Creato da: antonio.facchiano il 07/05/2008
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- Nato e vissuto a Napoli fino all'età di 27 anni; poi emigrato; Napoli resta nel cuore
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Un buon ombrello

Post n°29 pubblicato il 24 Settembre 2008 da antonio.facchiano
 

Borse a picco, perdite colossali, finanze planetarie fondate su miliardi di dollari inesistenti.

Infezioni esotiche dai nomi impronunciabili…

E ora ci si mettono anche i temporali autunnali.

Passa sulle nostre teste la nuvolaglia. I venti lassù portano a spasso questo muro nero, che si fa vedere qui e lì. Il muro scarica un po’ della sua acqua mista a paura, tuoni e fulmini; fa quattro lampi e rombi sordi, sputacchia e scaracchia, magari si attarda un po’ grattandosi come un cane randagio, poi va via, a  far paura ad altra gente.

I più fortunati hanno sempre l’ombrello e sanno come e dove ripararsi. E riescono a difendersi in qualche modo. Sono ben attrezzati, ma soprattutto sono preparati psicologicamente al temporale sempre in agguato.

Ma tutti gli altri, per la maggior parte sono sorpresi senza ombrello, senza soprabito, senza uno straccio di cappello che almeno protegga la testa.

Tutti gli altri, non credono alle previsioni meteo, che pure promettono pioggia, prima o poi.

Tutti gli altri escono di casa magari in ciabatte, e finiscono bagnati e impauriti come pulcini, sotto un temporale come questo.

Tutti gli altri non ci pensano, e di certo hanno ragione loro.

Queste bizze meteorologiche sono tutte previste e prevedibili, e dobbiamo attrezzarci per difenderci.

La tempesta ... inutile cercare di aggirarla, alla fine bisogna affrontarla e bagnarsi, magari fino al polpaccio, per poi raggiungere un punto riparato, con la consapevolezza di quello che un temporale è, e di quanto possa fare male, e sapere di potercela fare.

E sapere che ogni tempesta ha un inizio, ed una fine.

Sapere che poi, torna il sereno.

Guarda le borse. Salgono e scendono isteriche tra picchi  di ebbrezza e bàratri cupi, ma poi  nel medio-lungo periodo sono sempre comunque in crescita.  

Antonio Facchiano

 
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Il dolore più grande

Post n°28 pubblicato il 16 Settembre 2008 da antonio.facchiano
 

 Oggi un bambino di 10 anni a Naro (Agrigento) sviene a scuola, batte la testa e muore

http://temporeale.libero.it/libero/fdg/2167216.html .

 

E’ drammaticamente attuale il titolo di un post recente sul blog di Massimo Maugeri : “Il dolore più grande”, sul  libro di Morena Fanti “Orfana di mia figlia”, in cui l’Autrice racconta della perdita della figlia. Quel post è commentato da decine di interventi, tutti straordinariamente vividi ed emozionanti.

http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/12/il-dolore-piu-grande-orfana-di-mia-figlia-di-morena-fanti/

 

Un post come questo non vorrei scriverlo  nel mio blog; vorrei non ce ne fosse bisogno.

Ma i peggiori incubi qualche volta diventano realtà e dunque parlare di queste tragedie ha un senso, almeno per maturare una nuova coscienza e una diversa consapevolezza della presenza della morte e del dolore, consapevolezza che qualche volta non si ha, altre volte si ha fin troppo acuta….

Si vive, o si può vivere, con l’incubo di una tragedia possibile, di mille tragedie diverse  tutte egualmente possibili, con la paura di ciò che potrebbe avvenire, o che è già avvenuto. Dopo una tragedia come quella di Agrigento, si oscurano le proprie imposte,  si diventa  “buchi neri” che  tengono tutto dentro e non cacciano più nulla, perché ormai tutto è inutile.

Umanamente si può solo sperare di non dover vivere mai quel dolore così grande, o magari di morire prima. Umanamente, ti guardi intorno, con gli occhi spalancati per lo stupore, e non sai cosa altro dire, cosa altro pensare, cosa sperare, e vorresti per un attimo essere una pietra che vive tranquilla la sua vita senza gioie nè disperazioni.

Forse la vita non può avere gioie senza contrapposte disperazioni.

Forse questo è il segreto che tutti conosciamo ma che pochi vogliono accettare .

Forse ciò che fa pendere alla fine la bilancia delle somme da una parte o dall’altra, è il nostro modo di viverle e di accettarle, malgrado tutto.

 

Antonio Facchiano

 
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Higgs, che bosone! 

Post n°27 pubblicato il 12 Settembre 2008 da antonio.facchiano
 
Tag: CERN, LHC, UNICEF

ovvero

Alla ricerca di Dio.

  

Parlare oggi di una notizia di ieri  sembra già obsoleto.

Del bosone di Higgs, dell’esperimento del CERN di Ginevra, avvenuto neanche 48 ore fa, già non c’è più traccia nelle rassegne di notizie  su internet o nei telegiornali. La competizione di Miss Italia interessa agli italiani ben più di un qualsiasi sconosciuto bosone. Come dare loro torto? Ora fa notizia la trattativa Alitalia, l’uragano Ike, …

Il bosone è una star che ha luccicato nelle news di tutto il mondo per 24 ore, e adesso sta già rientrando nel dimenticatoio da dove è venuto. Peccato; a me questo bosone tutto sommato sta simpatico. E anche le migliaia di fisici che gli corrono appresso.

