Creato da I_mie_racconti il 17/04/2013

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Insegnami a essere figlia: Il desiderio.

Post n°18 pubblicato il 14 Maggio 2013 da I_mie_racconti

Insegnami a essere figlia: Il desiderio.
Post n°573 pubblicato il 02 Aprile 2013 da lascrivana


 

Massimo era diventato il mio migliore amico. Sembra assurdo, ma colui che perseguitavamo più di tutti, era anche la persona che mi aveva permesso di avvicinarmi più a Danila. Poi avvenne il fattaccio. Ricordo il giorno stesso che mi rivelò la gravidanza di Simona, era raggiante. Conoscevo altresì la rigidità della sua famiglia, il loro tenore di vita e ciò che pretendevano dal figlio. Tutte cose che non mancai di fargli notare ma che egli, alzando le spalle, liquidava in un attimo.- Io l'amo Davide, niente e nessuno potrà impedirmi di sposarla...- Le ultime parole famose. Dopo un periodo in cui più nessuno lo vide in giro, ricomparve un bel giorno nella piazzetta del paese. Io stentai a riconoscerlo. Magro come un chiodo, si tormentava i brufoli sul viso che, nonostante il passare degli anni, sembravano non voler scomparire. Un po timoroso, mi fece un cenno ed io subito lo seguii.- Ma dov'eri finito!- Attaccai abbastanza seccato.- Sai che girano brutte voci su di te?- Lui tenne la testa abbassata e questo mi fece infuriare ancora di più.- Michelino, il fratello di Danila, mi ha detto che non vuoi più vedere Simona, che il figlio non è tuo...ma cosa ti passa per la testa!-Finalmente Massimo alzò gli occhi e mi guardò. Mi parve di scorgere un velo d'indecisione nel suo sguardo, ma durò solo un attimo. La pelle del viso, se possibile, si arrossò ancor di più, le vene sul collo gli si gonfiarono a dismisura, strinse i pugni.- Ma se lo sanno tutti in paese! Quella...quella...poco di buono è stata con Giorgio...il lattaio, il figlio è suo!- Lo guardai inebetito. Seppur quelle voci le avessi sentite anch'io, specialmente nei discorsi dei miei genitori, stentavo a credere che lui potesse dargli adito.- Sei un cretino Massimo, una ragazza dolce come Simona...ma ce la vedi con quel buzzurro di Giorgio?- Ormai ero talmente arrabbiato che lo afferrai per la maglietta.- Sei solo un vigliacco e codardo, e i tuoi genitori degli schifosi!- Il pugno partì all'improvviso e mi prese proprio allo zigomo facendomi ruzzolare a terra. Senza dire una parola, mi rialzai togliendomi la polvere di dosso e lo guardai.- Sei solo un codardo...- Ripetei a bassa voce.- Potrei dartele di santa ragione, mi hai solo preso all'improvviso...ma non lo farò...mi fai pena Massimo...- Quindi girai sui tacchi e me ne andai.

 

Un'ora più tardi mi vidi con Danila. Come sempre, alla sua vista, tutti i pensieri negativi svanirono, persino il pulsare allo zigomo parve mitigarsi. Ormai il vecchio casolare era il nostro rifugio segreto, l'alcova dove potevamo baciarci e abbracciarci lontano da occhi indiscreti. Sfiorandomi la pelle dolorante, vi posò sopra un leggero bacio, quindi si scostò fissandomi con attenzione.- Non avevi allenamento oggi, come ti sei fatto quel coso?- Io esitai a risponderle, ma poi le rivelai tutto. Mentre raccontavo, vidi la sua espressione mutare radicalmente. Quando arrivai al punto in cui parlai di Giorgio il lattaio, si alzò di scatto dalla panca in legno, gli occhi sembravano lanciare dardi incandescenti.- Non dirmi che anche tu credi a queste fesserie!- Disse in un sibilo.- Simona sta malissimo, soffre da morire e ne soffrirà anche la creatura che porta in grembo...ma cosa avete nella testa voi uomini!- Quindi si voltò di scatto, le braccia incrociate al petto. Io restai impalato, incapace, come sempre, di reagire a quei suoi scatti d'ira. Ma l'amavo, Dio se l'amavo. Silenziosamente, mi alzai e la circondai con le braccia. Lei non si mosse, ma sentii che si stava rilassando al mio contatto, le spalle si abbassarono e la testa si piegò leggermente all'indietro. Appoggiandole le labbra all'orecchio, iniziai a baciarla con delicatezza.- Tra noi non succederà mai Danila...- Le sussurrai piano.-...tra noi sarà bellissimo quando finalmente accadrà...basta solo che tu lo voglia...- Lei iniziò a respirare più forte, potevo sentire il battito del suo cuore attraverso la pelle del collo, le sfiorai un seno. Non si ritrasse ma, senza voltarsi, rispose semplicemente.- Non ancora Davide...non ancora...

