Creato da Kim74x il 28/10/2006

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Un po' di tutto sui bambini e il loro mondo....

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Lo yogurt fatto in casa

Post n°6 pubblicato il 07 Dicembre 2006 da Kim74x
 
Foto di Kim74x

Lo yogurt costituisce una fonte importante di calcio e di fosforo, sostanze utili nel periodo di accrescimento dei bambini o nei casi di carenza di questi elementi.

Ecco come produrre un gustosissimo yogurt artigianale senza bisogno di yogurtiera o di comprare i fermenti lattici liofilizzati in farmacia.

Ingredienti:

1 litro di latte fresco (L'ideale sarebbe quello crudo, in vendita nei distributori automatici di fronte a molte scuole)

1 vasetto di yogurt intero con fermenti lattici vivi (Vanno benissimo Yomo, Kyr e Activia)

Procedimento:

Portare il latte ad ebolizione poi togliere dal fuoco e attendere che la temperatura raggiunga i 40-45 gradi. (Se non si dispone di un termometro da cucina basta provare ad immergere un dito, se il latte non scotta la temperatura è stata raggiunta, altrimenti mettete il dito sotto l'acqua fredda e riprovare più tardi!immagine)

A questo punto versate il latte in una vaschetta di plastica in cui precedentemente avevate messo lo yogurt. Mescolate piano e lasciate fermentare per circa 12 ore.

L'ideale sarebbe tenere la vaschetta ad una temperatura costante di circa 40 gradi (io ho provato sia a tenerlo sul calorifero che sul tavolo a temperatura ambiente ed è sempre venuto bene)

Quando vedete che lo yogurt ha raggiunto una buona consistenza mettetelo in frigorifero e dopo qualche ora sarà pronto da gustare!

Conservatene un paio di cucchiai per produrre altro yogurt.
N.B. La prima "produzione" sarà un po' insipida e piena di grumi ma pian piano i fermenti si stabilizzeranno e il risultato sarà ottimo.

Prima di consumarlo potete aggiungere zucchero e pezzi di frutta o cereali.
Buon appetito!


 
 
 

La nascita di un fratellino e la gelosia

Post n°5 pubblicato il 29 Novembre 2006 da Kim74x
 
Foto di Kim74x

Diventare genitori è un momento molto particolare e delicato della propria vita, innanzitutto perchè  si deve accettare l'entrata del piccolo nel sistema familiare, ridefinendo i rapporti della coppia sia all'inteno che nei confronti dell'ambiente circostante, inoltre i propri ritmi di vita devono essere adattati a quelli del bambino e la coppia deve trovare un nuovo modo di organizzarsi sia in casa che al lavoro che nel tempo libero.

Quando nasce il secondo figlio invece, la coppia è già preparata al cambiamento e l'adattamento al nuovo membro della famiglia avverrà con facilità.
Chi, invece, "subirà" questo cambiamento sarà il primogenito.

Ancora prima della nascita del fratellino, il bambino si sarà già accorto dei cambiamenti. E' importante che la mamma prepari il bambino al nuovo arrivo con gradualità, per aiutarlo a capire quello che sta per succedere.

La gelosia relativa alla nascita  di un fratellino è normale, anzi, secondo Winnicot è addirittura salutare poichè nasce dal fatto che i bambini amano.

Mi piace molto l'immagine presentata da Faber e Mazlish per cercare di capire meglio cosa prova il bambino:  essi invitano i genitori a mettersi nei suoi panni immaginando che un marito torni a casa e dica alla moglie:

 "Cara, ti amo cosi tanto e sei così meravigliosa che ho deciso di avere un'altra moglie come te. Sarà bello per te avere un po' di compagnia in casa, qualcuno con cui condividere il tempo e lo spazio. Sarà la moglie di tutti noi, ci prenderemo insieme cura di lei. Tu che sei la più vecchia dovrai naturalmente aiutarmi a starle dietro affinché tutto vada per il meglio".