I fisici del CERN nel gigantesco acceleratore denominato LHC cercano questa particella. Dimostrandone la esistenza spiegherebbero come la energia pura si sia trasformata in materia,  dando origine all'universo conosciuto (http://it.notizie.yahoo.com/rtrs/20080910/tts-cern-acceleratore-particelle-avvio-ca02f96.html ). Qualcuno ha definito questo bosone : "la particella di Dio"  (http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/scienza_e_tecnologia/big-bang-test/cern-ora-x/cern-ora-x.html ).

In un’ottica olistico-teologica, magari rocambolesca ma affascinante, si potrebbe affermare che i fisici di mezzo mondo, probabilmente senza saperlo, a Ginevra stanno studiando in che modo Dio, da pura energia, si sia fatto materia (ammesso che l’energia universale possa essere definito “Dio”).

In altri tempi Dio si cercava nel silenzio ventoso delle vette eremite o nel buio raccolto e scomodo di un inginocchiatoio di legno. Io che sono all'antica lo cerco ancora nei tramonti, nei temporali, nelle fantastica geometria delle ragnatele ….

Ma i tempi cambiano, e forse è giusto spendere 9 miliardi di euro per costruire una macchina chiamata LHC che ci aiuti a capire le origini dell'universo, le nostre origini, e magari ad avvicinarci a Dio. I fisici ne sono entusiasti. A sentire loro, i risultati di questi studi cambieranno la nostra vita tra 10 anni.

Speriamo. Anzi, ne sono sicuro.

I miliardi che salverebbero milioni di vite già domani mattina…. quei miliardi si possono e devono reperire altrove. LHC non ha ancora dimostrato che il bosone di Higgs esiste, ma ha già dimostrato che risorse economiche enormi sono disponibili, se c'è la determinazione giusta a reperirle e metterle sul tavolo.  

Non c’è e non deve esserci competizione tra il bosone e i bambini, ma se il futuro destino industriale del bosone di Higgs fosse altrettanto interessante quanto la vita presente di milioni di bambini, i pochi spiccioli  necessari per vaccinare contro il morbillo e per distribuire sali reidratanti  (http://dona.unicef.it/aiuta_unicef/tu/donazione_tu.asp ) si sarebbero già trovati e spesi.

Dio forse corre dentro il LHC e insegue il bosone di Higgs che si nasconde tra i neutroni e l’antimateria, ma sicuramente è anche accanto ai bambini e aspetta paziente che vengano riconosciuti come il nostro futuro presente.

Speriamo presto

 

Antonio Facchiano

 
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Abbasso gli zaini

Post n°26 pubblicato il 09 Settembre 2008 da antonio.facchiano
 

Si riparte.

I ragazzi tornano a scuola., mentre le coliche dei gemelli di Angelina Jolie e Brad Pitt tengono banco su internet (http://quotidianonet.ilsole24ore.com/gossip/2008/09/04/116054-tilt_coliche_gemelli.shtml) e in tutti i forum che trattano problematiche gastro-intestinali (più di 1 milione di citazioni su Google, dedicate ai gemelli di Jolie/Pitt, mentre scrivo !!!!)

Dopo una trattativa di alcuni giorni con mio figlio, abbiamo anche comprato il nuovo zaino per i libri,  riuscendo con molta fatica a spendere meno di 50 euro!

50  euro per uno zaino di scuola!

100 mila delle vecchie lire!

Un vero sciacallaggio!

C’è qualcuno che ci difende dai venditori di zaini a 50 euro? E da tutto quello che ne è la premessa e la conseguenza?

Troppo semplice replicare con un banale “ … e tu non te lo comprare…”. Qualche  regola ci dovrebbe pure essere!

Il mercato rivolto ai ragazzi è drogato;  i prezzi sono gonfiati  in maniera inaccettabile e il consumatore è chiaramente ricattato o è in condizioni di evidente debolezza.

Vogliamo parlare del prezzo dei libri scolastici, o del prezzo del latte in polvere? Se ne parla da tanto e nulla cambia ....

Allora parliamo dei pupazzetti di plastica alti 5 cm che costano 2 euro ognuno. 

2 euro ??!!

I nostri figli ne vanno pazzi, per farne la collezione completa. E la collezione ne prevede centinaia diversi.... e ogni anno ne esce un nuovo aggiornamento ....

Come potremmo NON comprarglieli???  E non possiamo neanche scegliere esattamente quale prendere, perché sono venduti  in bustine argentate, chiuse ermeticamente. Mi chiedo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato cosa ne pensi. Caro Garante, è lecito vendere questi giochini in buste opache, senza dare all'acquirente la possibilità di scegliere il pupazzo che più gli aggrada? Per la frutta, la carne, i vestiti, i libri, i dischi, gli occhiali, le biciclette il diritto di scelta è ovvio; perché dunque non dovrebbe esserlo anche per i Gormiti e gli altri articoli venduti “a sorpresa”? Perché i Gormiti sono assimilati ad un vero e proprio gratta-e-vinci?

Del resto, come riuscire a tenere i nostri piccoli  estranei al mondo dei Gormiti, o Dragon Ball, o Spider Man, o Wings, quando tutto, dalle penne, agli zaini, al secchiello per la spiaggia, alle patatine, ai  pigiami è sponsorizzato da questi "supereroi" ?  

Tenerli fuori sarebbe impossibile, e probabilmente una ingiusta cattiveria.

I giocattoli e gli zaini sono “beni primari” (primari quasi come il pane, la carne, il latte), perché oggetto di desiderio innocente e comprensibile, “necessari”nella futilità  del loro marchio, e in fondo in fondo, strumenti di identificazione, socializzazione ed  anche educazione. Bisognerebbe trovare un modo per evitare odiose speculazioni in un campo (quello dei giocattoli, dei libri, del latte in polvere...) in cui la lotta è chiaramente impari; nel quale noi vittime non riusciamo a imporre i nostri modelli, e dobbiamo subire e convivere con quelli fasulli e platinati imposti dalla pubblicità e dalla società dei consumi.

