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oggi, meglio parlare di TV

Post n°49 pubblicato il 03 Aprile 2008 da eticamedia

Anche perché commentare la politica al femminile vista da L'Infedele, viene il mal di fegato: pare le donne, troppo impegnate a becchettarsi, non capiscano che l'aborto è una trappola, gettata per farle arrabbiare: è legge dello stato, le barricate al momento sono inutili. Che il mai padre Ferrara ne faccia un argomento, è troppo evidentemente una pubblicità. Lasciarlo solo è la sua sconfitta.

Invece, sulle tv va detto che infine abbiamo parole confortanti da Veltroni.

“Fa bene uscire dal racconto che la televisione ci regala ogni giorno e sul quale – ne ho raggiunto la consapevolezza – tutto il dibattito pubblico s’è riferito in maniera ossessiva e facile negli ultimi anni. Anche la politica… In Italia, l’Italia della televisione non c’è. C’è un paese diverso” “la televisione non racconta… quello che siamo … è fatto di avatar che magari parlano anche italiano, ma che si muovono ed interagiscono in maniera totalmente innaturale”.

Ha ragione: tante volte si ha difficoltà a riconoscere Taricone in uno spettatore di Grande Fratello. Le Università sono piene di ragazzi normali, che si entusiasmano facilmente, come tutti i ragazzi. Anche se sono disorientati come pochi. Certo, tutti sono spettatori, perdono di qualità in gusto: ma certo non si rispecchiano nei personaggi tv. La tv è compagna della nostra stanchezza, ma questo non vuol dire gradimento. L’Auditel è un meccanismo su cui bisogna intervenire – se pensa che questi programmi piacciono, è autoreferenziale. Sbaglia, e il Vangelo dice “Giudica l’albero dai suoi frutti”.

Veltroni propone l'unica cura condivisibile: rinvigorire il mondo della cultura e della formazione, creare nuove professionalità, nelle scuole e nelle università, per gestire la società del tempo libero. Non siamo educati al gioco, quando non abbiamo da fare non tutti sappiamo inventare un che fare intelligente, e chi non trova alternative casca nella televisione, più e meno sportiva; prima o poi, la depressione e l'egocentrismo sono inevitabili, ai margini dell'autismo. In tanto spreco di investimenti sulla formazione, non si sono creati dei corsi specializzati validi.

L’etica dei media non è un processo di censura, ma appunto avviare un circolo virtuoso di questo tipo. Una discussione aperta che guidi a problematizzare, come fa la media education; una discussione politica che valuti possibili regole per evitare gli eccessi (il cadavere di Meredith è già sanzionabile e sanzionato; ma le oscenità sono davvero tante). Discussioni generalizzate, organizzate e monitorate, potrebbero essere un modo per giudicare l'equilibrio dell’Auditel attivando un controllo democratico del maggiore ente (pubblico e privato) formativo della nazione.  Nel rispetto della libera concorrenza e della libera scelta delle persone, si possono costruire alternative divertenti e costruttive che non sono la televisione. Che insegnino a togliersi da quest'ottica di partecipare solo con gli occhi alla vita. Che sia una nuova trascendenza?

Questa parola di Veltroni ci fa sperare, per la prima volta dall'inizio di queste riflessioni. Quel che sinora ci ha annichilito è stato il silenzio globale di posizioni serie, non di potere. E' la linea di una politica di lunga durata. Ma le soluzioni ora non vanno gettate ai pubblicitari e ai formatori tipo UE (piogge d'oro), vanno meditate con costrutto: non sarà semplice evitare di cadere in nuovi tranelli, troppi sono interessati a crearne. Staremo a vedere.

 
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