                               C@nt@storie


 
 
 

Insegnami a essere figlia: La gente parla.

Post n°17 pubblicato il 11 Maggio 2013 da I_mie_racconti

Insegnami a essere figlia: La gente parla.
Post n°569 pubblicato il 27 Marzo 2013 da lascrivana

In un quartiere piccolo come il nostro, certe notizie scivolavano veloci di bocca in bocca alla velocità della luce; e il fatto che Simona fosse rimasta incinta di Massimo e che quest'ultimo l'avesse lasciata costretto dai suoi genitori che avevano minacciato di diseredarlo: era ormai diventato di dominio pubblico. Per non parlare della reazione drammatica che ebbe sui miei genitori, che si sentirono in dovere di aumentare la sorveglianza sulla mia persona.

Mia madre non faceva altro che raccomandarmi di non seguire l'esempio di Simona, e che considerando com'erano andate le cose, ormai nessuno l'avrebbe più sposata.

Ogni Santo giorno mi replicava quanto fosse importante la verginità per una ragazza; e che gli uomini andassero a letto con quelle facili, però poi sposavano le serie.

Di quei tempi, una storia come quella di Simona, era una vera e propria tragedia per la famiglia, che la viveva come un oltraggio alla propria persona; vergognandosi persino a uscire da casa! Anche perché ogniqualvolta lo facevano, erano costrette a subire l'ipocrisia della gente, che li commiserava per la sfortuna subita e avevano persino il coraggio barbaro di giustificare Simona dopo averne detto di tutti i colori su di lei!

Nonostante la madre lavorasse in un altro quartiere, la notizia che la figlia della signora Maria avesse disonorato la famiglia, aveva raggiunto anche i clienti abituali del bar alimentare. Molti si guardarono bene dal proferir parola sull'argomento dopo che, la madre di Simona, in uno scatto d'ira aveva buttato fuori dal negozio una vecchia pettegola che aveva osato malignare sulla figlia in sua presenza. Siccome la signora Maria faceva credito a molti, le comari evitarono di ritornare sull'argomento donde di scatenare nuovamente la sua ira.

Ciò che mi destò maggiormente preoccupazione, fu la reazione di Simona: chiusa in se stessa rifiutava di vedere persino me. Decise di ricevermi solo dopo assidue insistenze mie e di sua madre. L'incontro con lei fu molto triste; parlammo poco della sua situazione, soffermandoci invece sulla mia. Le confidai delle mie paure di fare l'amore con Davide; davanti a questa mia confessione s'irrigidì, e prendendomi tutte e due le mani nelle sue, disse con fervore: -giurami Danila che non farai lo stesso errore mio? Promettimi che non ti concederai a nessun uomo prima del matrimonio?-

 -Te lo prometto... ma tu dimmi come stai?-

-Come vuoi che stia, Massimo mi ha profondamente delusa... pensavo mi amasse e che sarebbe riuscito a imporsi sulla decisione dei suoi genitori...  invece si è dimostrato un coniglio obbedendogli! E non solo! Ha creduto pure alle loro ingiuste accuse su me. Gli hanno detto che il figlio non è suo e che io l'avessi concepito con Giorgio il lattaio. Ho persino il sospetto che sua madre abbia pagato quell'infame per confermare la loro ipotesi. Altrimenti non si spiega il suo radicale cambiamento nei miei confronti! Solo qualche giorno prima mi aveva giurato che non mi avrebbe mai lasciato e che si sarebbe preso cura di me e della nostra creatura e che presto avrebbe annunciato ai suoi genitori l'intenzione di sposarmi... e invece mi ha piantato in asso con questa scusa... oh Danila sono disperata!-

Così dicendo mi si buttò tra le braccia piangendo a singhiozzi ed io la strinsi forte a me piangendo insieme con lei.

Dopo che si fu calmata, volle che le raccontassi come stava procedendo la mia relazione con Davide. Le narrai quasi tutto evitando di parlarle di quella volta che rimasi sola con lui nel vecchio casolare.