Sullo zaino non ho ceduto, ma contro i Gormiti proprio non ce la faccio.

Ne abbiamo tantissimi nei cassetti di casa, e molti sono pure doppioni!!!

Antonio Facchiano

 
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    Guerra di confine

Post n°25 pubblicato il 04 Settembre 2008 da antonio.facchiano
 

Provo a parlare di futuro e qualcuno mi guarda stralunato. “Troppo impegnato a sopravvivere al presente, per poter pensare anche al futuro!!”

Come se il futuro non fosse il nostro presente di domani mattina…

Il passato e il presente sono esattamente ciò che sono.

Ma il futuro…, il futuro può essere tutto o niente, o tutto quello che c’è in mezzo. Vivere il presente con più attenzione al futuro ridurrebbe le guerre e l’inquinamento, darebbe prospettive nuove, orienterebbe e razionalizzerebbe le spese, le risorse, gli sforzi… 

Le grandi domande, quelle essenziali, quelle alle quali non è stata data ancora una risposta, ce le siamo sempre poste. Forse tremila anni fa anche con più insistenza rispetto ad oggi.

Ora la nascita e la morte fanno discutere molto http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=287887  .

Ma la discussione non è finalizzata a “capire” quando o perché nasca o muoia una vita.

No! Piuttosto le contrapposizioni sorgono per “decidere” quando un embrione possa definirsi umano o un corpo possa definirsi morto  http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/eluana-eutanasia-2/commento-veronesi/commento-veronesi.html .

Ora non è più il momento di “capire”. Nessuno vuole più capire. "Capire" non è più considerato necessario.

Ora bisogna “decidere” cosicché,  coerentemente con una legge concordata tra le parti, gli embrioni possano eventualmente essere usati come fonte di cellule staminali e i corpi come fucina di pezzi di ricambio.

Questa è una guerra di confine.

Si combatte per decidere i nuovi limiti della libertà di dare o di togliere la vita.

E’ una guerra anomala, sporca e brutta come tutte le guerre.

E’ la guerra dei vivi contro i morti.

 

Antonio Facchiano

 
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Il bello del futuro….

Post n°24 pubblicato il 01 Settembre 2008 da antonio.facchiano
 

Il futuro...

Intanto il presente è quello che è.

Le notizie che danno i giornali continuano ad essere per il 99%  cronache di omicidi, di incidenti orribili, di massacri, di sangue e lagrime, di stupida violenza. Di divi di Hollywood  o di veline. Di colpevole miopia, di grandi clientele globali o piccole furberie locali da rubagalline.

Nulla di nuovo, si fa per dire. I toni catastrofisti fanno audience, sicuramente; ma in silenzio, senza che nessuno lo sottolinei, gli autisti continuano a guidare, i muratori continuano a costruire, i ricercatori a studiare, i lavoratori a lavorare.

Il bello del futuro….

Intanto  quello che ci si prospetta non è granchè; a livello planetario il polo si sta sciogliendo http://it.notizie.yahoo.com/ansa/20080831/tts-polo-nord-si-puo-circumnavigare-97cd5f9.html ;

 a livello locale i treni sono terra di nessuno dove ciurme di pirati fanno il loro porco comodo http://it.notizie.yahoo.com/rtrs/20080831/tsp-calcio-scontri-8707153.html .

 Il bello del futuro…..  è che lo puoi cambiare.

Ma bisogna lavorarci su.

Da subito.

Antonio Facchiano

 
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Siamo passati a Ramazzotti

Post n°23 pubblicato il 25 Agosto 2008 da antonio.facchiano
 

Sì. Finalmente, durante queste vacanze, nelle molte gite in auto, siamo riusciti a tenere le canzoni dello "Zecchino d'oro" chiuse nel cassetto e a sentire qualcos'altro. Anche questo indica che i bambini stanno crescendo.
Ecco due minuti estratti dal mio viaggio di rientro dalle vacanze, sull'autostrada dalle parti di Frosinone; credo abbastanza simile al rientro di molti altri.

- ...meno male che siamo partiti presto, guarda qui che traffico per il rientro.
- No, non entrare a questa, qui la verde costa 1 centesimo in più. Arriviamo alla prossima tra 40 chilometri?
- OK, ce la dovremmo fare.
- Papi mi fa male la pancia. Ci fermiamo un po' ?
- .... code per incidente sulla statale Torino-Bardonecchia, i soliti curiosi provenienti dalla direzione opposta di marcia rallentano per guardare e intralciano il deflusso......
- Ma questi di Isoradio proprio non lo capiscono che quelli non sono curiosi; semplicemente rallentano per il pericolo ??!!
- Va beh, papà, ora puoi cambiare. Metti qualcosa che ci piace? Non "44 gatti", per favore. Posso giocare a Snake sul tuo cellulare?
- D'accordo gioca pure ma attento ai tasti. E non telefonare in Giappone.
- ….. quando arriviamo ricordiamoci di accendere subito il frigo e lo scaldabagno. Che dici, per cena prendiamo 3 pizze e due supplì per i bambini?
-  ......ficoooo! ho guadagnato 3 vite in una sola botta..... che forza...
- Papiiiii, ho caldo, quando arriviamo? Voglio giocare anche io....., ho sete....
- ….. a proposito, ricordiamoci di ricaricare il cellulare che è quasi a zero......
- Uaaauuuuuuu.... papà ho fatto il "passaggio del tempo", sono arrivato al livello superiore... non  ci ero mai riuscito. Ficooo!!
-"...  e ci sei adesso tu / che riempi tutti i sogni miei / dal primo all'ultimo ci sei adesso tu....".

