Creato da MrJakowski il 07/05/2006

L'arte di Jakowski

La sincerità è la dote di chi manca di obiettivi...

 

 

823 CHILOMETRI PIU' GIU'

Post n°113 pubblicato il 27 Luglio 2015 da MrJakowski
 

Serata di mare, di folli nottate in cerca di risa e di cocktail, parcheggi e chioschi di cibo, in cerca di amici e di vecchie comparse, di un pacchetto di Luckies e di un amore innocente per il mio mr.T, un antico compagno riemerso dal fango del suo matrimonio.
Siamo al trotto come puledri lungo sentieri di sabbia, dentro e fuori dai bagni lungo la spiaggia, lui sguardo vispo da leone in cerca di una preda, io pallido come un vampiro in cerca di un alcolico da poter bere, scelta obbligata e virata improvvisa, il caso vuole la sosta al Toto Beach che stasera è come teletrasportarsi nei primi anni 80 ma senza acconciature invadenti.
Pieno di gente...
In mezzo alla bolgia ci separiamo un istante, io al banco del bar, mr.T a ballare Rettore come un ossesso...Io fermo alla solita fila e trafila, soldi, sorriso, una bionda alla spina, il resto in moneta e saluti stentati, quando ritorno però vedo il mio amico incollato all'orecchio di una tipetta carina, chiaccherano un po' troppo vicini per essere amici, lei avvolta in un vestito lungo a righe orizzontali, un tatuaggio colorato sulla spalla e un piercing sotto labbra d'aragosta, capelli ricci come onde e sguardo sbarazzino fresco come il mare; io passo oltre lanciando al mio pard un occhiata di approvazione come un giurato severo ad un concorso di miss, sette su dieci.

E così resto solo, emancipato lungo il marciapiede che porta alla battigia, il cielo è quasi buio, il tramonto alla sua fine, cuffie nelle orecchie per far scorrere la canzone più lontana e fuori luogo da questa situazione; ho bisogno di fuggire, di sedermi sulla sabbia e di fumare, di posare il mio allegro sguardo altrove e di oltrepassare quelle nubi, oltre Rimini e Riccione, oltre Ancona, oltre alla spiaggia molisana e i suoi confini, giù nel salentino fino ad arrivare a proiettarmi a 823 chilometri più giù, lungo questa interminabile costa che ancora mi separa dalle sue braccia.

 

 
 
 

OGGETTI

Post n°112 pubblicato il 19 Luglio 2015 da MrJakowski
 

Ho tantissimi oggetti decorativi sparsi per la casa, sono da tutte le parti, sui mobili, sopra gli armadi, su per le scale e appesi alle travi; ognuno di loro ha una storia da raccontare, un avventura fantastica in un mondo reale...

Ci sono lumache che portano a spasso matite, ochette che spaventate osservano affamati gattini di legno, ci sono biplani, bici per gnomi in ferro battuto, ballerini che danzano da tutta una vita e donne che mostrano borse firmate a tracolla e donne che portano brocche dell'acqua sopra la testa, teste africane scolpite, mulini a vento in ottone e una giraffa con l'amica cicogna che superbe controllano ogni cosa dall'alto.

Però fra tutti questi oggetti e queste storie c'è uno più importante degli altri, un acchiappasogni realizzato dalle Sue mani con conchiglie e fili di cotone bianco luminoso, fresco, spumoso come onde che s'infrangono sugli scogli caldi dell'estate. E' un piccolo oggetto dallo scarso valore economico, non ha un utilità pratica ma rappresenta un emozione, anzi una serie d'intense emozioni, un legame, un aspetto dal quale fatico e non voglio separarmi; ogni volta che l'osservo mi viene da sorridere e pensare di riflesso al suo sorriso, alla brillantezza e alla dolcezza del suo sguardo quando se ne sta a pochi centimetri dal mio...

 
 
 

UN'ALTRA PERSONA

Post n°111 pubblicato il 15 Luglio 2015 da MrJakowski
 
Foto di MrJakowski

Fiondo lungo strade che portano in Romagna, sotto invito di un amica a far baldoria lungo spiagge, marciapiedi, mercati, frutteti e locali all'aperto...Ma ora è già tutto finito.

