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« Ciò che vorrei esser...Sono ritornato! »

Felicità e tristezza

Post n°30 pubblicato il 20 Aprile 2006 da Mauretto777

Oggi apprendo leggendo il blog di un’amica la sua felicità, l’arrivo di un nuovo amore, colgo tra le sue parole quella serenità che potevo intravedere soltanto quando poco meno di due mesi fa ci siam visti l’ultima volta… e devo dire che… sebbene sia arrivato a volerle un po’ di bene… devo dire che sono estremamente felice per lei. Perché? Perché mi sento così. Perché quando voglio bene a qualcuno cerco il suo bene, e saperla ora, serena, con un amore per la testa, col pensiero di passar il prossimo week end insieme… beh, mi rallegra. Non sembrerà leggendo queste righe, ma sono felice per lei.

Non sembrerà che lo sia anche perché poco dopo, apprendo da un’altra mia amica, una brutta situazione relativa ad un suo amico. Problemi di salute… e gravi. E’ un attimo, dalle stelle alle stalle come si suol dire. Io ci sono passato… un giorno in paradiso a festeggiar per ogni più roseo aspetto della mia vita… e il giorno dopo ad uscir ridendo ironicamente da un ambulatorio… perché la roulette della cattiva sorte si è fermata sul mio numero… e d’un colpo ha portato via ogni festone, dolce e spumante… perché non c’era più niente da festeggiare, perché non c’era più niente di diverso da fare se non quello di lottare per guarire.

E’ buffa la vita, come ti tiene in sospeso, su un filo. Sei lì lì per cadere… ed invece riprendi il tuo equilibrio… poi… un passo falso… il filo penzola nell’aria… da solo… senza di te.

Vorrei condivider la gioia della mia amica con lei ed augurarle quanto di meglio il futuro possa darle, vorrei aiutar l’altra mia amica, in qualsiasi maniera, perché per quelle strade ci sono passato e so come si vivono quei momenti, consigliarla, esser per lei un punto di riferimento se servisse.

E’ tutta oggi che son così, un pendolo perpetuo tra gioia e dolore, tra felicità e tristezza. Dico a me stesso che sono felice. Ho tanti amici, che vedo poco purtroppo, per mille questioni, ma che mi danno un gran piacere, ho un buon libro da leggere (e che sto pian piano leggendo), ho un’auto che anche domenica mi ha portato in quel paradiso che sento dentro, con la musica giusta e la strada che va, ho una famiglia che adoro, ogni tanto certo con qualche dissapore, ho una persona cara a cui voglio bene, ma che forse ho un po’ paura a dirglielo ancora, ho un lavoro vecchio, che forse vorrei cambiar con uno nuovo, più stimolante, ho sogni, tanti sogni, perché di quelli ne sono pieno.

A giorni avrò gli esami di controllo da fare. La malattia non mi spaventa più, perché in fondo non è mai stato quello il problema per me… certo, fa sempre un brutto effetto che un medico venga a dirti la tua data di scadenza, perché in tutto quel mondo che ti eri creato, in quella favola che volevi viver nella tua mente, nel tuo cuore e nella tua personale realtà… beh… lì non c’era un “e vissero tutti felici e contenti”… ma c’è una continua ricerca di felicità, c’è un continuo susseguirsi di sogni, di ambizioni, mete da raggiungere. Mete che talvolta ti appagano quando le raggiungi, ma che poi talvolta ti lasciano l’amaro in bocca, perché senti l’obiettivo raggiunto oramai un vino prezioso diventato aceto… e allora giù a ripercorre altri obiettivi, altre mete, in una corsa sfrenata che porta verso non so dove, ma di sicuro, ben lontano da quella felicità che già abbiamo e che ci circonda, perché a volte sono le piccole cose che possono innescare in noi grandi gioie ed alimentar il fuoco della nostra vita, per illuminar sì quel cammino senza fine che percorriamo, per raggiunger cosa non lo sappiamo. E’ per questo che io, e ringrazio il cielo per averlo imparato prima del cancro, prima della depressione e prima d’ogni male ci possa capitare… capitare a noi o ai nostri cari, io ho imparato a fermarmi talvolta, fare un bel respiro, guardarmi attorno e scattare un’istantanea di quel momento… perché una corsa frenetica non mi permette di apprezzare quell’attimo. E’ stupido aspettar un esito di un esame con l’ansia che questo vada male. Certo, è umano, lo so bene, ma in quell’attesa noi continuamo a viver questa vita, a volte una vita di merda e di bastonate, a volte una vita dolce e rincuorante, che aspetta solo che ci buttiamo tra le sue braccia per lasciarci cullare.

Questo è ciò che ho imparato, perché non dev’esser una morosa a rendermi felice, un’auto di grossa cilindrata, o un lavoro stimato ed apprezzato. Sono io, l’unico e vero centro della mia vita. I miei pensieri, i miei desideri, i miei sogni, le mie speranze, i miei principi. Questi sogno gli arnesi che ho a disposizione perché quel cammino che voglio prendere lo posso anche prendere certo, anzi devo, ma non devo dimenticarmi mai che ogni attimo scivola via sotto i miei piedi, e che un litigio, un’incomprensione, una giornata storta, una macchia sul vestito… tutto deve scorrer via veloce dal mio animo, per non impedirmi di gioire di ciò che comunque sono e che mi aiuta di più a lottare e vincer talvolta anche le più grandi battaglie.

Dedico questo pensiero a Elia, un mio amico, che ho avuto il piacere di conoscer per poco tempo purtroppo, prima che una malattia se lo portasse via. Di lui conservo ancora quella voglia di lottare, perché non bisogna mai arrendersi, anche quando tutto ci sembra contro.

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