Creato da NewDealNow il 08/09/2006
Anche il più lungo dei viaggi inizia con un passo
|
|
BESTIA DA SOMA Fischiettando me ne andavo, scrutando via lontano tra gli alberi in silenzio, la luce del mattino Un poco mi crucciavo e un poco mi chiedevo se sulla via percorsa una fata avrei incontrato La mia unica compagna di quegli ultimi passi una pigna un poco secca che spingevo col piede innanzi Simpatica è la pigna, piacevole l'odore è divertente il gioco, ma dista assai l'ardore Quand'ecco che d'improvviso, tra i rami all'imbrunire compare finalmente un'anima d'abbracciare Mi sembra cosa buona, infondo lo chiedevo di aver non una pigna ma invece una compagna Che gaie quelle risa, così come ogni minuto venusto era ora, la sera acceder fuoco Idea che da sola, aveva preso lampo di continuare insieme a camminare accanto Il passo mio era lesto e lei restava indietro così decise allora, di alleggerirsi un poco Si disse “caro mio, ho troppo peso addosso su prendine un pochino così tengo il passo” Ma di aiuto non ne chiese, non disse una parola se non l'algida mente, rubandole i sorrisi Lasciò tra le mie braccia, un grosso masso rosso col quale io adesso, dovevo camminare Più lesto era il suo passo o più lento era il mio ma da quel momento, avanzavamo pari è vero in assoluto e da subito fu chiaro che seppur andando al passo avevamo rallentato Il masso che pesava e il peso del suo peso rendevano ogni passo un piccolo soffrire Il masso che portavo non era infondo mio e trascinarlo innanzi sembrava non esser giusto Adesso lei correva, saltava liberata diceva “andiamo dai, che ho voglia di far presto” Ma correre portandosi un grosso masso appresso prevede che la meta sia meta il paradiso La fronte che grondava e l'insensibile allegria rendevano la fatica insopportabile compagnia Il mio passo era lento e fu facile allora che due o tre passanti mi caricassero ancora E lei che leggera, mi carezza il volto scocciata dal passo lento ma entusiasta del trasporto mi faceva dire “dai su un altro sforzo! La soma è soma e non la serberò ancora molto” Io bestia da soma, col carico pesante Tiiiiiiiiira! Tiiiiiiiiira! Che il futuro sarà clemente e leeeeeeeeento... leeeeeeeeento... iniziai a camminare il masso, il peso, i passi, i dubbi, il buio. La salita. Ma quanto infastidisce se si vuol scorrazzare dover tenersi buoni perché la soma è soma “Ma il masso e tutto il resto... sarà mica una scusa? adesso che ben lo guardo lui sembra zoppicare...” Se zoppica è sicuro, o una spina o una zampa guasta un attimo di dubbio... “ma che bisogna fare? ...ho sentito dire, in più di un'occasione questo povere bestie, non bisogna farle soffrire” “Se lento da parecchio, continua a camminare non è certo dalla soma, che lo debbo alleggerire che il lento camminare, sia per spina o zampa guasta io per non sbagliare non lo faccio più patire” E' cosi che d'improvviso mi ritrovai steso a terra una lama ben piantata mi ha fatto stramazzare Mi guardo a destra e manca e con mio gran stupore Non trovo lei accanto a donarmi comprensione In un lampo fugge lei che mai più avrei rivisto In un lampo la mia soma già più m'appartiene Resta la salita da dover affrontare una profonda ferita da dover guarire La ferita è assai profonda e la salita dura ma quando la vista non s'annebbia, rivedo già i colori non più i colori smorti e tristi che ha il fango a terra che la bestia da soma fissa, arrancando sulle salite |
