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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

Messaggi di Settembre 2017

 

L'inoppugnabilità della candidatura DI MAIO

Post n°1629 pubblicato il 19 Settembre 2017 da r.capodimonte2009

Sul fatto che sia Luigi Di Maio l’unico candidato premier per il M5S, i media di regime si sono sbizzarriti in una serie di elucubrazioni menicomiali e senza costrutto, che vanno dalla conferma che il movimento è un qualcosa di assolutamente autoritario e pragmatico, fino al fatto che presto il bubbone si manifesterà addirittura con una scissione, tralasciando le varie ironie alla “bello fico” del democraticissimo, nonché comunista Il Manifesto. In realtà, a scanso di equivoci, in pochi avrebbero scommesso un centesimo su una gara a due o tre, che alla fine, poi, incoronasse comunque il vice-Presidente della Camera, ormai da anni in pectore per questa opzione. In particolare, Roberto Fico, l’ala sinistra dei Cinquestelle, così come Alessandro Di Battista, l’ala destra, presentandosi, avrebbero certamente causato una catastrofe ideologica, alla vigilia delle elezioni siciliane (che non è affatto detto che i grillini vinceranno!), e soprattutto in vista delle politiche, che sono la meta agognata di Grillo e dei Casaleggio da quattro anni! Perché nascondere, che, all’interno del “grillismo” non possa esistere una “destra” e una “sinistra”, che pur non avendo quasi nulla a che fare con le tradizionali connotazioni politiche, si confrontano su un tema ormai giunto a determinazione: la condivisione o l’alleanza con altre forze politiche, oppure l’intangibilità dell’esclusività politica e morale sugli altri soggetti politici. Non una differenza da poco, che, tuttavia sta assumendo la dicotomia dell’impossibile, visto che, se non altro i sondaggi (ma chi ci vuole credere?) hanno ormai piazzato il movimento in quel 28-29% che non serve per giungere al governo della repubblica da soli. E bisogna ringraziare gli dei che quella percentuale sia sempre lì, a martoriare la banda renziana, e che appunto le varie componenti ideologiche si siano assunte, lodevolmente, la responsabilità, di lavorare d’amore e d’accordo.

Non era facile, per carità, resistere, oltretutto di fronte all’ “arco costituzionale antigrillino”, di impronta simile a quello che negli Anni Ottanta discriminò la destra italiana, costituito da quasi tutte le forze politiche, comprese le estreme, terrorizzate che l’ex-comico potesse giungere al potere. Accompagnato, questa volta, dall’intera o quasi galassia mediatica, che mai, prima d’ora aveva dato una prova di sé tanto conformista nei confronti di un regime vero e proprio.

L’altra considerazione è quella che fa riferimento alla ormai accertata insindacabilità della web-democrazia, che a questo punto, si assottiglia fino a rendersi “presunta”, visto che agli iscritti toccherà votare un plebiscito.

Come se questa operazione, e ci rivolgiamo ai soloni della repubblica nata dalla Resistenza e obbediente alla costituzione, fosse un atto eversivo, o, addirittura, un disconoscimento di comportamenti ligi e partecipativi verso il popolo italiano!

LA SCELTA INOPPUGNABILE DI METTERE UN SOLO CANDIDATO IN FIERI DEL PREMIERATO, È STATA NON SOLO SAGGIA, MA ANCHE INEVITABILE. Lo abbiamo ribadito sopra, per motivi ideologici, lo confermiamo adesso, proprio i nome di certi ideali, calpestati e svergognati, da quando il Paese è stato ridotto semplicemente a protettorato straniero, sia dal punto di vista politico, che economico, che strategico.

