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« MA QUALE SCUDETTO!IL GIORNO DI INTER-JUVENTUS »

RANIERI AVRA' IL SUO PUPILLO

Post n°1297 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da corsivo79

IN ARRIVO IL GIGANTE SISSOKO
SALE L'ATTESA PER INTER-JUVE!

Domani la Signora di scena a San Siro contro gli odiati nerazzurri per i quarti di finale di Coppa Italia. Designato a sorpresa killer Farina, l'arbitro che negli ultimi anni ha intenzionalmente danneggiato la Juventus ogniqualvolta l'ha incrociata. Ma dopo il pareggio con la Samp tiene banco il mercato. Il tecnico esce allo scoperto: "Sissoko potrebbe arrivare è un altro pezzo del mosaico". Complicato anticipare l'arrivo di Mellberg. I bianconeri così hanno chiesto il laterale destro Anthony Reveillere al Lione e sondato il terreno per il doriano Lucchini. Domani si tratterà la cessione di Tiago col Tottenham, mentre l'agente di Almiron sta definendo il passaggio dell'argentino al Monaco. Secco è in Germania per dare la caccia al fantasista Diego.

JUVE, SISSOKO E' VICINO. NEL MIRINO ANCHE LA PUNTA ELMANDER - Corriere dello Sport - Al sogno scudetto ha detto addio, ma sul mercato la Juve resta comunque protagonista. Almeno nelle intenzioni. Perchè i bianconeri, anche se non hanno ancora concluso alcuna trattativa in entrata, non sono fermi. La pista che porta a Sissoko, centrocampista del Liverpool, continua a essere calda, anche se prima la Juve dovrà cedere uno tra Almiron e Tiago. E si continua a sfogliare la margherita, con Monaco e Olympiacos interessate all'ex Empoli, Tottenham e ora Benfica al portoghese. La novità è infatti l'inserimento della squadra di Camacho nelle trattative, anche se con un grosso handicap: l'idea di prenderlo in prestito. Alla Juve fanno gola invece i 13 milioni di euro offerti dal Tottenham, anche per investirli in Sissoko. Il Benfica, però, vuole convincere il centrocampista a scegliere il ritorno in patria, in modo da avere comunque una freccia importante al proprio arco. "Tiago è il mio cruccio - ha detto Ranieri- e Sissoko sì, può arrivare". Il ds bianconero secco è già al centro di un blitz in Inghilterra. Intanto dalla Francia giunge una indiscrezione. Emissari bianconeri avrebbero assistito sabato alla gara tra il Tolosa e il Caen. Sotto osservazione l'attaccante svedese Elmander (Tolosa). In Francia, poi, potrebbe finire presto Boumsong, per il quale Lione e Juventus sono vicini a trovare un accordo sul prestito.
SISSOKO, PREGHIERE E AFRICA. STREGO' RANIERI CON UNA BUGIA - La Stampa - Cominciò con una bugia, l’amicizia fra Claudio Ranieri e Mohamed Sissoko, a Valencia, nel settembre 2004. Era volato in Africa, il giovanotto, che oggi compie 23 anni, per far pareggiare il suo Mali 2-2 contro il Senegal, nelle qualificazioni mondiali. L’aspettavano, ma comunicò che sarebbe tornato due giorni dopo: c’era pure un’amichevole da giocare, contro il Kenya. Al ritorno, saltati un paio di allenamenti, stilò anche il personale referto: «Tutto ok, ho giocato 48 minuti, e abbiamo vinto 1-0». Peccato che quella partita non ci fosse mai stata. Imbarazzo, strigliata del club e, finalmente, la verità: non era vacanza, come si insinuò, ma una puntata a Parigi, per trovare papà Mohamed, ricoverato in ospedale. «Potevi dirlo - fu il buffetto del tecnico - ti avremmo dato tempo». La furbata non gli precluse la stima di Ranieri, che ora lo vorrebbe alla Juve: «Sissoko potrebbe arrivare - ha ammesso per la prima volta l’allenatore bianconero - è un buon giocatore, un altro pezzo da mettere nel mosaico». Non ci entra più, invece, in quello del Liverpool, nonostante la mano assemblatrice sia quella di Rafa Benitez, colui che, praticamente, l’ha costruito. Faceva il centrocampista offensivo, se non