Buongiorno a tutti! Mi è tornata voglia di scrivere, dopo questi mesi così strani, profondamente strani, mi è tornata voglia di scrivere. Parto dalle sensazioni. Gli ultimi quattro mesi non li ricordo benissimo, nonostante io abbia una memoria, come si dice, da elefante, gli ultimi quattro mesi sono trascorsi in maniera del tutto anomala, surreale, paradossale e con quella che definirei una contrazione temporale. Questo periodo discretamente lungo è contratto come in un solo e lunghissimo giorno dentro di me, ho pochi ricordi, tante sensazioni e l'impressione di essermi risvegliato da un sortilegio. Ho la sensazione come di essermi riappropriato, o meglio, riconciliato con me stesso, con il senso delle cose. Come ho scritto precedentemente, a partire dal gennaio scorso mio padre ha iniziato ad avere piccoli problemini, un formicolio stranissimo, all'inizio di marzo la fatale sentenza... tumore al cervello di alto grado di malignità, inoperabile, incurabile. Non c'era più nulla da fare, gli rimanevano, hanno detto i dottori, tra i quattro e i sei mesi di vita, metà dei quali li avrebbe trascorsi paralizzato in un letto. Questo accadeva nella prima decade di marzo e ha dato il via a un'escalation di eventi e sensazioni che hanno, nel bene e nel male, rivoluzionato e sconvolto la mia vita modificandola radicalmente, nella valutazione del passato, nel presente e nei progetti per il futuro. Si dice che un amico lo si vede nel momento del bisogno, lo si dice forse perché non è dato affatto per scontato che un amico sappia tenderti la mano nel momento più buio e la difficoltà diventa un modo per capire chi ti sta intorno. Lo si dice degli amici ma non vi è analogo detto per fidanzati o fidanzate, compagni o compagne, mogli o mariti. In un certo senso lo si da per scontato ma, ahi me, ho potuto constatare che non è affatto così. Le difficoltà spaventano. Terrorizza molte persone l'idea di dover cedere qualcosa di sé avendo come sola motivazione l'amore. La malattia di mio papà e la fine del mio rapporto con quella che chiamerò “La Iena” hanno corso su due binari paralleli. Le due cose si sono intrecciate, le prospettive di difficoltà hanno minato alla base (una base d'argilla) il gigante che era diventato la mia vita di coppia. Nell'arco di questi mesi, se da un lato tutte le mie risorse e i miei pensieri erano rivolti a mio padre, dall'altro diventavo sempre più conscio che con la iena le cose non sarebbero potute continuare a lungo o, per meglio dire, ho iniziato a pensare che quel periodo così duro per me, avrebbe dato inizio a una nuova stagione di stima, rispetto, fiducia e amore o avrebbe decretato la fine del nostro rapporto. Quest'ultima via è stata, alla fine, percorsa. Ma andiamo per ordine. Che mio padre sarebbe morto da lì a quattro mesi me lo dissero un lunedì mattina, lo stesso giorno la iena mi disse “Però ricordati che ci sono anch'io”; qualche giorno dopo il problema non era più esclusivamente il presente ma bensì lo diventava anche il futuro in quanto per la iena la prospettiva di una madre sola (che non era la sua) alla quale stare vicino dopo che mio padre fosse morto era una prospettiva assai soffocante. Allora... prima per il lavoro... poi per il padre malato... poi anche la madre... e no!?! E' veramente troppo!!!! Così il malcontento è salito ma veniva ben ben celato dalla iena che covava e covava... non dava molto a vedere quella che era la scelta che stava in lei maturando sempre di più, quelle che erano le convinzioni che si stavano sempre più artificialmente costruendo dentro di lei... non mi sono accorto che dormivo sereno, pensandomi al sicuro, accanto a una iena. Del resto la iena era scesa giù giù infondo alle mie priorità e questo un po' per il suo atteggiamento sempre seccato per il tempo dedicato a mio padre e un po' perché proprio mio padre era il fulcro delle mie preoccupazioni e dei miei pensieri. Mi hanno detto che mio padre ha quattro mesi di vita solo qualche giorno fa e tu mi metti i musi perché non usciamo? Perché non andiamo al cinema? Perché, dopo che dedico il sabato a mio papà per cercare di prendere tutto da questo ultimo periodo passato con lui e per cercare di farlo stare il