L’ITALIA NON È PIÙ UNA DEMOCRAZIA ORMAI DA QUASI SETTE ANNI, da quando gli Stati Uniti e l’Unione Europea stabilirono che era necessario, visto che i Governi Berlusconi, nel bene e nel male, avevano tentato di restituirle un’autonomia dall’ ”atlantismo” e dal marco-dollaro, ridimensionarla, imponendole scelte letali  in politica estera e in politica economica: costringendo, sotto ricatto giudiziario, un Berlusconi mai tanto pavido ad appoggiare la insensata aggressione alla Libia; seguita, subito dopo, dagli intrighi massonici, che avrebbero condotto al potere, cacciato l’istrione, l’alta finanza internazionale, con lo scopo di dimezzare la potenzialità imprenditoriale e la ricchezza del Paese, attraverso la manipolazione e la corruzione degli istituti di credito, e di una classe imprenditoriale senza spina dorsale. In questo sette anni se ne sono viste di cotte e di crude, ma soprattutto si è vista l’occupazione dello Stato da parte di lobby mascherate da partiti neo-liberisti (né più di destra né più di sinistra!) vendute, pezzo per pezzo, ai poteri forti, e che hanno via via trasformato il Parlamento, la Giustizia, e le istituzioni in meri esercizi di trasformismo, di corruzione, di intrigo, strappando di mano al popolo il controllo democratico sullo Stato e sui suoi meccanismi, abiurando la Costituzione, e inaugurando la stagione delle caste: da quella giudiziaria a quella imprenditoriale, da quella culturale a quella mediatica. Tuttavia, mentre era in corso questa trasformazione nefasta, e i più scappavano dalle loro responsabilità elettorali, altri reagivano, e nasceva così il M5S, vera alternativa di lotta al sistema. Un movimento che, tuttavia, avrebbe pagato per lungo tempo la sua “ingenuità” e le sue “opzioni morali”, diventate cibo per il “minculpop” mediatico, ormai assurto ad alleato primario dei nemici della patria.

E chi ancora sostiene che in Italia sia vigente la libertà democratica, si vada a scorrere la semplice enumerazione dei disastri e delle prevaricazioni sociali (tutti programmati), accaduti in questi anni, in cui il popolo è stato tenuto in ostaggio: la sudditanza estrema dall’Unione Europea, che ha significato, praticamente, perdita della sovranità economica e monetaria; la disintegrazione della piccola e media impresa e dell’agricoltura, poli trainanti dell’economia nazionale, accompagnata da un incremento deleterio dell’inquinamento ambientale; l’aumento incontrollato della disoccupazione, specie quella giovanile, la perdita di valore da parte dei salari e delle pensioni, il mercimonio vergognoso dei privilegi, lasciati intatti nei confronti delle caste e delle lobby, anche politiche; la sconsiderata politica migratoria che ha portato l’Italia al fallimento, non solo finanziario, ma anche morale, mentre l’Europa le voltava la faccia, lasciandola sola, grazie a Governi complici, nella gestione suicida di questa emergenza; la catastrofe bancaria e finanziaria, che ha coinvolto, in prima persona, la stessa Banca d’Italia, del tutto corresponsabile della mancata vigilanza su collassi superiori a 50 miliardi di €, tutti o quasi concentrati su milioni di risparmiatori truffati.

C’è forse una nota di positività da sottolineare?

E allora, di fronte a questo cimitero degli elefanti, mentre il PD e Forza Italia (sempre complice di questa situazione), stanno tentando di reggere allo tsunami raccogliendo rottami di ogni genere, per ricominciare da capo, rafforzandosi in vista della gestione ultima del tracollo definito del paese, già chiaramente enunciato recentemente dall’alcoolista Junker; illudendo gli elettori con richiami alla democrazia del confronto (primarie, consultazioni di base, congressi, ecc.), quando di confronti non esiste traccia, aldilà delle menzogne renziane e berlusconiane; allora cosa avrebbe dovuto fare il M5S, che è l’unica opzione politica in grado di fermare questo olocausto nazionale, “fingere” di soppesare i candidati, di  dividere l’elettorato, di scoperchiare polemiche o invidie (che ci sono sempre, è la natura umana)?

Il candidato c’è, è quello e basta: il premier! Se poi avverrà che il movimento raggiunga la maggioranza e venga convocato al Quirinale, ci sarà posto per i ministri, e allora le componenti (se così vogliamo chiamarle) avranno l’occasione di partecipare in modo adeguato alla gestione del potere.

