UN PAESE MEDIOCRE

Post n°11 pubblicato il 13 Aprile 2006 da seesawtime

Resta il silenzio, per provare a capire.
Io non mi spiego come sia potuto accadere, non lo credevo possibile, ma a questo punto per salvarci una volta per tutte dobbiamo smettere di sottovalutare.
Siamo stati, tutti e per anni, oggetto di menzogne, di insulti, di derisione, di disprezzo, di pernacchie, di inganni, di doppi giochi, e a metà di noi è piaciuto al punto da chiedere un bis, dietro l'anonimato del voto segreto e nel conforto di una massa che è forte nell'altrui debolezza.
Ora non so più cosa sia un valore.
Realmente, credo che i valori condivisi siano cambiati di contenuto, non sono più gli stessi, chi non si trova a suo agio in questo contesto probabilmente è perché ha parametri di riferimento fuori corso.
Non vale più la dignità, non vale più il rispetto delle regole e dei ruoli, non vale più il dialogo, non vale più il confronto, non vale più l'uguaglianza.
Inutile adesso star qui ad indignarsi, a protestare. O forse è utile ma intanto, prima di ogni reazione, dobbiamo riflettere, trovare contromisure serie e decise. Uscire dalla ragnatela in cui ci siamo ficcati, disfarsi delle armi altrui, che non saranno mai armi pari, per loro gingilli per noi fardelli insostenibili, smettere di giocare in trasferta e sempre di rimessa, appagandoci nell'elenco inconfutabile dei vizi altrui.
Tiriamo fuori le nostre virtù, quelle originarie, che non abbelliscono solo nel confronto con i mostri, ma rifioriscono nell'orgoglio di difendere ciò in cui si crede e che nonostante tutto esiste ancora.
Lasciamo segni e graffi su quest'Italia di vetro, che la spugna mediatica non possa detergere. Usciamo dal torpore.
Siamo convalescenti perché terribilmente assuefatti.
Se viene un cialtrone tra i cialtroni a vantarsi che la legge da lui scritta è una porcata e noi dopo due giorni ce ne dimentichiamo, questo vuol dire essenzialmente due cose: uno, che nel giro di due giorni c'è già chi l'ha sparata più grossa; due, che siamo incredibilmente abituati a questa mediocrità.
Ora BASTA!
E' dura, ma c'è una sola ricetta: continuare a credere.

 
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OLIMPIADI E CLOUSEAU

Post n°10 pubblicato il 27 Febbraio 2006 da seesawtime

Premesso che non ne capisco nulla, ma la finale femminile del pattinaggio sul ghiaccio alle olimpiadi di torino, svoltasi giovedì scorso, a me è parsa grottesca.

[lo so, sono sempre in ritardo pure nel blog, e qua 'manco posso accampare scuse tipo: c'era traffico o: non me partiva il motorello. Ritardo e basta.]

Non ho visto molte altre gare nell'arco della manifestazione, magari c'era di peggio o viceversa sono inciampato in una singolare coincidenza, ma quando mi sono sintonizzato con la pista di pattinaggio quel che vedevo non era una competizione sportiva internazionale ma, più esattamente, immagini di repertorio dell'ispettore clouseau.
Per carità, sono un avversore dell'isterico approccio calciofilo che confonde l'essenza dell'agonismo con la quintessenza dell'antagonismo, e caratterialmente sono un tipo che avrebbe cenato volentieri a base di rosso con de coubertin per lasciarsi scivolare nell'agio di argomenti di conversazione sereni e concilianti.
Va detto però che la comprensione si sgonfia oltre la soglia del ridicolo.

Atlete presentate con schietto slancio dai commentatori quali campionesse erano assolutamente incapaci di terminare il proprio programma senza la variante inattesa della culata per terra.
Alla prima pensavo: poverina; alla seconda: giornata no; alla terza: porto zella io; ma poi cambiavo canale, tornavo dopo pochi minuti e vedevo il replay della pattinatrice precedente che perdeva il controllo e si spianava contro le transenne. Allora non sono io, sono loro.
Alla fine ha vinto una brava giapponese, elegante, leggera, che ha avuto il pregio di non cadere né sbilanciarsi mai.
Allora capisci due cose: primo, che la vita sposta i parametri a modo suo e si diverte a sorprenderti ingenuo e a destabilizzare ogni tua valutazione precostituita e forse è inutile sforzarsi di prevedere o di comprendere gli eventi se non quando si manifestano in tutta la loro attualità.
Secondo, che le donne sono così amabili nel danzare lievi con gli angoli del sorriso incrinati verso il pianto, e non puoi non tifare per loro quando alla fine dei teatrali percorsi del loro universo emotivo salutano con il più soave degli inchini, fragili e fiere.

