Creato da NewDealNow il 08/09/2006
Anche il più lungo dei viaggi inizia con un passo
 

 

Post N° 113

Post n°113 pubblicato il 21 Giugno 2007 da NewDealNow
 

BESTIA DA SOMA

Fischiettando me ne andavo, scrutando via lontano

tra gli alberi in silenzio, la luce del mattino

Un poco mi crucciavo e un poco mi chiedevo

se sulla via percorsa una fata avrei incontrato


La mia unica compagna di quegli ultimi passi

una pigna un poco secca che spingevo col piede innanzi

Simpatica è la pigna, piacevole l'odore

è divertente il gioco, ma dista assai l'ardore


Quand'ecco che d'improvviso, tra i rami all'imbrunire

compare finalmente un'anima d'abbracciare

Mi sembra cosa buona, infondo lo chiedevo

di aver non una pigna ma invece una compagna


Che gaie quelle risa, così come ogni minuto

venusto era ora, la sera acceder fuoco

Idea che da sola, aveva preso lampo

di continuare insieme a camminare accanto


Il passo mio era lesto e lei restava indietro

così decise allora, di alleggerirsi un poco

Si disse “caro mio, ho troppo peso addosso

su prendine un pochino così tengo il passo”


Ma di aiuto non ne chiese, non disse una parola

se non l'algida mente, rubandole i sorrisi

Lasciò tra le mie braccia, un grosso masso rosso

col quale io adesso, dovevo camminare


Più lesto era il suo passo o più lento era il mio

ma da quel momento, avanzavamo pari

è vero in assoluto e da subito fu chiaro

che seppur andando al passo avevamo rallentato


Il masso che pesava e il peso del suo peso

rendevano ogni passo un piccolo soffrire

Il masso che portavo non era infondo mio

e trascinarlo innanzi sembrava non esser giusto


Adesso lei correva, saltava liberata

diceva “andiamo dai, che ho voglia di far presto”

Ma correre portandosi un grosso masso appresso

prevede che la meta sia meta il paradiso


La fronte che grondava e l'insensibile allegria

rendevano la fatica insopportabile compagnia

Il mio passo era lento e fu facile allora

che due o tre passanti mi caricassero ancora


E lei che leggera, mi carezza il volto

scocciata dal passo lento ma entusiasta del trasporto

mi faceva dire “dai su un altro sforzo!

La soma è soma e non la serberò ancora molto”


Io bestia da soma, col carico pesante

Tiiiiiiiiira! Tiiiiiiiiira! Che il futuro sarà clemente

e leeeeeeeeento... leeeeeeeeento... iniziai a camminare

il masso, il peso, i passi, i dubbi, il buio. La salita.


Ma quanto infastidisce se si vuol scorrazzare

dover tenersi buoni perché la soma è soma

“Ma il masso e tutto il resto... sarà mica una scusa?

adesso che ben lo guardo lui sembra zoppicare...”


Se zoppica è sicuro, o una spina o una zampa guasta

un attimo di dubbio... “ma che bisogna fare?

...ho sentito dire, in più di un'occasione

questo povere bestie, non bisogna farle soffrire”


“Se lento da parecchio, continua a camminare

non è certo dalla soma, che lo debbo alleggerire

che il lento camminare, sia per spina o zampa guasta

io per non sbagliare non lo faccio più patire”


E' cosi che d'improvviso mi ritrovai steso a terra

una lama ben piantata mi ha fatto stramazzare

Mi guardo a destra e manca e con mio gran stupore

Non trovo lei accanto a donarmi comprensione


In un lampo fugge lei che mai più avrei rivisto

In un lampo la mia soma già più m'appartiene

Resta la salita da dover affrontare

una profonda ferita da dover guarire


La ferita è assai profonda e la salita dura

ma quando la vista non s'annebbia, rivedo già i colori

non più i colori smorti e tristi che ha il fango a terra

che la bestia da soma fissa, arrancando sulle salite

 
 
 

Tutta la storia con la iena passo dopo passo...

Post n°112 pubblicato il 20 Giugno 2007 da NewDealNow
 

Sono in vena, sono in vena di scrivere. Mi voglio confessare sino infondo. Mi domando e voglio capire come sia potuto arrivare all'epilogo delle ultime settimane. Come è comunicato tutto...