Il cui, scopo principale sarà proprio quello di ripristinare una democrazia ridotta in brandelli! Mai come oggi, chi non ha compreso questi passaggi, è meglio che emigri...  (ITALIADOC)”

 

 

 

 
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Le metastasi di una giustizia al massacro

Post n°1628 pubblicato il 15 Settembre 2017 da r.capodimonte2009

Un cancro che non guarisce, e che ormai sta portando il Paese alla diffusione letale di tante metastasi quanti sono i tribunali e le procure. Questo è un altro dei punti fermi che contraddistinguono l’autunno più devastante della Repubblica: la crisi della giustizia.

Con un ministro, Orlando, che ipocritamente sguinzaglia ispettori in giro per la penisola, ad indagare la lobby degli intoccabili: giudici sordi alle preghiere di madri, figlie, padri e parenti che denunciavano violenze, taccheggi, minacce, e poi le ragazze, oggetto dell’allarme, vengono assassinate; altri, che mettono in libertà stupratori seriali, solo perché hanno la pelle nera, e sono migranti. Il sottoscritto, che tre anni fa aveva raccolto le prove, primo fra tutti, che Mario Monti stava regalando al MPS 4.5 miliardi col trucco, gettandoli in mano a quelli che, poco dopo, sarebbero risultati banchieri non solo criminali ma assassini (gettando dalla finestra l’unico funzionario onesto tra loro, ipotesi benignamente respinta da altre procure indegne!): e i procuratori romani mi dissero che non volevano e non potevano inquisirlo! Un’Authority Anti-Corruzione che in quattro anni l’unica cosa che ha saputo fare è stata tradire vigliaccamente la sindaca di Roma, prima assicurando che era nel giusto ad assumere Marra , poi accusandola di abuso in atti d’ufficio; mentre gli passava sotto le mani il peggio e svergognato avvenimento nazionale, l’Expo, che avrebbe allarmato un sorcio; tutta una serie di processi paradossali, in cui i magistrati hanno condannato all’ergastolo tutta una serie di omicidi solo ed esclusivamente in base a prove indiziarie, spesso incomplete; fino ad arrivare a sentenze, come quella di “mafia capitale” che smonta, non si sa perché, il teorema che altri colleghi avevano contestato ad un sistema corruttivo filo-governativo. Un procuratore capo, sorpreso in una intercettazione telefonica (che d’ora in poi il regime ridurrà praticamente al silenzio con una legge tipicamente autoritaria!), a dare addosso ad un procuratore (poi diventato sindaco), in cui spiega alla sua segretaria come si può distruggere una persona con metodi cammorristi; infine, stamane, la confessione del procuratore in gonnella di Modena, davanti al CSM, che sbugiarda i migliori investigatori d’Italia, tra cui “Ultimo”, confessando che questi avevano scoperto  rapporti tenebrosi tra la famiglia Renzi e l’affare Consip, ma che lei li aveva ritenuti falsi ed “esagitati”, al punto di scavalcarla, e quindi di accusare i carabinieri di essersi inventato tutto, salvando così la testa all’allora Presidente del Consiglio; la stessa prassi che altri procuratori avevano seguito nel risparmiare la persona, compromessa come non mai, di Maria Elena Boschi.

Se volessi continuare nella disamina, ci vorrebbero cento pagine di situazioni e altrettanta barbarie giudiziaria. Nell’ordine di tempo è arrivata anche la doccia scozzese siciliana contro il candidato Cinquestelle, sfiorato dalla denuncia di uno sciacalletto, venduto al PD. Insomma una giustizia politicizzata e ormai inaffidabile, che, come denunciò l’allora Presidente dell’ANM, Davigo, andandosene sbattendo la porta, composta di gente che non applica più la giustizia, ma la interpreta “pro domo sua”: che, in fondo, altro non è che carriera politica e giudiziale ormai fuori controllo, da parte di una casta vera e propria. La quale, anziché seguire il motto, ormai stantio, della legge uguale per tutti, inattaccabile e insindacabile qual’è, la applica secondo il metro politico di regime, spesso disconoscendo prove e testimoni, o altrimenti allungando il processo fino a prescrizione. Esattamente come fecero e fanno tutti i regimi totalitari di questo mondo. (R.S.)

