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« LA MEDICINA - 3° parteANIMA, PECCATO, VITA ETE... »

ANIMA, PECCATO, VITA ETERNA - 1° parte

Post n°68 pubblicato il 10 Settembre 2011 da OsirideDioDeiMorti2
 

 

 

Molte culture, compresa la nostra, prevedono

il dualismo anima-corpo e si basano sul

principio della separazione, alla morte, dei

due elementi. Gli Egizi avevano una visione

più complessa. Dei cinque componenti che

costituivano l'individuo (chiamati kheperu "modi

di esistenza") uno in particolare, lo spirito, si

articolava in due parti, che non hanno riscontro

in altre civiltà: il ka e il ba. Il ka, forza vitale

dell'individuo, veniva rappresentato con le

identiche fattezze della persona fisica.

 

 

 

Ka - Statua di Hor I (faraone XIII dinastia)

 

Il ba, invece, si avvicinava di più al concetto

occidentale di anima; durante la vita rimaneva

imprigionato nell'individuo, ma dopo la morte

sfuggiva dal corpo durante il giorno e vagava

nell'oltretomba, per riunirsi poi ogni sera

alla mummia. Per questo motivo il

ba veniva rappresentato con le sembianze di

un uccello con la testa del defunto. 

 

 

 

Poichè i confini tra mondo naturale e

soprannaturale erano permeabili, il morto

doveva rimanere accessibile anche quando il

suo ba era passato nell'Aldilà. A differenza

delle religioni monoteistiche, nelle quali il corpo

di un defunto deve rimanere inaccessibile,

intoccabile e sepolto il prima possibile, in

quella egizia il defunto mummificato

rimaneva parte della vita della famiglia, che

si recava spesso a visitarlo, portandogli

offerte e scrivendogli lettere, affinchè

intervenisse per aiutare qualche familiare

a guarire da una malattia o risolvere problemi

domestici. Anche se il momento culminante

del viaggio ultraterreno era il giudizio

finale di Osiride (sempre singolo e mai

collettivo, come quello del Cristianesimo), gli

Egizi non ammettevano il concetto di peccato

così come è presente nelle religioni monoteiste:

la violazione di un precetto divino che porta

alla dannazione eterna. E infatti il

comportamento avuto dal defunto nella sua

vita terrena influiva fino a un certo punto

nel giudizio di Osiride, che consisteva nella

pesatura del cuore, cioè dell'anima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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