luoghi e che insieme con le influenze del clima diverso può diventare malattia",  concludendo con un'affermazione un po' snob,  "Nobile privilegio de' paesi poveri", frase che oggi sarebbe contestata sicuramente. Il Premoli,  nel 1912 ,dà questa definizione: "Il cordoglio e la mestizia profonda che nasce in persona lontana dal paese natio; malattia cagionata da forte brama di tornare nella propria patria".Spiega ancora il Deli, citando gli 'Scritti per Francescato': "Poi, sia l'idea di malattia sia quella del ritorno al paese natio si vennero affievolendo; la prima sfumando in una tenue malinconia, la seconda in un vago rimpianto di luoghi, di persone, di tempi passati; ovvero di ricordi o di speranze oltremondane (il Carducci parla di "una nostalgia dell'infinito" il Momigliano di "ardente nostalgia del sovrumano". Il Panzini, nel  Dizionario moderno (1920),  infastidito dall'abuso della parola, diventata  di moda,  dice: "Nel linguaggio degli esteti diventò voce abusata per vaga aspirazione, melanconia, ecc." E conia il suo esempio colmo di disprezzo per i gusti del popolo: "Nelle battute d'un valzer ritrova la sua anima nostalgica e sognatrice"

 
 
 

Il sasso...

Post n°2054 pubblicato il 30 Luglio 2014 da g1b9
 

 
 
 

Silenzioso swing...

Post n°2053 pubblicato il 29 Luglio 2014 da g1b9
 

 

 

 

 

 

 




Nel silenzio soltanto gli alberi cantano,
lieve  la  loro intonazione nel nulla
terso oltre le nebbie del mattino;
e l'erba che mi cresce in  bocca
riflette un sogno di un sonno  antico.
Forse l'estate è nei gerani, nella brezza,
vivo una storia senza personaggi,
il tempo è un vuoto azzurro,
dove diradano i pensieri ,si fanno lievi le voci,
 flebile il respiro... e la pioggia  un incanto ,
la fine di un'attesa che appaga i sensi.

        gb    

 
 
 

Pomeriggio in un pensiero che vaga...

Post n°2052 pubblicato il 28 Luglio 2014 da g1b9
 

Oggi, un caldo meriggio di fine luglio,l'ombra pesante del portico accoglie il mio assorto pensiero;gli occhi cercano invano il mio angolo di cielo, attraverso nuvole nere, immobili, pesanti come la calura appiccicosa. Tutto tace, dorme il cane nel fresco di un cespuglio, mostrandomi il significato del termine imboscato; nel folto verde degli alberi dormono gli uccelli, non c'è brezza che muova foglia,l fiori tra l'erba chinano i capolini; solo le formiche, instancabili, continuano il loro pellegrinaggio lungo il marciapiede per arrampicarsi poi lungo il muro in questo viaggio che sembra non aver fine. Io  sono calore, sonnolenza, una bacca rossa del tasso, sono un pensiero che corre lontano, che si ferma su un poggio e guarda là..." ti ricordi quante volte in quei luoghi,prima il lavoro alle cave e poi a godere l'incanto di quei luoghi a ritrovare D' Annunzio, le note di Puccini e noi?"

 

 Meriggio


A mezzo il giorno
 sul Mare etrusco
 pallido verdicante
 come il dissepolto
 bronzo dagli ipogei, grava
 la bonaccia. Non bava
 di vento intorno
 alita. Non trema canna
 su la solitaria
 spiaggia aspra di rusco,
 di ginepri arsi. Non suona
 voce, se acolto.
 Riga di vele in panna
 verso Livorno
 biancica. Pel chiaro
 silenzio il Capo Corvo
 l'isola del Faro
 scorgo; e più lontane,
 forme d'aria nell'aria,
 l'isole del tuo sdegno,
 o padre Dante,
 la Capraia e la Gorgona.
 Marmorea corona
 di minaccevoli punte,
 le grandi Alpi Apuane
 regnano il regno amaro,
 dal loro orgoglio assunte.

 

 

 La foce è come salso
 stagno. Del marin colore,
 per mezzo alle capanne,
 per entro alle reti
 che pendono dalla croce
 degli staggi, si tace.
 Come il bronzo sepolcrale
 pallida verdica in pace
 quella che sorridea.
 Quasi letèa,
 obliviosa, eguale,
 segno non mostra
 di corrente, non ruga
 d'aura.La fuga
 delle due rive
 si chiude come in un cerchio
 di canne, che circonscrive
 l'oblío silente; e le canne
 non han susurri. Più foschi
 i boschi di San Rossore
 fan di sé cupa chiostra;
 ma i più lontani,
 verso il Gombo, verso il Serchio,
 son quasi azzurri.
 Dormono i Monti Pisani
 coperti da inerti
 cumuli di vapore.

Gabriele D'Annunzio

 
 
 
 
 

RELATHIONSHIP

Don't let someone become a priority in your life , when you are an  optional in their life... Relationships work best when they are balanced.

 

 

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