l’attaccante, Sissoko, quando l’allora guida del Valencia lo pescò all’Auxerre, dopo averlo visto giocare con l’under 19 francese. Tanto lo colpì, da scatenare una guerra davanti alla Fifa, perché il club francese non lo voleva mollare: Guy Roux era andato a casa dei genitori a Troyes per fargli firmare il contratto. Alla fine, sarà Spagna. Pure alla grande, perché in un paio di stagioni, da diciottenne, razzia campionato, Coppa Uefa e Supercoppa Europea. «Rafa è stato l’allenatore che mi ha cambiato la vita, e mi ha dato l’opportunità di giocare nella Liga. Per questo, nonostante ci fossero altre squadre inglesi alla porta, ho detto sì al Liverpool: volevo nuovamente lavorare con Benitez». Detto un paio d’anni fa, difficilmente di questi tempi: il pilota dei Reds l’ha fatto fuori da tempo, preferendogli Mascherano e Xabi Alonso. Di fiducia, però, ne aveva concessa: per fare posto nel mezzo a Sissoko, aveva pure spostato a destra Steven Gerrard, cioè il miglior giocatore d’Inghiterra. A ogni sconfitta, però, la critica lo prendeva a cazzotti. E allora, complici due infortuni, al ginocchio e a un occhio, tutto come prima. Anche per le troppe ammonizioni: «Ma quando giochi in mezzo al campo, il pallone lo devi proteggere», s’è sempre difeso. Ora, giocando la Coppa d’Africa, aspetta un’altra vita. E una chiamata sul telefono di Patrick M’Boma, al suo fianco per l’agenzia internazionale che lo gestisce. La fede, letterale, non gli è mai mancata: «Sono musulmano - ha spiegato - e la religione è una cosa importante, per me. Mi dà equilibrio e gioca un ruolo fondamentale in tutti gli aspetti della mia vita. E ogni volta lo ringrazio per tutto quello che mi ha dato». Lo ricorda, con una preghiera, prima e dopo ogni partita. Attorno al gioco, si trascina pure una piccola superstizione: «Entro sempre in campo con il piede sinistro - raccontò una volta - un motivo particolare non c’è, ma faccio così da quando ero bambino».
Nato in Francia, da genitori emigrati, alla fine ha scelto di giocare con la maglia del Mali, dopo aver ascoltato la Marsigliese per tutte le giovanili: «È stata una scelta molto difficile, ma alla fine sono stato contento, perché ho scelto con il cuore. Sono orgoglioso di giocare per il Paese dei miei genitori». A Bamako, la capitale, ha ancora le radici di una famiglia che conta altri 14 fratelli e sorelle. Dell’Africa è innamorato, pur avendoci messo i piedi solo quando decise di giocare per la Nazionale. E anche se dopo la sconfitta con il Togo nella qualificazioni mondiali, fu costretto a scappare dallo stadio, con i compagni, per l’invasione del pubblico. Dicono, Benitez compreso, somigli a Vieira: «Insieme a Zidane, era uno dei miei idoli. Il paragone mi fa ovviamente piacere, ma so che devo ancora lavorare molto. Anche se, un giorno, vorrei essere considerato meglio di lui». La Juve, pare ci conti.
ALMIRON A UN PASSO DAL MONACO - La Stampa - Almiron è al Monaco: ieri il suo procuratore Vagheggi stava definendo i dettagli. Verso il Lione Boumsong, mentre i bianconeri hanno chiesto ai francese il laterale destro Anthony Reveillere: complicato anticipare l’arrivo di Mellberg. Timida richiesta per Stefano Lucchini, della Samp. Intanto il ds Alessio Secco è in Germania: disimpegno per Van der Vaart e prime chiacchiere per Diego. Domani, si tratterà la cessione di Tiago con il Tottenham.
