Adenia

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Creato da Adenia il 02/09/2005

Preferisco i punti interrogativi ai punti esclamativi. Il dubbio permette di esprimere con calma le proprie idee e aiuta a cambiarle se queste non sono ottimali. Non è forse il dubbio che dà origine a non importa quale curiosità?

 

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Il Dubbio

Quando sulla strada vi imbattete nei punti interrogativi allora andate sicuro che sono tutte brave persone, quasi sempre tolleranti, disponibili e democratiche. Quando invece incontrate punti esclamativi, i paladini delle grandi certezze, i puri della fede incontrollabile, allora mettetevi paura perché la fede molto spesso si trasforma in violenza.

Il dubbio è una divinità discreta, è un amico che bussa con gentilezza alla vostra porta. Il dubbio espone con calma le sue idee ed è pronto a cambiarle radicalmente non appena qualcuno gli mostrerà che sono sbagliate. 

(frasi prese dal libro "Il dubbio")

 

Esser tristi è necessario

A cura de Il Pensiero Scientifico Editore
16/01/2009 12.27.00

 

 

La tristezza è parte della condizione umana ed è funzionale e necessaria per godere della felicità e per un corretto sviluppo emotivo. "Quando si individua un tratto così profondamente conservato nella biologia dell'uomo, bisogna presumere che è un tratto selezionato dall'evoluzione e come tale necessario alla sopravvivenza", ha dichiarato Jerome Wakefield della New York University e coautore del libro "The loss of sadness: how psychiatry transformed normal sorrow into depressive disorder", la cui traduzione in italiano sarebbe "La perdita della tristezza: come gli psichiatri hanno trasformato il normale dolore dell'anima in malattia depressiva". Wakefield e altri psicologi che sostengono l'importanza di vivere ogni emozione, anche quelle più negative, sono stati intervistati sull'ultimo numero della rivista NewScientist.

Nella società moderna la tristezza è diventato uno stato d'animo da evitare. In tutti i modi possibili. Ci si può distrarre evitando di pensare e riempiendosi la giornata di appuntamenti e di cose da fare. Molti scelgono anche, in maniera incauta e superficiale, di usare pillole che stabilizzano l'umore agendo direttamente sui centri nervosi di produzione e regolazione dei neurotrasmettitori.

Eppure è esperienza comune di ciascuno come, nei momenti di difficoltà o di tristezza, la percezione del mondo è diversa e talvolta più profonda. Non è un caso, infatti, che gli artisti esprimono il meglio della loro produzione proprio nei momenti di maggiore difficoltà più che quelli di felicità. Secondo alcuni neurologi vi è un motivo biologico che spiega il legame tristezza-creatività: la riduzione dei livelli di cortisolo tipica dei momenti di tristezza attiva i centri nervosi della creatività mentre riduce l'attività di quelli che stimolano la socialità, la fame e l'attività fisica.
La tristezza, l'introspezione e i momenti di solitudine, quindi, sono funzionali a guardarsi dentro e fare il punto su di sé, per poi riprendere e andare avanti. Attenzione, però, se una sana dose di tristezza è necessaria, tutti gli esperti sono d'accordo nel dire che se si è di fronte ad una diagnosi di depressione allora è necessario sottoporsi a terapie adeguate.

Fonte: Marshall J. Is it really bad to be sad? NewScientist 14 gennaio 2009.

 

I Colori degli Alimenti

Dietro ai vari colori degli alimenti si nascondono nutrienti diversi che devono essere assunti per avere un'alimentazione completa. Per ogni colore esiste un diverso beneficio, come una pelle giovane, delle ossa forti, una memoria da elefante e un sistema immunitario ben funzionante. Per mangiare "colorato" si intende assumere ogni giorno degli alimenti appartenenti a cinque diverse categorie di colore, giallo/arancione, verde, blu/viola, rosso e bianco, alle quali corrispondono dei nutrienti specifici.

Ecco alcuni esempi: i cibi gialli/arancioni come carote, zucca, mais, melone sono ricchi di carotenoidi che svolgono una funzione antiossidante; gli alimenti verdi, tra cui spinaci o broccoli, sono ricchi di luteina che fa bene alla vista; i blu/viola come more e mirtilli, fonte di antocianine, proteggono dalla fragilità capillare, dai processi infiammatori e dai tumori; pomodori e cocomero fanno parte dei cibi di colore rosso che hanno un grande contenuto di licopene, che può avere una funzione protettiva contro il cancro e le malattie cardiovascolari; infine, sono considerati alimenti bianchi il cavolfiore, con proprietà anticancerogene, e le patate, buona fonte di sali minerali e vitamine, ma anche le carni bianche, il pesce e i formaggi magri che sono fonte di proteine.

I nutrienti contenuti in questi alimenti lavorano meglio in squadra, questo vuol dire che dovrebbero essere assunti contemporaneamente cibi appartenenti a categorie di colore diverse. Questa abitudine aiuta a mantenere un'alimentazione variata e completa ed è estremamente semplice da realizzare: ad esempio grazie ad insalate e macedonie di frutta, facili da essere consumate anche durante i pasti fuori casa.

Fonte: Perry M. Colors of health. Prevention 9 novembre 2007

 

 

Autunno

Post n°95 pubblicato il 21 Settembre 2006 da Adenia

E' arrivata la mia stagione preferita... la stagione che maggiormente ha ispirato pittori, registi, musicisti, poeti, fotografi e gli artisti in genere.  L'autunno è malinconico e vivace al tempo stesso, donando i colori della passione e della morte.

 
 
 

Post N° 94

Post n°94 pubblicato il 19 Settembre 2006 da Adenia

So close no matter how far
Couldn’t be much more from the heart
Forever trusting who we are
And nothing else matters

Never opened myself this way
Life is ours, we live it our way
All these words I don’t just say
And nothing else matters

Trust I seek and I find in you
Every day for us something new
Open mind for a different view
And nothing else matters

Never cared for what they do
Never cared for what they know
But I know

So close no matter how far
Couldn’t be much more from the heart
Forever trusting who we are
And nothing else matters




E' così dannatamente emozionante questo brano... è da tempo che non lo ascoltavo e non credevo potesse ridonarmi ancora certe sensazioni. Ogni volta che lo ascolto avverto una sensazione di rabbia unita a passione, desiderio e tristezza.

 
 
 

Post N° 93

Post n°93 pubblicato il 17 Settembre 2006 da Adenia

Il piacere di leggere

Oggi i computer sono diventati così popolari che molte persone li preferiscono ad un buon libro. Per molti addirittura la lettura è considerata più un obbligo che un piacere.

Ci sono molti tipi di persone, alcune amano la lettura e altre che non la amano. Ma una cosa è evidente: coloro che conoscono la grande gioia che proviene dalla lettura hanno vite più ricche e prospettive più ampie rispetto a chi non ama leggere.

“Incontrare” un buon libro è come incontrare un grande insegnante.

“Chi ha letto dei libri e ha il gusto della lettura certamente si trova meglio di chi non li ha letti, perché leggere libri è come laurearsi continuamente, come continuare ad andare avanti, a studiare, a conoscere, nulla ti insegna più dei libri.”

