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Sentimentalmente

Tutto ció che mi dá emozioni....

 
 

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Messaggi del 04/06/2016

Un meraviglioso mondo... selvaggio.

Post n°3164 pubblicato il 04 Giugno 2016 da g1b9
 

 

I nostri corpi sono selvaggi. Quel girare velocemente la testa, senza averci pensato, se sentiamo un grido, il senso di vertigine , che avvertiamo se ci affacciamo su un precipizio, il cuore in gola in un momento di pericolo, la richiesta di aria con un respiro affannato,i tranquilli momenti  rilassanti, uno sguardo assente di riflessione, sono reazioni generali di questo nostro corpo di mammifero... Il corpo non ha bisogno dell'intercessione di un cervello cosciente per  respirare , per far battere il cuore . Esso è una grande massa che si autoregola,  che vive di suo .   Ci sono tante cose nella mente, nell'immaginazione che si possono conservare: pensieri, ricordi, crucci, piaceri, reazioni spontanee.Gli abissi della mente, l'inconscio, sono le nostre più nascoste aree selvagge dove forse c'è una lince. E non intendo una lince reale in ogni psiche umana ma la lince che vaga di sogno in sogno. La coscienza che regola l'io occupa  un piccolo territorio,un piccolo scomparto in qualche parte vicino al luogo  dove  riceve le informazioni  su dove deve andare per fare qualcosa dentro e fuori ; per il resto si prende cura di se stesso. Il corpo è , tanto per dire, nella mente  ed entrambi sono selvaggi.

 Questo brano, che ho tradotto da" The practice of  the wild" di  Gary Snyder, mi ha mostrato un semplice ragionamento Zen sul rapporto  tra la nostra mente e il nostro corpo, dopo aver collocato l'uomo nel  mondo e i vari modi per vivere una vita serena, libera, lontano da ogni orpello che tenda ad imbrigliare le nostre più semplici libertà di vita, di espressione, di pensiero. Snyder ci fa capire che in base alla sua esperienza non esiste un unico sentiero ,sia esso inteso in senso spirituale o pratico. Per lui c’è sia il sentiero che l’uscire dal sentiero. L’uscire dal sentiero, dalla via conosciuta, dal già sperimentato per Snyder equivale ad addentrarsi nella wilderness, che non è solo quella esterna, la natura selvatica, ma soprattutto quella interiore, il selvatico dentro di noi, quella lince immaginaria ,  quella parte inconscia ma incontenibile che ci muove fuori dalle strade già percorse da noi o da altri. Che ci porta nell’altrove da noi, che a dire di Snyder, è la vera via verso il ritorno a casa, cioè a noi stessi.

 
 
 
 
 

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