Sono state 30 ore d'intenso vivere in ogni sua forma, ci si è riempito di tutto, di amici, discorsi, bicchieri di birra, reggaeton e dub a bassi volumi, è stato stordente, le vibrazioni, i discorsi, le facce e i nomi da ricordare, i passi per non inciampare e quelli verso i banconi del bar.
Un mare di persone sorridenti pronte a raccontarti qualcosa, a offrirti una parte di loro, quella più falsa, da Milano a Rioveggio fermandosi nella periferica Modena, personaggi talmente pieni di stile e belle parole da farti capire quanto può essere varia la stupidità umana. Ma la vita sociale e anche questo e anche dell'altro, come un vassoio di pesche zuccherate servite al mattino, stampe romantiche alla parete, luce soffusa di un alba che sovrasta un lucernario socchiuso, e poi ancora l'odore del caffè della moka e il fresco del ventilatore, lo spettacolo di una nuova finestra che da s'un cortile, calamite appese ad un frigo e la musica che riempe le stanze...
Sono state 30 ore piene di tutto, da esserne sazi e da non voler più mangiare per evitare un tracollo ma la realtà è che di questo tempo c'è una sola frazione che vorrò davvero portarmi dietro come un ricordo...

Sabato stellato a notte tarda, luci spente e gente a nanna, strada periferica di ritorno verso casa mentre lei guida mentre io guardo altrove, oltre il finestrino con la mia meravigliosa ardente e lo stereo che canta i Depeche Mode, Come Back, una canzone che mi scava dentro come un trapano a pressione.
Il mio sguardo mi proietta fuori, oltre l'asfalto, oltre i campi falciati e verso le luci, lo sfavillio notturno del porto di Ravenna, alto, brillante, come un faro che sta lì per aiutarti silenzioso mentre la canzone continua a martellarmi le orecchie, i suoi riff pesanti, le atmosfere avvolgenti intrise di velata tristezza, talmente bella e inerente alla mia vita che comincio ad odiarla, melodica e fastidiosa, come un ronzio che ti percorre alcune zone del cervello fino a stimolarlo di piacere, come un pensiero, sento di volermene andare altrove ma non voglio scappare da dove mi trovo ma vorrei comunque essere altrove, vorrei un altro paio di occhi da guardare e un altra bocca con cui parlare, altre mani da stringere e vorrei che Dave Gahan la smettesse di cantare... Ma la canzone è lunga, eternamente lunga come la ricordo e la macchina non ha intenzione di cambiare direzione, lei mi guarda e spinge sul gas, sorride stretta nel suo vestito allargando due labbra che vorrei fossero quelle di un'altra persona...
 

 
 
 

LA PODISTA

Post n°110 pubblicato il 03 Luglio 2015 da MrJakowski
 

Diciassette e trenta di ritorno dal lavoro, orario di punta ad affrontare file di macchine e code meccaniche su asfalti roventi. Lo stereo sbotta la voce di un giovane Rino Gaetano e il clima sbuffa gelida aria dai bocchettoni, vorrei essere altrove, abbracciare qualcuno, immaginarmi in un sogno ma la realtà è una squallida tangenziale che mi tiene bloccato, allora inserisco la freccia e svolto verso campagna, una piazzola di sosta, verso strade più strette e meno affollate, attraverso paesini e vecchine che attendono a bordo di striscie, semafori e un posto di blocco, normale controllo una battuta sincera e riparto più accaldato di prima.

