MILIONI DI EURO

Stupro Capodanno, non fu violenza?

Dubbi del gip che scarcera l'accusato

Il quadro indiziario rimane, ma gli stessi indizi "appaiono assai meno gravi, non potendosi escludere che la versione fornita da Davide Franceschini sia sincera e che le lesioni più gravi non fossero volute ma siano state invece frutto di un gesto violento, compiuto durante un rapporto consensuale". E' uno dei passaggi dell'ordinanza con cui il gip di Roma ha revocato il carcere a Davide Franceschini, accusato dello stupro di Capodanno.

Questo gesto violento, secondo il magistrato, potrebbe essere stato compiuto "per un moto di rabbia e sotto l'effetto di sostanze stupefacenti ed alcoliche che rendevano lo stesso Franceschini poco in grado anche di valutare gli effetti del gesto". Franceschini era stato arrestato nelle scorse settimane e poi gli era stata revocata una prima volta la misura cautelare in carcere su richiesta dalla Procura di Roma. Circostanza che aveva causato polemiche politiche e la elaborazione del decreto cosiddetto anti-stupro dal quale era scaturita una nuova ordinanza in carcere revocata venerdì dal gip.

Stupro Caffarella, due nuovi fermi

Roma, sono due romeni di 18 e 27 anni

Per lo stupro nel Parco della Caffarella a Roma, avvenuto il 14 febbraio scorso, sono stati fermati due uomini. Sono due romeni di 18 e 27 anni, già sottoposti al test del Dna estrapolato dai reperti trovati sulla 14enne violentata e sulla scena del crimine, risultato poi positivo. Dagli investigatori la nuova pista viene giudicata "buonissima". I due erano già detenuti per rapine compiute nei parchi.

Nel corso delle indagini gli investigatori fecero un monitoraggio e stilarono una lista dei frequentatori di parchi e zone isolate nella Capitale, protagonisti di furti e rapine. In particolare, in una rapina del 15 febbraio avvenuta al parco dell'Acquedotto romano due giovani vennero derubati dei cellulari e di scarpe da ginnastica che sono stati poi rinvenuti al mercatino di viale Castrense.

Gli inquirenti hanno identificato il telefono del rapinatore, un 18enne, romeno rom di Calarasi (città a sud di Bucarest), che viveva alla Fiera di Roma in un capannone abusivo. Da questa attività investigativa sono risaliti a uno dei due romeni il cui profilo genetico corrisponde a uno di quelli isolati sui reperti. Indagando sulle frequentazioni di questa persona, in cella a Roma, si è risaliti al secondo romeno, ora detenuto a Trieste, e anche in questo caso il test genetico è risultato compatibile.

Riconosciuti dalle vittime
I due sono stati riconosciuti dai due fidanzatini. I ragazzi avevano già in precedenza riconosciuto come autori dello stupro e della rapina Alexandru Isztoika Loyos e Karol Racz.

Per lo stupro i due furono arrestati lo scorso 18 febbraio con l'accusa di violenza sessuale e rapina. Il Tribunale del Riesame il 10 marzo scorso ha annullato però l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei due romeni che comunque sono ancora in carcere con altre accuse: Loyos per calunnia ed autocalunnia (per gli inquirenti si sarebbe autoaccusato per coprire i veri responsabili dello stupro) e Racz per un'altra violenza, quella ai danni di una donna di 40 anni avvenuta nel quartiere periferico di Roma di Primavalle.

Il gip: "Condotta bestiale e disgustosa"
Nell'ordinanza di custodia cautelare, il gip del Tribunale di Roma, Guglielmo Muntoni, definisce quella tenuta dai due cittadini romeni una "disgustosa e davvero criminale violenza sessuale aggravata, commessa in danno della giovanissima vittima". Per il gip sussiste il pericolo di reiterazione del reato "in base alle circostanze, alla bestiale modalità dei fatti e alla crudeltà e alla protervia dimostrati dai due indagati nel corso della violenza sessuale" dei due indagati dei quali è emersa "l'allarmate capacità criminale".

Nei giorni scorsi, dopo una pesante battuta d'arresto nelle indagini, la Questura aveva avviato accertamento sui ricettatori che avrebbero venduto i due telefonini della ragazzina violentata e del fidanzato.

Non è mia intenzione riaccendere polemiche, però dopo quest'ennesima svolta mi è sembrato quanto meno opportuno aggiornarvi su due casi che tanto clamore hanno provocato negli scorsi mesi, visto che ne avevamo più volte parlato su queste pagine, anche perché, non so voi, ma io sono rimasto come uno stoccafisso di fronte a certe notizie e certe conclusioni.

