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DE ANDRE' E GUCCINI
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Il cuore mio non dorme mai Sa che di un altro adesso sei Tua madre va dicendo che A maggio un uomo sposerai Ma se in fondo al cuore tuo C'è un ragazzo sono io Ma chi l'ha detto ma perché Non devo più pensare a te Nessuno sa chi sono io Ma il primo bacio è stato mio Impazzisco senza te E ogno notte ti rivedo accanto a me Se bruciasse la città Da te da te da te io correrei Anche il fuoco vincerei per rivedere te Se bruciasse la città Lo so lo so tu cercheresti me Anche dopo il nostro addio l'amore sono io per te Il cuore mio non dorme mai per inventarti accanto a me Non brucia mai questa città C'è ancora un uomo insieme a te Ma se in fondo al cuore tuo C'è un ragazzo sono io Quel prato di periferia ti ha visto tante volte mia E' troppo tempo che non sa dov'è la mia felicità Impazzisco senza te E ogni notte ti rivedo accanto a me Se bruciasse la città Da teda te da te io correrei Anche il fuoco vincerei per rivedere te Se bruciasse la città lo so lo so tu chercheresti me Anche dopo il nostro addio l'amore sono io per te per te |
2 domande
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« Il prezzo del greggio sa... | Scajola vende ghiaccio... » |
alcuni giorni fa c'era stata una fuga di materiale radioattivo, sono
stati contaminati ''leggermente'' oggi da elementi fuorusciti da una
tubatura nel reattore numero 4, fermo per manutenzione. Lo ha reso noto
la direzione di EDF.
Secondo quanto si apprende, gli operai
irradiati nella centrale di Tricastin, che si trova a oltre 200
chilometri dall'Italia, sono stati contaminati dal cobalto 58.
L'incidente, secondo EDF, e' avvenuto questa mattina e avrebbe
provocato contaminazioni ''leggere, 40 volte inferiori al limite
regolamentare''. I 97 dipendenti sono stati evacuati d'urgenza dalla
centrale quando l'allarme della contaminazione si e' messo a suonare
per una fuga nel reattore numero 4. Fra i 97, sarebbero 91 ad aver
presentato segni di contaminazione al cobalto 58, un ''metallo bianco''
che entra nella composizione di leghe speciali, pneumatici e coloranti
ma che, attivato a livello radio, e' presente nei reattori e, da solo,
possiede il 39% di tutta l'attivita' irradiante. Gli impiegati
contaminati sono stati visitati e rimandati a casa, per loro non
esisterebbero pericoli immediati. Si tratta del terzo incidente
nucleare nella regione in meno di 16 giorni.
Tricastin, sotto accusa la centrale dei misteri
Tirando le somme, quei settantaquattro chili di uranio che una decina
di giorni fa sono sfuggiti dalla centrale nucleare di Tricastin, cuore
nero della Provenza di Cézanne e a due passi dal confine con l’Italia,
sono solo l’ultimo dei misteri che aleggiano dietro il più grande sito
di Francia, del mondo pure. Misteri fatti di materiali radioattivi
sfuggiti di mano, scorie dimenticate, perfino di bombe atomiche.
I
silenzi, le mezze verità che hanno contrassegnato da subito l’incidente
segnalato la mattina dell’8 luglio e in realtà successo la sera prima,
da subito hanno instillato il dubbio: cosa c’è dietro Tricastin? Il
quadro uscito negli ultimi giorni è sorprendente: incidenti finora poco
o per nulla noti e contaminazioni oltre le attese. L’ultima scoperta è
di due giorni fa: a un paio di chilometri di distanza dalla centrale
sono state trovate falde freatiche e pozzi privati dove il tasso di
uranio rilevato dall’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare,
l’Irsn, arriva a punte di 64 microgrammi per litro, ben oltre i 15
ammessi dall’Oms per dichiarare potabile l’acqua.