Al solo ricordo di quelle sue mani delicate che accarezzavano il mio corpo, sentivo ancora la pelle che mi scottava. Fu davvero difficile distaccarmi da lui e riprendere il controllo della situazione rifiutandolo piangendo. Io cercavo di allontanare le sue mani, e lui insisteva coprendomi di baci. Alla fine disperato si arrese, allontanandosi bruscamente da me e minacciandomi di cedere alle continue richieste delle sue ammiratrici se io non avessi fatto l'amore con lui. Corsi a casa piangendo e non mangiai per due giorni. Dopo tutte le esperienze passate, mi ero quasi scheletrita dalla tristezza.

Mia madre preoccupata mi portò persino dal dottore per farmi ordinare un po' di vitamine, mentre mio padre, ignaro della situazione, mi ricopriva di dolciumi e golosità varie. Solo Michelino mio, che ora si era fatto quasi un ometto aveva intuito la vera ragione del mio malessere; e per farmi stare meglio mi aiutò nei miei incontri con Davide, visto la stretta sorveglianza  a cui mi avevano sottoposta mamma e papà, dopo la vicenda di Simona. Michele e Davide erano diventati buoni amici e compagni di gioco. Davide era riuscito a coinvolgerlo nella sua passione per il pallone; anche se spesso e volentieri lo lasciava giocare da solo con gli altri per appartarsi da solo con me. Erano momenti stupendi quelli che passavamo abbracciati a baciarci continuamente e ad accarezzarci. Davide non riusciva a capire quanto fosse difficile anche per me dirgli continuamente di no; e che non riuscivo a scrollarmi di dosso la paura di quello che sarebbe accaduto se i miei genitori fossero venuti a saperlo! Beh... un po' a dire il vero non era solo per i miei genitori, ma anche perché desideravo sposarmi in chiesa con l'abito bianco e il velo -segno di verginità -. Avevo troppa paura che Dio mi potesse punire se lo avessi fatto prima del matrimonio; la rigida educazione religiosa ricevuta e la giovane età inibivano la naturalezza dei miei istinti sessuali.

                                                       L@ur@

 

 
 
 

Insegnami a essere figlia: La casa abbandonata.

Post n°16 pubblicato il 09 Maggio 2013 da I_mie_racconti

Insegnami a essere figlia: La casa abbandonata.
Post n°568 pubblicato il 26 Marzo 2013 da lascrivana

 

 

La mia svogliatezza a scuola e lo scarso impegno nel calcio avevano un solo colpevole: Danila. Non riuscivo a togliermela dalla testa e questo mi procurò non pochi guai coi miei genitori. Dopo un ottimo primo quadrimestre, nel secondo passai alla sufficienza appena rosicata, provocando un enorme dispiacere a mia madre. Mio padre? Sono ancora convinto che a lui non interessassero poi molto i miei risultati scolastici.- A zappare!- Era solito ripetere a tavola quando si andava sul discorso.- Ho la terza elementare io, eppure alla mia famiglia non manca nulla!- Sbraitava. E quando i bicchieri di vino erano diventati ormai tre o quattro, rincarava la dose.- E tu...tu che hai la fortuna nei piedi, la stai buttando alle ortiche e tutto per cosa! Per due oche che ti fanno gli occhi dolci...cretino!Quando si trovava in quello stato, evitavo di replicare aiutato anche dallo sguardo supplichevole di mia madre. Poi, quando finalmente andava a dormire, lei veniva nella mia stanza e si sedeva sul letto. Mi accarezzava i capelli chiedendomi se fosse tutto a posto, se stessi bene o avessi problemi. Furono i suoi occhi lucidi a convincermi a confessarle tutto. Le raccontai del primo bacio, di quelli seguenti e di quelli ancora a venire.- Credo di essere innamorato mamma...- Le dissi infine una sera in cui mio padre, più alticcio del solito, mi aveva quasi messo le mani addosso.- Sei ancora un ragazzino Davide, l'amore...la famiglia...avrai tempo per pensarci...- Ma lo disse senza convinzione, quasi dimessa. Credo che il luccichio delle mie pupille, mentre le dicevo quelle cose, valesse più di mille parole.- Cerca di pensare alla scuola almeno amore mio...- Continuò infine.-Col calcio, a meno di un colpo di fortuna, non ci si campa...ma un diploma...-Quindi mi baciò sulla fronte avviandosi verso la porta ma, prima di richiuderla, si voltò ancora una volta.- Danila è una bellissima e bravissima ragazza...trattala bene ragazzo mio...