Leggere è un privilegio esclusivo degli esseri umani: nessuna altra creatura vivente possiede le stesse capacità.
Attraverso la lettura possiamo venire a contatto con centinaia di migliaia di altre vite oltre che con la nostra e possiamo comunicare con saggi e filosofi che sono vissuti anche migliaia di anni fa.

Leggere è come fare un’escursione. Si può viaggiare in ogni direzione e conoscere nuovi luoghi e nuove persone. Leggere trascende il tempo. I libri ci trasportano in altri paesi dove possiamo incontrare personaggi che possono diventare i nostri maestri di vita, che possono aiutarci a trovare le risposte ai nostri quesiti.

Non siamo costretti a limitarci alle nostre esperienze personali, attraverso la lettura delle biografie di uomini di successo, possiamo fare nostre le loro esperienze e possiamo sviluppare nuove idee e nuovi punti di vista.

Un buon libro ci dà la possibilità di appropriarci del modo di pensare dell’autore, di provare le sue stesse emozioni, di usare l’immaginazione proprio come fa lui. In questo modo le sue esperienze diventano le nostre. Questo è il potere della lettura. Essa apre infinite strade verso i tesori dello spirito umano di tutte le epoche e di tutte le parti del mondo. Ci permette di raggiungere una profonda comprensione della vita e della gente, per offrire a noi stessi la più ampia possibilità di scelta. Chi è consapevole di questo possiede una ricchezza infinita.

Se il desiderio di leggere esiste non è possibile trovare dieci o venti minuti per farlo. Gli amanti della lettura utilizzano ogni momento libero  per leggere: mentre viaggiano in treno o prima di andare a letto o alla mattina, appena svegli. Ci si accorgerà poi, che, proprio in quei momenti preziosi ritagliati tra i vari impegni, si legge con una maggiore concentrazione. Di solito la “lettura di straforo” lascia un’impronta più profonda rispetto a quella in poltrona. Come ci sono belle e brutte persone, ci sono libri belli e brutti. Tutti noi viviamo in una rete intricata di relazioni. Se ci associamo con persone positive, la nostra vita ne sarà positivamente influenzata. Tuttavia, anche una persona essenzialmente buona ha una probabilità dal venti al trenta per cento di essere corrotta se passa troppo tempo in un ambiente disonesto. Leggere molti buoni libri coltiva e arricchisce la vita di una persona.

C’è un detto secondo cui "il genio deriva dallo studio".

Come un corpo ha bisogno di cibo nutriente, una mente trae sostentamento dalla lettura. I buoni libri arricchiscono le nostre menti. La forza della lettura, in effetti, risiede nel fatto che permette di sviluppare la propria immaginazione e la capacità di pensare. Leggere permette di scolpire un qualcosa nella propria mente, nella propria vita. Dà sostanza alla crescita della persona.

Non ci sono limiti all’accrescimento del nostro potenziale, se la terra della nostra mente viene ben coltivata e nutrita. Dentro ognuno di noi ci sono infinite possibilità e la lettura è lo strumento con cui dissodare questa terra senza confini.

 
 
 

Post N° 92

Post n°92 pubblicato il 15 Settembre 2006 da Adenia

Qualche curiosità sulle gemme...

Le gemme hanno esercitato un fascino notevole sull'uomo negli ultimi sette millenni. Le prime ad essere scoperte furono l'ametista, il cristallo di rocca, l'ambra, la granata, la giada, il diaspro, il corallo, i lapislazzuli, la perla, il serpentino, lo smeraldo ed il turchese. Queste pietre erano riservate all'alta borghesia e ne rappresentavano l'elevato ceto sociale. Sebbene ancora oggi una gemma incastonata in un monile d'oro o di platino costituisca una dimostrazione di ricchezza, generalmente i gioielli sono acquistati soprattutto per piacere personale e per la loro bellezza.

Inizialmente, quando vi era una scarsa cognizione scientifica, le gemme erano avvolte da un'aurea di mistero quasi spirituale ed è per tale motivo che spesso si presentavano sotto forma di amuleti e talismani.

Era credenza comune, infatti, che essi potessero offrire protezione da fantasmi ed attirare favori delle entità angeliche e dei santi sugli esseri umani.

 
 
 

Post N° 91

Post n°91 pubblicato il 13 Settembre 2006 da Adenia

Ecco, questa è una di quelle sere in cui tutto avrei voluto tranne che rimanere sola in casa. Sì, perché poi rifletto, medito, rimugino di continuo sugli accadimenti. Giornata decisamente no. Sento che mi sto spegnendo e quando io sento così allora è grave: significa che mi chiudo in me stessa e che non combatto più per qualcosa… qualsiasi cosa. Sento il mio fuoco spegnersi. Sento che la fiamma che alimenta la mia passione per la vita è debole. Cerco ogni giorno di tirare fuori il meglio, di aggrapparmi a ciò che di buono c’è attorno a me, di gioire per gli aspetti essenziali del mio stare al mondo; ma oggi… oggi non sento nulla di buono. Sono una sognatrice ed allora so che per persone come me facile è cadere in basso, per poi riprendersi e spiccare il volo tenendo una quota ottimale quasi invidiabile. I sognatori sono caratterizzati da sbalzi di umore notevoli e da alti e bassi continui. Forse la soluzione è non avere delle aspettative da niente e da nessuno, ma questo significherebbe neanche da me! No, non ci riesco, non avrebbe senso andare avanti senza delle aspettative da me stessa. Quindi? Quindi devo prendermi del tempo per trovare calma e lucidità. Talvolta, pare che le situazioni scomode o indesiderate capitino tutte insieme. La mia vita mi sembra così ricca di emozioni e di eventi interessanti certe volte e così sterile e vuota altre volte. Il dramma è che alla mia età ancora non so cosa voglio. La mia debolezza è tutta là. Non so cosa voglio. Ho l’aria di una che sa cosa vuole, lo so. Ho una personalità forte per chi mi conosce. Eppure, ho bisogno degli altri, davvero tanto, ma chi mi è accanto nemmeno se ne rende conto. Molto probabilmente dovrei comportarmi io in modo differente, ma non so da dove iniziare. So solo che ora mi sento debole, spaventata per tutto e soprattutto… no, non vado oltre. Stop.

 
 
 

Psicologia: Studio Gb, Il Calcio Aiuta Uomini a Condividere Tra Loro Emozioni

Post n°90 pubblicato il 12 Settembre 2006 da Adenia

Roma (Adnkronos Salute) - L'uomo che non deve chiedere mai e che non mostra le sue emozioni, soprattutto tra simili, è uno stereotipo duro a morire. Nonostante i tempi e il costume stiano cercando di imporre il modello del maschio sensibile. Ancora oggi, dolore e rabbia, tristezza o gioia sono spesso trattenute alla presenza di altri uomini. Ma non quando ci si trova davanti a un campo di calcio. Il pallone, insomma, rappresenta la valvola di sfogo attraverso cui due terzi dei maschi riesce a condividere le proprie emozioni tra loro. Questo il risultato di una indagine condotta dalla Mental Health Foundation britannica su 500 uomini.