meglio possibile, son troppo stanco per uscire? “Ma devi dedicare proprio tutti i sabati a tuo papà?” - aggiustando poi il tiro - “Sì, ma dopo potremmo uscire”. È vero, avrei potuto non dedicare tutto il tempo che gli ho dedicato ma poi sarei riuscito mai a perdonarmi? Avrei potuto non fare tutto il possibile per cercare di farlo stare il meglio possibile ma sarebbe stata giusto fare così dopo che lui per me ha fatto tantissimo? No. Non potevo e non volevo mettere nessun interesse personale e tanto meno un'altra persona davanti a mio padre. Non si merita di essere trattato con tanto egoismo e cinico calcolo. Dalle ore 8:00 alle ore 12:00 papà... dalle 14:00 in avanti iena. Questo mi diceva “bisogna trovare tempo per tutto” - “c'è anche un dopo”. Mio padre era evidentemente cambiato, parlava con difficoltà, era sempre stanco, scoppiava in pianti disperati (sintomo della malattia) rendendosi conto di essere malato e sentendosi un peso per tutti. Io avrei dovuto andare poi al cinema. Ore 18:00 pacche sulla spalla a papà a seguito pianto disperato, ore 20:00 cinema. “È questione di indole” mi ha detto la iena “Io voglio una vita più sociale, non voglio fare una vita da sessantenne a 30anni!” - caspita, ma non ero il tuo amore per sempre sino a pochi mesi fa? - “Prima per il lavoro, poi per tuo padre... hai sempre qualche problema che ti rende depresso” - è vero, tendo alla depressione. Tendo alla depressione quando faccio cose che il mio animo più profondo considera sbagliate, considera errori. La iena è stata un errore, per far tacere le miei insicurezze ho accettato, sbagliando clamorosamente, una situazione che dentro di me creava un conflitto profondo e infinito. Pian pianino mio padre è tornato a stare benino anche se non è più tornato quello di prima ma, viste le prospettive illustrateci, è stato tutto oro, ogni minuto, ogni ora, ogni suo sorriso, ogni sua risatona, ogni suo consiglio li ho iniziati a sentire come un qualcosa che mi veniva donato in più e non come un qualcosa che mi veniva ogni giorno sottratto. Ogni cosa non era qualcosa in meno (un furto) ma bensì era qualcosa in più (un regalo). Le tante sedute di radioterapia al centro tumori del ricco nord est erano un qualcosa di sconvolgente, bambini malati di tumore che piangevano, tante, tante persone malate e, lì in un angolo, mio padre ad aspettare il suo turno. È stato un lunghissimo periodo vissuto nel timore che la terapia finisse, come avevano sinistramente detto, col peggiorare la situazione togliendo ancora tempo al già poco tempo disponibile e poi come avrebbe reagito? Sarebbe riuscito ancora a parlare, a uscire dopo? Ma avrei dovuto saper gestire meglio le mie emozioni e pensare anche al dopo, avrei dovuto portare mio padre a fare la radioterapia e poi parcheggiarlo a casa trotterellando felice verso la multisala più vicina. Radioterapia e poi al sabato portarlo a fare una piccolissima passeggiata? Troppo! Uscire dal lavoro e andare a trovarlo tutte le sere? Ma neanche la spesa facevo più, non facevo nulla in casa tornando per le 20:00 magari anche stanco morto. Ma sei matto a svegliarti tutti i santi giorni alle 6:30, sabato e domenica compresi, da 5 mesi a questa parte? Se si fa così poi non resta tempo per fare altro!?! Altro... avrei dovuto pensare ad altro... mi sarei dovuto dire “E va bé, tanto mio padre oramai è andato, diamogli un calcio nel sedere, paghiamo qualcuno per sbrigare le cose pratiche e tuffiamoci in un bel mare di cazzi nostri!?!” - o avrei potuto dire - “tanto c'è mia madre, ci pensa lei, io devo costruirmi un futuro e non posso sacrificare la mia vita per stare qualche ora con un malato”. Avrei potuto dire così, avrei potuto comportarmi così e forse qualcuno (la iena sicuramente) lo avrebbe considerato normale ma io non sono fatto così. Mio