Creato da solosorriso il 17/01/2008

CertePiccoleVoci

E' bellissima da dentro la fine delle poesie, sapere che non c'è più tempo e dirti le mie...

Messaggi di Novembre 2018

25 Novembre TUTTI I GIORNI

Post n°2658 pubblicato il 24 Novembre 2018 da solosorriso

Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l'ignoranza in cui l'avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi Signori, davanti a una Donna!   William Shakespeare 

Questa storia terrificante è purtroppo vera e pubblicata su un sito dedicato a questo argomento sempre più attuale...Una storia come tante altre certo, come tutte quelle che giornalmente si sentono al telegiornale...ma fa la differenza il fatto che questa Donna abbia trovato il coraggio di denunciare!

Leggerlo può aiutare qualcuno sicuramente anche se auspico che le donne che leggeranno questa intervista non debbano riconoscersi nelle parole di questa Donna mentre invece spererei tanto che a leggere, riconoscendosi, possa essere qualche uomo...giusto per sentirsi una merda!!!

CHI AMA NON PICCHIA!!!

"Mi picchiava con il batticarne, mi umiliava e mi diceva 'puttana'. Ma quando denunci sei sola"

La testimonianza di una donna che per anni ha subito violenze psicologiche, fisiche e sessuali da parte del marito e che ha trovato il coraggio di denunciare.

"È iniziata come una storia normale, nulla lasciava presagire come sarebbe andata a finire, ma pensandoci oggi, i segnali c'erano tutti. Siamo stati insieme 14 anni. Quando l'ho conosciuto credevo di aver incontrato una persona che mi stava salvando da una famiglia che non mi stava bene, dal 'padre-padrone'. Non immaginavo che dovevo salvarmi da lui".

Umiliata, ricattata, sottomessa, picchiata, violentata:  la storia di Stefania (nome di fantasia ndr.), una donna del nord Italia, è una goccia nel mare. Simile a molte altre che riguardano le donne, eppure unica, per il riscatto e la forza dimostrata da una persona che ha deciso di ribellarsi.

"Dopo sposati, i rapporti con la mia famiglia si sono incrinati sempre di più per via di questioni economiche, mio marito è riuscito a farmi chiudere completamente i rapporti con mio padre, mettendomi di fronte a una scelta: o lui, o loro", racconta Stefania.

"A poco a poco ha creato il vuoto intorno a me. Quando le persone venivano a casa a trovarmi faceva di tutto e di più per farmi sentire a disagio. Una mia amica veniva solo quando lui non c'era perché provava imbarazzo nel modo in cui lui trattava me e i miei figli".

Dopo il matrimonio Stefania resta incinta ma la gravidanza va male e perde il bambino. Dopo due mesi però è di nuovo incinta ma il suo compagno non la supporta, né la accompagna alle visite: "mi lascia sola in tutto".

Nasce il bambino e dopo due anni ne arriva un secondo: "Lui però non lo voleva" racconta Stefania, "dalle analisi prenatali sembrava che il bambino potesse avere dei problemi, lui mi dice di abortire se c'è questa possibilità. Io scelgo di tenerlo. Non baso la vita di mio figlio su un calcolo di probabilità, ma una volta nato, quel figlio per lui resta sempre di serie di b".

La storia tra Stefania e il marito va avanti tra litigi sempre più feroci, Stefania lavora come archeologa ma non riesce a fare tutto da sola, così accoglie la proposta della suocera e si trasferisce in un paesino più piccolo dell' Emilia Romagna, dove vive la famiglia del marito, per avere supporto. Lascia il lavoro e dopo un po' anche il marito fa lo stesso e la raggiunge in quella casa dove vivono molte, troppe ore insieme. I litigi diventano sempre più accesi e furibondi.

"Prima che lui mi raggiungesse in quella casa, aveva già cominciato a contarmi i soldi, io ero obbligata a chiedere quello che mi serviva e a giustificare quelle spese. Dovevo chiamarlo e spiegare per cosa mi servivano i soldi, lui era fuori e quindi mi faceva una ricarica postpay. Io non avevo bisogno di niente secondo lui, tanto dovevo stare a casa. Non lavorando più dipendevo totalmente da lui. Era una violenza economica e psicologica".

