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Creato da: RicamiAmo il 26/02/2009
Consigli e Curiosità in Cucina e non solo (dal 2009)

Messaggi di Novembre 2014

 

Vorrei essere

Post n°1548 pubblicato il 23 Novembre 2014 da missely_2010
 

Buona domenica delia .

 
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*k.a.P.p.A*

Post n°1547 pubblicato il 22 Novembre 2014 da missely_2010
 

 

Per un punto martin perse la K.a.p.P.a.

 
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*U.n - S.o.r.R.i.S.o*

Post n°1546 pubblicato il 20 Novembre 2014 da missely_2010
 

Un sorriso per illuminare le stelle portandoti tanta luce

nel tuo cammino...

 
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ROTOLO DI CASTAGNE AL MASCARPONE

Post n°1545 pubblicato il 19 Novembre 2014 da RicamiAmo
 
Foto di RicamiAmo

ROTOLO DI CASTAGNE AL MASCARPONE

Questo dolce ha avuto un enorme successo . E' piaciuto veramente molto, è veloce e di facile esecuzione.

Ingredienti :

500 g di purè di marroni, 150 g di zucchero, 150 g di burro ammorbidito, 3cucchiai di rum, 4 cucchiai di cacao. Panna montata per decorare.

Per il ripieno :

250 g di mascarpone, 50 g di zucchero a velo, 50g di scaglie di cioccolato.

Per cominciare dovete lessare le castagne . Fate un taglio netto nella buccia in modo da toglierla facilmente. Fate bollire l’acqua con un pizzico di sale e una foglia di alloro. Coprire, e fate cuocere a fuoco lento per 30 minuti o più (controllare con la forchetta se la castagna è morbida), a seconda della dimensione delle castagne. Scolare e lasciar raffreddare. Mettete nel robot da cucina, oppure frullate il purè, lo zucchero, il burro ammorbidito, il cacao e il rum necessario per ottenere un composto sodo, liscio e omogeneo. Stendetelo, allo spessore di mezzo centimetro, su un foglio rettangolare di carta forno. In una ciotola lavorate il mascarpone con lo zucchero, unite le scaglie di cioccolato e distribuite il composto su quello di marroni. Arrotolate a salame la carta forno e il suo ripieno . Tenete in frigorifero per 4-5 ore. Poco prima di servire, scartate il rotolo, tagliate le due estremità diagonalmente, adagiate il dolce sul piatto da portata e decoratelo con cacao in polvere e meringhette.

Servite con ciuffetti di panna montata.