padre mi ha dato tutto quello che poteva, ha fatto del suo meglio, è sempre stato un padre presente e affettuoso, la mia famiglia è sempre stata una famiglia presente e affettuosa, non potevo voltarmi e farmi, anche solo in parte, i fatti miei. Era un dolore, un sacrificio che dovevo, volevo vivere sino infondo e poi, io sono tutto cuore e niente cervello, quando c'è da combattere io salto in groppa al mio cavallo bianco, sguaino la spada e parto al galoppo verso il nemico anche se vado incontro al massacro. Non sono uno stratega. Non so pianificare, gestire e incanalare le emozioni; da esse mi faccio travolgere in un impeto di sensazioni e parto all'attacco. All'attacco di tutto, della malattia di mio padre, del tempo che non basta mai, del sonno e della stanchezza, dei discorsi del cazzo, dei piccoli e grandi gesti di egoismo, delle iene. Lo scontro idealistico quasi a voler dimostrare sino infondo che io mi spezzo ma non mi piego! Non arretro di un passo! Radicale forse, sbagliato probabilmente ma una tigre messa all'angolo reagisce violentemente, molto violentemente. La mia violenza è stata, ovviamente non negli atti, non ho mai alzato un dito sulla iena e mai ho pensato di farlo, per carità, sono una persona a modo io. La mia violenza non è stata neanche verbale con attacchi fatti di urla, offese e umiliazioni inflitte. Niente di tutto questo, la mia violenza, il mio reagire violentemente è stato, ed è, solo un modo estremamente forte di sentire le cose, le mie convinzioni e di prendere decisioni. Proprio come l'impeto di un cavaliere che lancia al galoppo il suo destriero e avanza verso l'esercito nemico con cotanta convinzione e senza dubbio alcuno da sembrare inarrestabile. Ecco, io sono un po' questo, non che non abbia paure, non che non abbia tristezze, non che non abbia dolori è solo un profondo senso del dovere, di spirito di sacrificio a riempirmi d'impeto il cuore. Sicuramente mio padre è anche immenso affetto e riconoscenza, è la bontà d'animo che in lui si sintetizza, non che sia un santo, di sbagli ne ha fatti, incazzare mi ha fatto incazzare parecchie volte ma non vuol dir niente, di base se ha sbagliato lo ha fatto a fin di bene, lui è un buono, un buono vero: “omnia munda mundis” - tutto è puro per i puri. Ma arriviamo agli ultimi giorni della iena... venerdì arriva a casa con un bel dvd nuovo, ha comprato un film, sabato “normale”, lo dedico a mio papà, la iena non manifesta particolari fastiti, domenica mattina la iena mi porta la colazione a letto... domenica sera la iena mi dice che torna da sua madre. Non una litigata, non una discussione ma bensì la calma da svariate settimane. È uscita dalla porta e non mi ha più voluto parlare “devo stare un po' da sola per far riordinare le idee” - le idee? - “il problema non è l'amore, io ti voglio bene, il problema è lo stile di vita” - stile di vita? - “è la tua indole il problema?” - la mia indole? I primi giorni, nonostante tutto, mi mancava molto, ho provato a chiamarla ma non mi voleva parlare, ho provato a cercarla ma non mi voleva vedere. Volevo riprovare a far funzionare le cose, troppo radicale quella scelta fatta così di botto. Allora ha lavato e stirato le sue cose e le ho riposte per benino nell'armadio “quando torna vedrà che possiamo risistemare le cose, per lo meno riprovarci” - pensavo. Passavano i gironi e lei non tornava, non chiamava. Era sparita, scappata. Dopo dieci giorni dalla sua repentina fuga sono capitato a casa per puro caso e davanti ai miei occhi si è presentata una scena che mai avrei immaginato di vedere... la iena, quella strega di sua madre e una squadra di traslocatori che stavano portando via la roba. Non si è sentita in dovere di farmi neanche una telefonata per dirmi “Guarda è finita, domani vengo a prendere la mia roba” - nulla. La