Immaginando lo sviluppo della situazione, sempre paragonandola a ciò che può provare il bambino, cosa succederà dopo?
Arriverà la nuova moglie, giovane e bella, attirerà le attenzioni e i complimenti di tutti mentre a noi,  vecchia moglie, chiederanno solo se siamo contenti della nuova arrivata inoltre il nostro caro maritino sarà così occupato dalla cura di questa nuova moglie che avrà pochissimo tempo da dedicare solo a noi!

Dopo aver letto queste parole ho veramente capito cosa può provare un bambino.

A quale età la gelosia inizia a colpire?
All'incirca verso i 15 mesi perchè prima il bambino è troppo piccolo per provare questo sentimento ma il periodo in cui maggiormente si sviluppo è quello che va dai due ai sei anni circa.

Come si manifesta?
La gelosia può essere più o meno evidente, ma generalmente è sempre presente. I modi in cui si manifesta sono diversi, possiamo avere reazioni di rabbia oppure di accettazione passiva, quando il bambino non ha la forza di reagire. Il pericolo di quest'ultima reazione è che spesso passa inosservata e dà l'impressione che il bambino non sia geloso mentre, in realtà, il bambino non riesce ad esprimere i propri sentimenti.
Un'altra strategia di difesa, che può essere messa in atto dal bambino è quella regressione alla prima infanzia. Il bambino, osservando il fratellino, si rende conto che, dal momento che non sa far nulla da solo, necessita di continue cure e attenzioni materne. Che senso ha allora aver imparato tante cose se poi non interessano più a mamma e papà? Meglio tornare piccoli e dipendere da loro!
Ci può essere poi la volontà di punire i genitori esasperandoli, facendo tutto ciò che non si dovrebbe fare, attirando la loro attenzione anche solo per essere sgridato o con il rifiuto a mangiare o a dormire: il bambino infatti si rende conto che di fronte a situazioni come queste i genitori non possono lasciar perdere e la loro preoccupazione li porterà ad una maggiore attenzione nei suoi confronti.

Come si supera la gelosia?
Semplicemente vivendo il legame con il proprio bambino dandogli fiducia, sicurezza e affidabilità, senza pensare di essere perfetti e di arrivare necessariamente ad una soluzione. Con il tempo il bambino imparerà a condividere il suo amore con il più piccolo. Il primo passo per aiutare il bambino a vivere e a superare un momento così difficile è quello di fornirgli un'informazione più adeguata possibile di ciò che avverrà; questo non gli eviterà di soffrire, ma lo renderà un po' più preparato.

Le reazioni di rabbia del bambino non vanno represse nè il bambino deve sentirsi colpevole dei sentimenti che prova. Sgridarlo non fa che renderlo più geloso. Questo atteggiamento lo aiuta ad esprimere il suo disagio. Quando avrà sfogato la sua rabbia la mamma potrà coccolarlo spiegandogli che questo brutto sentimento che lo porta ad avere queste reazioni è una cosa normale che vivono tutti i bambini che hanno un nuovo fratellino ma che il cuore della mamma è così grande che c'è posto per tutti e due!

Anche nel caso della regressione le punizioni o i rimproveri sono inutili in quanto questo modo di reagire è, per lo più, inconsapevole. Permettergli di bere dal biberon quando ormai sa usare il bicchiere non è così grave e può prevenire regressioni "più pesanti". Si può giocare a "fare il piccolo" raccontandogli ciò che faceva quando era come il suo fratellino e arrivando a mostrare i vantaggi pratici dell'essere grandi: si possono mangiare molte più cose buone, si può andare a letto più tardi...
Ma il modo più significativo per insegnare al bambino a vivere e a superare la sua gelosia è quello di parlarne. I genitori che parlano fra loro e con il bambino delle emozioni, delle sensazioni e dei sentimenti della vita quotidiana, offrono al bambino l'opportunità di acquisire un linguaggio più ricco che gli permette di relazionarsi con gli altri in maniera più ampia. Se aiutato in questo senso il bambino geloso avrà una possibilità in più di vivere quella situazione esprimendo, attraverso sollecitazioni adeguate, ciò che prova sia con i genitori che con il nuovo nato.