 

 

 

 
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La lobby giornalistica nega di esserlo: una risposta a Enrico Mentana

Post n°1627 pubblicato il 14 Settembre 2017 da r.capodimonte2009

Nascondersi come conigli dentuti, dopo aver lacerato carni e onorabilità, dietro simulacri intoccabili, dove la democrazia e la libertà di espressione diventano un’opzione di spettanza privatistica, e non pubblicistica, è il mestiere che va più in voga nell’Italietta  della “grossa coalizione trasformista” tra destra e sinistra (sempre che si voglia assegnare a queste due “nobili categorie” il senso di un’appartenenza falsa e bugiarda!): ci riferiamo alla nobile corporazione dei giornalisti, e al simulacro che li preserva da ogni tipo di insulsaggine e dileggio, ma anche di vera e propria calunnia: l’Ordine dei Giornalisti. Non è un caso che questa “barriera di ideologismo conformista” esista solo in Italia, e fu eretta con la scusa che il regime fascista aveva fatto della libertà di stampa una barzelletta: niente di più falso! La ricchezza dei contenuti, il numero delle testate, i dibattiti più anticonformisti e dai molteplici atteggiamenti, non hanno mai avuto più diffusione che nel periodo fascista, tanto che oltre la metà dell’intellighentia antifascista liberal-comunista ebbe i suoi battesimi proprio dalle colonne “fasciste” di certi giornali (basta leggere, per conferma, i volumi di Renzo De Felice)! Per cui si ebbe l’ennesimo bluff, lo stesso che abbracciò tante altre prese di posizione su mille argomenti e settori, culturali, economici e sociali, per riportare questa professione a livello di casta, così come era stata fino al 1922.

Ovviamente, negli anni del Dopoguerra, e fino agli anni Sessanta, la casta giornalistica stette bene attenta a non debordare dal patto leonino che la vedeva supinamente divisa in  bianchi e rossi, con contorno massonico, dove l’appiattimento ideologico dall’una e dall’altra parte si faceva monotona uniformità, anche quando le due fazioni decisero di marciare insieme nel compromesso storico.

Durante i criminosi anni della P2, poi, selve di giornalisti si accodarono al “maestro”, per ottenere nuovi favori e prebende, e l’Ordine si compiacque e benedì, e oggi molti fanno finta di esserselo dimenticato. Allora divennero giornalisti perfino i materassai, i commessi, gli uscieri, una massa inenarrabile di arrivisti, che avevano compreso molto bene il futuro della nostra Repubblica. L’Ordine registrò, e tacque.

Nacque addirittura una branca dentro la branca, i “giornalisti della Rai”, i prodromi di quello sfacelo dell’obiettività e della verità che è giunto, purtroppo fino a noi!

Ecco perché oggi, leggendo ad esempio, i titoli di prima pagina di fogliacci “fascisti” (nel senso deteriore del termine!), che sono attribuibili a veri e propri ras della carta stampata, come taluni si comportano nei loro elzeviri, che svergognano quella che, in altri paesi civili, si direbbe, la “professione”. O le inchieste para-sessuali quotidiane dell’altro supporto cartaceo prezzolato, “libero” di nome e non di fatto, che preferisce i pizzicori anali alle inchieste corruttive, ci rendiamo conto quanto può essere caduta in basso quella che, ad esempio, in America, Humprey Bogard, definì, in un memorabile film, “è la stampa, bellezza!”

Se poi da “destra” voltiamo a “sinistra” è ancora peggio.

Per questo, nello sperare che questo articolo, scritto da un giornalista “freelance”, con una lunga carriera alle spalle, ma con l’orgoglio di non aver mai fatto parte del simulacro difensivo, ma di aver pagato di persona tutte le volte che ha inteso attaccare i “venditori di verità”, venga letto da Mr. Presce in Barile, così io lo definisco, ma senza malignità, faccio riferimento al suo “duro” intervento, ovviamente televisivo, dagli studi del nuovo media di regime, La 7, durante una dei più mistificatori talk-show italiani, contro i cosiddetti “haters”, cioè, traducendo letteralmente dall’inglese, gli “odiatori” che, secondo lui, imperversano sui social, e che “bisogna stanare”, come fossero delinquenti.