Lungo un filare di siepi che nascondono ville inizio ad accelerare, ingrano di quinta e salgo di giri, sorpasso e penso a quanto sia adorabile il senso di compiacimento quando si riceve un complimento, a quanto sia intenso esprimere liberamente un proprio pensiero senza imbarazzi e mentre lo faccio vedo una bella signora che trotterella in divisa sportiva a cavallo del fosso, rallento e scalo un paio di marce, lei indossa due grandi cuffie bianche per ascoltare la musica, pantaloncini attillati bluastri, una canottiera sudata, quando le sono di fianco quasi arresto la macchina, mi giro e la guardo mentre lei si sfila le cuffie e tende le orecchie. La osservo come uno che vuole indicazioni precise poi respiro e con tono profondo le dico:

"Complimenti per la bellezza che ti porti addosso"

E mentre lei traduce la frase che non è abituata a sentire rimane nello sguardo perplessa, un angolo della sua bocca si tira ad emulare un accennato sorriso...Ora appare felice e io di riflesso mi vedo sorridere nello specchietto mentre ansioso riparto per tornarmene a casa, a parlare a chi davvero mi preme regalare un sorriso.

 
 
 

NOTTE INFERNALE

Post n°109 pubblicato il 13 Giugno 2015 da MrJakowski
 

Nel mezzo di una notte infernale, tra incubi, sudori e percentuali di umido in aumento, mi risveglio in preda ai postumi di un incubo che genera ansie...

Allora di fretta mi cambio e scendo le scale, seguo la strada che segue tornanti fino ai colli più alti su cui poggia la mia adorata città, strade deserte, semafori spenti e il buio che silenziosamente ancora mi avvolge.
All'inizio penso di stare scappando ma in breve capisco che sto andando incontro a qualcosa...
L'aria è più fresca, la distanza percorsa in aumento e le mie ansie in allontamento costante, cerco di capire il perchè di questo luogo, del perchè mi sono fermato proprio in questo piccolo paese di collina che il sole comincia a indorare e tostare, a riempire di vita, d'intenso colore.
Poi noto un bar dietro l'angolo...
...E la cassiera ha gli occhi gonfi e rossi, a tratti sbadiglia e a tratti ha la faccia bellina, un profilo divino, le guance amorevolmente arrossate mentre mi chiede con accento da bolognesina:

"Tu non sei di questi parti, vero?"

E a questa domanda il mio tempo sospende il suo corso...

Rifletto sulla mia posizione: quella geografica, quella sociale, sentimentale, politica e sperimentale...Mi chiedo cosa significhi essere parte di una comunità, appartenere a qualcuno, riconoscersi dentro qualcosa...
Ma poi ricordo che ancora devo bere il caffè che ho davanti e ho già fatto un mucchio di strada, il cervello fatica a lavorare con senso compiuto, allora meglio fermarsi, godersi il paesaggio, l'odore, la barista piacente che ora sorride mentre educatamente rispondo:

"No, non sono di queste parti. Ma sono comunque felice di essere qui; piacere, mi chiamo C." 

 
 
 

UNIVERSITARI

Post n°108 pubblicato il 26 Maggio 2015 da MrJakowski
 
Foto di MrJakowski

Non ho mai visitato l'università ma ho frequentato buona parte della sua popolazione; non ho mai partecipato a una lezione ma mi sono fatto largo in mille discorsi all'interno dei suoi cortili; non ho mai avuto un libretto statale su cui annotare numeri di alto profilo ma nella rubrica del mio cellulare ci sono numeri di tanti studenti quante stelle nel cielo notturno, per la verità in una giornata abbastanza coperta.

Bologna, praticamente notte con nessun parcheggio libero, i lampioni ad illuminare di arancio e di giallo le strade e la gente, un fiume di gente, centinaia di volti con in mano una storia che non sembra avere mai fine. E ci sono io che cammino per l'ennesima volta sotto questi portici del centro, venticello freddo, inebriante, fingo d'interessarmi al luogo ma non è vero, la mente è altrove, non molto distante...
Penso a come questo fiume di studenti in lento scorrere col tempo non cambia, nonostante il passaggio delle stagioni e i cicli della maturità, nonostante gli imprevisti, le variazioni di rotta, gli affitti e disdette di affitti, sostituzioni di amici, di corsi, le storie d'amore...
E ora che tutto è diverso mi è ancora più chiaro che tutto è uguale, non c'è differenza: i gesti, le azioni e le frasi, gli atteggiamenti, quel fiume di gente è diverso nelle facce e i colori ma dentro di sé racconta una storia che continua da anni e non cambia; qualcuno lo chiama costume sociale, alcuni vizi di giovane età, per altri non è nemmeno degno di rivolgergli un solo pensiero. 