JUVE E INTER SI SFIDANO SUL MERCATO PER DIEGO - di Giulio Mola - Il Giorno - IN ATTESA della sfida di Coppa Italia (andata dei quarti di finale a San Siro con inizio alle 21, vendita di un solo tagliando a spettatore per il settore ospiti e incedibilità del biglietto acquistato dai tifosi), Inter e Juventus si sfidano "silenziosamente" sul mercato. CURIOSO che ieri sera le strade dei due club si siano incrociate (virtualmente) a Liverpool, in occasione della partita fra i padroni di casa e l’Aston Villa. Ufficialmente Mancini (che ha concesso un giorno di riposo alla squadra), accompagnato dal manager Giorgio De Giorgis, era in missione per osservare i prossimi avversari di Champions, ma i beninformati assicurano che le manovre di disturbo dei nerazzurri nella trattativa fra i torinesi e il Liverpool per Sissoko (ora impegnato in Coppa d’Africa) stiano continuando. Anche se sul giocatore c’è da registrare un interessamento del Valencia. TANTO PIÙ che all’Anfield Road era annunciata la presenza anche del ds dei bianconeri Secco. In realtà il dirigente juventino, che dovrebbe arrivare in Inghilterra nelle prossime ore proprio per definire l’acquisto del centrocampista del Mali ieri si trovava in Germania, con due incarichi: ritirarsi nella trattativa per Van der Vaart (nella foto) e riaprire i discorsi sul trequartista Diego, entrambi del Werder Brema. Sul talento brasiliano, infatti, nelle ultime settimane è piombata proprio l’Inter che sta cercando di soffiare il giocatore ai rivali. Ma Secco (che oggi definirà la cessione di Boumsong al Lione e domani proverà a dare Tiago al Tottenham) potrebbe aver chiesto informazioni su altri calciatori della Bundesliga. Intanto ieri mattina blitz a Torino di Mariano Grimaldi, agente di Amauri. L’incontro con Blanc pare abbia dato buoni risultati, ma il Milan (che ha individuato nell’italo-brasiliano Cavalieri l’erede di Dida, costa 5 milioni e gioca nel Palmeiras) non si arrende. NON SOLO: bianconeri e nerazzurri si contendono anche Cigarini, il gioiellino del Parma. Dopo i litigi dei giorni scorsi, Palermo e Parma hanno trovato l’intesa per il centravanti De Melo, che aveva firmato un precontratto con entrambi i club. Un colloquio tra Zamparini e Ghirardi ha risolto tutto, accordo per la comproprietà. Per l’attaccante quinquiennale da 800mila euro a stagione. Bianchi ad un passo dal Torino.
BOUMSONG VERSO LIONE - Goal.com - Forse per la seconda operazione in uscita del mercato di gennaio della Juventus, dopo il ritorno di Criscito al Genoa, è questione di ore. Potrebbe essere infatti al capolinea la non felicissima esperienza di Jean-Alain Boumsong in bianconero, almeno a prendere per buone le parole di ieri sera del presidente del Lione Aulas, a margine della disfatta dei campioni di Francia in quel di Lens: "Mi devo incontrare domani (lunedì, ndr) con Jean-Alain - ha detto ai microfoni di Canal + - e dovremmo concludere in giornata". Il Lione si trova a dover fronteggiare l'emergenza dettata dal brutto infortunio del centrale brasiliano Cleber Anderson, che resterà fuori per sei mesi, e l'acquisto del 28enne difensore juventino potrebbe aiutare a risolvere anche i problemi del club di Corso Galileo Ferraris, dando ad Alessio Secco parte del cash per operare in entrata, come chiesto da Claudio Ranieri. A questo punto - visto l'assunto del tecnico a proposito di Criscito, "E' andato via uno, deve arrivare un altro" - i difensori da prendere diventeranno due?
AULAS (LIONE): "PER BOUMSONG SPERIAMO DI CHIUDERE A INIZIO SETTIMANA" - Eurosport - Il difensore francese della Juventus, Jean Alain Boumsong è a un passo dal Lione. A rivelarlo è il presidente dei campioni di Francia, Jean Michel Aulas: "Speriamo di concludere l'affare all'inizio di questa settimana, siamo molto avanti con le trattative e devo incontrare i dirigenti bianconeri con l'obiettivo di trovare l'accordo per un prestito". L'incontro in questione dovrebbe avvenire tra oggi e domani.
