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Solo una scissione può salvare il Pd

Post n°2354 pubblicato il 19 Novembre 2008 da Antalb
 

Se nel Pd ci fosse qualche traccia di socialismo socialdemocratico o massimalista, la scissione sarebbe già avvenuta. Ma il Pd nasce dal Pci per un lato e dalla sinistra democristiana per l'altro, partiti che ebbero come riflesso primario l'unità della formazione a cui appartenevano. Il Pci nacque con la parola d'ordine di Antonio Gramsci unità, e l'Unità è ancora oggi il giornale del partito.

Le scissioni intracomuniste furono sempre casi individuali e furono bollate come eresia. Il migliorista Napolitano preferiva l'unità del partito al loro "migliorismo". Dissidevano ma abbozzavano per principio. E così la sinistra democristiana voleva l'unità della Dc garantita dalla Chiesa per poter avere uno zoccolo duro su cui rivendicare la propria autonomia dalla Chiesa stessa.

Unitari si nasce: e poi i cattolici democratici e i comunisti sono sempre amati, tanto che il nome di cattolici democratici è un'invenzione del Pci, in cui i democristiani di sinistra si sono poi riconosciuti. La prova del riflesso unitario è l'evoluzione di Veltroni, partito con il discorso del Lingotto sulla maggioranza autonoma dalla sinistra antagonista. Ora l'uomo del Lingotto raggiunge il colmo quando, alla testa di un corteo, propone un referendum contro il decreto Gelmini. Quindi contro il grembiulino e il sette in condotta. Più a sinistra di così non si può.

Naturalmente vi è una dissidenza, ma questa è felpata e discreta. Vi può essere la mano di D'Alema o di Marini nei due voti alla Vigilanza per Riccardo Villari, ma nessuno ne riconosce la paternità. Anzi, il più deciso a chiedere a Villari le dimissioni è il deputato Gentiloni, che è un cattolico democratico. Veltroni ha certo commesso un passo falso, ma intenzionale, quando ha arruolato Antonio Di Pietro come garante dell'espansione del voto per il Pd verso la destra. Si è trovato di fronte un Di Pietro che ha il consenso della sinistra antagonista e ancor più della base comunista del Pd: e che si pone chiaramente a destra, tanto da imitare il Duce trebbiatore non a Littoria ma a Montenero di Bisaccia.

Di Pietro è a un tempo la sinistra della destra e la destra della sinistra Egemonizzata, è il caso di usare questa parola, il Pd. Che patisce così il contrappasso: i comunisti, che "egemonizzarono" la cultura politica italiana, ora sono nelle mani di Di Pietro come garante della loro coerenza verso la loro base. Nonostante i "moderati" approvino tutti Villari, essi sono obbligati a chiederne le dimissioni. Disposti poi ad accettare un compromesso contro Orlando, ma con il concorso di Di Pietro. Veltroni ha commesso un errore di strategia escludendo i socialisti dall'alleanza con il Pd e ammettendovi l'Italia dei valori. È il riflesso antisocialista che lo ha perduto sino a consegnarsi nelle mani del suo attuale aguzzino.

Che faranno D'Alema e Marini? Capiranno che, con la crisi che attraversa il Paese, affidare la sinistra a Veltroni e a Di Pietro è una grave colpa contro la società ed è la negazione delle loro stesse storie? Ma che una voce si alzi e dica "contraddico" non è accaduto e non è possibile che accada. L'unità è il principio da mantenere a qualunque costo al di fuori di ogni responsabilità verso lo Stato, verso la società e verso la cosa pubblica.

Veltroni ha sbagliato, ma D'Alema e Marini hanno consentito il rigetto dei socialisti e l'ammissione di Di Pietro come compagno di alleanza. Ed ora la Cgil e la Cisl: una divaricata dall'altra, una per lo sciopero politico, l'altra per l'appoggio al governo. Ma Marini non è stato segretario della Cisl? A tutelare il Paese non rimane altro che il popolo che ha votato Berlusconi, ed è grave per la società italiana dover puntare tutte le carte su un giocatore solo. L'Italia ha bisogno di una sinistra socialdemocratica, ma i comunisti l'hanno uccisa tre o quattro volte nella loro storia. E ora sono alleati con colui che eliminò Craxi dalla politica italiana.

Le colpe politiche che hanno valore morale segnano un destino politico. La scissione del Pd è matura nel Paese ma non nel partito; postcomunisti e postdemocristiani di sinistra si danno la mano e si affondano nel nome dell'unità. Questa è una sciagura per l'Italia. E riguarda sia i cattolici che hanno votato il Pd e lo sostengono, sia i democratici laici che hanno votato per i postcomunisti. Sono abbandonati per amore di Di Pietro sino ad accettare il fatto della fine dell'unità sindacale che sembra ormai definitiva. Non ci rallegriamo di questa malasorte né del peso che essa fa pesare alla nostra nazione. Speriamo nella speranza della scissione del Pd: una scissione almeno da di Pietro di fronte al corpo elettorale. Anche in Abruzzo, dove sono già consegnati a chi vuole "egemonizzarli" e ci riesce così bene.

 
 
 
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