Creato da Antalb il 28/07/2006
Confronto tra i giovani e la politica

TRIONFO E FESTA AL SENATO

 
 

Area personale

 
 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 31
 

Ultime visite al Blog

 
sideshowbobMELANIA200porta_fortuna10max.b09dissolvenza4amolatetta1956deosoesols.kjaerroberth_milanokaybiernestocastaldobvormaliberaanthos13dmayromano200
 

Chi può scrivere sul blog

 
Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Contatta l'autore

 
Nickname: Antalb
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 36
Prov: VA
 
 

 

 
« Il rifiuto della pace: l...Liberalizzazioni e conti... »

Le promesse non mantenute: voto di sfiducia

Post n°10 pubblicato il 01 Agosto 2006 da Antalb

Nel linguaggio politico, parlare di un "bilancio magro" equivale a dare un giudizio negativo. Luca Cordero di Montezemolo aveva atteso a lungo l'avvento del governo Prodi. Apparteneva, almeno fino a ieri, alla vecchia scuola secondo cui la sinistra al potere è capace di contenere i sindacati, di aprire il mercato, di dare brio all'economia. Era stato avvisato, se non altro a Vicenza, che il teorema non valeva più e che soprattutto non poteva valere per l'Unione di Romano Prodi, appesantita dalla zavorra di una gauche che non si tira mai indietro e che è prigioniera dello sventurato slogan secondo il quale sopra di tutto c'è la discontinuità con Berlusconi. Non ci aveva fatto caso e aveva pensato che l'impegno a ridurre il cuneo fiscale fosse una prova di buona fede. E aveva continuato a credere nello slogan, coniato in campagna elettorale da Piero Fassino, quello secondo il quale "domani è un altro giorno": il giorno della riduzione fiscale per le imprese, il giorno dell'avvio di opere ferme, come la Tav, per l'azione di contrasto ambientalista, il giorno di una fortunata concertazione fra le parti sociali all'insegna delle liberalizzazioni e delle riforme. Ora, ad appena due mesi dal cambio della guardia a Palazzo Chigi, si è accorto che qualcosa non va, che l'Italia non assomiglia neppur vagamente alla Germania di Schroder, il cancelliere che seppe rompere con gli antagonisti che aveva in casa, e nemmeno alla Spagna di Zapatero, il quale si è ben guardato - nelle scelte economiche - di rompere con le politiche di Aznar.

Si è accorto che queste settimane sono state smunte e macilente. Che per far passare un pugno di provvedimenti l'esecutivo ha dovuto far ricorso al voto di fiducia. Che non si è messo mano ai tagli della spesa pubblica, che anzi si è subito ceduto al riflesso condizionato di ricorrere all'aumento della pressione fiscale per pagare gli sforamenti della Sanità, che le promesse ricevute sono avvolte dalle nebbie nelle quali si prepara la Finanziaria più incerta degli ultimi anni. Ha capito che non esiste la grande alleanza prospettata, che avrebbe dovuto far fare un salto alla modernizzazione del Paese, cioè l'alleanza fra l'industria e la sinistra. Quelle forze dell'Unione, che l'avevano promessa e che vi avevano lavorato per preparare l'alternativa alla Casa delle libertà, appaiono minoranze in una coalizione preoccupata essenzialmente di ascoltare i sindacati e le lobbies sociali che garantiscono lo zoccolo duro elettorale.

Quanto meno, Montezemolo se ne è accorto rapidamente, anche se ha preferito affidare la sua critica ad un quotidiano americano, lontano dal chiacchiericcio di casa nostra. Forse l'intento è quello di sfumare un po' il messaggio. Ma resta la sostanza politica: ci dice che il centrosinistra, dopo appena due mesi di governo, ha visto smentita la sua ambizione - lo slogan è di Prodi in persona - di unire l'Italia e di costruire un nuovo blocco di potere, capace di tenere insieme Confindustria e sindacati, no-Tav e sì-Tav, riformisti e conservatori, giustizialisti e difensori del diritto, oltranzisti dello stabilismo e partigiani della flessibilità e del mercato. E così via, procedendo per ossimori.

E' giusto chiedersi a cosa porterà questa critica affidata al Wall Street Journal. Forse se ne vedrà qualche effetto sulla politica economica, nel conto alla rovescia per la Finanziaria, a cui si tende a guardare, anche nel centrosinistra, come una data di scadenza dell'Unione. Ma il primo risultato, non so se al di là delle intenzioni del leader degli industriali, è quello di mostrare un governo sempre più indebolito, appunto magro, smunto, macilento. E sempre meno credibile.

 
Rispondi al commento:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 02/08/06 alle 11:28 via WEB
Ma quanto brucia a voi di destra avere perso politiche, amministrative e referendum in un colpo solo?!?! O forse vi brucia di piú vedere decreti come quello Bersani che il vostro campione di liberalizzazioni Berlusconi non é riuscito a fare in 5 anni?!?! Verognatevi! Come i rappresentanti che avete in parlamento siete solo capaci di mettere i pali fra le ruote invece di essere costruttivi e propositivi... W l´Unione!
 
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963