Durante i match, come nel dopopartita, ammessi anche abbracci e qualche lacrimuccia virile, che ridimensiona anche la presunta ossessione del sesso forte per il calcio. Due terzi del campione - afferma il presidente della fondazione - rinuncerebbero volentieri alla partita della nazionale in cambio di un po’ di sesso, mentre solo il 27% taglierebbe la corda sul posto di lavoro per un posto davanti alla Tv. Infine, oltre l86% preferirebbe assistere alla nascita del suo primo figlio piuttosto che non perdere le imprese della squadra del cuore. Ma gli effetti benefici del pallone non sarebbero solo psicologici tout court. Specie in concomitanza con i grandi appuntamenti internazionali, infatti, il 34% degli uomini promette di giocare più spesso. Anche perché il 70% è convinto che il calcio è meglio giocarlo che vederlo.

(Sch/Adnkronos Salute)

 
 
 

Post N° 89

Post n°89 pubblicato il 05 Settembre 2006 da Adenia

Liberi Penieri, il mio blog, compie un anno...

Mi sono resa conto ora, mentre leggevo i vari blog... che il mio, il mio blog "LIBERI PENSIERI", ha compiuto un anno... fii, come scorre veloce il tempo! Quante emozioni che mi ha donato questa avventura! Ho incontrato persone che hanno saputo starmi vicino davvero, chi esaltando le mie idee e chi scontrandosi, chi in modo dolce e chi in modo severo,  ma comunque persone che non dimenticherò. Mi ha arricchito questo mondo, ma consiglio a tutti, vivamente, di non immergersi troppo in questo a discapito della realtà tangibile. Non è facile incontrare utenti disposti ad un dialogo costruttivo, utenti desiderosi di un confronto con non importa chi per ottenere delle conferme importanti o un arricchimento personale interiore. Non è facile star fuori dalle mode, che anche qui come in tutti gli ambienti, ci sono eccome! Ho vissuto un anno tutt'altro che facile, ma alla fine mi ritrovo sempre io con i miei disordini, ma i vari accadimenti mi servono per divenire ogni giorno più saggia. Purtroppo, molti dei miei contatti iniziali noto che non partecipano più in questo contesto, forse hanno risolto i loro casini e non hanno più la necessità di sfogo, forse stanno affrontando situazioni così toste da non potersi concedere il lusso di esternare quel che sentono qui, forse hanno il pc non funzionante, forse non hanno tratto benefici da questo ambiente e per evitare che la follia li rapisca hanno agito in altro modo... forse mi faccio troppe seghe mentali. Ecco, dopo un anno nulla è cambiato nel mio tormentarmi in inutili interrogativi. Bene, mi congedo signori... au revoir!

 
 
 

Post N° 88

Post n°88 pubblicato il 03 Settembre 2006 da Adenia

NON BISOGNA PENSARE MALE DEL PARADOSSO, PERCHE' IL PARADOSSO E' LA PASSIONE DEL PENSIERO E IL PENSIERO SENZA PARADOSSO E' COME L'AMANTE SENZA PASSIONE. IL GRADO PIU' ALTO DI OGNI PASSIONE E' SEMPRE QUELLO DI VOLERE LA PROPRIA FINE E COSì ANCHE LA PIU' ALTA PASSIONE DELLA RAGIONE E' VOLERE LO SCANDALO, ANCHE SE LO SCANDALO, IN UN MODO O NELL'ALTRO, PUO' SEGNARE LA SUA FINE.

QUESTO ALLORA E' IL SUPREMO PARADOSSO DEL PENSIERO: VOLER SCOPRIRE QUALCOSA CHE ESSO NON PUO' PENSARE. QUESTA PASSIONE DEL PENSIERO E', IN FONDO, PRESENTE IN OGNI ESPRESSIONE DEL PENSIERO, ANCHE IN QUELLA DEL SINGOLO, IN QUANTO NEL PENSIERO EGLI NON E' SEMPLICEMENTE SE STESSO. COSA E' ALLORA QUESTA REALTA' SCONOSCIUTA CONTRO LA QUALE VA A COZZARE LA RAGIONE NELLA SUA PASSIONE PARADOSSALE, METTENDO IN CRISI, IN FONDO, LA CONOSCENZA CHE L'UOMO HA DI SE?

 
 
 

Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 30 Agosto 2006 da Adenia
 

Quest'oggi, leggendo un giornale, mi ha incuriosito una notizia ed ho pensato di riportarla qui, forse alcuni già ne sono a conoscenza.

GRAN BRETAGNA: LA NUOVA LEGGE CHE HA SVUOTATO LE BANCHE DEL SEME.

Ironia della sorte, il paese che ha appena ospitato il primo "wank a thon", Telethon della masturbazione organizzato per mettere in rilievo vari temi legati alla salute sessuale degli inglesi, si trova davanti a una clamorosa mancanza di sperma.
La crisi nazionale dei giacimenti di sperma pubblico sta preoccupando i centri di fecondazione assistita, che sono costretti ad approvvigionarsi sempre più spesso in Danimarca, Spagna e Stati Uniti. La carenza di donatori ha provocato una seria indagine della autorevole Human fertilisation and embryology authority (Hfea).

Secondo i calcoli di chi gestisce le 93 cliniche della fertilità nazionali, la colpa è da attribuire a una nuova legge, precisamente ad una norma entrata in vigore nell'aprile 2005 che dava, ai figli nati da fecondazione artificiale, una volta raggiunti i 18 anni, il diritto di rintracciare il padre naturale, togliendo la pietra angolare del sistema, cioè l'anonimato dei donatori.

Risultato: se nel 2001 i nuovi donatori registrati presso la Hfea erano 325, nei primi sei mesi del 2006 erano scesi solo a 99. A fronte di una richiesta di 500 donatori l'anno.
C'è quindi il rischio di doversi rassegnare a un futuro senza prole, se dovessero venire meno le scorte dall'estero. Operatori del settore adesso chiedono al governo di cambiare la legge, citando tra gli aspetti negativi il crescente mercato sul web di donatori non approvati, che richiedono fino a mille sterline, aggiungendo che in internet alcuni siti mettono in vendita campioni di sperma che non sono stati sottoposti ai controlli di routine per escludere la presenza di malattie infetive, come il virus hiv.
     

