CHIEDITI
Trova il tempo di fermarti,di chiederti cosa sta succedendo
Fatevi cento e mille domande e poi cento e poi ancora mille
Fino ad esserne ubriachi Stufi Invasi
Chiediti cos'è il Potere,Chiediti cosa vuole da te Dai tuoi figli
A chi va il tuo lavoro,Per chi fatichi
Se non hai, lavori per chi ha,Se hai, qualcuno lavora per te
Chiediti cos'è il Profitto,cos'è il Consumo
Una candela si consuma,Una lampadina,Una persona
Una vita di persona,una vita di consumi
Chiediti cos'è la Crescita,Lo Sviluppo
Più Crescita più Produzione,Più Consumo
Più consumi più ti consumi,chiediti chi è che cresce
Quando senti parlare di Sviluppo chiediti se ti stai sviluppando
Chiediti per chi consumi e ti consumi
Per farti produrre ti invogliano a consumare
Per farti consumare
In un paese lontano nel mondo o a pochi metri da casa tua
ci sarà sempre qualcuno più consumato di te
che si consuma ma non consuma
HASTA SIEMPRE
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Post n°28 pubblicato il 01 Aprile 2008 da nadine6I
E' vero Veltroni assomiglia sempre più allo psiconano,dopo la recente adesione acritica alla condanna nei confronti della questione Tibetana, è di ieri l'ultima uscita disonesta e scorretta del Wolter:Prodi ha lavorato bene e poteva far meglio se la sinistra estrema non glielo avesse impedito e non avesse contribuito alla sua caduta!!!! Non si possono ascoltare esternazioni del genere,se poi si sommano al cumulo di cazzate(il candidato della confindustria pensavo fosse il top della scelleratezza,ma non finisce mai di stupirci), che ha messo insieme in questa campagna direi che ha fatto davvero il pieno. PD e PDL sono praticamente speculari,vogliono entrambi la stessa cosa,salvare il culo a se stessi,agli amici e alle lobby che li spalleggiano a scapito di tutti quelli che non beneficiano dell'appartenenza all'uno o all'altro. Per questo il mio voto,pur odiando di dover votare con questa legge elettorale, sarà un puro voto di protesta conforme con chi saprà prendere nettamente le distanze da questi gaglioffi. HASTA SIEMPRE! Qui potrete trovare ulteriori informazioni sulla questione tibetana e come gli usa si stiano muovendo in merito già da tempo http://www.kansaspress.ku.edu/concia.html |
Post n°27 pubblicato il 31 Marzo 2008 da nadine6I
ho sonno ma non dormo,mi arrivano gli echi del vociare esterno. alla fine della pappagorgia,tutti van via di corsa, non restano neppure le briciole per i cani che si aggirano sanguinando tra i cocci. |
Post n°26 pubblicato il 31 Marzo 2008 da nadine6I
RIPORTO QUESTO ARTICOLE DAL BLOG DI CARLOFEDELE http://blog.libero.it/charlye1957/ PERCHE' RITENGO CHE IL LIVELLO DI DISINFORMAZIONE IN QUESTO PAESE E NEL MONDO ABBIA RAGGIUNTO LIVELLI INACCETTABILI E SIA DOVERE DI NOI TUTTI SMASCHERARE LA MENZOGNA,L'OMERTA' E L'IPOCRISIA VIGENTE. CHI E' IL DALAI LAMA? Celebrato e trasfigurato dalla cinematografia di Hollywood, il Dalai Lama continua indubbiamente a godere di una vasta popolarità: il suo ultimo viaggio in Italia si è concluso solennemente con una foto di gruppo coi dirigenti dei partiti di centro-sinistra, che hanno voluto così testimoniare la loro stima o la loro riverenza nei confronti del campione della lotta di «liberazione del popolo tibetano». 1. Un «paradiso» raccapricciante Desumo queste notizie da un libro (Heinrich Harrer, Sette anni nel Tibet, Mondadori, Oscar bestsellers, 1999), che pure ha un carattere di semi-ufficialità (si conclude con il «Messaggio» in cui il Dalai Lama esprime la sua gratitudine all'autore) e che ha contribuito moltissimo alla costruzione del mito hollywoodiano. Si tratta di un testo a suo modo straordinario, che riesce a trasformare in capitoli di storia sacra anche i particolari più inquietanti. Nel 1946, Harrer incontra a Lhasa i genitori del Dalai Lama, dove si sono trasferiti ormai da molti anni, abbandonando la natia Amdo. Diamo ora uno sguardo ai rapporti sociali. Ma, secondo Harrer, non ha senso versare lacrime sul popolo tibetano di quegli anni: «forse così era più felice» (pp. 159-160). Ecco cosa avviene nel corso di una processione:«Le porte della cattedrale si aprirono e lentamente uscì il Dalai Lama […] Devota la folla si inchinò immediatamente. Il cerimoniale religioso esigerebbe che la