Questi due casi – quello di Capodanno e quello della Caffarella – stanno rasentando il ridicolo ed il cattivo gusto: in tutta coscienza, ci fossi stato io al posto degli inquirenti, ci avrei pensato non due ma dieci volte, prima di sbattere il mostro in prima pagina ovvero di mettere nero su bianco certe motivazioni a dir poco infelici, come nel caso dello stupratore di Fiumicino.

Quando ho sentito per la prima volta la notizia alla radio, ho trasecolato, tant’è che sono andato a cercare conferma scritta della cosa (l’articolo in alto) perché una motivazione come quella addotta dal magistrato inquirente – soprattutto dopo la spettacolare pensata da parte della Procura di Roma di scarcerare il tizio, reo confesso, all’indomani dello stupro perché in fin dei conti, poverino, è solo la prima volta (accertata) che ha fatto una cosa del genere – ha un che di medioevale questa decisione, di tempi in cui l’onere della prova era sempre a carico della donna rea, che, in quanto creatura del demonio, era ammaliatrice e corruttrice della virtù degli uomini.

Cazzarola, so’ passati 700 anni e stamo ancora a ‘sto punto?.

Inoltre tutto questo dopo una piena confessione da parte del sospetto perché – poverino (bis) non ragionava lucidamente perché sotto l’effetto di alcool e droga.

Siamo al paradosso: è come se il giudice mandasse ai domiciliari o rilasciasse sulla parola uno che ha falciato con un autocarro dieci persone, guidando senza patente perché ha confessato che non era tanto lucido perché in preda ai fumi dell’alcool e degli stupefacenti; hai comunque accoppato dieci persone e alcool e droga sono delle aggravanti non delle attenuanti a casa mia!

Non so poi voi, ma una cosa che mi urta i nervi sono i due pesi e le due misure, perché se il responsabile fosse stato un marocchino morto di fame e per di più fatto e bevuto, l’avrebbero chiuso a doppia mandata e avrebbero buttato via la chiave anche solo per furto di pollame al supermercato, figuriamoci per uno stupro!

Sinceramente, fossi nei panni del magistrato mi vergognerei come un ladro per aver proferito una scemenza del genere, perché a casa mia un reato è un reato… ci sono le attenuanti e le circostanze generiche da tener presenti, certo, ma non è compito suo, ma di una giuria popolare durante lo svolgimento di un giusto processo tener conto di queste cose in vista di una eventuale mitigazione della pena altrimenti comminata.

Poi abbiamo il caso della Caffarella, dove a questo punto non ci si capisce davvero più niente, tanto che più che un atroce delitto sembra esser diventato il teatrino delle marionette… solo che qui non si sa più nemmeno chi sono i pupazzi, qualcuno non ce la conta giusta, e nel mucchio ci metto tutti: vittime, sospetti e poliziotti.

Sono loro, no, non sono loro, si… no… forse… ma qualcuno si rende conto che qui si sta giocando con la vita delle persone? Secondo me, no, altrimenti avremmo messo un punto fermo su questa vicenda già da un pezzo.

Quello che poi mi lascia sconcertato è la testimonianza dei due ragazzi vittime dell’aggressione: come fai a riconoscere senza ombra di dubbio i tuoi aggressori, quando poi le prove che porti addosso non c’entrano nulla con loro?

E adesso sono nuovamente arcisicuri di aver riconosciuto gli aggressori?

Non vorranno mica farci credere alla vecchia e trita barzelletta che si sono sbagliati perché tanto i romeni sono tutti uguali così come si usava dire a suo tempo per i cinesi, vero?

Secondo punto – ancor più misterioso – riguarda la confessione di Loyos… ma quale cerebroleso può addossarsi un reato odioso come lo stupro di una minorenne – con l’aggravante dello spregio – specie in un momento come questo in cui la gente è pronta a linciare in mezzo alla strada stupratori e delinquenti vari, specie se slavi o extracomunitari?

Gli puzza la vita a questo tipo, non riesco a trovare altra spiegazione plausibile ovvero deve avere una motivazione più che valida per rischiare di farsi 15 anni anche perché la giustizia italiana sarà lenta e inefficiente quanto si vuole ma, in questi casi – quando c’è di mezzo il caso mediatico – è inesorabile e spietata e le condanne fioccano e quando riguardano dei poveri bastardi qualunque, non ci sono sconti o riduzioni di pena che tengano!

Ora non ci resta che vedere se – questa volta – gli inquirenti hanno preso i polli giusti o se dovremo sorbirci l’ennesimo round di sospettati certi che poi tanto certi non sono con tutto il solito seguito di notizie sensazionalistiche.