 
 
 

Post N° 86

Post n°86 pubblicato il 28 Agosto 2006 da Adenia

SACRO GRAAL

Esistono tre possibili approcci al "Graal". Un primo approccio considera il Graal come un oggetto dalle precise caratteristiche fisiche, nella maggioranza dei casi legato alla figura di Cristo. Tale connessione risale al 1200, il Graal venne identificato con il calice utilizzato da Gesù durante l'Ultima Cena; nello stesso si dice che fu raccolto il sangue versato durante la Crocifissione da Giuseppe d'Arimatea. Esistono numerose altre teorie circa la natura fisica del Graal: è stato variamente identificato con una pietra caduta dal cielo, di origine forse meteoritica, con l'Arca dell'Alleanza, con un libro scritto da Gesù stesso, con la Sindone di Torino
, con un gioiello caduto dal cielo insieme a Lucifero, con la macchina che Mosé utilizzava per produrre la manna… Motivo comune degli studi dedicati a questa categoria "fisica" sul Graal è il tentativo di identificare con assoluta precisione il luogo ove dimorerebbe l'oggetto. Il filone di questi studi si può definire "Linea Archeologica".
Una seconda categoria di studi preferisce accantonare le ricerche "sul campo", ritenendole soltanto l'aspetto vulgato e volgare di una ricerca dai tratti più simbolici e spesso esoterici. All'interno di questa visione, il Graal diventa un simbolo dal valore universale che si presenta in varie forme all'interno di differenti sistemi mitico-religiosi. Per alcuni ad esempio, il Graal rappresenterebbe la Tradizione occidentale ghibellina, contrapposta a quella giudaico-cristiana. Per altri ancora sarebbe simbolo del Sacro Cuore di Cristo, un archetipo dell'inconscio o addirittura un simbolo sessuale e di fertilità. Come si potrebbe determinare con rigore storico-scientifico quale tra queste interpretazioni è la più aderente alla realtà? E' evidente che ognuna possiede una ricchezza di significato ed una funzionalità ben specifica nel contesto all'interno del quale è sorta. Si può far riferimento a questo tipo di studi con il termine di "Linea Simbolica".
Una terza categoria si limita a considerazioni di natura filologica intorno al tema del Graal, studiandone - così - le origini letterarie e individuando il progressivo evolversi del mito attraverso i secoli, con l'analisi delle diverse simbologie che man mano si sono delineate intorno a esso: si tratta di quella che può definirsi "Linea Filologica".
La sovrabbondanza di fonti e la evidente difficoltà a dipingere uno scenario contemporaneamente semplice e coerente ha fatto sì che nel corso dei secoli venissero avanzate le interpretazioni più bizzarre sulla genesi del mito del Graal.
Una teoria propone come sede ultima del Santo Graal la città di Torino. La prima motivazione portata a sostegno di questo fatto è la presenza - nella stessa città - della Sindone, il lenzuolo che secondo la tradizione avrebbe avvolto il Corpo di Gesù dopo la morte. Un'altra teoria afferma che il Graal si troverebbe nascosto sul fondo di un pozzo canadese, ad Oak Island
. Che cosa sia il Santo Graal si sa: è qualcosa di cui non si sa né cosa sia, né se ci sia.

 
 
 

Mi vergogno un po'

Post n°85 pubblicato il 30 Luglio 2006 da Adenia

Arrivo al cinema. Poche sono le persone già arrivate e sedute, pronte per la visione del film previsto per questo sabato di fine luglio. Mi guardo attorno per cercare il posto a me più congeniale... solitamente mi siedo nei centrali e all'inizio dellla fila di poltroncine in modo da essere più libera di alzarmi e spostarmi. Il posto che tanto mi piace è occupato, ma nel momento in cui i miei occhi si posano sulla persona che occupa tal posto mi accorgo che anche i suoi  occhi sono fissi su di me. Sento una sensazione di piacere... si tratta di un uomo di bell'aspetto e si sa che ad una donna dà sempre piacere essere guardata. Bene, mi siedo dietro di lui in modo da rimanere comunque in una più che buona posizione. Con me c'è il mio uomo, ma mentre egli mi parla la mia mente è altrove: penso agli occhi di questo tipo seduto davanti a me. Ma che sciocca che sono, sì, proprio una sciocca. Come è possibile dare tanto peso ad uno sguardo di persona sconociuta? Eppure stare lì, dietro di lui alimentava in me la voglia di sapere qualcosa in più di quella persona. Io e il mio lui parliamo di film, delle colonne sonore, dei cinema piccoli di un tempo e dei cinema multisala di adesso, di quanto io dia importanza alla regia per la valutazione di un film e di quanto lui dia importanza alla trama. Mentre parlo ho come la sensazione che il tipo davanti ascolti ogni mia parola. Inizia il film e noto che la sua testa davanti a me non mi permette di vedere tutto lo schermo. In qualsiasi altra occasione mi avrebbe dato fastidio, ma questa volta no. Sono assurda, come può non darmi noia il capo di uno davanti a me che mi copre la visuale e non mi permette di vedere il film? Il film è interessante e scorrevole. Arriva la pausa del primo tempo. Ecco che il tipo si alza e mi dona ancora uno sguardo, ma questa volta più intenso e più lungo. Mi sento in imbarazzo: la persona accanto a me, il mio lui, mi sta parlando e blocca per un istante il discorso avvertendo che c'è qualcosa. Non capisco, non mi spiego cosa mi succede... sento emozione e il desiderio di sapere di più di quell'uomo. Nel ritornare al posto ecco che mi lancia un ulteriore sguardo. Bene, il film riprende, ma continuo a concentrarmi sul movimento del corpo del tipo che è seduto davanti a me. Incredibile, non riconosco me stessa. So che a breve il film arriverà alla fine e che non rivedrò mai più quella persona. Che senso ha rivolgere i propri pensieri ad un soggetto che non è nulla per la mia vita? Beh, la vità è ricca di tanti incontri e non tutti accadono per dare inizio a qualcosa, ma accadono per rimanere semplicemente UN INCONTRO senza evoluzione. Chissà, forse anche degli incontri di sguardi fini a se stessi possono lasciare dei messaggi da tenere segreti dentro di se, forse proprio quelle frasi non dette, quelle conoscenze non avvenute, quelle informazioni non avute, quei contatti non verificatisi rendono l'incontro più indimenticabile di tanti altri. Sono una sciocca che ha solo voglia di giocare con la propria fantasia. Sta per concludersi il film ed allora provo ad immaginare cosa accadrà: il tipo si alzerà subito ed andrà veloce verso l'uscita ed io non lo vedrò più.  Arriva la fine e come mio solito rimango seduta per leggere i titoli di coda. Il tipo non si alza. Il mio lui mi dice che il film gli è piaciuto e rimane seduto. Molti si alzano. Il cinema poco alla volta si svuota. Rimangono pochissime persone... io finalemnte mi alzo, il tipo rimane seduto. Mi avvio verso l'uscita... mi giro un attimo indietro per guardarlo l'ultima volta e incontro subito il suo sguardo. Continuo a camminare, raggiungo la biglietteria e nel rigirarmi noto che il tipo è dietro di me... mi dona l'ultimo sguardo e va via.

Mi ha sorpreso, non il mio comportamento dato che nulla di grave ho commesso, ma il mio atteggiamento mentale, la mia curiosità verso questo uomo, il mio interesse verso uno sconosciuto. Mi sono vergognata di aver avuto voglia di uno di cui nulla so e nulla saprò mai.

 
 
 

Post N° 84

Post n°84 pubblicato il 20 Luglio 2006 da Adenia

QUANTO SI RISPARMIA NELLE COMPRAVENDITE AUTO SENZA NOTAIO?