 
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STORIE DEL WEB

Post n°1544 pubblicato il 19 Novembre 2014 da RicamiAmo
 

NON VI PREOCCUPATE, IL PARADISO E' UN POSTO BELLISSIMO TAG FRANCESCA PEDRAZZINI 29/08/2013

È andata in Paradiso abbronzata» - Aleteia Storia di Francesca Pedrazzini, una mamma che a 38 anni ha lasciato il marito e tre bambini. Il modo in cui ha affrontato la sofferenza e la morte ha convertito tanti e dimostrato che con Gesù anche la morte può essere strada alla vita Roma, 27 Agosto 2013 (Zenit.org) Antonio Gaspari Può un funerale essere come un matrimonio? Può una bambina chiedere che il funerale della mamma sia una festa? Può una mamma che sta per morire, parlare con i suoi bambini e insegnare loro ad avere fede perché Gesù è buono e lei li vedrà e curerà dal cielo? Può una donna che sta per lasciare il marito ed i suoi bambini fare festa con gli amici in ospedale? Questo e altro ha fatto Francesca Pedrazzini, moglie e madre di 38 anni, salita in cielo dopo trenta mesi di combattimento con un tumore che l’ha uccisa. La sua vicenda ed il suo modo di affrontare il dolore e la morte così straordinariamente eroico sono stati raccontati nel libro di Davide Perillo, Io non ho paura, pubblicato dalle edizioni San Paolo. Ha narrato il marito Vincenzo Casella, il 21 agosto, nel corso di un incontro al Meeting di Rimini, dopo una serie di visite e esami, il 17 agosto 2012 la dottoressa lo prende da parte e gli dice “potrebbe essere questione di giorni. Al massimo qualche settimana”. E lì Vincenzo viene preso dall’angoscia: “Dirglielo? E come? E i bambini? E se poi crolla? Forse è meglio tacere per tenerla su di morale…”. Vincenzo chiede alla dottoressa, che gli confessa: “Guardi io sono una mamma. Se toccasse a me, vorrei sapere. Per decidere cosa fare con i miei bimbi”. Ma Francesca ha già capito. Chiama Vincenzo vicino al suo letto, lo guarda con una tenerezza grande. “Vincè – gli dice – io sono tranquilla. Non ho paura perché c’è Gesù”. “Ma non sei triste?”, le chiede Vincenzo, e lei: “No, non sono triste. Sono certa di Gesù. Anzi sono curiosa di quello che il Signore mi sta preparando. Mi spiace solo che la tua prova è più grande della mia. Sarebbe stato meglio il contrario…”. “E’ vero. Soprattutto per i bimbi”. Francesca mostra una serenità ed una forza straordinaria. Chiede di vedere i figli: Cecilia di 11 anni, Carlo di 8 e Sofia di 4. Li vede uno per volta per 15 minuti e gli dice: “Guardate, io vado in Paradiso. E’ un posto bellissimo, non vi dovete preoccupare. Avrete nostalgia, lo so. Ma io vi vedrò e vi curerò sempre. E mi raccomando, quando vado in Paradiso dovete fare una grande festa”. Vincenzo era lì e la guardava con gli occhi spalancati, senza parole. “Ha fatto una cosa – ha spiegato – che vale cinquant’anni di educazione di una mamma”. Così accade che il taxista che accompagna una amica al funerale di Francesca non ci voleva credere. Era sceso a domandare pensando che la cliente avesse sbagliato chiesa: “Ma davvero c’è un funerale qui? No, sa, tutta questa gente elegante, le facce… Io pensavo a un matrimonio”. Quando Mariachiara, la mamma di Francesca, aveva parlato con la dottoressa che la curava, questa le ha detto: “Una fede come quella di sua figlia non l’ho mai vista. Mi sarebbe piaciuto conoscerla un po’ di più. Le chiedo un piacere: se può, le dica che quando sarà in Paradiso si ricordi dell’ultimo medico che l’ha curata”. E Gianguido che aveva partecipato ai funerali, ha raccontato: “Sono rimasto impressionato dal funerale della Chicca (diminutivo in cui veniva chiamata Francesca, ndr). Io non credo in Dio. Ma non si può negare che lì c’era qualcosa. Qualcosa di straordinario che io non so spiegare”. Due zii di Francesca, lui ingegnere, lei bibliotecaria all’università di Pisa, sposati da 33 anni erano 40 anni che non andavano in Chiesa. Poi, saputo della malattia di Francesca, hanno iniziato a pregare. Hanno vissuto tutto il tragitto di Francesca dalla sofferenza alla morte. Ed hanno ritrovato la fede. Alla domanda chi è Francesca per voi, hanno risposto: “Un esempio, un faro. Un desiderio di essere così, un segno di croce tutte le mattine”. Un uomo aveva una parente in ospedale negli stessi giorni di Francesca, malata terminale come lei. Una sera rimane stupito perché vede nella camera di Francesca una tavolata di persone che mangiano la pizza, scherzano e ridono. All’inizio si irrita, perché non può essere, poi viene contagiato dalla gioia di quelle persone. Ha raccontato: “Qualcosa come un inno alla vita mi entrava nel cuore, nell’anima e nella mente”. Al termine della pizza i presenti pregano insieme, e solo al momento dei saluti quell’uomo capisce chi è l’ammalata: è l’unica che rimane in ospedale. Nel libro, Io non ho paura quest’uomo racconta che l’immagine di quella donna di 38 anni madre di tre bambini, che si appresta a lasciare consapevolmente il mondo, sorridente e divertita di fronte ad una pizza con intorno i propri cari è come se gli avessero piantato “un chiodo nel cuore. Un chiodo come un seme che ha fatto germogliare una pianticella che è e sarà il mio inno alla vita”. Un’amica che ha incontrato Vincenzo al bar gli ha detto: “Francesca mi ha colpito per il commosso coraggio con cui ha abbracciato la croce, per essere in Paradiso. Questa roba da Santi e di Santi abbiamo bisogno, in questa ordinaria vita comune. Francesca ha sofferto ma ha anche scommesso su Dio. E in ciò è la sua grandezza semplice, da madre e da sposa. Non siamo soli. Non saremo mai soli. Per questo Francesca non aveva paura”. Lorenza, amica della famiglia di Vincenzo, gli ha girato un tema fatto dalla figlia Letizia di 13 anni. Le era stato chiesto di fare un tema su “una persona che ti ha fatto crescere”. Lorenza ha scritto: “la persona che non dimenticherò mai è la mamma di tre bambini con cui andavamo in vacanza da piccoli. (…) è mancata a soli 38 anni. L’avevo incontrata al mare ed in montagna. Era contenta e allegra, era forte”. Steve Jobs citava un poeta che diceva “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo” e Lorenza ha commentato, forse Francesca non aveva mai sentito queste parole, “ma viveva ogni secondo in modo speciale, un modo che mi ha cambiato le vacanze e ora penso, la vita”. “Per me – conclude Lorenza - è stata una grande testimonianza, (…) mi ha fatto capire di vivere la vita, viverla veramente secondo per secondo, e ora quando penso a lei mi chiedo se sto dando tutto quello che posso dare”. Alcuni hanno detto a Vincenzo: “Scusa se ti facciamo parlare di Francesca, lo sappiamo che è dura perché ogni volta la ferita si riapre”. E Vincenzo ha risposto: “Molti pensano che per superare bisogna dimenticare, ma per me è l’esatto contrario: più ripercorro quella esperienza più mi da pace”. 

 
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