SCATTATA L'OPERAZIONE INTER - juventus.com - Il giorno dopo il pareggio con la Sampdoria, la squadra è subito tornata al lavoro per iniziare a preparare il prossimo impegno. Mercoledì è nuovamente tempo di Coppa Italia. Ma soprattutto è tempo di Inter-Juventus. Nerazzurri e bianconeri di fronte per la seconda volta in stagione dopo l’1-1 di campionato. Questa volta si gioca al Meazza di Milano, teatro della gara d’andata dei quarti di finale. Calcio d’inizio alle ore 21, arbitrerà Farina di Novi Ligure. La gara sarà trasmessa in diretta dalla Rai dopo l’accordo raggiunto nel pomeriggio con la Lega Calcio (a breve la definizione della rete). Per preparare la sfida, il gruppo ha lavorato nel pomeriggio a Vinovo. Solito lavoro defaticante per chi è sceso in campo contro la Sampdoria, normale seduta per gli altri. Il programma in vista del match prevede un’altra seduta pomeridiana anche per la giornata di martedì, preceduta dalla consueta conferenza stampa di vigilia di mister Ranieri, fissata per le ore 14.15 presso la sala stampa dello Juventus Center.
INTER-JUVENTUS AFFIDATA A FARINA - juventus.com - E’ Stefano Farina di Novi Ligure l’arbitro designato per Inter-Juventus di mercoledì, gara valida per l’andata dei quarti di finale di Coppa Italia TIM Cup. E’ la seconda gara della Juventus nell’edizione attuale del trofeo nazionale che dirigerà il fischietto nativo di Genova. Era già successo nella sfida di Empoli ed era finita con una sconfitta per 2-1, con espulsione di Almiron. Sconfitta che aveva fatto seguito a quella in campionato, patita contro l’Udinese alla 3ª giornata. Il bilancio totale dei bianconeri con Farina è di 22 gare tra campionato, Coppa Italia e Supercoppa Italiana (diresse Juventus-Parma del 2002 a Tripoli, vinta 2-1 con doppietta di Del Piero) con 8 vittorie, 9 pareggi e 5 sconfitte. Sono tre le gare di Coppa Italia dell’Inter già dirette: due successi a spese di Cagliari e Milan (quest’ultima diretta in coppia con Rodomonti nel periodo di sperimentazione del doppio arbitro) e un pareggio con l’Udinese. Numeri positivi anche in campionato per i nerazzurri: 27 gare giocate, 19 vittorie, 4 pareggi e altrettante sconfitte. Al Meazza, mercoledì sera, Farina sarà coadiuvato dagli assistenti Luca Maggiani e Simone Pirondini. Il quarto uomo sarà Daniele Orsato.
COPPA ITALIA ALLA RAI: INTER-JUVE IN DIRETTA TV - Raisport - Raggiunto per 5 milioni di euro l'accordo tra la Lega Calcio e la Rai per la copertura televisiva delle prossima fasi della Coppa Italia. Lo ha annunciato alla conclusione della riunione del consiglio federale il presidente della Lega Antonio Matarrese, che si e' trovato di fronte all'obbligo di scegliere la Rai, unica emittente in gara. L'offerta e' perentoria - dicevano qualche giorno fa i dirigenti Rai - La Lega non puo' certo valutare oltre un prodotto che non ha altri pretendenti'.
INTER-JUVE, UN TAGLIANDO A TESTA PER TIFOSI OSPITI - Repubblica - Vendita di un solo tagliando a spettatore per il settore ospiti e incedibilità del biglietto acquistato dai tifosi: queste le misure adottate dal prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi per Inter-Juve di mercoledì al Meazza, andata dei quarti di Coppa Italia. Le due misure sono state adottate "dopo aver sentito il Questore ed in accoglimento dell'invito dell'Osservatorio nazionale al fine di diminuire il rischio della gara".
ARBITRI, DI NUOVO ACCUSE E VELENI. INTER FAVORITA? - Repubblica - Una volta gli arbitri favorivano la Juventus: è scritto nelle intercettazioni, poi nelle sentenze della giustizia (sportiva per ora). Adesso gli ultimi errori hanno fatto crescere il sospetto in molti che la sudditanza psicologica favorisca all´Inter. Proprio così. L´Inter è forte di suo, non ci sono dubbi, ma le decisioni degli arbitri, almeno quest´anno, le hanno dato un consistente aiuto. Nel calcio si fanno persino i nomi degli "amici": Bergonzi, Banti, Farina, Girardi e domenica sera Gervasoni che ha negato un rigore