mia relazione con lei è terminata come, infondo, è vissuta, nel nulla. Non l'ho più sentita. D'improvviso è sparita dalla mia vita come, per l'appunto, fosse stata il frutto di un sortilegio. Sono passati due giorni della fuga della iena e mi arrivano aumento e passaggio di livello, ne passano tre e dalla risonanza magnetica risulta che, non solo la radioterapia ha bloccato il tumore, ma addirittura, contro ogni previsione lo ha fatto un pochino regredire rendendo ora realistica un'aspettativa di vita che potrebbe arrivare a 1 anno. È strano tutto quanto mi sta capitando... tutto molto surreale. Il numero 3 ricorre sempre nelle date che corrispondono agli eventi di questi ultimi mesi Nei giorni immediatamente precedenti alla botta inflittami dalla iena mi è tornata alla mente la prima canzone che ho imparato, la prima canzone della quale ho memoria e che si perde nei lontani anni della mia infanzia... è una vecchia canzone non famosa di Gigliola Cinquetti, si intitola “Gira L'Amore (Caro Bebè)” Mi disse: "Non pensarci, bambina. La vita è una speranza che cammina nel cuore ti ho lasciato una stella cammina che la strada si fa bella!" |
L'ultimo mio post risale al 30 di marzo, da allora sono successe parecchie cose. Ma andiamo per ordine... Con la mia compagna è iniziato un nuovo periodo di conflittualità, lei ha iniziato a fare sempre più problemi per il tempo che dedicavo a mio padre e per la mancanza di collaborazione nelle faccende di casa da parte mia, inoltre ha iniziato a far pesare sempre più il fatto che non si avesse una vita sociale appagante, che si uscisse poco e questo in particolar modo a seguito della malattia di mio padre a il problema arrivava da prima. Tagliando tutti i passaggi intermedi poco più di una settimana fa una sera arrivo a casa e la trovo sul divano, mi dice “ti devo parlare” - io mi siedo - “torno da mia madre, non siamo fatti per stare insieme, vediamo la vita in maniera troppo diversa, tu non vuoi mai uscire, coinvolgi troppo i tuoi genitori nella nostra vita e poi non mi dai una mano in casa” - se ne è andata. Io ho pianto, l'ho pregata di restare, le ho detto che sarei cambiato, che sarei riuscito a conciliare quanto la situazione di mio padre richiede con le sue “legittime” richieste. Lei mi dice di no, che non sarei potuto cambiare, che era questione di indole, eravamo troppo diversi e lei non voleva fare una vita da sessantenne a quest'età. “Un po' di tempo per pensare, far sbollire la rabbia e la delusione” - ecco cosa ha chiesto e poi si sarebbe guardata dentro e avrebbe cercato di capire cosa era rimasto. I primi giorni sono stati durissimi, mi sentivo solo, abbandonato, l'ho pregata di tornare, ho chiamato sua madre, le sue amiche affinché facessero qualcosa per farla tornare ma niente “lascia passare un po' di tempo” - mi dicevano. Ieri, dopo uno sfogo con un amico ho capito, ho capito che io non le perdonerò mai di avermi umiliato raccontandomi di essersi fatta sodomizzare e di avermelo detto con l'intento preciso di dirmi “ma tu te lo scordi che ti dia il mio culo”. In questi anni ho convissuto con una parte di me che non accettava di stare con una che era stata la troia sottomessa di uno spensierato ragazzotto che dopo averla sodomizzata la presentava come un'amica. In questi anni mi guardavo intorno e mi chiedevo “ma quella ragazza se lo sarà fatto mettere nel culo?” - e poi mi incazzava! - “ma perchè io devo stare con una che si è fatta sodomizzare!!” - infondo sono stato con lei per tacitare la mia insicurezza, la mia paura di non trovare nessun altro. Mi girava dentro una lama circolare dai denti aguzzi che mi diceva “il sue ex ha fatto i suoi porci comodi, quello che verrà dopo di me non verrà mai a sapere di questa cosa e quindi potrà vederla come avrei voluto vederla io e lei sarà quindi felice con un altro che si gusterà a pieno quello che a me piaceva di lei e io rimarrò solo, sono uno sfigato!”