Tutto è diverso e tutto è uguale.

Mi alzo da questo vecchio, sdrucito sgabello e raggiungo il bancone, allargo le spalle facendomi strada e sventolo una venti bluastra, ho la voce spezzata e un allegra attenzione verso la procace barista:
"Un altro giro di media rossa doppio maltata por favor."
E solo ora capisco che son due, nonostante il tempo che passa, le cose che rimangono uguali più delle altre: la birra alla spina e il sorriso di chi te la serve.

 
 
 

UN SOLO SECONDO DI UNA SERATA

Post n°107 pubblicato il 18 Maggio 2015 da MrJakowski
 

Venerdì sera da basso profilo, da stare seduti in salotti di buona provincia insieme al buon vino, insieme ai vapori di tabacco in pressione. Siamo in quattro: io, l’amico Barbuto, Uovo alla Cock e la Guardia Giurata; si parla di tutto e in fretta e con poca coscienza poi dopo un giro, l’ennesimo di vino rosso corposo, la mia mente precipita verso un lido assai improprio, inaspettato...

Perchè mi sta balenando un ricordo parecchio lontano, attutito dal tempo ma ben chiaro nel suo bel contorno, quasi una decade fa...E sono io che cammino sulla sabbia dura e compattata dall’inverno, la battigia che si perde all’orizzonte con le nuvole a coprire le distanze, mare calmo color pece; al mio fianco una persona ma non ricordo il nome, ricordo invece quelle tre parole:

“Io ti odio.”

Poi ritorno al presente e qualcuno mi riempe il bicchiere, mi chiede qualcosa e annuiscono; si torna al basso profilo, a stare seduti in salotti di buona provincia insieme al buon vino, insieme ai vapori di tabacco in pressione. Siamo in quattro: io, l’amico Barbuto, Uovo alla Cock e la Guardia Giurata.

 
 
 

LA NOTTE DEGLI UBRIACHI VIVENTI

Post n°106 pubblicato il 11 Maggio 2015 da MrJakowski
 
Foto di MrJakowski

Certe notti, lungo certe spiaggie, avvengono strani episodi di trasmutazione alcolica che trasformano ignari passanti in belve feroci pronte a rigurgitarti la loro vita infelice...
Ore 18 abbondanti, sole in tramonto che bacia la sabbia trasformandola in oro, odori di carne alla griglia, di sale marino e protezione solare; baristi e bariste intenti a pulire i banconi prima dei giochi. Io e l’amico barbuto attendiamo spalle al muretto una terza persona, ma intanto arriva la prima:

SILOS
Silos è una ragazza rotondetta dalla forma apparentemente cilindrica, fuma tanto, beve tanto e parla altrettanto; racconta di come è stato faticoso affrontare la separazione con il suo convivente, di come ha dovuto affrontare il suo tradimento, di come tutto fosse stato un macigno da dover sopportare. Dopo il calar delle tenebre però era già dietro una cabina con la birra in mano a dar di lingua a qualcun’altro.

Intanto la campanella dell’Happy risuona lungo la spiaggia e gli ubriachi viventi spuntano fuori da dietro pineta, aumentano e vanno all’assalto. Sembrano un’orda affamata, li vedo al barcollo con coppie di birre a tenere impegnate entrambi le mani mentre una di queste creature s’avvicina pericolosamente verso di noi, già tremo:

LA BIDELLA
La bidella è una ragazza di 37 anni di Ravenna che dice di avere due figli, una passione per la fotografia, una separazione alle spalle e gli ultimi cinque anni di matrimonio passati senza nemmeno baciarsi. Racconta aneddoti intraprendenti sui ragazzi dei licei ravennati, ci offre birra in cambio di starla a sentire ed invita ad andare al Tikoa. L’amico barbuto la segue mentre io resto nel mio Sottomarino in attesa del terzo.