Tra un po' forse passeremo ad Anna Oxa !!

Antonio Facchiano

 
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Le nuvole del caso

Post n°22 pubblicato il 25 Agosto 2008 da antonio.facchiano
 

Ho visto le immagini del TIR che sfonda la barriera dell'autostrada e si frantuma su un altro TIR proveniente dalla direzione opposta, all'inizio di questo agosto (http://www.youtube.com/watch?v=kjajyJEzKGU).  Ho visto anche l'auto, incastrata tra i due mostri, vittima innocente del caso, come i due TIR. Scatole di plastica che trasportano vite.
Ho visto la nuvola che si è vaporizzata al primo attimo dell'impatto. Ho visto tutto e non so trovarne una spiegazione convincente, nè razionale nè ir-razionale. Sembra che il caso guidi le leggi, gli eventi, le regole; che il caso sia il giudice arbitro e che abbia lui l'ultima parola, almeno in questo tratto di vita compreso tra la nascita e la morte. Forse Dio ha concesso al caso di guidare gli eventi in questo breve attimo, mantenendo Lui il controllo su tutto il resto.
Sarà così, forse... . Che il caso guidi due TIR ed un'auto a frantumarsi in un attimo... è impossibile ....  Rabbrividisco a questa possibilità.
Forse NON è un caso?
Rabbrividisco di nuovo, più di prima. Come sempre, le logiche essenziali mi sfuggono.
L'impossibiltà del caso fa parte della vita in un qualche modo che ancora non capisco.

Antonio Facchiano

 
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Dedicato al tempo

Post n°21 pubblicato il 31 Luglio 2008 da antonio.facchiano
Foto di antonio.facchiano

Tutti nasciamo angeli

… poi succede qualcosa e ci trasformiamo in demoni, in combattenti, in angeli silenziosi, in vittime o in carnefici, in buoni o cattivi, in fari luminosi, luci fievoli o candele spente.

Come l’amore, che nasce perfetto e  onnipotente e poi con il tempo, strada facendo matura, cresce, cambia, invecchia, assume sapori nuovi e inattesi retrogusti.

Già. Il responsabile nel bene e nel male, l’ingranaggio che mette e  mantiene tutto in moto, forse è proprio il tempo; operaio solerte e silenzioso che arrugginisce i lucchetti dell’amore incatenati ai ponti e leviga le montagne rocciose; che indebolisce i miei muscoli e spegne i miei neuroni uno alla volta; che abbassa la cresta agli arroganti e zittisce i molesti; il tempo che copre le ferite aperte senza mai davvero guarirle; il tempo imperfetto che non sgarra di un secondo, perfetto nel suo procedere. Il tempo che non fa mai marcia indietro.

Il tempo fissa per noi gli appuntamenti, e non ce li segna sul calendario.

Ragioniere con il quale tutti dobbiamo fare i conti.

Il tempo ha le sue regole ferree; forse solo gli angeli riescono a strappargli qualche eccezione, perciò teniamoci un angelo amico, che parli con il tempo e discuta con arte rètore, e al momento opportuno ottenga per noi almeno uno sconticino.

 

Antonio Facchiano

 

 
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In fila

Post n°20 pubblicato il 28 Luglio 2008 da antonio.facchiano
 
Foto di antonio.facchiano

Ecco, questa notizia del manichino sulla sedia elettrica, attrazione in un parco divertimenti (http://temporeale.libero.it/libero/fdg/2028645.html ) mi mancava. La GENTE va, si mette in fila, mette un euro e guarda lo spettacolo di un manichino che muore, in maniera violenta e molto realistica.

La notizia mi ha stupito ma io sono molto ingenuo e credo ancora alle fate.

Gli antichi andavano nelle arene a vedere i gladiatori sgozzarsi; tanti spettatori pagano il biglietto per guardare al cinema scene tremende dove succo di pomodoro scorre a fiumi, e gli attori vengono torturati per finta, ma intanto loro, gli spettatori, si divertono, e spendono la loro moneta e si mettono in fila per comprare il biglietto.

Non siamo diversi dagli antichi romani, o dai noi stessi di sempre. E il progresso tecnologico, tumultuoso, non va di pari passo con il progresso delle coscienze.

Quello che la tecnica ha reso possibile, ha  spesso ricadute etiche  ormai troppo ampie.

In fila in attesa.

L’attesa di qualcosa che accada, di qualcuno che deve arrivare, e mentre sei lì, convinto che ci vuole ancora tempo… tac! Quel qualcosa accade, quel qualcuno arriva e ti trova impreparato.

Tutto sommato questa vita è un film.

-   Lo posso guardare da fuori, seduto su una poltrona comoda oppure seduto sugli scalini duri; davanti allo schermo-tendone bene in vista, o seminascosto dietro una colonna. Posso essere in fila in attesa di entrare nella sala, al fresco oppure sotto la pioggia.

-   Posso  esserne uno degli attori, magari solo una comparsa ma pur sempre uno degli attori che manda avanti la scena, oppure uno dei protagonisti principali.

- Posso esserne il regista e prendermi la responsabilità se è un fiasco o scaricare la colpa sulla concorrenza sleale; posso essere l’autore di un capolavoro di cui si  parla ancora dopo 50 anni, oppure oscuramente fare, onestamente fare, senza che nessuno se ne accorga; silenziosamente, ma fare.

Posso scegliermi il mio ruolo, o attendere che qualcuno decida per me.

Posso soffrire in silenzio o urlare con rabbia; posso gioire in silenzio o ad alta voce; posso perfino morire in silenzio, o farlo ad alta voce.

