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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

Messaggi del 11/09/2017

 

L'AMARA STORIA DEL "PETROLIO ITALIANO"

Post n°1624 pubblicato il 11 Settembre 2017 da r.capodimonte2009

SECONDA PUNTATA

Il 16 agosto 1924 il cadavere del deputato socialista Giacomo Matteotti fu ritrovato semisepolto nei boschi di Riano. Era stato ammazzato il 10 giugno da una squadraccia, condotta da Amerigo Dumini, un personaggio assai discusso, e non appartenente certo alla cerchia di Mussolini, e fervente massone. Due anni dopo la marcia su Roma, Mussolini era in difficoltà: il regime stava sprofondando ormai in un totalitarismo medioevale, circoscritto ai ras locali, e irriconoscibile, rispetto alla sua visione di regime. Non era un caso che al Governo ci fossero i cattolici e taluni socialisti, e che ogni azione violenta rimbalzasse non solo a livello interno, ma anche sui giornali inglesi e francesi. A tutto il futuro duce avrebbe acconsentito, piuttosto che uccidere freddamente Matteotti, il più duro e puro  deputato dell’opposizione, una specie del Di Battista odierno. E’ vero che il parlamentare trentino stava sparando tutte le sue cartucce, per far invalidare le ultime elezioni (secondo lui vinte dai fascisti con la forza!), ma stava anche indagando su qualcosa di molto più esplosivo, e secretato, anche allo stesso capo del Governo, ma non certamente al re e ai servizi che lo proteggevano, in testa ai quali troviamo il quadrumviro Emilio De Bono e il capo della futura Ovra, Giovanni Marinelli. Il dossier di Matteotti trattava di petrolio, una materia prima che stava rapidamente surclassando il carbone, quale forma universale di energia, e che prospezioni autorizzate dal Governo italiano, avevano scoperto in Sicilia, ma soprattutto in Basilicata (Tramutola): la Sinclair Oil, multinazionale americana della famiglia Rockefeller, perciò, iniziò, come d’uso, a distribuire mazzette, le più importanti delle quali, però, non finirono nei cassetti di Mussolini, ma della famiglia reale! Senza versare uno spicciolo, Vittorio Emanuele, divenne azionista anonimo, con l’impegno di non ufficializzare con nessuno, tranne che con i suoi più fidati collaboratori, anche fascisti (tutti legati dal giuramento massonico), che oltre a quelli italiani, altri giacimenti erano stati rinvenuti, nel Fezzan libico.

Ma c’era un però: gli inglesi, che proprio allora, con la Royal Shell e con la Anglo-Iranian, stavano ricercando spasmodicamente petrolio più ravvicinato. Il fatto che Matteotti si sia recato a Londra, a conferire coi laburisti, che, tramite la massoneria inglese (la più perfetta intelligence del mondo!), avevano scoperto che gli americani si stavano comprando il re d’Italia, dimostra che Mussolini era del tutto estraneo, lui che sapeva ogni virgola di ciò che succedeva attorno a lui, e probabilmente avrebbe condotto di persona certe trattative strategiche per l’Italia. Ovviamente tutta l’opposizione antifascista, compresi molti storici, ha dimenticato che personaggi come Croce, Giolitti e Einaudi, e studiosi come Chabod e Tomkins, ritennero il duce innocente del delitto, anche se la responsabilità politica fu la sua (e non la nascose!); oggi la storiografia è per lo più dalla parte di questa tesi, visto che la morte di Matteotti mandò all’aria il progetto politico mussoliniano, già abbondantemente avviato con il sindacalismo socialista (De Ambris), e con taluni deputati di sinistra (Bombacci, Silvestri), perfino con i comunisti (CGIL), di spostare a “sinistra” il fascismo, costituendone l’argine ideologico più efficace a Mosca! Ovviamente Giacomo Matteotti temeva questa “involuzione”, ma era piccola cosa a confronto dei potentati che aveva smosso con le sue indagini.

Nel 1933, Amerigo Dumini, che nel 1925 era stato condannato per l’omicidio, temendo che i suoi “giri di valzer (anche con gli antifascisti!), lo consegnassero nella mani dell’Ovra,  spedì un carteggio ad uno studio legale americano, dove rivelava di essere stato in possesso della borsa di Matteotti, poi passata a De Bono, in cui si certificava l’ “affare petrolio”. De Bono, secondo le ricostruzioni di Renzo De Felice, Marcello Staglieno, Fabio Andriola e Matteo Matteotti (sic!), l’avrebbe consegnata al duce, perché gli risparmiasse la vita al processo di Verona, cosa che ovviamente con accadde; ma la documentazione finì, con tante altre, nella famosa carpetta che i partigiani sottrassero a Mussolini a Dongo, e che perfino Churchill venne in Italia, nel luglio del 1945 a cercare, con la scusa di una “vacanza” sul Lago Maggiore!