. Ho atteso per anni che arrivasse il momento giusto, la scappatoia, l'alternativa ma le cose sono andate sempre peggio su tutti i fronti, dentro di me sentivo l'impossibilità a vivere una relazione con una persona che non stimavo e che disprezzavo ma allo stesso modo avevo bisogno di lei e così disprezzavo me stesso per il fatto di non avere la forza di chiudere. Ho paura, paura di restare solo, rabbia per il fatto che se lei non avesse solo omesso di dirmi che "il suo ex glielo aveva messo nel culo in tutti i sensi" la mia storia con lei sarebeb andata benissimo come quelle degli altri invece no.... quanto sono triste, demoralizzato, mi viene da piangere!!! |
Post n°108 pubblicato il 27 Marzo 2007 da NewDealNow
Questa mattina ho acceso il PC e mi sono detto - “Oggi scrivo sul Blog qualcosa su mio papà” - questo mi sono detto ma ora che mi si è presentato davanti il foglio bianco è difficile mettere insieme qualche riga che abbia un senso compiuto o, più propriamente, un significato che racconti questi strani giorni che sto vivendo. Gli ultimi giorni insieme a mio padre. Non è fondamentale che qualcuno legga quanto scrivo, tanto meno che le mie parole vengano commentate (effettivamente, che vuoi commentare?) ma scrivere, come da sempre per me, ha un effetto calmante; è un palliativo, d'accordo, ma un piccolo effetto positivo nello mettere in parole quello che rimbomba nella mente e nel cuore c'è. Dall'ultimo mio post c'è stato qualche altro consulto medico, purtroppo quello più importante non ha dato l'esito sperato, la diagnosi è confermata, l'inoperabilità è confermata così come l'eventuale inutilità di un ipotetico intervento ad altissimo rischio. Non esiste cura, rimedio... solo la radioterapia potrebbe (forse) rallentare un pochino il crescere di questo demonio che sta uccidendo, pian piano, mio padre. È incredibile e, di fatti, ancora non ci credo completamente... a vederlo questa mattina sembra impossibile che abbia, dentro di sé, un male che, tra tre o quattro mesi, lo paralizzerà a letto, poi gli intorpidirà la mente e, infine, lo ucciderà. È una riflessione banale e penso appartenga a tutti quelli che si trovano faccia a faccia con la fragilità dell'uomo ma tutto il nostro essere arroganti nei confronti della natura, tutta la nostra presunzione che ci fa credere di conoscere e conoscerci, tutti gli artifizi che ci allontanano dalla nostra sostanza di deboli creature dell'universo, tutto questo, e molto altro, crolla come un castello di carte quando ci si accorge che non esistono rimedi, cure, non esistono ricchezze che possano metterci al riparo dalla morte e dal nostro destino. Carriera, soldi, successo, bellezza svaniscono in uno stanzino d'ospedale e l'unica cosa che rimane a galla è ti inonda il cuore è l'amore per la tua famiglia, per le persone che ti hanno amato e che ti amano, desideri solo tornare a casa a speri, lo speri con tutto il cuore, che un miracolo faccia tornare tutto come prima. Quando il destino ci sbatte davanti al muso il suo volere e ci costringe a guardare la nostra realtà di piccoli agglomerati pensanti di atomi, quando la nostra fuga costante dalla nostra natura di piccole creature viene interrotta e veniamo violentemente riportati sulla Terra, sempre uguale da miliardi di anni e ancora oggi, nelle sue regole, uguale ai primordi, quando tutto questo accade, in quello stanzino di ospedale ti ritrovi a essere uguale a un altro dei miliardi di miliardi di uomini, uno a caso non uno speciale, che si è trovato a domandarsi “perchè?”, che si è ritrovato a pregare Dio, che si è ritrovato a piangere, che si è ritrovato nudo, spogliato dalle migliaia di secoli di civilizzazione e