Questo risanatore della pubblica moralità, nonché re della obiettività repressa, che per anni ha dato d’intendere di stare al di sopra delle parti (e a volte, rare volte ci sta!), dice testualmente alla conduttrice, altra campionessa di verità rivelate: “Noi giornalisti non possiamo pensare di stare sulla torre d’avorio con l’informazione ufficiale”,  mentre le idee e i commenti si incrociano soprattutto sui social, di cui lui è diventato l’ammazzasette, con la su pagina facebook “Enrico Mentana blasta la ggente”. “Io scrivo quello che penso, rispondo alle persone che fanno domande civili, ma a quelli che voglio instillare l’odio e scrivono fesserie, evidentemente perché sono avvelenatori di pozzi, bisogna rispondere a tono!” E qui è evidente il tono autoreferente di chi si sente in cima al pozzo avvelenato, e sa chi lo ha reso mortale!  E continua: “Peraltro questi sono gli stessi che ti vogliono dare una sberla, nascondendo la mano, e se tu gli restituisci la sberla (secondo lui dare del “cretino" ad un sindaco che ce l’aveva, tanto per cambiare con la Boldrini!), si mettono a frignare, chiedendoti come ti permetti.”

Ma come ti permetti tu, Mentana, e non me ne frega niente di quel sindaco o di altri 100.000 “haters” della Boldrini, a cadere in questa stolida contraddizione, gattopardesca! Insomma chi butta fango da facebook “liberamente” (impara bene questa parola, e dimentica i tuoi privilegi!), nasconde la mano? E questo perché, a volte si nasconde dietro pseudonimi, che servono a poco quando la polizia postale vuole trovarti o se lo stesso social ti oscura, visto che il tuo nome e cognome è obbligatorio per entrarvi? Noi “operai dell’informazione critica e non conforme”, lavoriamo tutti a viso aperto, caro direttore, perché la nostra coscienza è tranquilla, dal momento stesso che “buttiamo fango” -perché no?- contro questo regime illiberale e letale, che non ci dà altra arma di difesa, se non l’arbitrio, esattamente come fa lui nei confronti del popolo, anche se questo arbitrio si chiama “odio”. E non è forse odio, odio inveterato, vecchio e stantio, quello di chi ha portato in parlamento una legge contro la “propaganda fascista” che serve solo a far uscire dai ghetti chi fascista magari non era, ma adesso ci diventa? Fiano non è forse un “hater”, oppure tu fai distinzione tra chi è un “hater” buono, come Fiano, o è un “hater” cattivo, perché è stufo di sentire amenità e bubbole dalla terza carica dello Stato? E chi è che si mette a frignare, non avendo alle spalle un carrozzone, come l’Ordine dei Giornalisti, che nella sua pluridecennale storia vi ha fornito sempre elmo e usbergo, perché voi stiate lì, intoccabili, a nascondere la mano, dietro i vostri articoli velenosi, le vostre calunnie quotidiane, le vostre appartenenze ideologiche, che come minimo dovrebbero essere alleviate dall’obiettività della notizia? Sei certo che le fesseria scritte siano solo da una parte, e non da quella tua e dei tuoi emuli, perché siete gli “illuminati” del mestiere, quelli dell’”informazione ufficiale”, quelli inviolabili, che possono anche scrivere che Cristo è morto dal freddo per colpa di Virginia Raggi, o che a questo nome è stata intitolata una zanzara killer?

Poi c’è il finale del tuo intervento, quello che mi ha fatto basire di più: “C’è insomma un doppio standard: noi possiamo essere criticati su tutto, però abbiamo anche il diritto di rispondere e di dire la nostra. La forza delle idee, in un confronto, non sta nello stare zitti, ma nel proporre le proprie.”

Una grande lezione di qualunquismo “democratico”, di manicheismo lobbistico: la lobby che dice a se stessa di non esserlo, e gli altri, i deboli, gli indifesi, il popolo “bue” che ormai  hanno a diposizione solo il social per ribellarsi alla tirannia, debbono annuire.