Paradossale, d’altra parte, fu il comportamento della Sinclair Oil: la quale, una volta pizzicata con le mani sulla marmellata dai concorrenti inglesi, volle occultare le sue manovre, pur di allontanare dall’Italia gli artigli britannici. Probabilmente fece assassinare Matteotti (così come fece, 40 anni dopo, con Enrico Mattei!); poi ordinò che ogni traccia di petrolio scomparisse, chiudendo i pozzi, dove aveva scoperto quantità inenarrabili di oro nero, rimandando l’affare a momenti più propizi. A dimostrazione inoppugnabile che il fascismo ufficiale fosse informato delle indagini di Matteotti, ma non le ritenesse di grande impatto, esiste un articolo del 13 giugno 1924 (tre giorni dopo il rapimento), sul giornale fascista Il Nuovo Paese, che taglia la testa la toro (*). Quei pozzi, finalmente, si sarebbero riaperti nel 1939, con la nuova azienda petrolifera fondata da Mussolini, l’AGIP, in vista delle necessità belliche. Ma fu troppo tardi!

In questo bailamme, esattamente come accade oggi, il petrolio italiano è conteso da tutti, meno dagli italiani. I quali, pur di guadagnare mazzette, sanno svendere, come nessuno al mondo, il destino economico del proprio Paese!

Siamo arrivati al dopoguerra. Enrico Mattei è stato un consulente dell’AGIP fin dall’inizio, e sa dove cercare il malloppo: è lui che riapre il discorso lucano e siciliano, ma ancora una volta si dimentica che le “sette sorelle” non permetteranno mai che l’Italia si renda energicamente indipendente da loro. Rompe i patti con gli americani, e ufficializza le potenzialità del petrolio lucano (15 miliardi di barili), mentre va a pestare i piedi agli inglesi, offrendo agli arabi il 75% e non il 50% di royalties. “Mattei era al corrente dei giacimenti lucani e, nonostante quei vecchi patti non lo consentissero, era intenzionato a sfruttarli a beneficio del Paese” scrive Nicola Piccenna. Per gli inglesi, “Mattei era diventato un’escrescenza”, una “verruca” da estirpare in ogni modo”, aggiunge Fasanella. I nostri due “alleati” di punta si accordano, così, coi loro ex-beniamini della mafia (che li ha aiutati a conquistare la Sicilia), e il 27 ottobre 1962 Mattei viene ammazzato.

Ma c’è un uomo di cultura, un intellettuale di sinistra, cacciato via dal PCI perché omosessuale, che, pure,  tiene compagnia ad Ezra Pound quando il poeta rientra in Italia dal manicomio criminale americano: un uomo che parla di “guerra tra i poveri”, inventata dalle lobby di potere, quella tra forze dell’ordine e dimostranti, che anziché contrastarsi, dovrebbero unirsi per abbatterle! Pierpaolo Pasolini, che, coi suoi studi, ha abbracciato da tempo la tesi che Matteotti sia stato assassinato dai petrolieri, non da Mussolini. Egli sta scrivendo un libro sulla vicenda, ma non sa ancora che questa si sta di nuovo avviluppando in un’altra drammatica serpentina, che, alla fine costerà la vita anche a lui... (ITALIADOC)

FINE SECONDA PUNTATA

(*) LA CONVENZIONE SINCLAIR DEV’ESSERE DISCUSSA ALLA CAMERA: “Si vuole che l’on. Matteotti dovesse pronunziare alla Camera –in sede di discussione sull’esercizio provvisorio- un discorso di critica alla convenzione Sinclair. Se questo l’on. Matteotti avesse fatto, sarebbe stata la prima azione patriottica da lui compiuta. Comunque, noi non dubitiamo che se anche la sua voce dovesse mancare, -e ci auguriamo che ciò non sia- sorgeranno alla Camera, dagli stessi banchi fascisti, degli oratori a sostenere, in merito a tale questione, il punto di vista degli interessi dell’Italia.”

P.S. Per questa inchiesta abbiamo consultato:

G. Fasanella/M.J. Cereghino, Il Golpe Inglese e Tangentopoli Nera, 2014 e 2016

N. Piccenna, Articoli e blog vari

P. Aprile, Il Sud Puzza, 2013

M. Canali, Il Delitto Matteotti, 1997

R. De Felice, Mussolini, il Fascista, 1965-1966

 

 

 

 
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