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« Affannosi decenni di s-g...A che punto e' la notte. »

Porca miseria.

Post n°2270 pubblicato il 12 Ottobre 2022 da fedechiara
 

Porca miseria.

Ho visto, ieri sera, 'Il giovane Karl Marx' sul canale 23. E la parola-chiave (del film e dell'epoca di cui narrava) era 'miseria'. Una parola sempre attuale, in verità, pensate al caro-bollette degli sciagurati interventisti filo Nato che ci sprofonda in quella miseria a cui, fortunosamente, eravamo sfuggiti negli ultimi settanta anni delle nostre vite – noi nati nell'immediato dopo guerra dei milioni di morti e degli spaventosi massacri dei civili di Dresda, Hiroshima e Nagasaki (vedi su Wikipedia).
E la miseria era dovunque, negli anni di Marx e del suo amico Engels: nei tuguri del proletariato urbano, nelle piazze e nelle strade sporche delle deiezioni dei cavalli, nelle fabbriche dei primi telai meccanici dove si lavorava dodici o più ore al giorno per il famigerato 'tozzo di pane' e nei libelli pre politici che venivano scritti da quei filosofi nuovi: 'Filosofia della miseria' di Proudhon e 'Miseria della filosofia' del giovane Marx che lo contrastava.
E non so se dobbiamo essere grati a Marx ed Engels per essersi spesi a quel modo ed avere aperto ai moti rivoluzionari del 1848 ed avere fatto girare lo spettro del comunismo in catene tra le segreterie di stato dei paesi europei e mondiali. Forse si, forse non c'era altro modo, forse le rivoluzioni che liberano le società malate di schiavismo e di sfruttamento dell'uomo sull'uomo hanno bisogno di quegli uomini generosi che le sobillano e le guidano e pagano il prezzo delle loro determinazioni e dei pensieri preclari che condussero, poi, a Lenin e alla corazzata Potemkin e alla famiglia dello Zar di Russia trucidata barbaramente.
Ma un senso di disagio mi ha colto, guardando il film, e mi coglie ogni qualvolta provo a prendere in mano i ponderosi tomi della mia giovinezza di rivoluzionario in sedicesimo che tuttora figurano sullo scaffale in basso della mia biblioteca. C'era un altro modo?
Si, lo so che vi ricorda quel tale della pubblicità del pesce congelato venduto senza i conservanti, ma la domanda è pertinente.
Davvero non c'era un altro modo per uscire dalle contraddizioni stridenti di quell'epoca di sfruttamenti crudeli e di vite relegate nella miseria urbana – che, oggi, perfino i nostri senza tetto, al confronto di quegli operai/e di quelle fabbriche di schiavi e dei loro tuguri ci sembrano dei dandy e le mense della Caritas dei ristoranti di lusso sfacciato?
Come sarebbe evoluto il mondo degli uomini e delle donne senza i Proudhon e i Marx/Engels e i Lenin e Mao tse tung che a quei filosofi d'assalto ispirarono i loro moti rivoluzionari e le loro epiche imprese? Saremmo ancora sotto il tallone dei 'padroni delle ferriere' incuranti della salute e delle condizioni di lavoro dei loro operai/e?
E avremmo i moderni sindacati - che ci sembra che non servano più a molto se non a riempire effimere piazze di protesta perfino contro il governo che non c'è?
Domande ingombranti per le nostre menti affannate dal disordine e dal caos del terzo millennio entrante, ma non sbarazzatevene troppo presto con un gesto di fastidio.
La parola-chiave 'miseria' incombe ancora su di noi, sia pure mitigata da quel secolo e mezzo trascorso tra invenzioni e scoperte (la 'tecnica', potente motore di altre rivoluzioni sociali) e le rivoluzioni sociali sconvolgenti e i patteggiamenti faticosi tra la borghesia delle professioni e quel proletariato di cui siamo figli e bis nipoti.
E la guerra come refrain tragico del 'secolo breve' che ci comprende e che oggi si ripropone in cronaca insieme alla 'miseria' delle bollette stratosferiche e l'inflazione che vola e la recessione economica come 'spettro che si aggira per l'Europa'.
Europa che si balocca con gli armamenti all'Ucraina che quella maledetta guerra prolungano e ci fanno affacciare sul fulgore delle finali esplosioni termonucleari prossime venture.
Correva l'anno...

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