Posso

fare quello che voglio, non perchè questo mi sia concesso da qualcuno, ma perché in fondo è solo la mia volontà che mi distingue da ogni altra cosa, pianta, animale o persona.

Posso anche pagare un euro e far morire un manichino a colpi di scariche elettriche, e poi mettermi di nuovo in fila.

 

Antonio Facchiano

 
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I perché

Post n°19 pubblicato il 21 Luglio 2008 da antonio.facchiano
 
Foto di antonio.facchiano

Quelli che non esistono

La piccola Luna, dorme adesso, massacrata dal padre all’Altare della Patria (http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/picchia-figlia/convalida-arresto/convalida-arresto.html).

"Altare dellal Patria"; posto simbolico, e nome tragicamente ironico, in questo caso.

Che vuoi capire?

Che vuoi analizzare?

Cosa stai lì a cercare i perchè, le ragioni …. ; non ci sono perché, non ci sono ragioni, non c’è spiegazione, non c’è punizione, non c’è prevenzione, non c’è nulla che si possa fare,  solo alzare le mani e arrendersi…

Non c’è nessuna parola sensata in queste circostanze, solo tanta pietà e preghiera profonda.

Sabato scorso una bimba si perde sulla spiaggia; la mamma corre in lungo in largo con le mani tra i capelli; il padre, colto dalla notizia mentre è al bar, si aggira tra le cabine con un cornetto ancora intero in mano,  correndo su e giù con uno sguardo atterrito.

Quello sguardo non lo dimenticherò mai.

Uno sguardo di terrore,  di senso di catastrofe imminente. Poi la bimba si trova; era al bigliardino con altri amichetti, beata a sognare gli eroi dei suoi cartoni, e lo sguardo dei suoi genitori si è rasserenato, e il cornetto ha ripreso il suo viaggio interrotto.

Ma io quello sguardo non lo dimenticherò.

E’ lo sguardo di chi guarda impotente l’inferno negli occhi. Di chi apre, suo malgrado, una finestra sull’altro paese che ci aspetta. Un paese fatto delle promesse più soavi, o delle più nere minacce. Fatto di gioia pura, o di panico infinito. Fatto delle nostre speranze o delle nostre paure. Di tutta la dolcezza dell’amore più bello, o di chissà che altro possa ribollire nei meandri dell’eterno infinito.

Penso a Eluana Englaro,  la cui storia chissa', sta forse trovando il suo epilogo in questi giorni.

Alcuni pensano che si dovrebbe tenere duro e aspettare la fine.

Altri dicono:

"Per quanto mi riguarda, se dovessi restare in coma, provate a svegliarmi con la potenza di Beethoven o con il brio di Gershwin. Provate anche con “Il fiume di gennaio”, di  Paolo Conte il grande. Poi, se neppure “L’uragano Marylin” di Ramazzotti o “L’ombelico del mondo” di Jovanotti  riusciranno a svegliarmi,  vorrà dire che il mio aereo mi aspetta per partire e non posso proprio trattenermi.

Allora staccatemi la spina senza troppi indugi, e mandatemi pure a quel paese.

Qualunque esso sia, quello delle speranze o quello delle minacce, se mi chiamano devo andare e non posso farli attendere.

E i pezzi buoni che restano, donateli a chi ne ha bisogno."

Antonio Facchiano

 
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Ci vorrebbe un genio

Post n°18 pubblicato il 16 Luglio 2008 da antonio.facchiano
Foto di antonio.facchiano

Qui ci vorrebbe un genio come Leonardo. Lui potrebbe inventare un cannone che spegne gli incendi; un genio risolverebbe il problema in pochi mesi, se lo si motivasse con un bel premio di 1 milione di euro.

Tanto… qui i milioni di euro vanno via come bruscolini… uno in più , uno in meno….

Ci vorrebbe Leonardo  per inventare un aggeggio che ci teletrasporti, come accade di routine nel mondo della fantascienza. In attesa di questo genio, l’assessore al traffico potrebbe anche darsi un po' da fare ... ma si preferisce attendere il teletrasporto.

Ci vorrebbe Leonardo per inventare un telecomando che spenga la televisione quando c'è la pubblicità; ma la pubblicità è il motore dell’economia, pare, e dunque è necessaria, ineluttabile, ineludibile, invincibile, inevitabile, inossidabile, inderogabile, non-negoziabile, discutibile ma non-in-discussione.

Un genio come Leonardo inventerebbe un naso elettronico che fiutasse la droga. Forse esiste  già ma  magari costa troppo ... certo, i soldi servono a ben altro, che non a salvare i nostri ragazzi, il nostro futuro presente

Leonardo ci aiuterebbe a trovare un vaccino per combattere i tumori e  le malattie degenerative, certo ce la faremmo anche da soli ... se i soldi non fossero dirottati costantemente verso altre esigenze.

Ci vorrebbe Dante per descrivere con le sue rime l’Italia di oggi; lui saprebbe farci piangere o ridere di pietà per noi stessi.

Ci vorrebbe un mago che portasse via in un solo colpo tutta la spazzatura della mia terra; e i ratti con le scarpe, che si cibano di questa spazzatura da anni, li tramutasse in sterco grasso e fecondo, per concimare i campi e produrre milioni di tonnellate di biogas ecocompatibile, da vendere ai paesi emergenti. E Napoli salverebbe il mondo con i suoi ratti e la sua monnezza.

Ci vorrebbe un santo tra la gente, che ci aiutasse a pregare, a sperare, a guardarci dentro, e a trovare lì le soluzioni alle nostre pazzie.

Ci vorrebbe un genio per scrivere un ricetta, semplice ed efficace.

Ma purtroppo i geni scarseggiano, di questi tempi.