"Mi ha annullata completamente, non avevo nemmeno tempo per trovarmi un lavoro. Stando a casa tutto il giorno la tensione e i litigi sono aumentati. Alla fine sono iniziati gli episodi di violenza fisica. Sono iniziati gli spintoni, i calci alle caviglie", prosegue Stefania.

"Quando vedevo che la situazione stava degenerando cercavo di nascondere la cosa ai nostri figli, ma non era facile".

Poi c'è stata la violenza sessuale: "da un anno e mezzo ormai dormivo sul divano ma negli ultimi tempi, di notte, mi prendeva e mi trascinava in camera da letto per fare quello che voleva. Io non urlavo e non mi opponevo perché c'erano i bambini, ma non volevo".

Nel 2015 Stefania gli fa recapitare una lettera di separazione ma lui la minaccia: "mi dice che mi avrebbe tolto i figli, perché non avevo una casa, non avevo un lavoro. Io avevo provato ad allontanarmi, ma lui mi ricattava".

"Le discussioni avvenivano di mattina mentre i bambini erano a scuola, ma con il tempo non c'è stato più limite, siamo arrivati a litigare tutto il giorno, anche il pomeriggio, la sera, non potevo cenare con loro perché altrimenti nasceva una discussione".

"Ero grassa, non meritavo di mangiare. Così mi diceva. Una delle volte che mi ha fatto più male è stata quando mi ha colpito con un batticarne, di quelli di ferro, sopra l'arcata orbitale perché avevo comprato i croccanti per il gatto senza chiedere permesso". "I croccantini per il gatto": mi ripete Stefania.

"Questo evento è stato il più grave fisicamente, lui mi dava della puttana davanti ai miei figli, ma di fronte a una colluttazione in cui ho cercato di difendermi, ho deciso di denunciare la cosa".

"Denunciare tuo marito, il padre dei tuoi figli, non è facile", spiega Stefania, "anche ammettere a te stesso che hai fallito, che non hai capito niente".

"Sono andata al centro antiviolenza e mi hanno dato una grossa mano a prendere coscienza della situazione, non avevo la minima stima di me stessa, mi sentivo una nullità. Quando sono andata alla polizia per denunciare ho trovato un poliziotto che mi ha davvero raccolta con il cucchiaino, ma dopo le cose si sono complicate".

Stefania ha cambiato avvocato e ha cercato di trovare la sua strada per allontanarsi dall'uomo che la opprimeva e che ormai aveva reso la sua vita un inferno.

"Ho incontrato anche persone che mi hanno scoraggiato: un'ispettrice di polizia mi chiese insistentemente se volevo procedere con la querela, dicendomi che poi si andava incontro al tribunale per i minori e così via, questa è stata difficile".

"Cosa dovevo fare, aspettare che mi ammazzasse?", si domanda Stefania. "Dovevo arrivare al livello che mi ammazzava di botte?".

"Ricordo il giorno che vennero a prendere mio marito a casa per l'allontanamento: andai a prendere i bambini a scuola, scoppiai a piangere con la direttrice. Ero senza un soldo in tasca, senza un lavoro, senza un riferimento familiare, mi rifugiai in chiesa con i miei figli. L'unico posto in cui mi sentivo tranquilla".

Oggi Stefania vive con i suoi figli, che vedono il padre due volte la settimana. Suo marito per un anno ha avuto il divieto di avvicinamento, l'ordinanza restrittiva: "poi l'ispettore mi ha chiamata per avvisarmi che non c'è stato un rinnovo. Lui vive a un civico di distanza da me, lo incontro sempre". E questa è una delle paure di Stefania.

"Se oggi mi dovesse succedere qualcosa, la gente saprebbe a quale porta bisognerebbe andare a bussare", ribadisce la donna.

"La cosa importante di questa storia, che non è diversa da altre molto simili alla mia, è che quando tu denunci ti si fa il vuoto attorno: vuoto sociale, legale, da tutti i punti di vista. Io non sapevo neanche che avevo diritto a un avvocato d'ufficio. Sono scaduti i termini per costituirmi parte civile nel processo".

Stefania ricorda con sofferenza specialmente i momenti in aula: "Quando sei in aula, con tuo marito a 50 cm di distanza, che ti ride in faccia mentre devi raccontare come sono avvenuti i pestaggi, le violenze sessuali, subendo domande che giustamente devono avere risposte, e con gli avvocati di lui che provano a metterti in difficoltà, posso garantire che è davvero difficile. La solitudine è trovarsi in un'aula di tribunale da sola".