al Parma e ne ha dato uno più che sospetto all´Inter. Tante le decisioni discutibili, e tutte in una direzione, mentre sinora due club importanti come la Juve (la "nuova" Juve) e il Milan hanno avuto da lamentarsi, e sovente non a torto. Non solo loro, per la verità: hanno tuonato anche Lotito, Aurelio de Laurentiis, Cairo e tanti altri. E così torna quel clima di veleni che sembrava superato. Massimo Moratti volutamente non è andato a Roma, ieri: ha saltato il consiglio federale della Figc perchè irritato e sdegnato da riferimenti e accostamenti a situazioni del passato, legate magari a Calciopoli (quando proprio l´Inter, sostengono a Milano, ha pagato per Calciopoli...). E´ un campionato falsato o che rischia di diventarlo? Giancarlo Abete, che guida il mondo del calcio da meno di un anno, risponde con estrema chiarezza: «Il campionato è partito con tutte le squadre in posizione paritaria (lo scorso anno c´erano le penalizzazioni, ndr). Non vedo errori arbitrali in un´unica direzione. Quello che noto è che sta crescendo la dimensione del tifo in alcuni presidenti. Cerchiamo di tenere comportamenti rispettosi nella logica di ruoli e di toni». Non è così, purtroppo. L´ambiente è elettrico: lo sa il presidente della Figc che ieri ha dovuto gestire il primo consiglio federale del 2008 in mezzo a tante assenze polemiche. Punghellini si è autosospeso per calciopoli-2, Gravina non si è fatto vedere, Ulivieri nemmeno e Macalli ha guidato la defezione della Lega di C contro Ulivieri e Albertini («non vado alle riunioni con chi ci offende»). Ormai si litiga su tutto, dal collegio arbitrale al disastro-arbitri. Ma Figc e Lega, oltre all´Aia, cercano di fare quadrato: perché c´è ancora da giocare un intero girone, quello di ritorno, e come si fa in queste condizioni? Antonio Matarrese tuona così: «I presidenti hanno il diritto di lamentarsi ma oltre non devono andare. Fare una crociata contro gli arbitri è un errore madornale». Matarrese è uomo di mondo, «capisco che il presidente deve alzare la voce per tranquillizzare la tifoseria», ma avverte tutti: «Che nessuno si permetta di pensare a operazioni sporche nel calcio italiano perché lo querelo». Tutto chiaro, tutto trasparente, quindi. Lo stesso presidente Aia, Cesare Gussoni, che è anche vicepresidente vicario della Figc, è sorpreso quando sente parlare di sudditanza. «Un libro vecchio ormai». E garantisce: «Gli arbitri possono sbagliare, ma se lo fanno non è certo per malafede o sudditanza. Se ci fosse sudditanza, me ne accorgerei e tornerei subito al mio orticello. Possono garantire che non ci sono assolutamente favoritismi, pensarlo è un´offesa a gente che cerca di voltare pagina». Non la pensa così Di Carlo, allenatore del Parma: «Certo che esiste la sudditanza a favore delle grandi, anche contro la Fiorentina c´erano stati episodi indecenti. Gervasoni è un ottimo arbitro che farà carriera, ma ieri è stato ingannato dal suo collaboratore, che se è stato bravo a vedere il fallo di mano di Couto, lo sarebbe dovuto essere ugualmente anche in occasione del fallo di Cordoba, senza dubbio molto più evidente». Gussoni usa toni forti durante la trasmissione Radio Rai, "La politica nel pallone": «Io credo che si stia andando sopra le righe col nervosismo e la rissosità. Perché si pensa sempre alla malafede degli arbitri?». E prova anche a calarsi nei panni di Gervasoni: «Che sarebbe successo se il rigore non fosse stato dato? Sarebbe stato comodo per tutti... Ma con ogni probabilità se fossi stato in campo quel rigore l´avrei fischiato anch´io». 
