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Messaggi del 28/02/2018

 

13 - AMBIENTE

Post n°14327 pubblicato il 28 Febbraio 2018 da Ladridicinema

La questione ambientale è al centro di migliaia di vertenze su tutto il territorio nazionale. E’ amplificata da un modello capitalistico predatorio che provoca rotture sempre più profonde nel rapporto tra l’uomo, le altre specie animali,  il resto della natura, accumulando enormi problemi che il pianeta e le generazioni future avranno sempre più difficoltà a risolvere. La devastazione ambientale è anche questione di classe, di cui pagano le conseguenze assai più gli oppressi e gli esclusi che i ricchi e privilegiati.  Un intero continente, quello africano, fa i conti non solo con le guerre ma anche con siccità, desertificazione, inquinamento, mentre nei paesi del primo mondo continuiamo a sprecare risorse. I paesi dominanti non riescono però più a confinare i danni globali: l’inquinamento, lo stravolgimento climatico, la crisi idrica, gli incendi ci colpiscono sempre più al cuore e ci impongono un urgente e radicale ripensamento del  modello di produzione e consumo. 

Anche nel nostro Paese da anni contrastiamo una costante devastazione dei territori in nome del profitto (si pensi a “Grandi Opere” come la TAV, il progetto TAP, le trivellazioni petrolifere, l’eolico selvaggio, i siti contaminati, la cementificazione…). Non c’è “economia verde” che tenga, se non si mette in discussione la logica del profitto. C’è bisogno di una pianificazione democratica su scala nazionale e internazionale incentrata sulla salvaguardia dell’ambiente e il risanamento dei danni connessi al cattivo uso delle risorse. Anche in questo campo l’omologazione tra centrodestra e centrosinistra ha portato all’approvazione di una serie di “riforme” che hanno stravolto conquiste precedenti, di cui va rivendicata l’abrogazione immediata: dallo Sblocca Italia alla riforma Madia che cancella il ruolo delle Sovrintendenze, alla neutralizzazione della valutazione di impatto ambientale all’aggressione ai parchi nazionali, ecc.

Per questo lottiamo per:

  • la messa in sicurezza e salvaguardia preventiva dei territori, la tutela del paesaggio e dei beni comuni, del patrimonio storico e architettonico, programmazione, pianificazione e gestione partecipate e trasparenti fondate su obiettivi di interesse collettivo in alternativa al business dell’emergenza ambientale e a quello della cosiddetta green economy;
  • lo stop alle cd. “Grandi Opere”, a partire dalla TAV in Val di Susa, alla TAP in Salento, al MOSE, all’eolico selvaggio, col riorientamento degli investimenti verso un grande piano per la messa in sicurezza idrogeologica e sismica del Paese;
  • una nuova politica energetica che parta dal calcolo del fabbisogno reale e dalla radicale messa in discussione della Strategia Energetica Nazionale, raccogliendo le rivendicazioni dei movimenti NO TRIV e dei comitati per il NO EOLICO SELVAGGIO e la richiesta di democrazia dei territori contro un modello centralizzato orientato da interessi multinazionali
  • la moratoria sui nuovi progetti estrattivi riguardanti combustibili fossili e lo stop a ogni progetto di estrazione non convenzionale, l’ eliminazione dei sussidi pubblici alle fonti fossili o ambientalmente dannose (16 miliardi annui) da utilizzare per la creazione diretta di posti di lavoro nell’efficienza energetica, nelle energie rinnovabili, in ricerca e innovazione tecnologica
  • l’uscita totale dal carbone come fonte di produzione energetica entro il prossimo decennio, l’uso delle biomasse solo da scarti, la pianificazione degli impianti eolici con criteri di tutela paesaggistica e faunistica, lo stop a infrastrutture energetiche come il TAP e Poseidon;
  • una legge seria per lo stop al consumo di suolo che obblighi i comuni a localizzare i nuovi interventi nel territorio urbanizzato e non in quello non urbanizzato una legge urbanistica che ponga fine alla stagione della deregulation a favore dei privati, l’aumento delle dotazioni pubbliche (verde, servizi, trasporti non inquinanti), lo stop alla cementificazione delle coste e il recupero ambientale delle spiagge (il 75,4% della fascia entro 200 m. dalla costa è edificato);
  • un piano nazionale per la bonifica dei siti inquinati fondato sul principio “chi inquina paga” e il monitoraggio e la tutela delle condizioni di salute delle popolazioni delle aree interessate;
  • un piano di investimenti per la mobilità sostenibile e il trasporto pubblico (dalle ferrovie al trasporto urbano) fondato sui reali bisogni delle classi popolari e sul rispetto dell’ambiente, che superi la prevalenza dei sistemi di trasporto su gomma, potenziando il traffico merci su ferro e via mare;
  • un radicale potenziamento della ciclabilità, con una politica di investimenti pubblici
  • lo stop all’ingresso delle navi da crociera nella Laguna di Venezia, sostenendo le proposte alternative del comitato NOGrandiNavi
  • una nuova politica dei rifiuti, che indirizzi la produzione delle merci verso la recuperabilità, disincentivando i prodotti non riciclabili e usa e getta;
  • la gestione pubblica dell’impiantistica e del ciclo di smaltimento, la messa al bando dell’incenerimento attraverso l’eliminazione degli incentivi, investimenti su raccolta differenziata, recupero, riuso, riciclo, riduzione, realizzando la strategia elaborata dal Movimento “Legge Rifiuti Zero”
  • la ripubblicizzazione dell’acqua bene comune, e più in generale dei servizi pubblici, cancellando il modello di gestione attraverso soggetti di diritto privato come le SPA, nel rispetto della volontà popolare espressa nel Referendum del 2011.