"Oggi posso dire che se tornassi indietro andrei più spesso al pronto soccorso, denuncerei di più. Perché devono pagare queste persone ma devono anche seguire un percorso di recupero", conclude Stefania.

 




 

 
 
 

Per ridere un po' :-)

Post n°2657 pubblicato il 20 Novembre 2018 da solosorriso

Il grande segreto di tutte le donne rispetto  ai bagni è che da bambina tua mamma ti portava in bagno, puliva la tavolozza, ne ricopriva il perimetro con la carta igienica e poi ti spiegava: 'MAI, MAI appoggiarsi sul gabinetto!' e poi ti mostrava 'la posizione' che consiste nel bilanciarsi sulla tazza facendo come per sedersi, ma senza che il corpo venisse a contatto con la tavoletta. 
'La posizione' è una delle prime lezioni di vita di quando sei ancora una bambina, importantissima e necessaria, dovrà accompagnarti per il resto della vita.
Ma ancora oggi, ora che sei diventata adulta, 'la posizione' è terribilmente difficile da mantenere quando hai la vescica che sta per esplodere. Quando devi andare in un bagno pubblico, ti ritrovi con una coda di donne che ti fa pensare che dentro ci sia Brad Pitt. Allora ti metti buona ad aspettare, sorridendo amabilmente alle altre che aspettano anche loro con le gambe e le braccia incrociate (è la posizione ufficiale da 'me la sto facendo addosso').
Finalmente tocca a te, ma arriva sempre la mamma con la figlioletta piccola 'che non può più trattenersi' e ne approfittano per passarti davanti tutte e due!
A quel punto controlli sotto le porte per vedere se ci sono gambe. Sono tutti occupati. Finalmente se ne apre uno e ti butti addosso alla persona che esce. Entri e ti accorgi che non c'è la chiave (non c'è mai!); pensi: 'Non importa..'. Appendi la borsa a un gancio sulla porta e,  se il gancio non c'è (non c'è mai!), ispezioni la zona: il pavimento è pieno di liquidi non ben definiti e non osi poggiarla lì, per cui te la appendi al collo ed è pesantissima, piena com'è di cose che ci hai messo dentro, la maggior parte delle quali non usi ma le tieni perché 'Non si sa mai'.
Tornando alla porta, dato che non c'è la chiave devi tenerla con una mano, mentre con l'altra ti abbassi i pantaloni e assumi 'la posizione'...Aaaaahhhhhh... finalmente... A questo punto cominciano a tremarti le gambe perché sei sospesa in aria, con le ginocchia piegate, i pantaloni abbassati che ti bloccano la circolazione, il braccio teso che fa forza contro la porta e una borsa di 5 chili appesa al collo.
Vorresti sederti, ma non hai avuto il tempo di pulire la tazza né di coprirla con la carta, dentro di te pensi che non succederebbe nulla ma la voce di tua madre ti risuona in testa: 'Non sederti MAI su un gabinetto pubblico!' . Così rimani nella 'posizione' ma per un errore di calcolo un piccolo zampillo ti schizza sulle calze!!! Sei fortunata se non ti bagni le scarpe. Mantenere 'la posizione' richiede grande concentrazione: per allontanare dalla mente questa disgrazia, cerchi il rotolo di carta igienica maaa, cavolo, non ce n'é !!! (Mai) Allora preghi il cielo che tra quei 5 chili di cianfrusaglie che hai in borsa ci sia un misero kleenex, ma per cercarlo devi lasciare andare la porta: ci pensi su un attimo, ma non hai scelta. E non appena lasci la porta, qualcuno la spinge e devi frenarla con un movimento brusco, altrimenti tutti ti vedranno semiseduta in aria con i pantaloni abbassati...NO !!! Allora urli: 'O -CCU- PA- TOOO!!!' continuando a spingere la porta con la mano libera, e a quel punto dai per scontato che tutte quelle che aspettano fuori abbiano sentito e adesso puoi lasciare la porta senza paura, nessuno oserà aprirla di nuovo (in questo noi donne ci rispettiamo molto) e ti rimetti a cercare il kleenex, vorresti usarne un paio ma sai quanto possono tornare utili in casi come questi e ti accontenti di uno, non si sa mai.
In quel preciso momento si spegne la luce automatica, ma in un cubicolo così minuscolo non sarà tanto difficile trovare l'interruttore! Riaccendi la luce con la mano del kleenex, perché l' altra sostiene i pantaloni, conti i secondi che ti restano per uscire di lì, sudando perché hai su il cappotto che non sapevi dove appendere e perché in questi posti fa sempre un caldo terribile. Senza contare il bernoccolo causato dal colpo di porta, il dolore al collo per la borsa, il sudore che ti scorre sulla fronte, lo schizzo sulle calze... Il ricordo di tua mamma che sarebbe piena di vergogna se ti vedesse così, perché il suo...non ha mai toccato la tavoletta di un bagno pubblico, perché davvero 'non sai quante malattie potresti prenderti qui'. Ma la tortura non è finita...Sei esausta, quando ti metti in piedi non senti più le gambe, ti rivesti velocemente e soprattutto tiri lo sciacquone!
Se non funziona preferiresti non uscire più da quel bagno, che vergogna! Finalmente vai al lavandino: è tutto pieno di acqua e non puoi appoggiare la borsa, te la appendi alla spalla, non capisci come funziona il rubinetto con i sensori automatici e tocchi tutto finché riesci finalmente a lavarti le mani in una posizione da Gobbo di Notre Dame, per non far cadere la borsa nel lavandino.
L 'asciugamani è così scarso che finisci per asciugarti le mani nei pantaloni, perché non vuoi sprecare un altro kleenex per questo! Esci passando accanto a tutte le altre donne che ancora aspettano con le gambe incrociate e in quei momenti non riesci a sorridere spontaneamente, cosciente del fatto che hai passato una eternità là dentro. Sei fortunata se non esci con un pezzo di carta igienica attaccato alla scarpa, o peggio ancora con la cerniera abbassata!
A me è capitato una volta e non sono l'unica a quanto ne so! Esci e vedi il tuo uomo che è gia uscito dal bagno da un pezzo e gli è rimasto perfino il tempo di leggere 'Guerra e pace' mentre ti aspettava.
'Perché ci hai messo tanto?', ti chiede irritato. 'C'era molta coda', ti limiti a rispondere.
E questo è il motivo per cui noi donne andiamo in bagno in gruppo, per solidarietà, perché una ti tiene la borsa e il cappotto, l'altra ti tiene la porta e l'altra ti passa il kleenex da sotto la porta; così è molto più semplice e veloce, perché tu devi concentrarti solo nel mantenere 'la posizione' (e la dignità).
Questo scritto è dedicato alle donne di tutto il mondo che hanno usato un bagno pubblico e a voi uomini, perché capiate come mai ci stiamo tanto dentro. 
(dal web)