E il papà?
Il papà può svolgere un ruolo fondamentale nell'aiutare il bambino a vivere bene la propria gelosia. Se è vero che la madre ha un legame particolare con il bambino nei suoi primi mesi di vita, è anche vero che il rapporto che si crea con il padre fin dalla nascita è esclusivo e insostituibile. La nascita del secondo figlio può essere un'occasione unica per il padre per avvicinarsi di più al figlio maggiore, aiutandolo a superare la paura di essere abbandonato. Mentre la mamma è impegnata ad accudire il nuovo nato, il papà  potrà occuparsi del primogenito facendo gite e passeggiate insieme che li renderà complici e alleati, allontanando così, nel bambino, il timore di essere escluso.

E' utile ricordare che la gelosia nei confronti del fratellino può diminuire o sparire dopo i primi mesi per poi riapparire più avanti nelle tappe più importanti della crescita, quando, ad esempio, il piccolo impara a camminare e si appropria degli oggetti altrui o quando inizia a frequentare la scuola materna e fa nuove amicizie. Finché entrambi i bambini dipenderanno emotivamente dalla madre saranno gelosi di lei. E anche quando saranno più grandi non bisogna pretendere che, dal momento che sono fratelli, necessariamente si amino, ma semplicemente che si rispettino per quello che sono con i loro pregi e difetti.

"La gelosia nasce dal fatto che i bambini amano.
Se non sono capaci di amore, non dimostrano nemmeno gelosia."

(D.D. Winnicot)

 
 
 

CAPRICCI DA CONTENERE di Ilaria Ronchetti (Psicologa)

Post n°4 pubblicato il 19 Novembre 2006 da Kim74x
 
Foto di Kim74x

Spesso cediamo, con il rischio di crescere bambini viziati: qualche consiglio pratico per evitare il pericolo

Il rischio di concedere ai figli più di quanto sia giusto è sempre dietro l’angolo. Capita di cedere subito ai loro capricci andando oltre i loro stessi bisogni, le loro stesse esigenze. Capita per mille motivi: la difficoltà a stabilire regole chiare di disciplina, i timori nel suscitare reazioni di negatività come il pianto, un eccessivo permissivismo, la tendenza a proteggere il bambino da ogni possibile fonte di frustrazione e, soprattutto, gli inevitabili sensi di colpa. Affaticati dai ritmi di vita che conduciamo, troppo poco presenti, troppo poco attenti, spesso rischiamo di instaurare un rapporto sulla base di regali riparatori. Il rischio è quello di crescere un bambino viziato, indisciplinato, capriccioso: non segue le regole, non collabora, non si applica, protesta su tutto, ha la pretesa di volere tutto e subito, non tollera di avere dei rifiuti, fa capricci per qualsiasi cosa. Il rischio è dietro l’angolo, ma a volte basta tenere presenti poche semplici regole di educazione per evitare il pericolo.

Stabilite delle regole adeguate alla sua età
E’ importante trovare delle regole comunicative adeguate all’età dei vostri figli. Se il bambino è in età prescolare il dialogo deve diventare la regola davanti ai comportamenti capricciosi di vostro figlio: se non intende ragioni dovete applicare una punizione che abbia una conseguenza immediata. Se il ragazzo ha tra i 10-12 anni la comunicazione rimane sempre la strada principe, ma stavolta deve essere supportata da buone motivazioni ai “no”.

Siate chiari e fermi sulle regole importanti
Fate in modo che vi siano delle regole inamovibili come stare nel seggiolino in auto, non picchiare gli altri bambini, andare a dormire ad un orario stabilito eccetera. Su queste regole siate intransigenti, cercate di far capire che ci sono situazioni in cui le regole non vanno discusse.

Affrontate con serenità il pianto di vostro figlio
Cercate di capire se il bambino piange per un motivo giustificato (fame, paura, dolore eccetera). Quando avete accertato che non è così e che sta solamente facendo dei capricci ignoratelo. Coccolatelo di più se vi rendete conto che i vostri “no” sono molti, ma non dategliela vinta nel momento dei capricci o dei pianti. Spesso infatti i bambini fanno capricci per ottenere la vostra attenzione, per farvi cedere e cambiare idea. Non cedete su questi ricatti.