No, non è così. Non lo sarà mai. (Riccardo Scagnoli)

 

 

 
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A VOLTE RITORNANO... I MOSTRI

Post n°1626 pubblicato il 13 Settembre 2017 da r.capodimonte2009

A volte ritornano, scriveva Stephen King, e si sa che lui di mostri se ne intende! L’estate è finita, ognuno di loro, dopo aver imperversato per un mese nei posti più chic ed esclusivi del mondo (questa volta, però, li ha fregati il terremoto di Ischia e i cicloni di Miami), o se la sono spassata nelle ville e villette semi-abusive, che però sono intoccabili, diversamente dalle casette fatte a mano, di tanti poveri sans papier, che certi magistrati “progressisti” condannato all’abbattimento solo per “razzismo” (quello vero, che distingue i ricchi dai poveri!), è ritornato al “lavoro”, se così possiamo definire il mestiere dello sciacallo. Così rivediamo affacciarsi dalle TV, la Merlino, la Gruber, Vespa, Mr. pesce in barile, Mentana, e tanti altri “soloni della cripto-democrazia”, mentre Parenzo, questo “astro nascente” delle nequizie, continua a fare bla-bla come un pappagallo. Poi arriveranno Tagadà. Omnibus, i talk-show all’arsenico di Mediaset (Porro, ecc.); mentre le redazioni dei quotidiani, dove gli ufficiali giudiziari stanno staccando la luce per debiti (visto l’andamento delle vendite), in primis l’ “almanacco delle idiozie”, il Messaggero, seguito dal “bollettino dei peracottari”, il Tempo, per finire al “foglietto insulso” della parrocchia berlusconiana, Il Giornale, diretto dal metafisico Sallusti, e l’ “alfa-omega delle menzogne”, Repubblica, riaprono i giochi, a redazioni complete (dove la paga media da precario si aggira attorno ai 15 € lordi ad articolo!).

E secondo voi quale potrà mai essere l’argomento lasciato in sospeso il 31 luglio e adesso, ripreso con fervore, dal 1 settembre? La risposta ce l’avete già, visto che l’Italia, come c’era da aspettarsi, è stata allagata dalle Alpi alla Sicilia, ma solo due città sono finite nell’occhio del ciclone (è il caso di dire!): Roma e, purtroppo per le vittime, Livorno.  E a chi appartengono questi sindaci: al M5S!

Insomma la “febbre” si riaccende con nuovo impulso (vedi l’iniziativa del magistratucolo siciliano contro Cancelleri!), in questa tormentata plaga contagiosa, che si è fatta, politicamente, vero e proprio “arco costituzionale” di ignobile fama (molto simile a quello che si costituì, mentre il PCI andava al Governo del Paese, per opera dei democristiani e dei comunisti, contro il MSI di Almirante!), e che in tanti, in troppi si tenta, silenziosamente e progressivamente, di trasformare in “razzismo di qualità”, dopo aver dato da bere alle masse idiote, che l’italiano era diventato improvvisamente razzista nei confronti delle genti di colore, in particolare quelle migranti!

La vera, autentica apartheid, interpretata dal PD e dai suoi accoliti catto-socialisti, e dai cosiddetti “neo-liberisti dalla saccoccia piena”, a cui si sono perfino accodati chi si definisce (vergognosamente) di sinistra, i sindacati (ormai tutti padronali!), l’intellighentia fasulla in arte, sport e troiaggine, è quella tra ricchi e poveri: tra chi vede ogni ora aumentare il proprio tenore di vita grazie al fatto di vivere, protetto e coccolato, dal regime, e chi ne è scalzato via con violenza, perché il suo di reddito serve ad ingrassare l’altro! Sembra un paradosso, ma in questa dannata repubblica, sono i miseri che hanno perso tutto, i piccoli borghesi che arrancano, i disoccupati che vivono di sogni, i lavoratori che spaccano l’euro per dar da mangiare ai figli, i pensionati che ogni mese tentano di portare a casa la pelle, coloro che mantengono le caste parlamentari e imprenditoriali, i giornalisti beceri, i giudici che recitano la parte, le lobby corrotte, le banche fallite, in un’operazione di spoliazione quotidiana, organizzata dai “gabellieri” e dai “dazieri” governativi, appoggiati dalle Forze dell’Ordine che li tutelano, difendendoli dalla rabbia dei poveracci, invece di condividere la protesta con il popolo!