Con l'entrata in vigore lo scorso 4 luglio del decreto legge ''Cittadino consumatore'' viene eliminato l'obbligo di intervento del notaio per i passaggi di proprietà di autoveivoli  e di motoveicoli. Basterà infatti la firma di un dirigente comunale o dei titolari degli Sportelli Telematici.
E' possibile autenticare gratuitamente l'atto di vendita di un veicolo usato presso le agenzie abilitate oltre che al Comune, alla Motorizzazione e al Pra. Indubbiamente una novità di rilievo, la ferma volontà del Governo di dare immediata attuazione dell'autentica gratuita ed un significativo passo avanti in materia di semplificazione delle procedure per i passaggi di proprietà dei veicoli. 

In campo nazionale la sinistra fa la destra. Significa che le ideologie sono al tramonto, ma anche che andrebbero adeguate ai tempi e la cosa mi sembra abbastanza ardua. Contano molto di più i fatti anche se, evitare il passaggio notarile nelle compravendite di auto e moto, per risparmiare 50 euro circa mi sembra una novità abbastanza irrisoria, considerando poi i controlli pressoché nulli che vi saranno a tal merito.
 

Insomma, per certi versi credo sia meglio, ma per altri peggio...

 
 
 

Post N° 83

Post n°83 pubblicato il 14 Luglio 2006 da Adenia

Vorrei più tempo, più tempo per poter portare a termine al meglio ogni cosa. Non ci sto più dentro, sono sempre di corsa. Il lavoro, gli amici, la famiglia, un appartamento da mettere a posto, le piante da curare, pagamenti vari, un cane di cui occuparsi... non reggo. Si tratta solo di questioni normali eppure io sto sbiellando. Ho disdetto l'appuntamento di questa sera e pure quello di domani sera anche se so che sarebbero state serate trascorse in piacevole compagnia. Non reggo certi ritmi, sono forse più pigra di altri. E' necessario essere sempre in forma, sempre sull'attenti, sempre pronti e scattanti. Sul lavoro la mia stanchezza si avverte ed io più cerco di rimediare più commetto distrazioni o dimenticanze. Ho bisogno di ferie, ma questo non deve interessare a chi mi è accanto... devo tenere duro, andare avanti con il mio solito sorriso accattivante e mostrare che va tutto bene. Ce la farò? Devo. Un saluto particolare a chi come me si sente un po' esaurito :-)

 
 
 

Post N° 82

Post n°82 pubblicato il 09 Giugno 2006 da Adenia
Foto di Adenia

Questo è uno di quei periodi in cui sento maggiormente malinconia, malinconia di eventi del passato, di legami interpersonali particolarmente importanti che hanno lasciato il segno più di altri, di uno stile di vita che ho dovuto lasciare. Sono appena tornata a casa dopo una piacevole serata trascorsa con le amiche più care. Sono stata bene con loro, ma ripenso a quando eravamo libere di andare per locali a divertirci sino al mattino senza troppe responsabilità o impegni sentimentali. Ora è un modo diverso di stare tra noi, più tranquillo e meno spensierato... Beh, è normale che sia così, ma a volte in me c'è ancora la voglia di folleggiare senza a nulla dover pensare. Che immatura che sono. Con gli uomini mi sono divertita, ho giocato sottovalutando il loro sentimento nei miei confronti, ho spesso dato più importanza all'arte della seduzione che non a costruire qualcosa di importante. Ho commesso errori su errori, mi sono allontanata da persone che ora mi mancano, mi sono sopravalutata pensando che io me la sarei sempre cavata anche da sola. Non è così. C'è bisogno degli altri e me ne rendo conto sempre di più. Non è così male questo periodo, ma nonostante la mia pigrizia, la mia ricerca di pace, il mio non voler mai agire troppo, il mio star fuori da vicende complesse ecco che mi ritrovo sempre in situazioni assurde, dinamiche e ricche di caos. E' strano... agisco davvero poco, ma quando agisco vi sono poi conseguenze forti. Forse dovrei stare su di una isola da sola oppure su in cima ad un monte con i lupi. Fii sono un danno.

Non so se si è capito molto di tutto questo mio discorso... sono stanca, ora vado a prendermi qualcosa da bere e poi sarà meglio dormire.

 
 
 

Post N° 81

Post n°81 pubblicato il 06 Giugno 2006 da Adenia

 

Oggi è il 6 Giugno del 2006,
data che può essere letta come ''666'', 
il biblico numero della Bestia
 

 

Se qualcuno non ci avesse fatto caso oggi è il 6 giugno 2006. E quindi? Risponderebbe anche chi ci ha fatto caso. E quindi potrebbe risultare interessante sapere che la data di oggi si può leggere anche in questa maniera: 06-06-06. Tre prefissi telefonici di Roma! Direbbe qualcuno disattento o burlone. No. Se togliamo gli zeri a rimanere sarebbero soltanto i tre sei e quindi: 666, il numero della Bestia.
E quindi? Ritorneranno a rispondere la maggior parte delle persone. E quindi, dicono alcuni, oggi è il giorno dell'apocalisse, il giorno in cui l'Anticristo scende (o sale, dagli inferi) in mezzo agli uomini. Ma ci faccino il piacere!

Eppure sono tanti a credere veramente che il martedì dello 06/06/06, ossia, il sesto giorno del sesto mese del sesto anno del millennio, deve essere il giorno nel quale all'orizzonte i quattro cavaliere dell'Apocalisse faranno la loro comparsa, proprio come indicato dalla Bibbia, il giorno in cui calamità inenarrabili sfoceranno nella fine del mondo o nella nascita dell'Anticristo.
Per bloccare il perfido disegno del diavolo, secondo alcuni, c'è un solo modo: la preghiera interplanetaria convinta ed aggressiva.
In America, patria delle mille iniziative imprenditoriali, anche l'Apocalisse può diventare business.
Come nel piccolo villaggio di Hell (Inferno), nel Michigan, minuscolo centro di 72 ''diaboliche'' anime, che da sempre vive sul turismo diabolico, e dove la data di oggi è una vera manna. Durante la kermesse a base di musica e danza, i negozi di souvenir venderanno T-shirts, tazze da caffè e chincaglieria varia con impresso il numero 666, al prezzo di 6 dollari e 66 centesimi. Mentre l'unico bar del paese servirà ai turisti il cocktail 'Bloody Devil', una variante satanica del più celebre 'Bloody Mary'.

 
 
 

Accogliere il Flusso

Post n°80 pubblicato il 03 Giugno 2006 da Adenia
 

A volte si chiede ad esperti, ad amici o a conoscenti se sia ‘normale’ un determinato tipo di comportamento, pensiero, attitudine. Ma chi può saperlo se non il diretto interessato? Mi fa stare bene con me stesso? Sento che è espressione diretta del mio essere? Mi sento realizzato, soddisfatto, riempito da ciò? Queste, credo, siano i quesiti fondamentali ai quali rispondere più che dare un giudizio di valore in termini di giusto-sbagliato, sano-insano, normale-anormale.

