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(tempo di lettura: 2 minuti e 1/2) Parigi, 1725, giardino dietro al convento delle Carmelitane. Nella luce incerta dell’alba, due uomini estraggono due pistole da una cassetta di legno. Soppesano le armi, le controllano, le porgono ai rispettivi padrini perché le carichino. Dominique, ricco nobiluomo dai capelli brizzolati, si ritiene leso nell’onore e ha sfidato Etienne, giovane tenente di cavalleria. I due si pongono schiena contro schiena, pistola alla mano. Lontano da loro, una donna vestita di bianco piange in silenzio, sostenuta dalla servitù. I padrini si allontanano, lasciando campo libero. Negli istanti prima che il maestro di cerimonia cominci a contare, Etienne contravviene alle regole non scritte dell’onore e parla al suo avversario, sussurrandogli da sopra la spalla. – Monsieur, tutto ciò è un’assurdità. – Zitto, miserabile. Preparatevi a rendermi conto della vostra condotta. – È vero che ho avuto una relazione con vostra moglie, ma è anche vero che la signora in questione mi ci ha tirato per i capelli. Quando ha iniziato a dire che senza di voi avremmo potuto vivere ricchi e felici per sempre, ho cominciato a sentire odore di intrigo femminile, e ho smesso d’incontrarla. A quel punto è venuta da voi, confessandovi il suo adulterio e in pratica vi ha costretto a sfidarmi a duello. Ho l’impressione che ci stia menando entrambi per il naso. Ella sa che ho miglior mira di voi, e può prevedere l’esito dello scontro. Se quel servo che ho visto sgattaiolare via è andato, come credo, a chiamare le guardie regali, il gioco è fatto. Con voi morto e me in prigione, sarà una vedova ricca e giovane, e senza testimoni scomodi! Il marchese avvampa d’ira: – Come osate! Non vi è rimasto dunque nemmeno l’onore per morire da uomo? Facciamo quello per cui siamo venuti! Etienne sospira e conta i passi. Dieci, e si volta. In qualità di sfidato avrebbe il diritto di sparare per primo, ma non alza il braccio: lascerà il primo colpo all’avversario. Dominique capisce, ma usa il vantaggio per tirare visibilmente molto lontano dal tenente. La palla frantuma le stecche di balena del busto e sul vestito della marchesa spunta un fiore rosso. – Sbagliavate solo su una cosa, monsieur Etienne. Sulla mia mira. Erano almeno cinquanta passi, non trovate? E adesso andiamocene in fretta, prima che torni il servo di mia moglie con gli scherani dei re!
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