gente si gettasse per terra, ma era impossibile farlo a causa della mancanza di spazio. Migliaia di persone curvarono invece la schiena, come un campo di grano sciabolato dal vento. Nessuno osava alzare gli occhi. Lento e compassato il Dalai Lama iniziò il suo giro intorno al Barkhor […] Le donne non osavano respirare». Finita la processione, il quadro cambia in modo radicale: «Come ridestata da un sonno ipnotico la folla in quel momento passò dall'ordine al caos […] I monaci-soldato entrarono subito in azione […] All'impazzata facevano mulinare i loro bastoni sulla folla […] Ma nonostante la gragnuola di colpi, i battuti ritornavano come fossero posseduti da demoni […] Adesso accettavano colpi e frustate come una benedizione. L'unico momento in cui Harrer assume un atteggiamento critico si verifica allorché egli descrive la condizione igienica e sanitaria del Tibet del tempo. Ciò nonostante, il nostro autore, che si accontenta di poco, messe da parte le sue riserve, conclude imperturbabile: «In India, del resto, era uno spettacolo giornaliero vedere la gente bere l'urina delle vacche sacre» (p. 294). Ma cosa avviene per i crimini considerati più gravi? «Mi raccontarono di un uomo che aveva rubato una lampada dorata al burro da uno dei templi di Kyirong. Ma anche reati minori, ad esempio «il gioco d'azzardo», possono essere puniti in modo spietato se commessi nei giorni di festività solenni: «i monaci sono a tale riguardo inesorabili e molto temuti, perché più di una volta è avvenuto che qualcuno sia morto sotto la rigorosa flagellazione, la pena usuale» (pp. 153-3). E, tuttavia, il nostro zelante convertito al lamaismo non si limita a dichiarare che «le punizioni sono piuttosto drastiche, ma sembrano essere commisurate alla mentalità della popolazione» (p. 75). Questo paese «felice» e «libero», questo «paradiso» viene trasformato in un inferno dall'«invasione» cinese. Le mistificazioni non hanno mai fine. Ha realmente senso parlare di «invasione»? Quale paese aveva riconosciuto l'«indipendenza» del Tibet e intratteneva con esso relazioni diplomatiche? In realtà, ancora nel 1949, nel pubblicare un libro sulle relazioni Usa-Cina, il dipartimento di Stato americano accludeva una mappa di per sé eloquente: con tutta chiarezza sia il Tibet che Taiwan vi figuravano quali parti integranti del grande paese asiatico, impegnato a porre fine una volta per sempre alle amputazioni territoriali imposte da un secolo di aggressioni colonialiste e imperialiste. Naturalmente, con l'avvento dei comunisti al potere, cambia tutto, comprese le carte geografiche: ogni falsificazione storica e geografica è lecita se essa consente di ridare slancio alla politica a suo tempo iniziata con la guerra dell'oppio e di avanzare cioè in direzione dello smembramento della Cina comunista. E' un obiettivo che sembra sul punto di realizzarsi nel 1959. Che senso ha allora parlare di lotta di indipendenza nazionale? Come possono esserci una nazione e una comunità nazionale se, per riconoscimento dello stesso candido cantore del Tibet pre-rivoluzionario, i «semidei» nobiliari, lungi dal considerare concittadini i loro servi, li bollano e li trattano quali «esseri inferiori» (pp. 170 e 168)? D'altro canto, a quale Tibet pensa il Dalai Lama, allorché comincia ad agitare la bandiera dell'indipendenza? E' il Grande Tibet, che avrebbe dovuto abbracciare vaste aree al di fuori del Tibet propriamente detto, annettendo anche le popolazioni di origine tibetana residenti in regioni come lo Yunnan e il Sichuan, da secoli parte integrante del territorio della Cina e talvolta culla storica di questa civiltà multisecolare e multinazionale. Chiaramente, il Grande Tibet costituiva e costituisce un elemento essenziale del progetto di smembramento di un paese che, a partire dalla sua rinascita nel 1949, non cessa di turbare i sogni di dominio mondiale accarezzati a Washington. E' chiaro: pur di smembrare la Cina, Washington non esitava a montare in sella al cavallo fondamentalista del lamaismo integralista e del Dalai Lama. In realtà, il Tibet è da un pezzo una regione autonoma. L'articolo di Repubblica è prezioso perché ci permette di cogliere la sottile vena razzista che attraversa la campagna anticinese in corso.