Ci sono tante cose che nessun libro ci insegna. Non esiste alcun volume in grado di offrirci le istruzioni per l’uso per la vita, per una vita piena, autentica, soddisfacente, e ancor di meno per la nostra vita. Questo è un ‘manuale’ che ciascuno di noi è chiamato a scrivere in prima persona.
I libri possono fornirci degli stimoli di riflessione, degli elementi per pensare, per riflettere, ma la declinazione concreta spetta a ognuno di noi come individuo. Questa è la nostra responsabilità più grande.
Conosci te stesso: questo è senso più elevato della nostra esistenza. Il partire da noi per arrivare all’Altro, un altro che, tra le altre cose, ci può fungere da specchio, rimandarci una immagine possibile di noi rispetto alla quale siamo chiamati a rispondere in prima persona, per poi ritornare nuovamente a noi in un circolo virtuoso in cui ogni esperienza non può fare altro se non arricchirci.

Una delle difficoltà maggiori che le persone riferiscono oggi è proprio quella di definirsi. Il concetto di identità, quindi, rappresenta un nucleo problematico per molti che finiscono con il perdere il contatto con se stessi, con la propria essenza più intima fino, a volte, a non sapere più chi si è.
Questo, tra gli altri contesti, è chiaramente evidente anche nella Rete. Non sono poche le persone che, chiamate a dare una definizione verbale di se stesse, a volte lasciano uno spazio vuoto nell’area preposta all’uso, come se il vuoto sullo schermo ben rappresentasse il loro vuoto interiore. Poi c’è chi si affida alle definizioni delle persone che stanno intorno: “Il mio migliore amico dice... La mia fidanzata sostiene...”, come se la propria identità dipendesse in tutto e per tutto da chi è circostante, quasi non ci fossero dei confini con loro. E poi c’è chi ama le citazioni ampie e generiche da opera letteraria, senza alcuna implicazione a livello personale: “Il mondo… la vita… la natura.. l’amore..”, come se il fare parlare gli Altri, degli altri ‘autorevoli’ la dicesse lunga circa la propria assoluta mancanza di pensiero autonomo e responsabile.

Ma tra i tanti c’è chi, pur nella consapevolezza di non poter dire ‘tutto’, è consapevole che tra gli estremi tutto-niente è possibile anche una via di mezzo e tenta di raccontare qualcosa di sé con parole sue, pur sapendo che saranno poche, limitate e limitanti. E’ un punto di partenza, un inizio del proprio libro di vita.

Mettersi alla prova, sperimentarsi, cadere, commettere errori: questa è la vita.
Accettare che si è ignoranti e che la più grande ignoranza rappresenta proprio se stessi. “Io mi conosco benissimo!” – sostengono con fierezza alcuni.
E’ possibile conoscersi un po’, sicuramente, alcuni sono più avanti rispetto ad altri in questo processo, ma il gesto di umiltà più grande che possiamo compiere nei nostri confronti è proprio quello di ammettere che come c’è un flusso, un divenire continuo (‘panta rei’) nell’universo così accade in noi, per cui non è assolutamente possibile giungere ad un possesso pieno, completo, definitivo della conoscenza su di noi. E’ un po’ come il flusso dell’acqua: puoi raccoglierne un poco nelle mani disposte a mo’ di coppa, ma proprio quando ti senti illusoriamente sicuro del suo possesso e ti accingi a chiuderle per meglio tenere ciò che hai nei palmi, a quel punto perdi il contenuto.

E così per noi stessi: nel momento in cui si smette di cercare, quando si suppone di sapere, quando si chiudono i sensi e la mente, ci condanniamo ad una sorta di non-vita imprigionata in un passato non più attualizzabile.E allora apriamoci al futuro, cerchiamo, per quanto possibile, di accogliere e di accettare quella quota di imponderabile che la vita ogni istante ci riserva. Accettiamo il fatto che non tutto è prevedibile e che noi stessi facciamo parte a pieno titolo di questa vita e che come tali non possiamo prevedere la nostra evoluzione: l’avere agito in un determinato modo in passato, anche le circostanze potranno essere assai simili in un futuro, non è detto che anche le nostre azioni ricalcheranno per filo e per segno le orme tracciate in precedenza.Evitare di affidarsi ciecamente ai pareri altrui, imparare a pensare con la propria testa e a decidere sotto la propria responsabilità. Non cercare di essere coerenti a tutti i costi, ma affidarsi alla propria bussola interiore, che sa indicare una direzione, senza dare definizioni nette e obbligate a priori: è uno strumento e come tale va utilizzato.

Accettare il cambiamento, arrendersi al flusso delle cose, cercando di discriminare quando abbandonarsi al flusso e quando cercare di opporre resistenza. Ma soprattutto, essere in grado di discriminare quando vale la pena agire in un modo oppure nell’altro, questa è la vera saggezza, una meta ideale verso cui si tende per approssimazioni successive, giorno dopo giorno, ma che mai si può conquistare una volta per tutte.

 
 
 

Post N° 79

Post n°79 pubblicato il 26 Maggio 2006 da Adenia
 
Foto di Adenia

Generazione '80

Lo scopo di questa missiva è quello di rendere giustizia a una generazione, quella di noi nati agli inizi degli anni '80 (anno più, anno meno), quelli che vedono la casa acquistata allora dai nostri genitori valere oggi 20 o 30 volte tanto e che pagheranno la propria fino ai 50 anni.
Noi non abbiamo fatto la Guerra, né abbiamo visto lo sbarco sulla luna, non abbiamo vissuto gli anni di piombo, né abbiamo votato il referendum per l'aborto e la nostra  memoria storica comincia coi Mondiali di Italia '90.
Per non aver vissuto direttamente il '68 ci dicono che non abbiamo ideali, mentre ne sappiamo di politica più di quanto credono e più di quanto sapranno mai i nostri fratelli minori e discendenti.
Babbo Natale non sempre ci portava ciò che chiedevamo, però ci sentivamo dire, e lo sentiamo ancora, che abbiamo avuto tutto, nonostante quelli che sono venuti dopo di noi che hanno avuto tutto e nessuno glielo dice.

Siamo l'ultima generazione che ha imparato a giocare con le biglie, a saltare la corda, a giocare a lupo, a un-due-tre-stella e allo stesso tempo i primi ad aver giocato coi  videogiochi, ad essere andati ai parchi di divertimento o aver visto i cartoni animati a colori.
Abbiamo indossato pantaloni a campana, a sigaretta, a  zampa di elefante e con la cucitura storta; la nostra prima tuta è stata blu con bande bianche sulle  maniche e le nostre prime scarpe da ginnastica di marca le abbiamo avute dopo i 10 anni.
Andavamo a scuola quando il 1 novembre era il giorno dei  Santi e non Halloween, quando ancora si veniva bocciati, siamo stati gli ultimi a fare la Maturità e i pionieri del  3+2.
Siamo stati etichettati come Generazione X e abbiamo dovuto sorbirci Sentieri e i Visitors, Twin Peaks e Beverly Hills. Abbiamo pianto per Candy-Candy, ci siamo innamorate dei fratelli di Georgie, abbiamo riso con Spank e imparato la mitologia greca  con Pollon.