 

Ma se i problemi con i miei genitori erano ben lungi dall'essere i risolti, non da meno lo erano quelli legati alla gelosia di Danila. Le sue improvvisate al campo di calcio o nella piazzetta del paese mi mettevano sempre a disagio. Lei e Simona erano inseparabili, le altre ragazze non le consideravano e anzi, appena ne avevano l'occasione, le provocavano con gesti stupidi e atteggiamenti maliziosi. Uno dei più eclatanti accadde al campo da calcio. Nemmeno ricordo il volto della ragazza che, non appena si accorse dell'arrivo di Danila, mi offrì un fazzoletto dopo aver cercato di baciarmi. Ma rammento benissimo quel che accadde subito dopo. Dopo aver osservato sbigottito la zuffa tra le ragazze e la fuga precipitosa di Danila, la rincorsi senza nemmeno cambiarmi inseguito dalle urla del mio allenatore. La raggiunsi appena prima svoltasse nella propria via, tra una casa abbandonata e un campo incolto. Quando si rese conto che non poteva più sfuggirmi si fermò di colpo rimanendo immobile, le spalle scosse dallo sforzo della corsa e dalla rabbia.- Danila...- Mormorai.- Vattene!- Rispose tra i singhiozzi.-Torna dalla tua...dalla tua...- Non riuscì a finire la frase. Allora feci quello che già da tempo avrei voluto fare. Mi portai dietro di lei e la cinsi con le braccia, quindi le scostai la coda di cavallo e la baciai con delicatezza sul collo. La sentii irrigidirsi e tremare, ma durò un solo attimo, il tempo di voltarsi e guardarmi diritto negli occhi. Alla vista dei suoi, arrossati e gonfi di lacrime, qualcosa mi si lacerò dentro.- Ti amo Danila...- Riuscii a dire con una voce che non riconobbi come mia. Questa volta lei non scappò, e nessun allenatore mi stava urlando dietro. Lentamente, mano nella mano, ci avviammo verso la casa abbandonata...

                                     C@ant@storie

 
 
 

Insegnami a essere figlia: Simona.

Post n°15 pubblicato il 08 Maggio 2013 da I_mie_racconti

Insegnami a essere figlia :Simona.
Post n°566 pubblicato il 23 Marzo 2013 da lascrivana

Simona, al rientro a casa dopo aver passato un piacevole pomeriggio con il fidanzato Massimo e l'amica Danila con il suo ragazzo Davide, alla vista della montagna di camicie da stirare che la attendevano sulla poltroncina della sua cameretta: ebbe un attimo di sconforto; e brontolando avvilita, si sedette sul bordo del lettino. L'aver passato tutto quel tempo fuori di casa, l'era costato caro, la aspettava una lunga notte in compagnia del ferro da stiro; e lei si sentiva già stanca prima ancora di cominciare.

Per uscire indisturbata il pomeriggio: si era dovuta alzare molto presto la mattina per organizzare tutte le faccende domestiche.

Quella vita ormai l'aveva stancata, non ricordava nemmeno di essere stata bambina. La madre avendo la gestione di un bar alimentare stava fuori tutto il giorno, dalle sette del mattino alle nove di sera. E lei aveva dovuto rimboccarsi le maniche sin da piccola: costretta a rinunciare persino a frequentare la scuola media. Occuparsi di sei fratelli e del padre, non era cosa da poco. Quando cucinava per tutta la famiglia, doveva usare pentoloni più grandi di lei; tant'è vero che nelle larghe padelle si poteva comodamente fare il bagno a un bebè. E fu proprio per sfuggire a quella vita stressante che accettò il corteggiamento di Massimo, giacché proveniva da una famiglia benestante. Dapprima, quando lui era andato a chiederle scusa e a discolpare la sorella Marisa per via di quella voce cattiva sui giornaletti, aveva pensato di farlo innamorare per potersi vendicare meglio. E invece si era lasciata conquistare dai suoi costosissimi regali e dalle sue promesse di tirarla fuori da quella vita da sguattera per offrirgliene una da regina in casa sua. Era molto dolce e romantico, e le dedicava sempre tante canzoni; e accettò di diventare la sua fidanzata nonostante il senso di nausea che provava quando Massimo si avvicinava per baciarla: alla vista di tutti quegli orrendi brufoli che gli deturpavano il viso.