progresso, e ha sentito che, come una spada rovente, il dolore primitivo gli stracciava il cuore e tutto, proprio tutto, è caduto a terra e solo l'amore, col quale nasciamo, è rimasto nitido nella mente. Nasciamo per amore e con dolore, le madri soffrono per mettere al mondo i figli, i figli nascono e piangono. Moriamo per dolore e soffriamo per l'amore, i figli piangono, i genitori muoiono. Si inizia e si finisce con un pianto e con un dolore. Si ignora la morte sin tanto che la vita risplende luminosa, si ignora la morte perché la morte è la fine della vita e perciò di ciò che conosciamo; la morte è distante, vestita di nero, appartiene sempre agli altri. La morte, al contrario della nascita, è definitiva. La morte è irreversibile, misteriosa e dolorosa, la vita è fragile, misteriosa, felice e dolorosa quindi, in un certo senso, la vita viene tenuta in scacco, per tutta la sua durata, dalla morte che, inevitabilmente, prima o poi, in un modo piuttosto che in un altro arriva per tutti e per tutti uguale nell'istante immediatamente successivo all'ultimo respiro. Gli occhi si chiudono sul mondo e sulle persone care, l'aria non riempie più i polmoni, il cuore smette di battere e avviene un distacco definitivo, una porta inarrestabile, pesante e senza maniglia si chiude separando, per sempre, chi resta da chi se ne va. Addio... già... A Dio. Papà, ti voglio bene. |
Post n°107 pubblicato il 21 Marzo 2007 da NewDealNow
Avere questo ultimo periodo per stare insieme è un po' un dono un po' uno strazio... Dio mio quanto fa male vederlo e sapere che sta morendo e che tra pochi giorni (ancora 120 giorni...?....180?...200? Sono sempre e comunque pochi) entro pochi giorni, dicevo, il suo posto sarà vuoto e tale lo rimarrà per sempre, nei nostri cuori e nelle nostre case. In cosa posso sperare? Non ci hanno dato speranze di guarigione, neanche una... posso solo sperare in un miracolo o, più realisticamente, posso solo sperare che non soffra. Papà, ti voglio bene! Come acqua che ti scivola via tra le dita...non la puoi trattenere. |
Post n°106 pubblicato il 21 Marzo 2007 da NewDealNow
Il tumore all'orecchio è stato poi definito una sorta di forma callosa sull'osso che avrebbe dovuto essere rimossa ma che non vi era alcuna fretta... meno male – ho pensato – però... che ansia in quei giorni.... I disturbi di mio padre, che dapprima erano esclusivamente un formicolio al viso, hanno iniziato a diventare un difetto nella pronuncia di alcune lettere, poi la difficoltà a pronunciare alcune parole... dieci giorni fa, al peggiorare di questa difficoltà a parlare, mia madre lo ha fatto ricoverare e la diagnosi è stata spietata. Cancro al cervello, inoperabile, incurabile, inarrestabile... il primario di neurochirurgia mi ha detto “A suo padre resteranno realisticamente tra i quattro e i sei mesi di vita” - Mio padre sta per morire??! - “Il cancro che ha al cervello è tra i peggiori che ci siano, non abbiamo cura, l'intervento lo paralizzerebbe immediatamente, la radioterpia potrebbe, se reagisse bene, prolungargli l'aspettativa di vita ma di giorni... quindici giorni, un mese, magari due....” - Non è possibile che stia capitando questo, è solo un brutto sogno, un incubo tremendo - “La malattia è degenerativa e quindi suo padre inizierà, come ha già fatto, con la paralisi della parte destra della bocca, poi toccherà al braccio e alla gamba, poi l'intero lato destro rimarrà paralizzato, la sua mente si intorpidirà e alla fine sopraggiungerà la morte.” - non è possibile che stia capitando questo, ma no! No! No! In questi dieci giorni ho versato più lacrime di quanto non abbia mai fatto nella mia vita. È un dolore immenso sapere che mio papà tra pochi mesi non ci sarà più, non riesco ad accettarlo e, infondo, neanche a crederlo. Adesso mio papà è a casa e sembrerebbe stare bene, sono felice di poterlo ancora vedere, toccare, ascoltare. Mi si riempie il cuore di una commozione infinita quando lo vedo esplodere nei suoi sorrisoni a cento denti, so che non li vedrò più. Soffro, soffro infinitamente, soffro per mio padre, soffro e mi preoccupo per la salute di mia madre. PAPA' TI VOGLIO BENE! |