Siamo i primi ad essere entrati nel mondo del lavoro come Co.Co.Co. e quelli per cui non gli costa niente licenziarci.
Ci ricordano sempre fatti accaduti prima che nascessimo, come se non avessimo vissuto nessun avvenimento storico.
Abbiamo imparato che cos'è il terrorismo, abbiamo visto cadere il muro di Berlino, siamo state le più giovani vittime di Cernobyl; quelli della nostra generazione l'hanno fatta la guerra (Kosovo, Afghanistan, Iraq, ecc.); abbiamo gridato NO NATO, fuori le basi dall'Italia, senza sapere molto bene cosa significasse, per poi capirlo di colpo un 11 di settembre.
Abbiamo imparato a programmare un videoregistratore prima di chiunque altro, abbiamo giocato a Pac-Man e credevamo che internet sarebbe stato un mondo libero.
Siamo la generazione di Bim Bum Bam, di Clementina-e-il-Piccolo-Mugnaio-Bianco e del Drive-in. Siamo la generazione che andò al cinema a vedere i film di Bud Spencer e Terence Hill. Ci siamo emozionati con Superman, ET o Alla Ricerca  dell'Arca Perduta.
Siamo stati gli ultimi a usare dei gettoni del telefono.
Bevevamo il Billy e mangiavamo le Big Bubble, ma neanche le Hubba Bubba erano male; al supermercato le cassiere ci davano le caramelline di zucchero come resto.
Siamo la generazione delle sorprese del Mulino Bianco, dei Lego a forma di mattoncino, dei Puffi, i Volutrons, Magnum P.I., Holly e Benji, Mimì Ayuara, l'Incredibile Hulk, Poochie, Yattaman, Iridella, He-Man, Lamù, Creamy, Kiss Me Licia, i Barbapapà , i Mini-Pony, le Micro-Machine, Big Jim e la  casa di Barbie di cartone ma con l'ascensore.

L'ultima generazione a vedere il proprio padre caricare il portapacchi della macchina all'inverosimile per andare in vacanza 15 giorni.
L'ultima generazione degli spinelli.
Guardandoci indietro è difficile credere che siamo ancora vivi: viaggiavamo in macchina senza cinture, senza seggiolini speciali e senza air-bag; facevamo viaggi di 10-12 ore e non soffrivamo di sindrome da classe turista.
Non avevamo porte con protezioni, armadi o flaconi di medicinali con chiusure a prova di bambino. Andavamo in bicicletta senza casco né protezioni per le ginocchia o i gomiti. Le altalene erano di ferro con gli spigoli vivi e il gioco delle penitenze era bestiale.
Andavamo a scuola carichi di libri e quaderni, tutti infilati in una cartella che raramente aveva gli  spallacci imbottiti, e tanto meno le rotelle!
Mangiavamo dolci e bevevamo bibite, ma non eravamo obesi. Al limite uno era grasso e fine. Ci attaccavamo alla stessa bottiglia per bere e nessuno si è mai infettato. Ci trasmettevamo solo i pidocchi a scuola, cosa che le nostre madri sistemavamo lavandoci la testa  con l'aceto.
Non c'erano i cellulari.
Non avevamo Playstation, Nintendo, videogiochi, 99 canali televisivi, dolby-surround, cellulari, computer e Internet, però ce la spassavamo tirandoci gavettoni e rotolandoci  per terra tirando su di tutto; bevevamo l'acqua direttamente dalle fontane dei parchi, acqua non imbottigliata, che bevono anche i cani!
E le ragazze si intortavano inseguendole per toccar loro il sedere e giocando al gioco della bottiglia o a quello della verità, non in una chat dicendo :) :D :P

Abbiamo avuto libertà , fallimenti, successi e responsabilità e abbiamo imparato a crescere con tutto ciò.

 
 
 

Post N° 78

Post n°78 pubblicato il 23 Maggio 2006 da Adenia
 

IL SALUTO - Solo educazione? No: è un insieme di importanti segni in codice, con molte varianti.

I saluti esprimono il livello di confidenza, evidenziano i rapporti di potere e dicono anche che tipo di persone siamo.
Aprono e chiudono ogni incontro con amici, colleghi, estranei. Li facciamo quasi senza pensarci, ma evitarli può apparire una dichiarazione di guerra; anche perché non sono solo una norma di buona educazione, ma una vera "strategia di avvicinamento" agli altri.

I saluti scandiscono infatti ogni nostra conversazione e rapporto con gli altri, ma a cosa servono? I saluti sono una pratica universale nelle culture del mondo. Siamo così abituati che non ci facciamo nemmeno caso, ma in realtà svolgiamo "un obbligo sociale".
I saluti all'inizio di un incontro hanno innanzitutto una funzione di riconoscimento reciproco e definiscono il "rango", il ruolo sociale delle due persone che si incontrano. Anche l'ordine dei saluti può sottolineare una gerarchia. Tradizionalmente il "superiore" non saluta per primo, ma riceve il saluto... da un sottoposto o da una persona più giovane. I saluti sono una mossa di avvicinamento, cioè il modo con cui si stabilisce un contatto con l'altro. Nelle relazioni più intime sono un segno di affetto. Togliere il saluto è un messaggio o uno sgarbo esplicito: significa "sono offeso e voglio rompere i rapporti tra noi". Vale anche per i saluti veloci quando ci si incontra per strada, senza iniziare una conversazione: questo segnale indica che c'è stato un riconoscimento reciproco e che si intendono mantenere i rapporti.

I saluti si evolvono con il variare dei costumi sociali. Sono praticamente scomparsi gesti, una volta comuni, come sollevarsi il cappello per gli uomini e fare il baciamano. Invece, sono aumentati i contatti fisici: ci si abbraccia e ci si bacia di più (anche tra due uomini). Questo indica che i rapporti sono diventati più informali e ci si preoccupa meno di mantenersi entro formalità e gesti codificati. Il contatto fisico diventa segno di confidenza e immediatezza.

A mio parere il saluto è importante. Tuttavia, e non so ben spiegarmi il motivo, il saluto finale, quello a termine di un incontro, è per me quello più significativo e voluto... forse perché è ciò che più rimane in mente di tutto l'incontro, è ciò che mi permette di capire a che punto è rimasto il mio rapporto con una certa persona.

Bene... un saluto a tutti.     

 
 
 

Post N° 77

Post n°77 pubblicato il 09 Maggio 2006 da Adenia

Sei single? Può dipendere dal tuo QI

Secondo una ricerca inglese, le donne con un alto quoziente intellettivo tendono a sposarsi di meno.

Le donne più intelligenti tendono a sposarsi di meno. È il risultato emerso da una ricerca condotta dalle Università di Edimburgo, Glasgow, Aberdeen e Bristol e pubblicata sul Journal of Personality and Individual Preferences. I ricercatori, che 40 anni fa avevano analizzato il Quoziente di Intelligenza di 900 persone, sono andati a vedere chi fra queste si è sposata e chi invece è rimasta single. Risultato: per ogni 16 punti di QI in più per le donne, c'è un 35 per cento in meno di probabilità di sposarsi, mentre, per gli uomini, c'è un 40 per cento di probabilità in più di arrivare all'altare.