 
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12 - AUTODETERMINAZIONE E LOTTA ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE E LE PERSONE LGBTQI

Post n°14326 pubblicato il 28 Febbraio 2018 da Ladridicinema

Nel Gender Gap Report 2017, il rapporto sul divario tra uomini e donne, l’Italia è all’82esimo posto su 144, era al 50esimo nel 2015: si inaspriscono dunque le disuguaglianze. Sulle donne continua a scaricarsi il doppio lavoro produttivo e riproduttivo, le gerarchizzazioni dentro il lavoro, il dominio maschile dello spazio pubblico, la violenza materiale e simbolica che nega i percorsi di autodeterminazione e libertà.

La crisi ha acuito i problemi. L’Italia è penultima in Europa per occupazione femminile, sulle donne si concentrano il part-time imposto (più che doppio rispetto agli uomini), la precarietà e la sottoccupazione. I tagli al sistema di welfare, in una società incapace di rimettere in discussione la divisione dei ruoli maschili e femminili, si traducono nella negazione del “diritto al tempo” con le donne che dedicano al lavoro domestico e di cura una media di oltre 5 ore al giorno, il triplo degli uomini. La violenza contro le donne è cronaca quotidiana, tra le mura domestiche dove si consuma la maggior parte delle violenze, nella perpetuazione di un dominio maschile incapace di fare i conti con l’affermazione di autonomia e libertà delle donne. La questione di genere si intreccia con la questione di classe, e colpisce in particolare i corpi delle donne migranti.

Le discriminazioni sul lavoro e nella società, la violenza riguardano anche gay, lesbiche, trans e tutto l’universo LGBTQI, che combatte quotidianamente contro i pregiudizi, l’odio, l’omofobia, la transfobia. Il non riconoscimento pieno delle relazioni e delle famiglie delle persone LGBTQI significa ridurre le loro vite a esistenze individuali e isolate, e riaffermare un’idea autoritaria di famiglia che compromette la libertà di tutti e tutte.

Al carattere sistemico della violenza risponde oggi un movimento femminista mondiale: “Non una di meno” è la forza politica che tiene insieme e traduce percorsi di liberazione dal dominio di classe, di genere, di razza e orientamento sessuale. La lotta femminista partita dalla Argentina ha portato nelle piazze centinaia di migliaia di donne contro la violenza in tutte le sue forme. Lo sciopero dal lavoro riproduttivo e produttivo dello scorso 8 marzo ha messo in luce le tante forme di sfruttamento invisibili, nel lavoro di cura, nel lavoro da casa e nella richiesta di disponibilità e prestazione permanente. Anche in Italia il movimento femminista ha espresso, e continua ad esprimere, con autonomia e intelligenza, una capacità fortissima di lotta, elaborazione, proposta.

