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La ninna nanna della lucciola.

Post n°15 pubblicato il 15 Dicembre 2010 da lemagichefiabe
 

La ninna nanna della lucciola

La ninna nanna della lucciola.

 

     Era una giornata sul finire dell’estate e l’autunno si avvicinava a gran passi: le ultime luci del giorno rendevano ancora più fredda la temperatura che già dal mattino aveva iniziato a colpire con i suoi pungenti strali le zone ombrose: forse quella notte la prima gelata avrebbe invaso le pieghe del terreno.

     Giannina e Leandro, nella loro misera casupola, cercavano di riesumare vecchi stracci da adibire a coperte per la notte che si avvicinava a gran passi. Per loro era stata una giornata felice: era il 72esimo anniversario del loro matrimonio e sin dal mattino avevano iniziato a ripercorrere con la memoria la strada della loro vita!

     Il destino era stato duro con loro, ma l’ amore aveva reso tutto facile: ancora si amavano con tutta l’anima! I loro volti ringiovanivano di decine d’anni quando i loro occhi si incontravano e ancora un fremito s’impadroniva di Giannina e Leandro quando le loro mani si sfioravano.

     La loro casupola sorgeva al confine di un bosco e la terra attorno era ingrata: elargiva i suoi frutti con avarizia, anche se Leandro aveva sempre dato tutto se stesso nel coltivarla: forse non era colpa della terra, ma dal materiale roccioso che la ricopriva interamente.

     Avevano avuto 5 figli uno più bello dell’altro: erano, indiscutibilmente, i figli dell’amore! Li avevano cresciuti dando loro sanissimi principi fondati sull’ amore, sull’onore, sul rispetto e sulla dignità.

     Ma la terra era, come già detto, ingrata e, una volta grandi, i figli furono costretti ad emigrare in terre lontanissime; sì, di tanto in tanto essi tornavano per qualche giorno alla casupola che li aveva visti nascere per stringere fra le loro braccia gli ormai vecchi genitori, ma quei giorni volavano via in fretta.

     Giannina e Leandro amavano con tutto il cuore gli animali di tutte le specie: dedicavano loro non solo parte del loro tempo (tutto quello che il lavoro permetteva di avere libero) , ma anche parte del poco cibo di cui disponevano per sostenere la popolazione del bosco loro confinante; durante l’inverno accoglievano nella loro casetta gli animali più anziani per permettere loro di ripararsi dal pungente freddo, curavano le ferite che accidentalmente si provocavano le bestiole, cibavano i cuccioli che avevano avuto la sventura di rimanere orfani, e mille altre cose.

     E le bestiole amavano i loro protettori e non solo per riconoscenza, ma anche perché erano due esseri che sapevano farsi benvolere da tutti.

     Torniamo a quella fredda sera! Leandro Non aveva potuto raccogliere legna quel giorno, causa dolori lancinanti che gli percorrevano tutta la schiena e che non gli avevano permesso di chinarsi in alcun modo; d’altra parte Giannina non era in migliori condizioni e non poteva supplire alla raccolta di rami e rametti per alimentare il caminetto.

     Il freddo incalzava e i due decisero che forse infilandosi sotto le coperte si sarebbero difesi meglio dal gelo, ma così non fu: l’essere sdraiati, anche se coperti da innumerevoli cenci, non faceva che acuire la sensazione del freddo.

     Scesero dal letto e andarono a sedere sulle loro poltrone a dondolo poste dinanzi al caminetto … spento e si coprirono per quanto possibile.

     All’esterno della catapecchia non era certo meglio e la civetta aveva abbandonato il solito ramo che la ospitava tutte le notti per rifugiarsi sul davanzale della finestra della casupola, almeno lì poteva ripararsi dal vento gelido.

     Come ogni civetta era curiosissima e si mise a spiare quello che succedeva dai suoi amici; seguendo il movimento delle bocche dei due vecchini capì che non stavano … parlando, ma stavano battendo i denti dal freddo! La preoccupazione si impadronì di lei: erano al buio (ma essendo civetta al buio ci vedeva benissimo) e non avevano neanche il caminetto acceso; fece due più due e comprese la situazione!

     Tornò, nonostante il clima fosse ancor più surgelato, sul suo abituale ramo e lanciò il grido di “adunanza generale”. Tutti gli abitanti del bosco accorsero attorno all’albero sbadigliando, anche coloro che avevano dato inizio ai rituali per cadere in letargo.

     La civetta fece cenno con le sue ali di fare silenzio a tutti gli intervenuti, perché doveva fare una comunicazione urgente. Tutti restarono muti e … drizzarono le orecchie (almeno quelli che ne erano provvisti) per ascoltare ciò che il Presidente (civetta) dell’assemblea doveva dire. Il comunicato fu molto laconico: “I loro protettori avevano bisogno del loro aiuto: dovevano inventare qualcosa per alleviare la sofferenza dei vecchini!”. I presenti si guardarono l’un l’altro, ma cosa potevano fare loro? Fra loro non c’era alcun quadrumane che potesse raccogliere legna da donare a Giannina e Leandro: un’idea doveva essere scovata .Pensa che ti ripensa … finalmente il lupo chiese la parola che gli fu immediatamente concessa: “Visto che manualmente … zampalmente non siamo in grado di fare qualcosa, dovremmo ricorrere al metodo di suggestione persuasiva”, i “E che significa?” “Che vuol dire?” … rimbombarono da ogni parte. Il lupo continuò: “Quando io ho fame e non ho nulla da mangiare, ricorro a quel metodo: dissotterro un mio vecchio osso e inizio a rosicchiarlo. Il solo farlo mi illude di mangiare, anche se il mio stomaco non riceve alcunché, ma anche esso si auto-convince che qualcosa giunge fino a lui!”. La civetta rimase un attimo pensierosa e … “Allora dovremmo trovare un modo per illudere i nostri amici che nel caminetto arde un qualcosa e … cosa potrebbe procurare questa illusione? … Già, le lucciole! Correte tutti a cercarle e spiegate loro cosa debbono fare: a quest’ora girovagano per i campi!”. L’assemblea si sciolse in un battibaleno: ci fu un corri corri generale!

     Giunsero le prime lucciole e a seguire le seconde e poi le terze: da una fessura della finestra entrarono nella casupola e si precipitarono nel caminetto iniziando una danza dai mille movimenti. Giannina aveva gli occhi socchiusi, li spalancò e scosse Leandro “Guarda! Nel caminetto c’è la brace. Un miracolo!”; Leandro guardò attentamente e “Sì, è vero e già inizio a sentire il tepore!”. Si presero per mano, i loro denti cessarono di battere e un dolce sonno si impadronì di loro al suono silenzioso della NINNA NANNA DELLA LUCCIOLA!

 

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