Quella sera non poté fare a meno di provare invidia per quell'amore sincero e appassionato di Danila e Davide; e al solo pensiero che non avrebbe mai provato un sentimento simile per Massimo: si sentì stringere lo stomaco da una dolorosa morsa.

Fortunatamente fu solo un attimo; il pensiero della vita di lusso che avrebbe fatto sposando Massimo, vinse anche sull'amore. C'era solo un ostacolo da rimuovere << la sua famiglia!>> Che era ben decisa a non voler maritare il proprio figlio con una ragazza proveniente da una famiglia di modeste condizioni, avevano altre ambizioni per lui: come quella di farlo diventare un medico famoso e convincerlo ad abbandonare la musica e quella stupida chitarra. Per quanto riguarda Simona erano certi che presto o tardi Massimo l'avrebbe lasciata.

-Oh ma loro si sbagliano se pensano che mi lascerò sfuggire un occasione simile! Al momento opportuno metterò in atto il mio piano... Così né Massimo, né i suoi genitori potranno più tirarsi indietro-.

                                   -------------Danila--------------

Il mio rapporto con Davide s'intensificava sempre di più, ed io mi riscoprivo ogni giorno più innamorata e gelosa. Ricordo ancora il giorno che decisi di fargli una sorpresa andando a sua insaputa agli allenamenti di calcio; mi ritrovai per la prima volta a dover affrontare a denti stretti le mie rivali.

Quel pomeriggio mi preparai con cura; indossai un pullover azzurro dalla casta scollatura e sufficientemente stretto da rivelare le mie acerbe curve. La mia stretta vita invece era messa in risalto dal taglio a campana della larga gonna in lana scozzese panna e azzurro; lunga fino a lasciare scoperte solo le magre caviglie fasciate da calzettoni di cotone, anch'essi azzurri come la maglia. Le bianche scarpette di tessuto rendevano il mio passo spedito e felpato; così leggero da temere che chiunque m'incontrasse, riuscisse persino a sentire il battito accelerato del mio cuore innamorato.

Arrivai al campetto, dove giocava Davide, trafelata e con il viso arrossato dalla corsa che metteva in risalto il nocciola dei miei occhi lucidi dall'emozione. Cercai di camuffare l'imbarazzo, portando i capelli raccolti in una lunga coda di cavallo, davanti al viso con un gesto così curioso e sbarazzino da destare l'attenzione dei ragazzi presenti che non mancarono di rispondere con un fischio di ammirazione.  Ma la mia attenzione fu richiamata un gruppetto di ragazze urlanti che si trovavano alla mia destra dietro la rete che recintava il campetto, e acclamava esultante l'autore del goal, chiamandolo per nome ripetutamente "Davide, Davide". Il campione si avvicinò pavoneggiandosi, e grato accettò il fazzoletto per asciugarsi il sudore da una bionda svampita dallo sguardo svenevole e con una scollatura da urlo. E quando lui si accinse a restituirglielo, lei si chinò sulla mano di Davide che ancora tratteneva il fazzoletto di cotone bianco, e gli stampò un bacio con il rossetto che lucidava le sue labbra rosse e carnose; per poi aggiungere languidamente di tenerselo per amor suo perché gli avrebbe portato fortuna.

Davanti a quella scena, mi sentì il cuore trafiggere dagli aculei della gelosia. Il viso da rosso lieve diventò paonazzo dalla rabbia. Con balzo quasi felino, fui al fianco della bionda e strattonai con una furia inaudita il fazzoletto che Davide stringeva ancora tra le mani e glielo spiaccicai in faccia gridandogli: -Ti porterà ancora più fortuna se ti dipingerai il volto con il suo rossetto e ne sentirai il profumo addosso!-

Poi, ignara dello sguardo attonito dei presenti, diedi uno spintone alla ragazza e mi allontanai di corsa. Grosse e copiose lacrime di rabbia mi rigarono il volto al solo pensiero che ero stata proprio una sciocca a illudermi che lui poteva preferire me, piccola e insignificante, quando avrebbe potuto avere tutte quelle belle ragazze che sembravano appena uscite da uno dei miei romanzi preferiti.

                                    L@ur@

 

 
 
 

Insegnami a essere figlia: Profumo di donna.