Scarseggiano come i milioni di euro necessari alle tante, poche cose davvero utili e necessarie.

Qualche volta, le cose… si possono solo pensare, desiderare, descrivere come una utopia, e tuttavia crederle in buona fede a portata di mano.

Farle accadere poi … è un’altra storia.

Antonio Facchiano

 
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Mondo 2D

Post n°17 pubblicato il 08 Luglio 2008 da antonio.facchiano
Foto di antonio.facchiano

Il mondo in bianco e nero

 

Raccontavo a mio figlio la incredibile vicenda di Oscar Pistorius.

Senza fare cenno alle polemiche sulla sua partecipazione alle Olimpiadi, volevo solo che cogliesse la potenza della forza di volontà di Pistorius, che gli ha fatto superare un handicap così grave, e lo ha portato sulla soglia delle Olimpiadi.

Mio figlio (7 anni) non ha commentato la storia delle protesi.

Lui, con i suoi cartoni animati spaziali, è abituato a ben altre strabilianti invenzioni, a ben altri effetti speciali !!!  I piccoli  hanno un rapporto di confidenza quotidiana con la tecnologia e la fantascienza e non si stupiscono per certe bazzecole, ma questa è un’altra faccenda….

No, le protesi ultraelastiche in carbonio che fanno correre Pistorius più veloce di tanti altri non lo hanno affatto colpito.

Piuttosto, è la mancanza delle gambe che lo ha interdetto.

Le  gambe ci devono essere; tutti hanno le gambe.

Ci ha pensato un po‘e poi mi ha detto: “Ma se è senza gambe vuol dire che è  più leggero, e allora grazie che può correre più veloce!”

E’ questo il suo mondo, un mondo dove se non hai gambe sei più leggero… e quindi avvantaggiato. Praticamente quasi le stesse parole della Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera, che aveva in un primo momento negato l'accesso alle Olimpiadi a Pistorius

Questo mondo, dove il bianco è bianco e il nero è nero; dove i buoni sono buoni e belli, e i cattivi sono cattivi e brutti; dove il male alla fine perde e il bene alla fine vince…. questo mondo senza grigi e senza sfumature, e proprio per questo senza confini, è un mondo con regole che possono anche essere infrante, ma che non ha eccezioni; un mondo basato sulla logica binaria, dove tutto è 0 oppure 1, un mondo in due dimensioni dove la terza e la quarta dimensione temporale  si affacciano solo a sprazzi, premendo ai confini come orde barbariche, e minano in silenzio le certezze dei  piccoli.

Questo è un mondo troppo semplice per noi grandi; che semplifica  i problemi e li riduce all’essenziale; è un mondo che dimostra come la logica binaria possa riprodurre la realtà semplificando tutto, riducendo i piani sovrapposti, senza però perderne la profondità. E’ un mondo in cui è inutile ogni complicazione.

Ma i barbari premono ai confini, e la pubblicità, l’ignoranza viscerale, la volgare banalità, la assenza di sogni, le regole del mercato fanno man bassa delle sue certezze binarie e presto, prestissimo insegneranno anche a lui a ragionare in 3D. 

 

Antonio Facchiano

 
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Odio il mare

Post n°16 pubblicato il 01 Luglio 2008 da antonio.facchiano
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O meglio , odio la spiaggia

Odio il mare, o meglio la spiaggia, con la sabbia che si attacca pervicace e molesta e si intrufola in tutti i miei buchi corporali e mi fa sentire sporco.

Odio il sale che mi pizzica la pelle, e il sole che mi ustiona, e  il sudore che mi fa puzzare.

Odio bruciarmi i piedi quando mio malgrado devo camminare scalzo sulla sabbia bollente.

Odio con tutte le mie forze il traffico del rientro, e il caldo tollerato sulla spiaggia solo per una umana debolezza, ingenua e comprensibile illusione psico-meteo-sensoriale.

Odio le scottature che ora sono fastidiose e fra trent’anni possono trasformarsi in melanoma.

Odio parimenti le malefiche creme, oleose e invadenti, che dovrebbero proteggermi e invece mi rendono solo più nervoso e aumentano la magnetica adesione della sabbia alla mia pelle.

Odio il riposo che sulla spiaggia è un miraggio irraggiungibile, spot pubblicitario falso e menzognero, come l’oasi nel deserto.

Odio la speculazione edilizia e commerciale sulle nostre spiagge, impunita e senza fine.

Odio chi rompe bottiglie di vetro là dove si cammina scalzi, e non ripulisce fino all’ultima scheggia.

Odio l’inquinamento del mare, causa ed effetto di tutto questo.

Odio anche la tristezza che mi prende qualche volta, davanti al tramonto, in onda ogni sera lì sull’orizzonte senza paraventi e senza scuse.

Odio tutto ciò nella maniera più inutile e sterile che sia possibile, perchè anche quest’anno sono qui a godermi la brezza marina, e sono qui come ogni anno, perché i piccoli si divertono, almeno non respirano lo smog della città, e il sole li fa crescere, e qui gli torna l’appetito, e fanno un po’ di colori sulle guance pallide da città, e vederli ridere felici rilassa lo stress accumulato e ripaga di tutte le scottature che cerco di evitare alla mia pelle fototipo nordico.  

Odierei  allo stesso modo e per motivi simili anche la campagna e la montagna.

Sono io che ho qualche problema!!!