Come interpretare tali dati? In realtà non ci sono riusciti neanche gli stessi scienziati, i quali, in un primo tempo, avevano ipotizzato un legame con la sfera economica. Tuttavia, analizzando i guadagni delle persone esaminate è emerso che gli uomini con i redditi più alti tendono a sposarsi di più, mentre per le donne è l'esatto contrario.

Una domanda sorge spontanea: sono gli uomini a non volere donne più intelligenti di loro o sono le donne ad aver scoperto che gli uomini non sono poi così interessanti?

 
 
 

BELLEZZA e FASCINO

Post n°76 pubblicato il 01 Maggio 2006 da Adenia
Foto di Adenia

Bellezza e fascino non sono sinonimi: sono due straordinarie e differenti doti che non sempre caratterizzano lo stesso individuo; ma, quando sono complementari in una stessa persona, sicuramente quella lascerà indelebili tracce di sé negli occhi e nel cuore di chi l'ha incontrata.

La bellezza è una qualità del corpo; è, in un certo senso, oggettivamente valutabile perché la si misura, pur se inconsapevolmente, su canoni che vengono da lontano, dai modelli estetici proposti dagli artisti e codificati nelle immagini pittoriche e scultoree che essi ci hanno lasciato nel tempo.

Nuovi e potenti riferimenti, però, la moderna civiltà dell'immagine ha prodotto con il cinema, la televisione e la fotografia con i quali vengono proposti modelli di bellezza senz'altro più realistici ma, proprio per questo, deteriorabili: il tempo che passa li fa "passare di moda", li fa comunque alterare e persino invecchiare; mancano insomma di quella sublimità che li conservi uguali a se stessi per sempre. I bellissimi che sopravvivono alla loro bellezza possono diventare patetici se si ostinano nella rappresentazione di sé "come erano" mentre rimane modello in qualche modo immortale, lo splendore cristallizzato nelle immagini cinematografiche di personaggi che che non hanno potuto invecchiare e sono diventati delle icone, delle moderne versioni del sublime.

 Poiché la bellezza reale è effimera, effimeri ne sono i canoni di valutazione: oggi è la moda che decreta chi è bello e chi non lo è e perché; le modelle anoressiche che sfilano sulle passerelle "diventano" bellissime ai nostri occhi perché qualcuno ha deciso che "magro è bello"; tra qualche tempo qualcun altro riscoprirà che è ancor più bello il florido ed i nostri occhi si abitueranno a misurare con quel canone le caratteristiche fisiche nostre ed altrui.
La fama conferita dai mass media ai belli ed alle belle è anch'essa effimera e si consuma nel giro di poche stagioni: nella nostra società consumistica è sempre impellente il bisogno di novità ed i volti nuovi su cui faticosamente si è modellato il look di migliaia di persone desiderose di sembrar belle, diventano troppo presto obsoleti: all'incoronazione di una miss segue sempre e subito la ricerca delle candidate a sostituirla.

Ben diverso è il valore del Fascino.
Tanto per cominciare non è una qualità del corpo e perciò non è percepibile solo con gli occhi; l'origine greca e poi latina della parola "fascino" ci porta all'ambito semantico della magia, dell'ammaliamento, della forza dell'irrazionale che sconvolge ed annulla certezze, canoni e criteri di valutazione oggettiva.
Se si accompagna alla bellezza, il fascino la esalta; se è dote di chi non è bello, ne cancella i limiti fisici mentre la stessa bellezza, priva del fascino, resta, in qualche misura, imperfetta perché, attraverso gli occhi, non porta molto al cuore o alla mente. E' una qualità che attiene all'intelligenza più che alla fisicità e si manifesta attraverso gesti, atti, modi, sguardi, sorrisi, parole: è l'espressione di tutta la forza della personalità di cui il corpo è il contenitore.

Anche il mistero è una componente del fascino: un bellissimo corpo esposto in tutto il suo smagliante splendore è sicuramente un bel vedere, sicuramente suscita straordinarie sensazioni, ma sono certamente più intense le emozioni che nascono dall'immaginare e poi dallo scoprire un bellissimo corpo suggerito, ma non esposto. Le civiltà orientali fondano su questa forma di emozionalità le basi dei loro canoni estetici e sessuali ed è questo uno dei motivi del fascino che quelle civiltà hanno sempre esercitato su noi occidentali.

E' evidente che, se parliamo di fascino, parliamo di una dote che vive ed a volte sopravvive a chi la possiede, ma parliamo anche di una dote che si potrebbe acquisire. Come? Occupandosi anche dell'estetica della propria interiorità con la stessa tenacia con cui ci si impegna, di solito, nella cura del proprio corpo.

La base del fascino è la Personalità ed i bei manichini non hanno fascino nonostante la loro perfezione.

 
 
 
 

Every Breath You Take

Every breath you take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take
I'll be watching you

Every single day
Every word you say
Every game you play
Every night you stay
I'll be watching you

O can't you see
You belong to me
How my poor heart aches with every step you take

Every move you make
Every vow you break
Every smile you fake
Every claim you stake
I'll be watching you

Since you've gone I been lost without a trace
I dream at night I can only see your face
I look around but it's you I can't replace
I keep crying baby please

Every move you make
Every vow you break
Every smile you fake
Every claim you stake
I'll be watching you

 

 

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The Blower's Daughter

 

Sei Parte Di Me

E per ogni giorno mi prendo un ricordo che tengo nascosto lontano dal tempo...
Dentro c'è un bisogno di ridere...
Immagini che passano e restano...
E se ti fermassi soltanto un momento...
Sei parte di me, sei parte di me... lo tengo per me.

 

La mancanza di passione

La passione è il fuoco alchemico che cuoce i fluidi spirituali e rende conciliabili gli opposti. Chi non si lascia coinvolgere dalla passione e dal desiderio perché attento a trovare solo sicurezza e vantaggi è immorale. La mancanza di passione è immorale.

 

Indifferenza

Penso che alla base di ogni male vi sia l'indifferenza. Combattere l'indifferenza è difficile perché ci si scontra con il nulla, con il vuoto, con l'appiattimento, con la non sensibilità. E' più facile avere un dialogo con chi odia che non con chi è indifferente. Odio, rabbia, gelosia, invidia, depressione, dipendenze dannose e altro ancora, a mio parere, nascono con il dilagarsi dell'indifferenza umana. Avere un parere contrario a qualcosa è costruttivo, non averlo affatto è espressione di morte delle idee.

Credo che la provocazione finalizzata a se stessa sia sciocca e controproducente, ma non mettersi in gioco, non andare contro corrente per partito preso, o meglio, per paura di uscire dai canoni accettati dalla massa, beh questo è un freno alla fantasia, al coraggio, alle innovazioni, allo sviluppo. Chi sceglie l'indifferenza sceglie la via più facile per non sentirsi responsabile di qualcosa che non conviene o per pigrizia o per vigliaccheria.

hkhgkj

 

Supermassive Black Hole

 

The Funeral Of Hearts

 

 

 

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