Insegnategli a sapere aspettare
Aspettare serve al bambino ad accettare meglio la frustrazione, ad imparare ad essere paziente. Il bambino imparerà che non si può avere un’immediata gratificazione sempre. L’attesa non danneggia la crescita psicologica del bambino, anzi serve a rafforzarla. Per aiutare il bambino a tollerare la frustrazione abituatelo a cercare delle alternative rispetto alle cose desiderate.

Insegnategli a rispettare anche le vostre esigenze
E vero che i figli vengono prima di tutto, ma è importante non perdersi nella propria genitorialità. Il bambino deve comunque imparare che non potete essere sempre lì, deve comprendere che può avere fiducia in voi anche senza avervi sempre vicini. Fondamentalmente i bambini devono capire che siete delle persone e che come tali avete bisogno di avere del tempo da dedicare a voi e al vostro rapporto di coppia.

Insomma di nuovo è il buon senso che la fa da padrone. È importante analizzare i bisogni, soprattutto i vostri bisogni, che si nascondono dietro un atteggiamento del non negare niente. Avere ben chiaro quale è per voi il significato del dare indiscriminatamente vi aiuterà a “non fare del male” ai vostri figli. Una sana maturità del resto va conquistata e si caratterizza come il sapere attendere il momento più adatto per la soddisfazione dei desideri. Insegnate a vostro figlio a saper aspettare. Sarà questo il vostro maggior atto d’amore.

Ho voluto pubblicare questo articolo perchè mi capita troppo spesso di avere alunni ingestibili proprio perchè i genitori li hanno sempre accontentati in tutto e non hanno mai insegnato loro il rispetto delle regole. Questi bambini spesso, davanti ai richiami dell'insegnante, rispondono con indifferenza e a volte addirittura con strafottenza.
E i loro genitori cosa ne pensano? Sono sempre pronti a giustificarli o anche a colpevolizzare la scuola perchè li fa stancare e li induce a comportarsi male.
Al contrario, i genitori dei "bravi bambini" (dal punto di vista del comportamento), sono quasi sempre persone consapevoli dell'importanza del proprio ruolo educativo e di quello della scuola, del valore dei "no" e del fatto che ci devono essere delle regole e che devono essere rispettate. E i risultati si vedono!
Spero che questo articolo sia letto da molti genitori perchè possano analizzare il modo di educare i propri figli e capire se quello che stanno facendo è corretto o meno.

 
 
 

La marsupioterapia

Post n°3 pubblicato il 09 Novembre 2006 da Kim74x
 
Foto di Kim74x

Quando il corpo della mamma è più efficace dell'incubatrice

Tra i metodi alternativi adottati in alcuni reparti di Terapia Intensiva Neonatale per far fronte ai problemi di una nascita pretermine troviamo la "marsupioterapia" o "metodo delle mamme canguro" che si basa sul contatto corporeo madre-figlio prematuro.

Questa terapia è nata a Bogotà nel 1978 per opera del medico Edgar Rey che, spinto dallo scarso numero delle incubatrici e dalla mancanza di personale specializzato decise, pensando ai cuccioli dei canguri che finiscono la loro gestazione nella sacca materna, di affidare alle cure materne i bambini nati prematuri.

I primi risultati furono sorprendenti, infatti più della metà dei bambini destinati a morte sicura sopravvissero!

Questa terapia si è rapidamente diffusa in tutto il mondo, soprattutto nei paesi invia di sviluppo.

Come si applica?
Il bambino viene appoggiato, in posizione verticale, al corpo della madre (o del padre), pelle contro pelle e legato con una fascia che permette di mantenere la posizione e di far rilassare il genitore.

Tra gli effetti abbiamo: una stabilizzazione dei parametri respiratori e cardiaci, un'adeguata ossigenazione e un buon controllo termico.
Effetti positivi sono stati rilevati anche per la madre come, per esempio, la riduzione dell'ansia, un maggior coinvolgimento nella cura del figlio e una maggiore sicurezza.