INTER, AREA CONDIZIONATA - La Stampa - Fischiare perché si è condizionati «colposamente» dal più forte non è un reato, semmai tradisce un sudditanza a volte inevitabile per chi è meno esperto, autoritario o decisionista. Così, il calcio italiano è di nuovo trascinato sul campo di condizionamenti psicologici che, per il numero uno degli arbitri Cesare Gussoni, appartengono «a un libro con pagine vecchie». Sarà pure una storia passata (pre-Calciopoli e dintorni) ma l’interrogativo e i dubbi che qualcosa non fili per il verso auspicato sono giustificati da un nuovo fine settimana da brividi con la notte di San Siro come stella polare per chi denuncia direzioni arbitrali a senso unico. La rivolta è servita, la vetta del campionato traballa non per i numeri, ma per i fischi contestati e il telefonino di Antonio Matarrese va in tilt. «Mi hanno chiamato in tanti. Ho ascoltato le sfuriate dei presidenti arrabbiati e se perde la pazienza uno come Tommaso Ghirardi...», così il gran capo della Confindustria del pallone. Ghirardi è il patron del Parma, il Parma la squadra che urla la sua rabbia per il colpo testa-mano di Couto che ha mandato sul dischetto Ibrahimovic e, ancor più, per il contatto Cordoba-Corradi che non ha spedito l’attaccante emiliano a calciare dagli undici metri sebbene il rigore apparisse netto. «Ghirardi mi ha appena chiamato, ho apprezzato i toni, capisco l’amarezza, ma - continua Matarrese all’uscita del Consiglio federale della Figc - guai a crociate anti-fischietti. Sono giovani, devono poter sbagliare. La sudditanza psicologica non c’entra niente, difenderò i presidenti, ma che nessuno si permetta di pensare ad operazioni sporche nel calcio perché lo querelo». Niente processi, arbitri giovani e da difendere. Il palazzo si schiera compatto a difesa della categoria, ma, al di là delle uscite più rumorose, c’è spazio per i malumori. Nessun cedimento sul terreno della sudditanza psicologica arriva dai vertici del calcio, ma l’alibi dell’età (la media dei nostri arbitri è di 32,5) sembra scricchiolare davanti ad una serie di amnesie anche fin troppo evidenti. L’inesperienza e la poca abitudine ai grandi teatri, così come alle pressioni, apparivano un ostacolo superabile grazie alla guida di un allenatore speciale: la scorsa estate Pierluigi Collina saliva al ruolo di designatore con il pieno di applausi, certezze e speranze. «Ve l’avevo detto di non crearne un mito. Sapevo che anche lui (Collina, ndr) avrebbe incontrato periodi di difficoltà, ma - così Matarrese - ha le spalle larghe, diamogli tempo. Come allenatore dei nostri direttori di gara deve crescere ancora...». L’ex arbitro più bravo al mondo per ben sei stagioni, ieri, ha staccato la spina per volare all’estero dove era atteso da impegni personali. Collina si prepara all’appuntamento di lunedì prossimo quando, a Milano, si ritroverà davanti tecnici e capitani dei club di A e B. Sulla sua lavagna finirà il tuffo verso il pallone di Fernando Couto, quel tocco prima di testa e, poi, con la mano che non meritava il rigore perchè lo stesso designatore ha più volte spiegato ai suoi fischietti che se «la palla centra la mano dopo un rinvio con un’altra parte del corpo è un tocco involontario». Questione arbitrale e sudditanza psicologica: un rapporto, non un reato, che a più riprese ha tenuto in ostaggio il nostro campionato. «Gli arbitri sono giovani, ma non c’è alternativa. La mia ricetta? Lasciarli sbagliare», precisa Adriano Galliani. Il fischio alla rovescia di San Siro arriva ai piani alti di via Allegri. «Collina sta facendo un lavoro in profondità. La questione tecnica non spetta a me giudicarla», si chiude in difesa il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete. Gussoni contrattacca: «Errori ce ne sono stati, ma non vedo perché debba esserci per forza la malafede. Il rigore fischiato contro il Parma? E cosa sarebbe successo se non fosse stato dato? Con ogni probabilità se fossi stato in campo quel rigore l’avrei fischiato anch’io... Un uomo con un’esperienza di sole dieci partite in A può essere più facilmente indotto all’errore o ingannato da un cascatore. Collina cerca di migliorarli...».