Così rimango da solo tra il buio e le luci della pista da ballo, inerme, indifeso, in attesa del terzo che sembra goderci nel farmi aspettare. Accendo una meravigliosa per comprimere l’ansia e il fumo s’espande, qualcuno mi riconosce e intercetta, mi viene a parlare:

LA FINTA BIONDA
“Non è che faresti fumare anche me? Ti offro un po’ di birra...”
Lei è una finta bionda, finta riccia, finta santa, allunga una Moretti da 66  da dentro la borsa e si riempe il bicchiere; le chiedo come ha passato gli ultimi anni ma in realtà non è che m’interessi granchè, nonostante il suo aspetto belloccio, i vestiti succinti, il suo fare intraprendente; le chiedo come procede la sua storia d’amore con L. e lei risponde Game Over poi ripassa la brace di meravigliosa e scompare nel buio.

Mi chiedo se tutti quelli con in mano una birra abbiamo in ugual quantità tristezza nell’altra;  e sbirciando nei dintorni non riesco a notare nessuno che non sia contagiato. Poi l’amico barbuto ritorna da solo e con in mano due birre, dice di aver visto la Vale, la sua Vale e di stare da cani, di aver abbandonato la Bidella a se stessa durante la salsa&merengue.

Oddio non c’è soluzione, sono e mi sento nel mezzo di un’orda di ubriachi viventi ai quali fatico a sfuggire,  ma non sento minacce poi abbasso lo sguardo e mi guardo le mani e capisco; ho una birra calda ormai vuota, la lingua impastata, un senso latente di distorcimento.
Non è che anch’io mi sarò trasformato in ubriaco vivente?! 

 

 
 
 

DOPO 72 ORE

Post n°105 pubblicato il 04 Maggio 2015 da MrJakowski
 

Ho sempre pensato che correre troppo vuol dire scappare e dal passo tenuto in questi 3 giorni intravedo forse una fuga...
Attraverso un borgo diroccato ed arroccato sui colli di Romagna, attraverso il vibrante centro di una giovane Faenza, attraverso la spiaggia e battigia salmastra del mar Adriatico, attraverso i sincroni sbandieramenti in costume della trascurata Ferrara, attraverso bottiglie di birra e litri di diesel e file su asfalto e dietro a porte di bagni e banconi in cerca di cibo. Attraverso mille visi, mille frasi, mille suoni e mille colori, stimoli infiniti che non sembrano avere mai fine, non sembrano avere mai inizio.

Dopo 72 ore è di nuovo silenzio, la macchina ferma, le persone distanti e i ricordi un tenue brusio che inizia a ronzare, a dare fastidio.

 
 
 

IL MURO

Post n°104 pubblicato il 28 Aprile 2015 da MrJakowski
 
Foto di MrJakowski

Sperduta campagna emiliana, c’è una piccola strada d’asfalto increspato coperta di erba e saggina, fossi ai due lati prosciugati da pozzi moderni; è stretta e prosegue diritta senza una sosta, senza una fine con doppie file di pioppi a far da cornice mentre il buio l’avvolge.
Cammino da solo per dieci minuti fra mille pensieri poi arrivo; saranno passati almeno quindici o sedici anni dall’ultima volta che ho percorso questa strada ma nonostante il tempo passato lui è ancora lì, fermo e silente, freddo e distante: un muro di vecchi mattoni rossi alto due metri e largo altrettanto, immobile e senza più un senso, senza più il suo scopo di riparo e protezione. Mi avvicino, controllo la parete, la tocco ed è bello scoprire che ancora vi sono incisi i nomi degli amori della zona; ci sono le date, alcune promesse, pittogrammi sbiaditi di cuori in frantumi e nient’altro.

 

...Resto immobile per dieci minuti a fissarlo, a pensare e a riempirmi di fumo di meravigliosa i polmoni ma nonostante tutti gli stimoli la scena non mi appare triste e malinconica, nonostante tutto il tempo che è passato, tutte quelle ore perse, le vicende, gli episodi mancati e vissuti; l’unica emozione che davvero mi avvolge è la gioia di sapere che lui sia ancora lì...
...Ed io ancora qui.

 
 
 
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