 Antonio Facchiano

 
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Post n°15 pubblicato il 23 Giugno 2008 da antonio.facchiano
 

Gli extraterrestri ci ascoltano

Sì. Le notti magiche degli europei, quando Toni prova un gol di tacco, e se gli fosse riuscito lo avrei fatto  Baronetto sul campo.
Ma i gol di tacco riescono solo ai brasiliani.
E io non sono un esperto di calcio, e le partite le guardo pochissimo, soprattutto quelle dell'Italia, perché
mi agito e sento che non mi fa bene.
Poi se VINCIAMO sono contento ovviamente, se invece perdono, mi dispiace.
I telegiornali incalzano, con mille altre notizie; oggi ho cercato di ascoltare il GR come se fossi un marziano, verdognolo con le sue cuffiette wireless montate sopra l'ombelico dove ha le orecchie, che smanopolando sulle basse frequenze dell'Universo sud-occidentale si imbatte nei nostri GR. Ho provato ad ascoltarlo così il GR1 delle 8, come un estraneo,  come in effetti capita troppo spesso a noi stessi.
Il tifone nelle filippine con i suoi 800 morti mi ha rattristato, ma non stupito, né indignato.
I giochi politici sotto- e sopra- banco mi hanno addirittura amaramente divertito; non mi hanno né stupito né indignato.
Lo strapotere di poche decine di affaristi sui miliardi di comuni terrestri mi ha depresso, ma non mi ha stupito, né indignato.
Fare l'extraterrestre non è stato difficile, e questo sì invece, mi ha molto stupito e tantissimo indignato.
Mi si sta annacquando il cervello e le troppe notizie scivolano via come su un terreno fangoso che non assorbe.
Nell'era dell'informazione, quella che manca non è sicuramente l'informazione; piuttosto la analisi, la comprensione, l'approfondimento, la discussione sui rimedi sono relegati in terza serata, in quarta pagina, in quinta classe.
Dopo i gol di Toni (che non ci sono).


Antonio Facchiano

 
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Pizzichi e geni

Post n°14 pubblicato il 15 Giugno 2008 da antonio.facchiano
 
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Il genio è un pizzico di perfezione

 

 

C’è un quadretto appeso  dove lavoro, che vorrebbe essere un monito, uno sprone, un esempio forse. Riporta un aforisma di Thomas Edison:

 “Il genio è l’uno percento ispirazione e 99 percento sudore.”

Ora, a me dispiace entrare in polemica con l’inventore della lampadina (malgrado i dubbi esistenti sulla reale paternità) o di dissertare sul genio, con chi ha 1093 brevetti a suo nome (!!!) ed è sicuramente una delle menti più fervide degli ultimi millenni di storia umana. Mi dispiace anche  non poter avere un contraddittorio sull’argomento con lui,  che evidentemente doveva essere ossessionato dalla possibilità di dare un valore economico alle idee, visto che praticamente quasi ogni idea che gli frullava in testa  la proteggeva con un brevetto e la sfruttava economicamente.

Straordinario, non c’è che dire.

Tuttavia, io credo, al contrario, che il genio sia sostanzialmente un dono, un pizzico di perfezione ricevuto in regalo da chi questi doni può permetterseli. Il “sudore” in questo senso fa parte del dono stesso.

Qualcun altro ancora più geniale di Edison ha detto “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Edison, e le sue 1093 invenzioni straordinarie, ha avuto un ruolo enorme nella crescita della civiltà industriale. Avrà sicuramente illuminato le case del mondo intero, ma il suo 99 percento di sudore se lo è fatto pagare fino all’ultima goccia.

Concentrarsi sul dono, dimenticando di ringraziare il donatore, è una gaffe che fanno in buona fede tutti i bambini ...

 

Antonio Facchiano

 
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Poco così

Post n°13 pubblicato il 12 Giugno 2008 da antonio.facchiano
 
Foto di antonio.facchiano

Basterebbe così poco 

Non c’è fine al peggio. Non c’è fine alla “fantasia” criminale.

Clinica Santa Rita: lo spettacolo di questo scempio dell’etica professionale, di questo dilagare della abiezione dai colletti bianchi, di questo strapotere di umanità disumana, …. questo spettacolo  è cupo e illuminante allo stesso tempo. Fortunatamente i medici non sono tutti così. Una considerazione vorrei proprio farla:

il medico (ma anche chiunque altro) non dovrebbe essere pagato per la QUANTITA’ di lavoro che esegue.

Piuttosto dovrebbe essere pagato solo in base alla QUALITA’ del suo servizio.

I criteri potrebbero essere cercati  in accordo, per il bene di   tutti. I metodi per misurare questa qualità si possono trovare, e possono essere semplici da applicare, lineari, affidabili, credibili, condivisi, poco costosi, trasparenti, equi, accessibili a tutti.

MISURARE LA QUALITÀ DEL LAVORO ESEGUITO: basterebbe inserire questa clausola  nelle regole di assunzione e gli ospedali si svuoterebbero immediatamente dei ciarlatani criminali e di chiunque non accettasse di essere “misurato qualitativamente”.

Basterebbe questa modifica nel reclutamento di chiunque, a qualunque livello.

La QUALITA’ è un valore assoluto, non soltanto nella sanità, ma anche nella istruzione, nella amministrazione, nella industria, nell’agricoltura, in tutto il terziario, nell’informazione, nella pubblicità, nell'arte. 

Basterebbe poco così per evitare forse mille morti al minuto, mille lagrime al secondo, mille torture fisiche e psichiche.

Basterebbe poco così per dare una mano a questa baracca tricolore che traballa e scricchiola sotto il peso dei barbari.

Basterebbe solo volerlo, e domani mattina il mondo sarebbe diverso.

Ma questa è pura utopia, ovvia, scontata, semplicistica, già detta, banale, fioca, probabilmente demagogica, forse addirittura qualunquista.

E' un olio che si applica sull'anima dolente per curarla, ma poi scivola via al primo lavaggio di sapone.

