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Nadia Anjuman

Post n°1897 pubblicato il 09 Febbraio 2024 da Vince198

 

 


Non ho voglia di aprire la bocca
di che cosa devo parlare?
che voglia o no, sono un’emarginata
come posso parlare del miele se porto il veleno in gola?
cosa devo piangere, cosa ridere,
cosa morire, cosa vivere?
io, in un angolo della prigione
lutto e rimpianto
io, nata invano con tutto l’amore in bocca.
Lo so, mio cuore, c’è stata la primavera e tempi di gioia
con le ali spezzate non posso volare
da tempo sto in silenzio, ma le canzoni non ho dimenticato
anche se il cuore non può che parlare del lutto
nella speranza di spezzare la gabbia, un giorno
libera da umiliazioni ed ebbra di canti
non sono il fragile pioppo che trema nell’aria
sono una figlia afgana, con il diritto di urlare.

(Nadia Anjuman)

M’è accaduto di leggere, alcuni giorni fa, questi versi, splendidi quando dolorosi, di questa poetessa afghana e ne faccio, volentieri, oggetto di questo mio post.
Sento e vedo tanta gente - nel caso donne - lamentarsi in casa nostra e nell’orto dei nostri vicini, per carità giustamente in tanti casi.
Se però rivolgo la mia attenzione ad altri paesi - specie medio orientali e leggo questi versi riferiti alla vita della donna in Afghanistan, ecco: sono solo una piccola parte delle angherie che subiscono giornalmente le donne afghane da ossessivi, prepotenti e dispotici talebani che applicano il Corano alla lettera (come del resto è previsto nel Corano stesso) . Quindi i veri islamici sono proprio questa genìa reproba, quanto meno, però sembra che ci sia in giro, anche dalle nostre parti (e non solo), gente che o fa finta di niente o vive nell’ignoranza più assoluta.

Dopo il ritorno dei talebani, in Afghanistan le ragazze non vanno più a scuola, non vanno all’università. Tutte le ragazze dell’Afghanistan sono deluse: vogliono andare via, andare all’estero perché il loro paese è nuovamente caduto nell’oscurità. Dunque, per come la vedo io, non ci dovrebbero essere troppe lamentele in casa nostra per problematiche che, al confronto di queste, assomigliano a un semplice pour parler.

È giusto lottare per avere parità completa di diritti in una società moderna, però ricordiamo anche quelle donne come le afghane e tante di altri stati che vivono come se fossero in un’epoca tribale, quando una religione impone usanze che più retrograde non potrebbero essere.

Ecco perché le donne afghane, dopo l’atto di codardia del presidente Usa “sleepy joe”, vorrebbero andar via dall’Afghanistan per vivere una vita normale, quella cui ogni donna di quella terra giustamente ambisce.

Nadia Anjuman (1980-2005), autrice di questi versi che sono un peana purtroppo caduto nel vuoto, venne trucidata dal marito in una lite perché la stessa si era ribellata a pretese immotivate dell’uomo. A quest’ultimo inizialmente furono irrogati solo 5 anni di pena però, dietro pressione di membri delle comunità tribali di Herat, Neia fu rilasciato solo un mese dopo.

Veramente disgustosa questa decisione finale: quanto vale l’assassinio di una donna in Afghanistan? Altro non aggiungo perché mi si rivolta lo stomaco nell’apprendere simili bestialità.


Nadia Anjuman

Commenti al Post:
monellaccio19
monellaccio19 il 09/02/24 alle 17:13 via WEB
Poeticamente, questi personaggi e questi soggetti di altre etnie, sono i più sinceri e predestinati autori pronti a mettertci...al corrente di quel che vivono sulla loro pelle ogni giorno della loro fragile esistenza. L'anima è forte, la voglia è incntrollabile e ciò che subiscono non possono tenerselo dentro. Ne va di mezzo la loro dignità, il loro onore, il loro essere uomini e donne come tutti. Bella serata Vince.
 
 
Vince198
Vince198 il 09/02/24 alle 18:00 via WEB
In pratica e in versi riusciamo a comprendere le usanze, la vita di altri popoli, in questo caso nel lontano Afghanistan. Se solo paragoniamo il nostro stile di vita con il loro, non possiamo fare a meno di renderci conto che la vita è considerata di infimo valore, che prevale l'ideologia che si pensa possa essere un esempio di vita "perfetta", quando invece quel tipo di vita serve solo a sottomettere la volontà e indipendenza - interiore ed esteriore - per realizzare quello che descrisse Platone nel 2° sec. a.C.: "Homo homini lupus"! Un modo come un altro per dominare, uno dei peggiori difetti della natura umana inestirpabile.
Naturalmente questo comportamento barbaro, in altri modi molto più sottili ed "eleganti", esiste anche in questo occidente che si ritiene civiltà avanzata, purtroppo.
Grazie a te, trascorri una lieta serata.
 
gianor1
gianor1 il 09/02/24 alle 20:05 via WEB
Versi introspettivi e intimi là dove l' anima si inerpica negli atavici sentieri del suo Paese fiorivano i sogni e immergeva nei fogli bianchi gli attimi suoi più veri. L' anima oltre la carne scava sensazioni di delicati fii di parole. Lieta sera. Gian
 
 
Vince198
Vince198 il 10/02/24 alle 00:01 via WEB
Condivido il tuo commento, delicato e ben centrato sulla vita, in quei paesi, che certo non sorridono alla donna. Un anelito di libertà che non dovrebbe esistere ai nostri tempi, dovrebbe essere semmai un giusto equilibrio in un rapporto alla pari uomo-donna. Versi che rivelano l'umiliazione e il (tentativo di) riscatto della propria condizione, purtroppo finito nel peggiore dei modi. Mi han commosso profondamente e fortemente turbato questi versi d'amore per la libertà e per la vita stessa. Grazie Gian, buonanotte ^____^
 
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