Signore mie e non ditemi che non è vero eh!!??? Ahahahahahahahah 

Buona serata a tutti

 
 
 

:-)

Post n°2656 pubblicato il 09 Novembre 2018 da solosorriso

IL RACCONTO TERAPEUTICO DELL'ALBERO TRISTE

C'era una volta un bellissimo giardino con alberi e fiori di ogni tipo, meli, aranci e rose. Tutti felici e soddisfatti. C'era solo felicità in quel giardino, tranne che per un albero che era molto triste. Il povero albero aveva un problema: non sapeva chi fosse!
"Ti manca la concentrazione" gli disse il melo "se davvero ti impegni, puoi fare mele deliziose. Guarda com'è facile".
"Non ascoltarlo" intervenne il cespuglio di rose "e guarda quanto siamo belle noi!".
L'albero disperato provò a seguire ogni consiglio. Cercò di produrre mele e far sbocciare rose ma, non riuscendo, ad ogni tentativo si sentiva sempre più frustrato. 
Un giorno un gufo arrivò nel giardino.
Era il più saggio di tutti gli uccelli e vedendo la disperazione dell'albero esclamò: "Non ti preoccupare. Il tuo problema non è così serio. È lo stesso di tanti esseri umani! Ti darò io la soluzione: non passare la tua vita ad essere ciò che gli altri vogliono che tu sia. Sii te stesso. Conosci te stesso e per far ciò ascolta la tua voce interiore". Poi il gufo scomparve.
"La mia voce interiore? Essere me stesso? Conoscere me stesso?" l'albero disperato pensava tra sé e sé alle parole del gufo quando all'improvviso comprese. Si tappò le orecchie e aprì il suo cuore e sentì la sua voce interiore che gli stava dicendo "Non darai mai mele perché non sei un melo, e non fiorirai ogni primavera perché non sei un cespuglio di rose. Tu sei una Sequoia e il tuo destino è crescere alto e maestoso. Sei qui per offrire riparo agli uccelli, ombra ai viaggiatori, bellezza al paesaggio! Tu hai questa missione! Seguila!".
A queste parole l'albero si sentì forte e sicuro di sé e cessò ogni tentativo di diventare qualcun altro ed esattamente quello che gli altri si aspettavano da lui. In breve tempo riempì il suo spazio e divenne ammirato e rispettato da tutti. Solo da quel momento il giardino divenne completamente felice.

