Pensieri in fugaI pensieri di chi è sempre con la testa tra le nuvole |
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« Assenze | Via dell'assurdo » |
Post n°74 pubblicato il 26 Luglio 2006 da Mauretto777
Eccomi tornare dopo un bel po' di assenza. Un'assenza dovuta un po' a tempo da dedicare a questioni di lavoro, a tempo trascorso a rilassarmi beatamente al fresco di un climatizzatore mentre si ascolta della musica rilassante, a tempo trascorso a scriver delle lettere... che lei non leggerà mai, per dirle ciò che in fondo non le ho mai detto... e poi cancellar tutto... (perché in fondo se qualcosa non le ho detto un motivo ci sarà no?) al tempo passato nella speranza di decifrar qualcosa più di un codice da vinci... eh già... perché a decifrar la mente di una donna c'è ben più che il più grande dei tesori dietro... e lì... beh, quale maschietto è mai riuscito a capir una donna? Potremmo passar ore noi maschietti ad arrovellarci l'animo nel tentativo di trovar la soluzione a quei mille rebus, trovar quella chiave che apre verso quel mondo a noi maschietti così tanto apparentemente familiare e chiaro, ma... ecco poi un violento temporale estivo ad interromper quella che era fino a pochi istanti prima una soave valle nascosta tra i monti. E la pioggia allora inizia a scender. La senti sui capelli, sulle spalle. Passerà dici... e l'ombrello allora che se ne stia chiuso, perché in fondo il sole in quella valle tornerà presto a splender... eh... ma noi maschietti le cose le capiamo tardi e quando decidiamo di aprir l'ombrello o cercar riparo... beh, ecco che la pioggia passa... le nuvole si diradano e l'aria fresca un po' ti gela perché i vestiti sono inzuppati. "La prossima volta aprirò prima l'ombrello", ma è inutile pensar alla pioggia perché il sole irrompe tra le nuvole e sparge il suo calore in tutta la valle cosicché anche il più incoscente dei maschietti abbia cmq quel piacevole tepore a rinfrancarlo della brutta esperienza. In quel tepore così gradevole riprendi allora il tuo cammino, perché la valle è estesa, pare quasi non abbia confini, sebbene che alzando un po' gli occhi al cielo, oltre qualche albero, ti sembra di poterla disegnare seguendo con la mente i fianchi delle montagne che ti si parano tutto attorno. Cammini cammini ed ecco che dietro una vegetazione un po' fitta, fitta al punto che ti devi far strada con un po' di forza... ecco che vedi proseguir la valle ben oltre quell'area che la tua mente aveva disegnato. Quasi vorresti tornar indietro, buttar tanto cammino al vento... però la vegetazione, quel laghetto che ti han detto è da quelle parti... quel lieve fruscio della cascata ravviva la tua mente di positiva curiosità e ti lasci andar ai tuoi sensi mentre la tua mente fantastica sul come quella cascata scenda dai monti. Il sole scalda parecchio e pensar alla cascata ti rigenera, perché ti riempie di nuove emozioni e di mille piaceri... mille piaceri che potrebbero spegnersi in quello che potrebbe esser un misero rigagnolo formatosi con la pioggia, oppure farti accender ancor più la curiosità perchè seguendo quel piccolo corso d'acqua potresti arrivar al laghetto che tanto cerchi. E' d'improvviso ti ritrovi davanti dei fiori stupendi, così naturali e spontanei nella loro bellezza. Avresti voglia di toccarli... li sfiori quasi... e un flebile colpo di vento fa subito cadere un petalo a terra. Hai paura di rovinar quei fiori e avvicini il capo nell'intento di assaporarne il profumo che non è però così stupendo... anzi... etciù... ti fa pure allergia. Continui il tuo pellegrinar tra la vegetazione e non ti accorgi invece del rovo che sta di lì ad un metro... se non quando ti senti tirar il braccio ed improvvisamente bruciar per la ferita subita. Però poco importa, perché il cammino è... boh... lungo, corto... chi lo sa... Chi lo sa se si arriverà mai a quel laghetto, chi lo sa cos'altro o chi si incontrerà nel nostro cammino e chi lo sa se nel mio raccontar questo pensiero la mia metafora della donna stia in quella valle da esplorare, oppure quel lago così attraente o quella cascata o quella vegetazione fatta di fiori stupendi e rovi pungenti o ancora quel passante... di cui non ho parlato... perché spesso quando piove noi maschietti tendiam a pensar a noi stessi... almeno il più delle volte. A quella donna che ultimamente affolla i miei pensieri e a tutte le altre... posso solo dir questo... che son tornato e non son altro che me stesso. |
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"I bambini disabili nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è affidata all'amore e all'intelligenza degli altri" ( da "Nati due volte", di Giuseppe Pontiggia, 2000).
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