Antonio Facchiano

 
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Tra fare e dire 

Post n°12 pubblicato il 10 Giugno 2008 da antonio.facchiano
Foto di antonio.facchiano

Questa mattina, fermo nel traffico della tangenziale, ascoltavo Radioanch’io (Radio1 ) analizzare il problema del bullismo. Anche se il contemporaneo “Ruggito del coniglio “di Rai 2  è mitico e insuperabile, il tema  era troppo importante per ignorarlo.

Alla fine di questa, come di tante altre trasmissioni di approfondimento, ho spento con un senso di impotenza, di ribellione, di nausea, di rancore persino, nei confronti di chi, dovendo e potendo fare qualcosa,  non si decide a passare dalle parole ai fatti.

Per favore, Radioanch’io, Report, Annozero, Ballarò, Matrix, Exit, Porta-a-Porta, etc, etc, per favore, non riproponeteci più l’analisi dei problemi.

Ormai li conosciamo, i nostri problemi.

Piuttosto organizzate dibattiti serrati sulle soluzioni. Non invitate più gli analisti e i professori universitari. Esperti e cultori di buon senso dicono cose che tutti pensiamo e che nessun politico o amministratore poi mette in pratica; gli esperti aumentano la nostra frustrazione e il nostro senso di impotenza.

Invitate piuttosto alle vostre trasmissioni i ministri, i questori, i prefetti, i sindaci, i direttori generali dei ministeri che emanano le note esplicative e le circolari sulle modalità di applicazione delle leggi; quelli che hanno il potere di decidere e di fare, di applicare o non applicare le sanzioni, quelli che ci possono dire cosa stanno facendo o cosa faranno domani mattina per cominciare a risolvere i problemi.

Invitateli, "obbligateli" a venire in trasmissione, e a tornarci dopo 6 mesi a dar conto del proprio operato sui temi specifici.

Io, semplice cittadino, non posso fare altro che urlare àfono, attraverso un blog scalcagnato che sarà letto da persone comuni come me e tutto finisce lì.

Per favore, voi trasmissioni di approfondimento, passate dalle  analisi dei problemi (pur utili), alla discussione sulle soluzioni; litigate sulle soluzioni, non sulle analisi. “L’approfondimento“ fatelo sulla ricerca delle soluzioni; sarete più utili e più costruttivi; e di maggiore sprone a questa classe dirigente.

Grazie. Grazie.

 

Antonio Facchiano

 
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Le forme dell'amore

Post n°11 pubblicato il 06 Giugno 2008 da antonio.facchiano
 
Foto di antonio.facchiano

 

L’amore dovrebbe avere varie forme ed espressioni… mi pare.

Mi sembra che una forma sia sicuramente la passione amorosa. Un’altra forma è la tenerezza, l’interesse per l’altro; una forma di amore che studi recenti dicono durare solo pochi mesi è “l’innamoramento”, una sorta di obnubilamento dei sensi, che fa apparire il compagno (o la compagna) perfetto/a sotto ogni punto di vista.

     Qualche giorno fa, in televisione intervistavano persone ultra-ottantenni che festeggiavano 60 anni di matrimonio; l’intervistatore chiedeva il segreto per un matrimonio così lungo. Beh, ci credete? Nessuno, dico nessuno, ha detto “volersi bene”; tutti (dico tutti) hanno detto “il segreto è tanta pazienza”.

Pazienza per sopportarsi a vicenda. Questo è ciò che diventa l’amore dopo 40 anni di convivenza? L’innamoramento che all’inizio ti fa vedere il tuo compagno come un dio, dopo 40 anni te lo fa vedere come un normale essere umano pieno di difetti, che accetti e sopporti perchè è meglio così?

Nooo, non ci credo.

Ci ho pensato; non può essere così.

No, la pazienza amorosa non è “sopportazione”, ma piuttosto “accettazione” in nome dell’amore.

L’amore che diventa pazienza, è un po’ come il fiore, bellissimo, che scompare per  diventare frutto.

Già sarà così.

Ma è molto poco romantico. Non lo diciamo alle coppie di fidanzati, che si trovano ancora nella fase di obnubilamento; che si tengono stretti per mano e non  hanno occhi per niente altro, se non per gli occhi dell’altro.

La pazienza è perfetta; l’innamoramento no.

Ma lasciamo che lo scoprino da soli, tra 40 anni.

 

Antonio Facchiano

 

 
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Papaveri e boschi

Post n°10 pubblicato il 02 Giugno 2008 da antonio.facchiano
 
Foto di antonio.facchiano

I papaveri mi hanno suggerito un segreto.

Anche una cosa banale come una gita in campagna può svelare un segreto. A me oggi ne è stato suggerito uno.

Per la prima volta, sì per la prima volta, lo confesso, nella mia vita pur non così breve, ho visto campi di papaveri. Qualche papavero sporadico, singolo o a piccoli gruppetti, l‘avevo già visto.  Certo, ma non mi aveva fatto un grande effetto. Forse per mia distrazione, o per scarsa sensibilità ai papaveri.

Ma campi interi, macchiati dal quel rosso vermiglio urlato in mezzo al verde lieve dei prati o al verde un po’ più cupo delle piantagioni; campi interi, a perdita d’occhio; campi che gridano la forza vitale e colorata della natura, a due passi dal nero bruciato dei boschi, vittime di folle dolo o di colpevole incuria.

Ecco, questo rosso ostinato dei papaveri che rinascono sulla terra bruciata, questo, confesso che non l’avevo mai visto, e mi ha fatto bene.

Un segreto dietro a tutto questo deve esserci, e non lo capisco ancora bene; ma c'è, sono sicuro che c'è.                       

Antonio Facchiano

 
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