Post n°14 pubblicato il 05 Maggio 2013 da I_mie_racconti

Insegnami a essere figlia: Profumo di donna.
Post n°565 pubblicato il 21 Marzo 2013 da lascrivana

 

Il calcio rimase sempre la mia priorità ma, ogni volta che rivedevo Danila, passava inevitabilmente in secondo piano. Se stavamo qualche giorno senza vederci, e accadeva spesso visti i nostri stili di vita completamente diversi, mi ritrovavo a pensare a come trascorresse la propria giornata. Con chi parlasse, che musica ascoltasse o che libri leggesse, ma sopratutto chi frequentasse. Ricordo che una volta, tornato anticipatamente da scuola a causa di uno sciopero, la sorpresi in piazza intenta in un'animata conversazione con Jacopo, un tipo decisamente fuori di testa. Nonostante la giovane età, era stato fermato più volte dalla polizia, le voci di paese dicevano si drogasse e picchiasse la madre vedova. Senza pensare alle conseguenze, mi avvicinai e salutai Danila chiedendole se fosse tutto a posto. Per tutta risposta, Jacopo iniziò a spintonarmi insultandomi in maniera pesante. Finché una spinta più violenta delle altre mi gettò a terra costringendomi ad assaggiare la polvere della piazza. Ma il sasso era lì, a portata della mia mano. Quasi inconsapevolmente, lo afferrai lanciandolo con tutta la mia forza e la mia rabbia. Lo colpii proprio al centro della fronte, vidi chiaramente la pelle lacerarsi e il sangue uscire copioso. Non avrei mai dimenticato gli occhi stralunati e increduli di quel ragazzo, compreso l'urlo angosciato di Danila a fare da sottofondo. Rammento solamente di essermi alzato e, dopo averle afferrato la mano, di essere fuggiti via correndo all'impazzata. Ci fermammo in un vicolo chiuso e lontano dalla piazza, senza fiato e al limite delle forze. Danila tremava come un foglia, cercava invano di dire qualcosa ma, dalla sua bocca, uscivano solo suoni inarticolati. Allora l'abbracciai e la strinsi forte, sentendo il suo terrore entrarmi attraverso la pelle a ondate sempre più fievoli. Non so quanto tempo restammo in quella posizione, nessun bacio e nessuna carezza, solamente il suo viso appoggiato sulla mia spalla a bagnarmi la camicia. Non parlammo più di quell'episodio e non rivedemmo mai più Jacopo. Due giorni più tardi infatti, perse la vita sfracellandosi con la moto appena fuori del paese. L'autopsia appurò che si era appena iniettato una dose tagliata male e la madre, nonostante le violenze subite, non sopravvisse al dolore raggiungendolo un paio di mesi più tardi.


Ma il giorno in cui Massimo, si proprio lui, il brufoloso e impenitente dongiovanni senza speranze, mi annunciò il suo fidanzamento con Simona, restai sorpreso e incredulo. Mi chiesi come aveva fatto a stregare quella bella ragazza, ma si sa, le vie del signore sono infinite. E poi giunse quel meraviglioso giorno in cui organizzammo il primo appuntamento. Da un mese circa frequentavo Danila a singhiozzo, come sempre d'altronde. Ma quando Massimo, già in possesso di patente e automobile mi propose l'incontro, trascorsi notti insonni in attesa dell'evento. La prima ad accorgersene fu, come sempre, mia madre. Mi scrutava di continuo, e più d'una volta la sorpresi in camera mia a cercare chissà cosa. Mio padre d'altro canto, affrontò il mio cambiamento d'umore alla sua maniera. Essendo molto amico del mio allenatore, nel bel mezzo di una cena mi chiese se per caso avessi deciso di buttare la mia carriera alle ortiche. Svogliato, assente e piccato nelle risposte, questo è quanto il mio degno allenatore gli aveva riferito. Fu la prima volta in vita mia che parlai a mio padre da uomo a uomo. Cosa pensi...- gli chiesi risentito e deciso.- Che sia un campione? Sono solo un buon giocatore che si diverte e basta, mi dispiace di deludere le tue aspettative di diventare ricco e famoso...- E fu anche la prima volta che lo vidi indeciso e confuso, e un po in verità mi dispiacque. Ma la mia mente era tutta presa dall'appuntamento, che avvenne pochi giorni dopo. Passai una serata entusiasmante e totalmente diversa da quelle trascorse sino a quel momento. Danila, la sua vicinanza e il suo profumo di donna ormai fatta, inebriò le mie narici per un lungo...lunghissimo tempo. Coricandomi, quella sera, capii di essermi innamorato....

C@nt@storie

 
 
 

 

 
 
 

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