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Post n°25 pubblicato il 27 Marzo 2008 da nadine6I
leggendo questo articolo sono stata presa dallo sconforto più nero,mi son sentita ferocemente impotente e rabbiosa,ma anche interdetta sul da farsi. Mi piacerebbe sentire vostre opinioni in merito http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=6310 |
Post n°24 pubblicato il 25 Marzo 2008 da nadine6I
E incredibile come la propaganda imperialista mistifica i fatti e la storia,leggendo questo libro agile e conciso ho aggiunto verità alle mie conoscenze,troppo spesso non sapere significa esser ciechi e colpevolmente partecipi di ciò che viene perpetrato a nome di tutti noi. Finita la lettura un misto di nausea rabbiosa mi ha preso la pancia,ma purtroppo non ho saputo far altro che invitare chi passa di qua a leggere,credo e spero che ciò sia un piccolo contributo alla verità e alla presa di coscienza di noi tutti. http://www.pasti.org/libro.html grazie Kaoxing per la segnalazione |
Post n°23 pubblicato il 25 Marzo 2008 da nadine6I
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Post n°22 pubblicato il 22 Marzo 2008 da nadine6I
Dopo secoli di (in)civiltà umana la SCHIAVITU' è ancora un fiorente mercato di vite umane. In occidente lo SCHIAVO è una fonte di guadagno rinnovabile a basso costo,sia che si tratti di donne destinate alla prostituzione forzata mediante ricatti ignobili o matrimoni forzati,che se si parla di immigrati impiegati nei lavori dei campi per 12 ore al giorno per un pezzo di pane,sia che parliamo di operai cinesi ombre umane che vivono tutta la vita lavorando,dormendo ,mangiando in un capannone industriale. Frutta tra i 7 e i 10 MILIARDI DI DOLLARI ogni anno, quasi quanto il traffico internazionale di armi o droga. Coinvolge milioni di persone, è il “trafficking”, la tratta di esseri umani che perpetua in forme moderne l'antica schiavitù. |
Post n°21 pubblicato il 20 Marzo 2008 da nadine6I
http://www.unwater.org/wwd07/flashindexit.html Quasi 4 mila bambini nel mondo muoiono ogni giorno perché non hanno acqua potabile e non hanno a disposizione impianti igienico-sanitari; 2,8 miliardi di persone vivono in condizioni di carenza d'acqua e nel 2025, i due terzi della popolazione mondiale vivrà in Paesi dove c'é scarsità d'acqua. Sono alcuni dati resi noti dalla Fao, in occasione della “Giornata Mondiale dell'acqua”. Affrontare l'emergenza acqua è la sfida del ventunesimo secolo e il punto di partenza sarà l'agricoltura e l'allevamento che consumano il 70% del prelievo complessivo. Per fare una un chilo di manzo si consumano 3.200 litri d'acqua. Il risultato è che le falde acquifere si stanno esaurendo, per non parlare dei liquami che filtrano nelle falde acquifere inquinandole, dell'anidride carbonica e del metano che intrappolano il globo in una cappa calda. Sì perché ogni hamburger equivale a 6 metri quadrati di alberi abbattuti e a 75 chili di gas responsabili dell'effetto serra. Non solo: l'allevamento richiede ingenti quantità di sostanze chimiche tra fertilizzanti, diserbanti, ormoni, antibiotici. Tutti prodotti dalle stesse, poche, multinazionali che detengono il monopolio dei semi (anche transgenici)usati per coltivare cereali e legumi destinati ad alimentare il bestiame.Nel bacino del Po ogni anno vengono riversate 190 mila tonnellate di deiezioni animali. Contengono metalli pesanti, antibiotici e ormoni. Con quali conseguenze? Ricordate il problema delle alghe abnormi nel Mar Adriatico? si parla di "fecalizzazione ambientale" e Rifkin ci illumina sulla portata del problema riportando che un allevamento medio produce 200 tonnellate di sterco al giorno. Per non parlare dell'inquinamento dovuto al trasporto su gomma del settore. |