Questa terapia si sta diffondendo oggi anche come cura possibile dei neonati sani a termine. In un recente studio pilota condotto da Ferber e Makhoul 47 neonati sani a termine sono stati sottoposti a marsupioterapia subito dopo la nascita e confrontati con un gruppo di controllo.
Dopo un’ora di osservazione a 4 ore dalla nascita i risultati hanno evidenziato che i neonati trattati con il  metodo delle mamme canguro dormivano più a lungo, piangevano di meno e si trovavano in uno stato di quiete maggiore; presentavano inoltre un maggior numero di movimenti flessori e un minor numero di movimenti estensori.

 
 
 

Il problema dei bambini precoci, dotati e superdotati

Post n°2 pubblicato il 02 Novembre 2006 da Kim74x
 
Foto di Kim74x

E’ stato rilevato che circa il 5% della popolazione infantile è costituito da superdotati. Ma cosa vuol dire “superdotazione” e cosa comporta?

Quando si parla di superdotazione la prima cosa a cui si pensa è a un alto quoziente intellettivo, ad esempio ad una persona che risolve difficili calcoli matematici o a un grande scienziato, ma la superdotazione non riguarda esclusivamente l’intelligenza, può anche essere data da una capacità specifica o da un talento particolare che non ha alcun legame con le capacità cognitive; se prendiamo, ad esempio, un pittore, egli non è tale grazie alla sua intelligenza ma per altre caratteristiche come l’originalità, la capacità di impressionare lo spettatore, il tratto, il modo di utilizzare il colore…

Possiamo anche incontrare un altro tipo di superdotazione, la precocità, quasi un “anticipo”, S. Sansuini la definisce “una superdotazione transitoria” che può trasformarsi in una superdotazione stabile oppure diminuire con il tempo fino a tornare nella norma.

Essere bambini precoci, dotati o superdotati, genera molti problemi, la causa principale è la disarmonia che ne deriva.
A volte i problemi nascono proprio dal fatto che queste doti non vengono riconosciute e fatte fruttare.

Molti di questi bambini vengono spesso scambiati, erroneamente, per bambini con disturbi dell'attenzione o della personalità in quanto il loro disagio interiore li porta spesso a non riuscire a creare legami positivi con i compagni, ad annoiarsi in classe e quindi a disturbare in continuazione oppure a isolarsi. 

Non è solo per aiutare i bambini a sviluppare le loro doti o i loro talenti, quindi, che la scuola deve adoperarsi ma anche, e soprattutto, per permettere loro di superare queste tensioni interne che rischiano di compromettere l’intero corso della loro vita. I bambini hanno bisogno di trovare nella scuola un ambiente in grado di riconoscere e far sbocciare ciò che essi hanno da dare, ma ogni bambino è diverso dall’altro, quindi perché ciò si realizzi e necessaria la creazione di una “scuola su misura” che sappia mettersi a disposizione di ogni singolo alunno e non solo del gruppo-classe.

Per questi bambini, soprattutto in Italia, è stato fatto ben poco, l’attenzione delle istituzioni scolastiche, infatti, è quasi sempre rivolta verso gli alunni svantaggiati mentre coloro che sono al di sopra dello standard vengono spesso ignorati. L’intervento dell’ambiente, delle esperienze e di stimoli positivi aiutano il bambino a sviluppare le proprie doti; in che misura non si sa ancora e neppure se le doti che si svilupperanno saranno quelle che il bambino ha nel proprio bagaglio genetico oppure se sarà in grado di “costruirsene” di nuove. Ma questa conoscenza “parziale” non deve impedire che vengano loro offerti gli elementi per aiutarli a crescere secondo le proprie inclinazioni e possibilità.

Non è importante sapere se un bambino ha in sé il gene della musica, o della pittura, è più importante che allo stesso bambino venga data la possibilità di avvicinarsi a quei mondi se lo desidera oppure di approfondire argomenti che lo appassionano.

 
 
 

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