Io lo sapevo, dall'ispettore clouseau c'è sempre da imparare.

 
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NOTIZIA BOMBA

Post n°9 pubblicato il 21 Febbraio 2006 da seesawtime

Quando lesse il titolo in prima pagina, Arturo trasalì.
"Scoperta sensazionale: gli uccelli sanno leggere"
Come diavolo lo avevano saputo? Aveva fatto di tutto per non lasciar trapelare la notizia, per custodirla intimamente fino a quel giorno ormai prossimo in cui lui, lui per primo avrebbe lasciato tutti di stucco uscendo allo scoperto.
Trillò il telefono e Arturo assorto neanche si voltò.
Fu Teresa, la storica governante, la logorroica fac totum che ormai teneva in pugno la gestione della casa, a muoversi, bonaria ed ingombrante, verso l'apparecchio.
- Ormai siamo insensibili pure al telefono, eh... - commentò sardonica la donna, con confidenziale sarcasmo che non risparmiava nemmeno Arturo.
Ritornò presto sballottando le anche, piuttosto irritata per l'inutile interruzione del proprio lavoro.
- Ma tu guarda se certi rimbambiti non sanno neanche comporre un numero telefonico senza sbagliare. Che ne dici Arturo? Che fai lì impalato davanti al giornale, che c'è di tanto interessante, è mezz'ora che te ne stai lì fermo davanti alla prima pagina, ma si può sapere... -
Teresa era la donna più curiosa del mondo, un'impicciona di livello europeo.
- Che c'è, Arturo caro, che dice il giornale di così...- 
Teresa si chinò verso l'articolo in prima pagina ed esplose in una fragorosa risata di scherno
- Ah, ora capisco.. Sarai sconvolto, povero Arturo.. - rise Teresa, simulando ironicamente comprensione e allontanandosi strascicando le pantofole verso la cucina.
- "Edizione straordinaria: gli uccelli sanno leggere!" - urlò beffarda Teresa, imitando lo strillone a scoppiando in una fragorosa risata. - Mai sentita un'idiozia simile... -
Nella sala, con il giornale ancora spiegato sul tavolo, Arturo scosse la testa ancora stordito.
- Disgraziata - pensò. - Se solo sapesse... -
Voltò i suoi occhietti intelligenti e neri verso gli ultimi raggi di sole che filtravano dalle finestre aperte. Indugiò ancora un attimo, infine sospirò, consapevole  che la fatidica notizia era ormai di pubblico dominio.
Il povero Arturo decise che avrebbe dovuto immediatamente avvertire gli amici. 
Istantaneamente si alzò e si avviò a raggiungerli, andando a posarsi sul davanzale, con un cinguettìo di rassegnazione.
Erano tutti lì, come ogni sera, piume al vento, a guardare il tramonto.


 
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NON MI PIACI

Post n°8 pubblicato il 20 Febbraio 2006 da seesawtime

Non mi piaci.
Quando non c'eri, le attese non generavano ansie
ma aspettative sfiorate da sogni.
Quando non c'eri, tra pensiero e parola, idea ed azione 
passava il tempo salvifico di una riflessione.
Quando non c'eri, mi muovevo più libero
e i miei silenzi non li spiegavo che a me.
Quando non c'eri, correvo meno
e andavo più veloce.
Quando non c'eri, le mie orecchie rilassate
badavano ai canarini.
Ora ci sei e tutto vuoi che dica,
se dormo, se piango, se ho voglia
o son stanco, se cambio idea
o la confermo, o esausto mi fermo.
Nei segreti, non nelle notizie,
si sazia la curiosità,
non puoi ingannarmi del contrario.
Ti confesso, lo sapevo,
la speranza mi impegna
con promesse che non so mantenere:
lo sapevo, dicevo,
che non avrei saputo ignorarti
a dispetto dell'universo, che ti usa.
Come me, che in fondo
non son diverso.

 
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Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 16 Febbraio 2006 da seesawtime

" La vita senza musica è impensabile,

la musica senza vita è accademia"

(Leonard Bernstein)

 
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