Per questo lottiamo per:

  • la parità di diritti, di salari, di accesso al mondo del lavoro a tutti i livelli e mansioni a prescindere dall’identità di genere e dall’orientamento sessuale;
  • la radicale rimessa in discussione dei ruoli maschile e femminile nella riproduzione sociale ed un sistema di welfare che liberi tempo di vita per tutte e tutti;
  • la rottura del carattere monosessuato dello spazio pubblico e della politica;
  • soluzioni che inibiscano ogni forma di violenza (fisica, ma anche sociale, culturale, normativa) e discriminazione delle donne e delle persone LGBTI (attraverso una legge contro l’omotransfobia);
  • una formazione che fornisca strumenti per decostruire il sessismo e educhi al riconoscimento della molteplicità delle differenze;
  • la piena e reale libertà di scelta sulle proprie vite e i propri corpi, il pieno diritto alla salute sessuale e riproduttiva, negata in tante strutture pubbliche dalla presenza di medici obiettori. Va garantito a tutte l’accesso alla fecondazione assistita, anche eterologa, a prescindere dallo stato di famiglia. Va combattuta la diffusione dell’HIV attraverso la promozione della contraccezione rendendo disponibili a tutte e tutti le nuove tecniche di prevenzione. Vanno vietate le mutilazioni genitali su* bambin* intersessuali prima che possano capire e sviluppare la loro identità di genere;
  • la cancellazione di ogni pacchetto sicurezza. La sicurezza delle donne è nella loro autodeterminazione;
  • i diritti e le aspirazioni di gay, lesbiche e trans, sia come individui che nella loro vita di coppia, con l’introduzione del matrimonio egualitario, del riconoscimento pieno dell’omogenitorialità a tutela dei genitori, dei figli e delle famiglie e con la ridefinizione dei criteri relativi all’adozione, consentendola anche a single e persone omosessuali, per riconoscere il desiderio di maternità e paternità di tutte e tutti.

 
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11 - IMMIGRAZIONE E ACCOGLIENZA

Post n°14325 pubblicato il 28 Febbraio 2018 da Ladridicinema

Le principale forze politiche alimentano le tendenze xenofobe e razziste, indicando nei migranti la causa principale del disagio sociale: è una falsità assoluta. E’ la concentrazione di ricchezze e potere nelle mani di pochi la causa dell’impoverimento dei molti, non chi fugge dalle guerre o dai disastri economici e ambientali provocati dalle politiche liberiste.

È necessario un discorso solidale e di alleanze fra sfruttati che porti all’estensione dei diritti sociali per tutte/i, cittadini italiani e migranti. E’ necessario dare accoglienza e diritti tanto ai richiedenti asilo che stanno giungendo dal 2011 quanto alle cittadine e i cittadini migranti residenti da anni in Italia.

Per questo lottiamo per:

  • il superamento della gestione emergenziale, militarizzata e “straordinaria” dell’accoglienza, proponendo – a partire dal modello SPRAR – centri di piccole dimensioni, gestite dal pubblico e che permettano a chi arriva percorsi autonomi di inserimento, abitativo, sociale, lavorativo, indipendentemente dal loro status giuridico;
  • la valorizzazione delle professionalità coinvolte nell’accoglienza, persone oggi costrette a contratti precari e a supersfruttamento;
  • l’abolizione del regolamento di Dublino III, delle leggi Minniti-Orlando e di tutte le leggi razziste che lo hanno preceduto;
  • l’abrogazione degli accordi bilaterali che permettono il rimpatrio forzato e di quelli che servono ad esternalizzare le frontiere, per l’attivazione di canali legali e protetti d’ingresso in Europa;
  • l’abrogazione del T.U. in materia di immigrazione (Bossi–Fini) frutto di emendamenti della Turco–Napolitano, la rottura del vincolo tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, la chiusura di tutte le forme di detenzione amministrativa, il passaggio di competenze ai Comuni per il rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno, meccanismi di regolarizzazione permanente;
  • l’approvazione dello ius soli e la sua estensione a chi è comunque cresciuto in Italia, una revisione estensiva della legge sulla cittadinanza, il diritto di voto a partire dalle elezioni amministrative per chi risiede stabilmente nel nostro paese.

 
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