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Giochino di Ody, seconda settimana: I cibi di una volta - LESSO

Post n°1748 pubblicato il 10 Giugno 2013 da vi_di

Lo facevamo prevalentemente nei sabati freddi d'inverno, e lo chiamavamo 'o broro 'e carne, per distinguerlo da quello veggetale, con due g, fatto solo di verdure. Nonno Michele mangiandolo diceva: 'O broro 'e carne serve a fa' 'o lietto p'o pranzo d'a romènica' e io immaginavo i maccheroni della domenica che dormivano facendo il morto su un mare di brodo.
Il pezzo di muscolo o di coperta 'e costata veniva messo a freddo in una pentola grande, insieme a una 'pacca' (uno spicchio, preso dalle bottiglie fatte appositamente a pacche per l'inverno)  di pomodoro, cipolla, sedano, nervetti, qualche osso e una patata che, una volta cotta, io mangiavo con la golosità con cui avrei mangiato un dolce. Che bel brodo saporito veniva! E la carne, anche se era sfruttata, condita a freddo con una bella spremuta di limone era saporita come 'o père e 'o musso 'e puorco, di cui ho parlato tempo fa.
Noi però il pezzo di carne non lo chiamavamo lesso, ma bollito. La differenza tra le due preparazioni, quella del lesso e quella del bollito, l' ho appresa solo da grande, anche perché 'lesso', maschile, era un vocabolo per me ignoto. 
Lo conoscevo solo al femminile, plurale.
'E lésse. 'Miss, mia cara miss, 'nu cuopp'allésse io divento per te' diceva Totò. Lésse: le castagne bollite, che in strada venivano vendute dint'o cuoppo di cui parla Totò, cioè nel cartoccio a cono fatto all'epoca in genere di carta di giornale, e solo in seguito diventato di carta pane.
Lésse: cibo povero dei contadini di una volta; a casa mia le castagne venivano raccolte sotto l'albero della mia campagna, si toglieva la buccia marrone e si mettevano a freddo in acqua, alloro e un pizzichino di sale. Mamma le metteva a cuocere sul fuoco del focolare, e mentre aspettavamo che cuocessero, nonno mi raccontava mille storie per ingannare l'attesa. Quando il profumo diventava così soave che nemmeno le storie di bambini che diventavano diavoli mi distraevano più, le lésse erano pronte. Mamma le scolava, le divideva nei piatti e
 dava ad ognuno di noi la sua spettanza: a me e a nonno sempre qualcuna in più. Le spellavamo scottandoci le dita, frettolosi e ingolositi dall'attesa e dalla voglia, rimanendo silenziosi lì davanti al focolare, ognuno col piatto sulle ginocchia. Quando le mettevo in bocca erano dolci, tenere, profumate, appaganti.
'E lésse. Compagne di fredde serate d'inverno, mi piacevano tantissimo. Come le caldarroste del resto. Le caldarroste, a differenza delle lésse, avevano un vantaggio in più: a volte ne nascondevo qualcuna nella taschina della maglia e me la portavo di sopra, quando andavo a letto. Ma non per mangiarla. 

Solo perché, in quella grande stanza fredda e senza riscaldamento dove dormivo, mi teneva caldo.
Forse sono andata fuori tema, e forse ho deluso chi si aspettava il solito post divertente, ma anche i giullari hanno un'anima. Vicinissima allo stomaco.

 

Se volete particolari ulteriori sul lesso andate agli altri blog partecipanti:

Abbandonare Tara
Mamma & Prof
La casa sull'albero
Orologio Nuovo
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