Post n°20 pubblicato il 19 Marzo 2008 da nadine6I
Considero il concetto di violenza come qualcosa di perpetrato in svariati modi ai danni di qualcuno e che possa esser applicato a tutto ciò che viola i diritti umani, pensiamo non solo a quella fisica,che ferisce materialmente,ma chiaramente anche a concetti quale l'ingiustizia sociale,la sopraffazione,la coercizione e tutto ciò che svilisce l'essere umano.Partendo da questa considerazione e guardando ai fatti di cronaca riguardanti la delinquenza,intesa come tutto ciò che viola il diritto,(alla vita,al lavoro,alla casa,al risparmio,alla serenità ecc ecc),nessuno escluso, quando la violenza viene perpetrata senza che vi sia condanna,nè morale nè materiale,diventa automaticamente dottrina del vivere. Es.se tu evadi le tasse o fai bancarotta fraudolenta,fottendo tanti rispermiatori, e nessuno te ne chiede conto è verosimile che il malcostume si diffonda e dopo un pò venga adottato come consuetudine normale,lo stesso dicasi per uno stupro o un assassinio, quindi una reazione da parte di chi vive la violenza,in primis,e di chi osserva è naturale che ci sia. La natura della reazione è commisurata all'entità del danno e individualmente variabile,ma è incontestabile che ci sia.Così come è incontestabile che si voglia che quel determinato comportamento cessi e non si ripeta. Non trovo sbagliato il concetto di vendetta sociale,negarlo significherebbe per me negare la possibiltà d'insorgere contro ciò che ci opprime o ci viola.Ci sono regole,anzi più che regole,comportamenti, non necessariamente scritti sulla carta,insiti nella coscienza e universali,che governano la convivenza sociale,e quando vengono meno si deve intervenire.Si deve discutere sulla forma dell'intervento e come lo si rende operativo, e soprattutto di prevenzione.Molta della violenza corrente è sintomatica di una filosofia di vita in cui non c'è posto nè per il rispetto dell'altro,tanto meno per la presa di coscienza dell'atto compituto,non parliamo poi dell'assenza totale di senso di colpa dovuto allo scollamento tra il reale e l'egotismo autogiustificativo. L'impunità comunque non è tollerabile,così come l'uso di due pesi e due misure a seconda dell'eccellenza o meno dell'imputato. |
Post n°19 pubblicato il 18 Marzo 2008 da nadine6I
L'elenco degli oppressi, oggi i Tibetani al primo posto nell'audience attuale,ieri i Birmani,e poi i Serbi di Bosnia, Croazia e Kosovo-Metohja,gli Iracheni,gli Afgani,i Ceceni,i Saharaoui,i Nuba,è lunga la lista dei dannati della terra,sembra la ruota della roulette, dove cade il pallino si monta il caso e si arma l'opinione pubblica, si creano grandi dibattiti e prese di posizione più o meno consapevoli,quasi sempre dettate dalla convenienza politica del momento,piuttosto che da un'approndita analisi della questione. qui potete trovare notizie interessanti in merito: http://www.contropiano.org/Documenti/2008/Marzo08/18-03-08MonaciPopoloTibet.htm |
Inviato da: pandora.ds
il 30/04/2009 alle 06:36
Inviato da: rigitans
il 20/03/2009 alle 16:49
Inviato da: synthesis011
il 21/02/2009 alle 08:13
Inviato da: Brandbit
il 19/02/2009 alle 23:11
Inviato da: tulipanina72
il 02/02/2009 alle 22:34