Questo “razzismo” non interessa nessuno, ma soprattutto chi sta bene, ed è anche onesto (sic!), e, tra una pizzeria e una partita della Juve, non pensa al “sociale”, diventata una sovrastruttura, non un impegno civile: e non mi riferisco certo ai migranti, che nel loro inoppugnabile “stato di necessità” vengono accolti e tutelati molto meglio di tanti italiani disperati (che raramente vediamo occupare case altrui, ma casomai dormire in macchina, con mogli e figli!), ma a chi soffre la miseria made in Italy. E, a volte, la codardia di costoro, e l’innata ipocrisia che copiano da una “chiesa ormai arrabattata”, li spinge a “donare”, a “donare” a tutte quelle ONG che si affacciano sul mercato, e che contrabbandano la miseria dell’Africa o dell’Asia, perché non solo costa poco, ma è anonimato pieno. Ci sarebbe solo un modo per questa “categoria di egoisti e ignavi” di cambiare le cose: smettersela di approfittare del loro benessere, che li spinge ad appoggiare i partiti della conservazione a tutti i costi, o addirittura della corruzione istituzionale, e appoggiare chi ha fatto sul serio della giustizia sociale la propria missione. Una semplice manovra economica, che Giacinto Auriti chiamò, “reddito di cittadinanza”, da distribuire a tutte le fasce bisognose di reddito, compresi i disoccupati, che ne dovrebbero trarre, tuttavia, incoraggiamento al lavoro (che, quando non si ha il cibo per la famiglia, alla fine diventa disperazione!), altrimenti, a medio termine, ne resterebbero privi; tramite l’introduzione di una “moneta parallela” emessa dallo Stato, e mutuabile con l’euro, destinata alle necessità sociali, non sottoposta, quindi, alle svalutazioni e perdite di valore d’acquisto, causate dal corso monetario delle valute non sovrane: pensioni, contributi sociali, casse integrazioni,  e reddito di cittadinanza.

Ma si tratta di immaginare che il mondo di Stephen King, cioè il nostro, possa ospitare “mostri buoni”: è mai possibile? (R.S.)

 

 
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L'AMARA STORIA DEL "PETROLIO ITALIANO"

Post n°1625 pubblicato il 12 Settembre 2017 da r.capodimonte2009

TERZA PUNTATA

In una intercettazione telefonica che ha fatto epoca (e che ancora oggi fa comprendere come, dietro le opzioni illiberali e cospiratorie del ministro Orlando per ridurle a niente, ci sia proprio “certa  magistratura corrotta”!), il giudice Giuseppe Chiaravalloti, vice-presidente della Autorità Garante della Privacy, avvocato generale della Procura di Catanzaro, Procuratore Generale della stessa procura, Procuratore Generale a Reggio Calabria, politico di razza, e massone, parlando dell’allora magistrato Luigi De Magistris (che stava investigando su una delle tante inchieste su Berlusconi), disse alla sua segretaria: “Lo dobbiamo ammazzare? No, gli facciamo cause civili e ne affidiamo la gestione alla camorra napoletana... Siamo così tanti ad aver subito l’azione che quando esploderà la reazione sarà adeguata...” Utilizzare questa metodologia contro un magistrato, poi, non è tanto semplice, figurarsi contro un giornalista! Né ci risulta che l’ANM né tantomeno il CSM abbiano mai criticato certi meccanismi di “distruzione” verso individui che reclamano la libertà di pensiero: come, ad esempio il reporter dei petroli, il giornalista Nicola Piccenna, il quale indagò, fino alla disperazione morale e civile, sul petrolio lucano.