(da www.iltuopsicologo.it) 

Ecco...siate come quella sequoia e trascorrete un felice fine settimana che la pioggia ha le ore contate

 

 
 
 

Amichevolmente...

Post n°2655 pubblicato il 02 Novembre 2018 da solosorriso

E' un giorno triste oggi lo so, il giorno dedicato a chi non c'è più ma io non voglio essere triste anzi dedico a tutti i miei cari che sono lassù il mio sorriso più vivo e sincero...Dedico a loro le risate di ieri sera perchè la vita va avanti e noi con lei...Andare avanti non vuol dire dimenticare ma conservare nel cuore ogni cosa bella che abbiamo vissuto insieme a loro...Forse è il modo migliore per ricordarli.  
Sì, dedico a loro la mia serata di ieri che mi fa vivere questo giorno con più leggerezza...
Da qualche tempo il buon facebook mi ha fatto ritrovare alcune amiche, ex compagne di scuola...e proprio ieri abbiamo provato a fare una piccola reunion con alcune di loro...Che dire? E' stata una serata bellissima dove ci siamo ributtate in un'età spensierata e tanto stupida da farci ridere per un nonnulla...Bastava poco a noi giovani ragazze degli anni 70 per divertirsi...

E ritrovarsi dopo 41 anni, ognuna con il proprio vissuto diverso tanto quanto la nostra attualità...sofferenze...soddisfazioni...molte esperienze in comune, non ha fatto altro che farci capire che il nostro carattere è quello di sempre così come la voglia di ridere che ancora ci unisce...
Bellissimo è stato vedere la gioia negli occhi di tutte per essersi ritrovate; l'assenza di imbarazzi che tutto questo tempo poteva anche provocare ma soprattutto riscoprire che pur se sono passati decenni, dentro siamo rimaste quelle di allora e parlavamo come se questi 41 anni non fossero mai passati...Eravamo le più scalmanate, le più bizzarre, le più simpatiche, le più unite e, anche se con qualche ruga in più, siamo così ancora oggi
Siamo uscite da quel locale dopo una serata di risate e di racconti e ci siamo impegnate a non perderci più ed a ritrovarci con cadenza mensile perchè l'amicizia è davvero una cosa favolosa e bisogna tenersi str
etti gli amici quelli buoni...Soprattutto quelli che ti fanno ridere di gusto.

In questi mesi alcuni accadimenti mi hanno fatto capire che i buoni amici spesso sono meglio dei parenti e che l'amicizia, quella vera, è davvero un elemento irrinunciabile per gli esseri umani. Sono sempre più convinta che bisogna ritenersi fortunati quando si ha un amico che quando non vuoi uscire perchè magari sei un pò giù, ti viene a prendere lo stesso e ti costringe a non pensare...Quello che ti chiama perchè sa farti compagnia anche se vive lontano. Quello che ti manda carinerie fatte di tramonti o di cuori perché è sensibile e si sa, la sensibilità non è mai banale.
Così come bisogna tenersi stretto quello che non ti vuole insegnare a vivere a tutti i costi ma è capace di imparare con te proprio come quando andavate a scuola, dividendo paure per gli esami e brioches al cioccolato.
O quello che ti carica in macchina e non misura il tempo perché sa che hai bisogno di confidargli qualcosa che ti angoscia tra una sigaretta e l'altra e lo sa che quel tempo insieme non può che farti bene.
Ma ancora più da stringere è l'amico che ti dice "Se hai bisogno ci sono" e c'è davvero. Quello che se cucina qualcosa che sa che ti piace te lo porta caldo caldo magari insieme ad una rosa del suo giardino.
E di solito è quello che non ti accantona se fai un errore perchè sa volerti bene proprio così come sei e per quello che sei per lui. 