Post n°105 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da NewDealNow
Ieri mattina ho fatto una crocetta sulla data di lunedì. Il 22 gennaio 2007 pensavo fosse stato il giorno della svolta. Ero tornato a credere che forse... forse forse... la fortuna era tornata a baciarmi le gote. Ahi me mi sbagliavo. Vi ricordate dalla possibilità lavorativa che stimavo nel 16% .... Clamorosamente giovedì scorso era diventata un qualcosa di molto concreto, sono stato convocato per lunedì dal capo del mio capo perché... ero stato richiesto da un altro gruppo e voleva parlarmi prima di dare l'ok al mio trasferimento. Ci siamo parlati, lui mi ha manifestato stima. Si è mostrato dispiaciuto del mio desiderio di spostarmi e rammaricato per non esser riuscito a sfruttare appieno le mie capacità però, se io consideravo che lo spostamento potesse essere un modo per crescere allora lui non lo avrebbe ostacolato. Così ha fatto. Ieri doveva essere la giornata “X” ma le cose non sono andate come avrebbero dovuto andare (lisce) ma si sono imprevedibilmente complicate. Gli ostacoli dovevano essere:
Quindi? Quando tutto sembrava filare via a gonfie vele... quello che avrebbe dovuto diventare il mio capo ha chiamato il suo capo chiedendogli quando avrebbe ufficializzato la cosa in modo da organizzarci per i tempi necessari al passaggio delle mie attuali attività e per l'introduzione a quelle nuove e.... sapete cosa gli ha risposto...?!?! “C'è un problema... al momento c'è una persona che dobbiamo piazzare esternamente al gruppo... se non va via lei non se ne fa niente. I numeri sono blindati, non uno di più, non uno di meno.” FREGATO!!!! Ieri, ho provato il dolore e la preoccupazione più grandi che abbia mai provato. Hanno diagnosticato un tumore all'orecchi a mio papà. Non riesco a scriverne. Sono in ufficio e non posso abbandonarmi alle emozioni. |
Post n°104 pubblicato il 16 Gennaio 2007 da NewDealNow
MA A NESSUNO PIACE LA MIA "LODE AL MIO SCOOTER" ????!!!???? E' QUI.... SULLA DESTRA DEL MONITOR.... LA VEDI??? E DAIIIII!!!! LEGGILA!!!!! IO LA TROVO COSI' CARINA........ERO TUTTO ORGOGLIOSO DELLA MIA LODE..... |
Contatta l'autore
Nickname: NewDealNow
|
|
|
![]() ![]() ![]() ![]() Età: 46 Prov: EE |
Menu
Ultimi commenti
I miei Blog Amici
- OBESITA'
- I consigli della Simo!
- le mie prigioni
- MARIDG'S SPACE
- Vorrei Dimagrire
- Never In My Name
- Anastasia
- STURM und DRANG
- Centauri e merende
- Nel ripostiglio...
- bigbabol
- SOLIDARIETA'
- AIDS E DINTORNI
- il ritorno
- ilpartitodellagnocca
- La vita e il sogno..
- Green's Chronicles
- Kim-Un po' di tutto sui bambini e il loro mondo....
- Ricominciom(?)dè chè
- Sex&theCity
- XXI secolo?
- a me stessa
- FUORI IL ROSPO!
- Piccola Città Eterna
- VOGLIAMOCI BENE
- Smile! :D
- I COLORI DELLA VITA
- MARCO PICCOLO
- OrbiTango
- Fabbriche_Infernali
- Il senso dei luoghi
- PAGINE DAL CUORE
- PerlaRara
- IL MONDO DI DANY..
- SORRISO DI UNA DEA
- Erecto v3.0 Sensi
- Sogni Proibiti
- Oltre la pioggia...
- Senza sostanza...
- ZenZerina
- Blu Angel
- Fragola bionda
- Pensieri in libertà
- why???
- PRINCIPESSA SI NASCE
- La Stanza di Silia
- Il Sesso x me!
- ladyviolet991
- * Rebecca*
- vita nuova
- Liscia, gassata o.?
- motolandia
- LA MIA VITA... A 9O°
Inviato da: NeverInMyName
il 13/06/2008 alle 16:25
Inviato da: Brian6238
il 02/05/2008 alle 09:27
Inviato da: Mr.Green_76
il 23/04/2008 alle 08:15
Inviato da: NewDealNow
il 17/04/2008 alle 14:04
Inviato da: NewDealNow
il 17/04/2008 alle 14:03