Alla morte di Mattei, gli inglesi e gli americani credettero di essersi scrollata di dosso l’Eni di Mattei, invece trovarono un altro osso duro nel nuovo astro nascente della politica italiana, Aldo Moro, il quale pretese che le ricerche petrolifere in Lucania proseguissero, mettendosi in rotta di collisione con la nuova dirigenza AGIP-ENI, sterilizzata dalla DC fanfaniana e flio-americana; fino alla constatazione esatta del giacimento, calcolata da Mattei in 15 miliardi di barili! E siccome, sappiamo, che Moro stava cucendo anche una trama politica per portare il PCI al famoso “compromesso storico”, e quindi ad un disconoscimento politico della “cortina di ferro”, i servizi dei due Paesi pensarono seriamente, in prospettiva, ad un colpo di Stato.

Intanto nel 1975 era stato ammazzato Pasolini, per anni e anni si sostenne, per mere ragioni omosessuali da ragazzotti “fascisti”, in realtà, come fu dimostrato in seguito, a busta paga da Marcello Dell’Utri, il quale era stato incaricato da Berlusconi (su istruzioni della P2) di convincere lo scrittore a bloccare la pubblicazione del suo libro, “Petrolio”: la spedizione punitiva andò male, ma il capitolo mancante del romanzo, quello in cui Pasolini aveva inserito i protagonisti delle lotte intestine politico-economiche, fin dai tempi del delitto Matteotti, per evitare o consentire che la Basilicata diventasse preda delle Sette Sorelle scomparve: qualcuno disse nelle mani dello stesso Dell’Utri! A quel punto sbucò, come in un film giallo, il faccendiere Aldo Miccichè, superlatitante (rifugiatosi poi in Argentina), mediatore internazionale di commesse petrolifere anonime, provenienti dalla Gazprom russa e dai governi islamici sotto sanzioni (Iraq e Iran), il quale fu incaricato di organizzare il famoso golpe “Borghese”, il cui fine ultimo, contrariamente a quanto pensassero il golpisti, avrebbe dovuto bloccare l’acquisizione all’Eni delle commesse petrolifere italiane, e redistribuirle tra inglesi e americani. Gli scrittori Fasanella e Cereghino sostengono che l’operazione fu sospesa per l’opposizione dei tedeschi, ma che alla fine i conti con Aldo Moro furono saldati lo stesso, nel 1978: e questo in base a memorandum secretati presso gli archivi della Marina di Sua Maestà. Piccenna sostiene che Moro aveva anche altre “colpe”: quella ad esempio di aver intenzione di stampare carta moneta sovrana (lo aveva fatto con le famose 500 lire), e questo preoccupava assai l’alta finanza internazionale. In quanto al cognome Miccichè, l’attuale “faccendiere” siciliano, Giancarlo, passato anche lui attraverso inenarrabili intrighi, non risulta imparentato con l’originale!

Insomma, gira e rigira, l’ENI fu costretta a rivelare la consistenza dei “pozzi lucani”, che, l’abbiamo visto, nel 1980 risultarono “senza fondo”, ma in seguito, come per miracolo, diedero un modestissimo livello di appena 900 milioni di barili! Ma quali pozzi? Dopo trent’anni di tiritere, e il passaggio della proprietà del greggio estratto da Tempa Rossa e Viggiano alla Total (la quale ogni giorno sposterà 170 tir-cisterna verso le raffinerie di Montegrotto e di Falconara, dopo che Comuni e Regione si sono detti contrari all’ingrandimento delle infrastrutture di raffinazione del porto di Taranto!), si è persa la traccia degli antichi giacimenti di Tramutola e Grumento dove, ancora oggi, il petrolio si calpesta, ma nessuno, non si capisce bene il perché (né se lo chiede la famiglia Pittella!), ha intenzione di ricavarlo! E intanto l’Italia vende la benzina ai suoi cittadini con le più alte accise del mondo, mentre le multinazionali straniere, che si portano via allegramente il nostro prodotto pagano una royalty del 4%, la più bassa che esista! (ITALIADOC)

P.S. Per questa inchiesta abbiamo consultato:

G. Fasanella/M.J. Cereghino, Il Golpe Inglese e Tangentopoli Nera, 2014 e 2016

N. Piccenna, Articoli e blog vari

P. Aprile, Il Sud Puzza, 2013

M. Canali, Il Delitto Matteotti, 1997

R. De Felice, Mussolini, il Fascista, 1965-1966

 

 

 

 

 
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