Ecco...amichevolmente vi auguro un sereno fine settimana ed un buon mese di novembre sperando che la smetta di fare disastri

 
 
 

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UN SORRISO

Sorridi

Sorridi al sole che illumina la
terra e fa germogliare la vita
Sorridi al passero che si posa sul tuo davanzale
in cerca di poche briciole
Sorridi al vecchio che ti regala i suoi saggi consigli
e aiuta la sua mano tremante
ti benedirà
Sorridi all'amico quando cerca il tuo sguardo
ti chiede aiuto e sicurezza
Sorridi all'ammalato senza speranza
il tuo sorriso sarà per lui la medicina più preziosa
Sorridi al sorgere di ogni nuovo giorno
perché è un dono di Dio
Sorridi al timido bocciolo di un fiore
anch'esso ti annuncia il miracolo della vita
Sorridi al frastuono dei bimbi
essi sono la speranza di un mondo migliore
Sorridi all'amore in qualunque forma si manifesti
esso vince il tempo e lo spazio
Sorridi davanti alle meschinità della gente senz'anima
il tuo sorriso forse la farà ricredere
Sorridi quando ascolti note armoniose
la musica è linguaggio universale
Sorridi al tuo fratello dalla pelle più colorata
è in tutto simile a te
Sorridi e troverai la pace nel tuo cuore
e in quello degli altri. (
Ishak Alioui)

Un grazie per questi pensieri per me alla mia Amica Marie
StellaDanzante
 
Un pensiero di luce per la mia mamma
(Dono dell'amica Ale del blog Momenti-damadivetro)

 

 

 

 

Il vero amore non lascia tracce

Come la bruma non lascia sfregi sul verde cupo della collina
così il mio corpo non lascia sfregi su di te e non lo farà mai
Oltre le finestre nel buioi bambini vengono, i bambini vanno
Come frecce senza bersaglio come manette fatte di neve
il vero amore non lascia tracce
Se tu e io siamo una cosa sola si perde nei nostri abbracci
come stelle contro il sole
Come una foglia cadente può restare un momento nell'aria
così come la tua testa sul mio petto
così la mia mano sui tuoi capelli
e molte notti resistono senza una luna, senza una stella
così resisteremo noi quando uno dei due sarà via, lontano.

Leonard Cohen

 

ERO UNA PICCOLA CREATURA

 

Ero una piccola creatura nel cuore

prima di incontrarti,

niente entrava e usciva facilmente da me;

eppure quando hai pronunciato il mio nome

sono stata liberata, come il mondo.

Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti.

Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri

stupidamente sono scappata da te;

ho cercato in ogni angolo un riparo.

Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito.

Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto.

Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto.

Restituendomi al tuo abbraccio.

Mary-Elizabeth Bowen

 

CONTATORE

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LE MIE ORIGINI

 


Rossano (CS) - Chiesa Bizantina di San Marco

 

IO STO CON LORO

 

IMPARIAMO DAI BAMBINI

Nella società moderna abbiamo spesso la tendenza a trascurare le qualità umane naturali: bontà,compassione, spirito di collaborazione, capacità di perdonare.
Nell'infanzia invece si lega facilmente. Non ci si chiede che mestiere fa l'altro o a che razza appartiene. L'importante è che sia un essere umano come noi, e che nasca un rapporto.

 
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato a discrezione dell'autrice e comunque non sistematicamente. Non può quindi essere considerato un prodotto editoriale, ai sensi della L. n.62/2001.
La maggior parte delle immagini e dei video provengono dal web, il copyright è dei loro rispettivi creatori anche se sconosciuti. Se il loro uso violasse diritti di autore, dietro segnalazione, provvederò alla loro rimozione.
Il mio grazie sincero va a tutti coloro che si adoperano con la grafica e consigli e rendono disponibile a tutti la loro creatività.  
 
 
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