IL FLOP DEL PROFESSOR COLLINA - Repubblica - All´estero. Per impegni personali. Pierluigi Collina è fuggito, ieri, dai veleni italiani: ma non scappa, non è il tipo. Resiste al suo posto di allenatore-designatore (e non c´entrano i 250.000 euro che prende all´anno). Non si dimette anche se è furibondo: pensava che il cammino sarebbe stato più liscio e soprattutto che ci sarebbe stato maggior rispetto. Niente: il primo anno è stato terribile. Ma Collina va avanti per la sua strada: tanti stages a Coverciano e il lancio dei giovani. Per convinzione e necessità. La necessità passa dal fatto che Messina (191 partite in A) si è dimesso perché non condivideva la linea Gussoni-Collina, Paparesta (136), Bertini (110) e Pieri (68) sono sospesi per Calciopoli ed è improbabile possano tornare in campo, De Santis è squalificato e Farina è al suo ultimo anno. Saggiamente, Gussoni e Collina hanno deciso di ridurre da 11 a 7 la squadra degli arbitri italiani con qualifica da internazionali: ma tolto il Top Class Rosetti (dopo i Mondiali fischierà anche agli Europei) e il promettente Rizzoli, quest´anno pure lui in ribasso, non è che altri come Tagliavento o De Marco o Dondarini abbiano un grande credito internazionale. Un solo promosso, quest´anno: il fiorentino Rocchi, contestato in più occasioni (ultimi, domenica, Lotito e De Laurentiis).
Un disastro, allora? No: ma di sicuro i risultati sono molto sotto le attese. Di tutti. Abete difende Collina, pur ricordando che l´Aia, da quest´anno, ha piena autonomia, nelle scelte e anche nel bilancio. Bilancio che preoccupa: il progetto-arbitri ha portato ad un "rosso" da quattro milioni di euro, ma è tutto il sistema, con centinaia di migliaia di partite, che costa terribilmente caro. Il guaio vero è che l´arbitro che fu numero 1 al mondo, e per sei anni, fatica terribilmente a insegnare. Non sempre i campioni d´altronde sanno essere subito buoni maestri. E poi, onestamente (ma questo Collina non lo ammetterà mai), questa classe arbitrale è modesta, terribilmente modesta. E il rinnovamento non basta. Come non basta il cardiofrequenzimetro, il lavoro al computer. Non serve nemmeno andare su qualche spiaggia tropicale durante le vacanze natalizie: non c´è bisogno di arbitri abbronzati, ma di arbitri sicuri di quello che fanno. Lunedì prossimo a Milano confronto, il primo, fra Collina, presidenti, capitani e allenatori.
«Su 187 gare di serie A, circa il 20% sono state dirette da arbitri al secondo anno nella massima categoria: non era mai successo», spiega Gussoni. Convinto che il lavoro di Collina potrà dare i suoi frutti solo «fra un paio di stagioni». Il designatore è difeso anche da Matarrese: «Ha le spalle larghe, non vedo una soluzione migliore: ma anche lui deve crescere». E Adriano Galliani spiega: «I nostri arbitri sono giovani, ma non c´è alternativa: lasciamoli sbagliare». Quando sbagliavano contro il Milan, ad inizio stagione, non la pensava certo così. Di sicuro Collina sa benissimo che, se vuole salvarsi, dovrà affidarsi sempre più ai baby-arbitri, col rischio - magari - di farsi qualche nemico. E deve convincersi soprattutto di una cosa: di un altro Collina in giro non c´è traccia.

 
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L'EUROGOL DI DEL PIERO ALLA GERMANIA


TOKIO, 8 DICEMBRE 1985: JUVENTUS CAMPIONE DEL MONDO
 

JUVENTUS CAMPIONE D'EUROPA

 

DECALOGO DI FARSOPOLI


LA VERA STORIA



PROCESSO FARSA


QUESTO E' MORATTI!
Beppe Grillo svela i loschi affari del presidente dell'Inter e della sua azienda.

 

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