Gli abitanti
dei quattro Comuni - Bollène, Lapalud, Lamotte-du-Rhone, Mondragon -
che vivono all’ombra di queste due grandi ciminiere che interrompono
bruscamente lo skyline della pianura a cavallo tra la Vaucluse e la
Drome, vivono senz’acqua (proibito berla, nuotarci, mangiarne il pesce,
irrigare i campi...) e nel panico. E ora guardano con sospetto
quest’ambiente contaminato da uranio e bugie: difficile infatti che
l’ultimo incidente sia alla base di contaminazioni così lontane dal
sito. Non è un caso, quindi, che anche la politica ora si muova. Il
ministro dell’Ambiente Jean-Louis Borloo ha chiesto controlli a tappeto
attorno a tutte le 58 centrali francesi: «Non voglio che la gente sia
sfiorata dal dubbio che venga nascosta o sottaciuta alcuna situazione.
Voglio trasparenza, trasparenza, trasparenza».
Il sito
nucleare non è solo «la centrale» che batte la bandiera di Edf. È fatta
da una serie di laboratori - dalla Comurhex a Eurodif, fino a Socatri,
tutti del gruppo Areva - che lavorano l’uranio grezzo, ne ottengono un
gas, lo arricchiscono affinché sia utile alla fissione con cui si
produce energia. Quindi decontaminano gli strumenti serviti per
l’arricchimento: lì è successo l’ultimo incidente. È sotto questi
capannoni che vanno cercate le risposte alle tante domande che restano
a mezz’aria. A cominciare da quelle falde sotterranee contaminate.
Secondo la Criirad, commissione di ricerca indipendente sulla
radioattività, la contaminazione sarebbe collegata alle 700 tonnellate
di scorie nucleari «sepolte» sotto un cumulo di quattro metri di terra
proprio nel sito nucleare. È il prodotto della ventennale opera della
Cogema (sempre del gruppo Areva) che dal ‘70 al ‘96 ha supportato la
grandeur nucleare francese al fianco della Cea, la commissione atomica:
lì arricchivano l’uranio (al 90% contro il 3% dell’uranio «civile») per
costruire ordigni nucleari. E sarebbero i rifiuti di quei processi ad
aver «arricchito» pure le acque di Bollène. «È falso, quei rifiuti ci
sono, ma sono assolutamente in sicurezza», ribattono da Areva.
La
Criirad però non finisce qui nell’elenco dei piccoli incidenti che già
nel 2002 l’avevano portata a rilevare tutt’intorno a Tricastin livelli
di «radiazioni abnormi - spiega l’ingegnere nucleare Bruno Chareyron, a
capo del laboratorio di Criirad -. Non si può parlare di pericolo
immediato, ma di rischi nel lungo periodo per la popolazione di
contrarre tumori, quello sì». Si può andare ancora più indietro, al
1986 - l’epoca funesta di Chernobyl -, più precisamente al 23 giugno
quando una fuga di esafluoruro d’uranio portò il livello di
radioattività dell’aria a 130 bequerel per metro cubo, «quando il dato
normale è di 0.00001». Non basta? Esiste una ricerca dell’Alto
Commissariato per l’energia atomica (il rapporto Guillemont), che
riporta quest’ultimo incidente, così come altri occorsi nel ‘91
(sgocciolamento di nitrato d’uranio sulla ferrovia della Sogema) e nel
‘97, con una fuga nel terreno di uranio arricchito. Chareyron ricorda i
valori abnormi di tritio e carbonio 14 rilevati solo un anno fa. Alla
Areva minimizzano: «La situazione è sempre stata sotto controllo, noi
abbiamo sempre fornito la massima trasparenza. Il ministro vuole
chiarezza? È solo una questione politica». Ma si ricordano solo
l’incidente «del 1977, quando ci fu una fuga di esafluoruro d’uranio
dalla Comurhex». La gente però vuole chiarezza mentre il moloch dei
misteri continua a sbuffare vapore in questa pianura condannata,
senz’acqua, ad appassire.
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