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« L'Europa che non siamo ...Doppio pacco e contro paccotto. »

Apocalittici mai integrati.

Post n°2658 pubblicato il 03 Luglio 2023 da fedechiara
 

Dovremmo riconsiderare la forza. Che la forza sia con noi - e con i nostri spiriti e con i valori in ombra dell'Occidente. Dovremmo fare come in Israele – che la forza, armata, la usa e ne ha massima cura, contro i maledetti terroristi palestinesi che, di quando in quando, alzano le loro teste di serpe e fanno gli attentati miserabili contro i civili inermi, ma vengono schiacciate sotto il tallone degli anfibi dei militari ben addestrati. La continuazione della politica con altri mezzi – fino al momento in cui (nel 3023?) subentrerà la ragionevolezza e l'amara constatazione nelle teste dei capi palestinesi che è stupido mandare figli e nipoti a morire nella perpetua mattanza – e un accordo di pace maturerà obtorto collo.
E le enclaves europee nemiche fitte di islamo-radicali somigliano tanto ai campi profughi di Jenin – con la differenza che noi europei, ahinoi, non coltiviamo il culto della forza come fanno gli israeliani. Masada. Difendersi o perire.
Non ci è bastata la maledetta 'rivolta delle banlieues' del 2005 che ci ha rivelato la guerra intestina e i 'territori (irrimediabilmente) perduti' di Europa. Non ci è bastata la mattanza di civili inermi del Bataclan e la strage dei tir a Nizza e quella del mercatino di Natale a Berlino - e tutto il seguito di attentati in franchising delle troppe serpi in seno che ospitiamo in Europa, terra di colonizzazione islamo-radicale e di rinnegati cittadini. E territorio franco per ogni futura scorreria terroristica e/o sommosse di soldati-bambini e incendi e distruzioni di negozi e scuole e municipi e agenti feriti nelle battaglie.
Il mito della forza è importante, se usata 'comme-il-faut' come la si insegna nelle scuole di polizia. La forza ci difende, difende la vita dei cittadini tutti. La forza armata. Le forze dell'ordine.
Un ruolo che nessuno si è mai sognato di mettere in discussione prima della aperta dichiarazione di guerra allo stato-ospite da parte dei rinnegati cittadini di seconda e terza e quarta generazione di immigrati.
E, se c'è abuso o un errore di giudizio nell'azione repressiva ci sono i giudici e c'è la giustizia dei tribunali della Repubblica. Che non sono ciecamente schierati a favore dei 'bianchi razzisti', come pretendono gli imbecilli notori e gli imam che soffiano sul fuoco della rivolta.
Al contrario, troppe sono le sentenze a favore degli immigrati che ricorrono contro i decreti di espulsione e trovano riparo e ricetto nelle tristi 'banlieues' delle ricorrenti rivolte dove la polizia non osa mettere piede.
A radio3 ho ascoltato il giornalismo fazioso della sinistra-delle-cause-perse menare pregiudiziale scandalo per la cifra altissima delle donazioni pervenute al poliziotto arrestato – in carcere per aver sparato al 17nne magrebino fermato alla guida di una Mercedes con targa polacca (l'ultimo dei reati a lui, recidivo di una lunga lista, imputato).
5 volte di più di quanto raggranellato dalla famiglia dell'ucciso e destinata in gran parte, suppongo, alle spese legali. Perché, anche in Francia, vale la mitica 'presunzione di innocenza' – violata e rinnegata apertis verbis dalle orde dei bambini-soldato nel corso della sommossa e della guerra civile.
E il quadro, preoccupante, nella lotta di fazione che contrappone la ex 'douce France' delle felici frequentazioni turistiche alle 'banlieues' dell'odio degli immigrati male o mai integrati è proprio questo pregiudiziale denegare che possa esserci una giustizia super partes e che il processo che verrà saprà accertare le colpe e punire il colpevole. Nessun riconoscimento istituzionale viene, né verrà da chi non si è mai integrato.
Non c'è riconoscimento di giustizia condiviso nei territori occupati, nelle enclaves di Europa ormai in mano nemica, bensì fazioni combattenti, pronte alla prossima guerra non appena pronunciata una sentenza a loro dire 'razzista' e xenofoba'.
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