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Post N° 171

Post n°171 pubblicato il 25 Giugno 2004 da manualeperdonne

Mi ha sempre affascinato molto , la mitologia greca, tracimata poi in quella romana come in uno specchio riflesso in uno specchio.

Erano miti e leggende in cui gli dei, non si comportavano nemmeno lontanamente come gli dei, o per meglio dire IL Dio, dei cristiani.

Erano dei crudeli, feroci, vendicativi, vanitosi, iracondi...
Proprio come noi, esseri mortali.

E le loro storie non hanno quasi mai il lieto fine, come in quelle cristiane in cui il buonismo e’ sempre l’epilogo di ogni parabola.

No, questi dei puniscono per ogni minima mancanza, quando non lo fanno per puro divertimento.
Tramano nell’ombra, complottano, mentono e si abbassano a tutto per i loro fini.

Il mito di Orfeo, oltre a essere un omaggio al mio hermano orpheus, mi ha dato lo spunto per una riflessione.

Secondo me, puo’ essere interpretato come metafora dell’amore totalizzante ed ossessivo.

Orfeo e’ innamorato di Euridice in maniera morbosa, lei e’ tutto il suo mondo e quando la perde cosi’ bruscamente, il mondo crolla e non riesce a reagire, se non cercando una soluzione ancora piu’ estrema: raggiungerla nell’Ade.

E questo puo’ essere accomunano a chi si innamora mettendo l’altro al centro del proprio universo, estraniandosi dal mondo circostante, annullandosi nell’altro e non riuscendo a superare l’abbandono, arrivando a pensare anche al suicidio.

E cosi’ l’Orfeo fatto a pezzi dalle baccanti, indispettite dalla mancanza d’attenzione del cantore con la Lira, puo’ rappresentare bene il mondo esterno da cui l’innamorato assolutista si sente respinto, avendo perduto il tramite che ad esso l’univa, ossia la persona amata cosi’ ossessivamente.





 
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Commenti al Post:
maximus.dm
maximus.dm il 25/06/04 alle 13:48 via WEB
...e ne subisce la giusta punizione, perché il peccato più grave, la più arrogante superbia è quella di voler privare il mondo del proprio talento, ma anche solo della propria presenza, a vantaggio di uno soltanto
(Rispondi)
 
perlanaturale
perlanaturale il 25/06/04 alle 17:18 via WEB
bravo max....giusta punizione. Questa storia di Orfeo, è un classico delle storie d'amore portate all'esasperazione (vedi suicidi, omicidi e altro) Di solito, io credo, ci sia sotto qualche fragilità estrema di se stessi, la non stima e fiducia nelle proprie capacità e anche un po' di mancaza di equilibrio. Io capisco chi trova il Grande Vero Amore e ne vive pienamente tutta la bellezza, ma penso che venga naturale dirigere e riversare il bene ricevuto sugli altri. A volte si dice....per lui o lei, mi farei ammazzare....ok, ma non significa che è annullarsi; è che la ami tanto, che sei disposto a regalare la tua vita purchè lei viva e possa continuare ad amare ancora.. Mentre le persone che dimenticano il mondo circostante, chiusi in un rapporto che non potrà mai nè crescere, ne maturare, nè essere imprevedibile, quello...credo che non sia amare veramente l'altro....... ma se stesso. Chissà se ho detto un sacco di cazzate? Bacio Perla
(Rispondi)
 
orpheus62
orpheus62 il 25/06/04 alle 17:56 via WEB
Beh, ma ancora di me state parlando? E' roba di più 2500 anni fa, la gente cambia, ormai ho capito la lezione...utz...utz...utz...mo me ne vado in Oriente ragazzi, a dorso di Yak...ci vediamo fra due settimane...ciao a tuttiiiiiiiiii!!!!
(Rispondi)
 
jessiejewel
jessiejewel il 25/06/04 alle 21:23 via WEB
Buonasera a tutti. Bello sentirvi parlare di Orfeo e del suo mito. Mi ha fatto tornare alla mente I Canti Orfici di Dino Campana. Posso approfittare, caro Manuale, del tuo diario per riportare qui una splendida poesia di Campana? Spero di si. Be', io lo faccio.... Buona lettura! La Chimera Non so se tra rocce il tuo pallido Viso m’apparve, o sorriso Di lontananze ignote Fosti, la china eburnea Fronte fulgente o giovine Suora de la Gioconda: O delle primavere Spente, per i tuoi mitici pallori O regina o regina adolescente: Ma per il tuo ignoto poema Di voluttà e di dolore Musica fanciulla esangue, Segnato di linea di sangue Nel cerchio delle labbra sinuose, Regina de la melodia: Ma per il vergine capo Reclino, io poeta notturno Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo, Io per il tuo dolce mistero Io per il tuo divenir taciturno. Non so se la fiamma pallida Fu dei capelli il vivente Segno del tuo pallore, Non so se fu un dolce vapore, Dolce sul mio dolore, Sorriso di un volto notturno: Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti E l’immobilità dei firmamenti E i gonfi rivi che vanno piangenti E l’ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
(Rispondi)
 
jessiejewel
jessiejewel il 25/06/04 alle 21:30 via WEB
Accidenti! non sono riuscita a far rispettare i versi!! E' venuto un pasticcio. Sorry........
(Rispondi)
 
particella
particella il 26/06/04 alle 00:05 via WEB
In effetti ci vuole maturità e amore per se stessi per non dipendere dall'affetto degli altri. Con fatica, tutto ciò l'ho capito. L'amore deve essere libero e indipendente. Altrimenti non è sano. Bonne soirèe. ;-)
(Rispondi)
 
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