ho iniziato a uscire con la iena dopo che persone che consociamo entrambi ci avevano fatto incontrare, mi era piaciuta, non era sta gran bellezza ma era simpatica e mi pareva essere tanto una brava ragazza (quanto ingannano le apparenze...). In quel periodo desideravo ardentemente una relazione stabile, avere una persona con la quale fare le cose, con la quale organizzare le vacanze, una persona alla quale voler bene e che altrettanto me ne volesse. Desideravo una relazione stabile. Una storia seria. La iena sembrava essere la persona giusta. Dopo i primi uno-due mesi ludico-entusiasti la iena ha iniziato a mostrare i suoi lati oscuri... ha iniziato a riversare su di me tutte le frustrazioni del suo rapporto precedente, ha iniziato a bombardarmi con continui riferimenti alla sua relazione precedente, continui aneddoti, continui paragoni che andavano a mio discapito (o per lo meno così io li percepivo). L'apice lo ha raggiunto quando mi ha raccontato dei rapporti anali avuti con il suo ex e che con me non aveva intenzione di avere. Quella è stata la vera fine del nostro rapporto ed è avvenuta dopo circa sei mesi. Non sono mai riuscito a perdonarle per prima cosa il fatto di non avere avuto la benché minima sensibilità nei miei confronti e poi l'immagine che lei stessa aveva dipinto era così svilente da farmi perdere completamente stima e rispetto per lei. Qui iniziano le mie colpe. Subito successivamente a questo evento ho iniziato ad avere grandi problemi sul lavoro, il trattamento che mi hanno riservato in quel periodo ha minato pesantemente la mia autostima ed è andato a confluire nello stesso calderone in cui già floride crescevano le frustrazioni legate al mio rapporto con la iena.

Perché non ho chiuso il rapporto allora? Non l'ho chiuso per tre ragioni, la prima perché non volevo tornare ad esser solo specialmente dopo che la situazione lavorativa si faceva così difficile, secondo perché, infondo, con la iena stavo bene e temevo che non avrei conosciuto con molta facilità una persona altrettanto piacevole in ultimo, volevo che le cose funzionassero e mi facevo un po' una colpa dell'essere così rigido e intollerante con gli errori altrui. Queste sono in soldoni le ragioni che tanto tempo fa mi hanno spinto a continuare questa relazione. Cosa è successo dopo? Dopo la iena è diventata più mansueta, ha sempre meno avuto gesti o uscite insensibili e ha iniziato sempre più a volermi bene in maniera entusiasta ma io ero troppo arrabbiato con lei, troppo offeso da quello che mi aveva detto, troppo condizionato dall'idea che “per avere una ragazza devo tenermi una che si è fatta sodomizzare da un altro e che pure me lo viene a dire”. Il lavoro e la iena si assomigliavano assai, nel primo caso mi tenevo un posto sicuro seppur avvilente, nel secondo mi tenevo una donna che pure non stimavo... questa sensazione anzi, questa coscienza del fatto di essere così poco artefice della mia vita mi frustrava enormemente e ancor di più mi frustrava l'idea di non trovare la forza e il coraggio per mandare al diavolo entrambi. La profonda malinconia montava quando pensavo al fatto che avevo un bel lavoro che si era trasformato in un incubo... avevo una ragazza che mi piaceva ma che aveva dovuto rovinare tutto raccontandomi certe cose e, se non volevo perder tutto, dovevo accontentarmi provando però una enorme invidia per chi aveva entrambe queste cose senza aver dovuto scendere così tanto a compromessi con se stesso. Durante il periodo nero del mio lavoro il rapporto con la iena non è che sia andato alla grande anche perché io ero profondamente prevenuto nei suoi confronti e ancora ero risentito. Mi frustrava enormemente il fatto che lei non capisse che la situazione che stavo vivendo era molto brutta... lavoro stancante, stressante, ambiente di lavoro umiliante, nessuna via d'uscita... insomma un disastro.... e lei come se ne saltava su? Come ha fatto in occasione della malattia di mio padre, menandomelo perché non uscivamo, perché non volevo mai fare niente e io, più mi diva così, più mi chiudevo in me stesso dicendomi “ma come!?! a quell'altro ha dato il culo e per me non può rinunciare a un sabato a una domenica?” - ecco cosa mi dicevo, e poi le ragioni c'erano e lei non le capiva... non ha capito quanto abbia sofferto e quanto mi sentissi a disagio con gli altri quando sono ingrassato... non lo ha capito, ha continuato a insistere perché io facessi cose in mezzo alla gente quando in mezzo alla gente provavo una grande vergogna per il mio corpo che assolutamente non mi piaceva... la sua insensibilità iniziale, il suo non capire il mio stato d'animo profondamente depresso facevano che io peggiorassi sempre di più e finissi con l'essere ogni giorno di più contrario per principio a ciò che lei voleva fare. Non che fosse sto pozzo di idee che lei dice, ogni tanto tirava fuori un'idea e spesso io la segavo. La segavo per le ragioni di cui sopra ma a volte anche perché non mi piaceva proprio l'idea per esempio tutte quelle idee che vedevano coinvolti suoi amici e amiche con i quali proprio non avevo legato e ancor meno ci sarei riuscito sentendomi così insicuro di me.

Non è vero che non uscivamo mai, andavamo spesso al cinema, a mangiare fuori e a fare tutta una serie di cose, l'unica cosa che effettivamente mancava era l'entusiasmo... avevo perso completamente l'entusiasmo, ero tanto infelice. Mi domandavo “ma perché una volta che ho qualcosa devo averlo brutto?!?!” - “perchè, perché ha dovuto rovinare tutto!!!” e poi non mi faceva prendere le decisioni che avrei dovuto prendere l'idea che per il lavoro, a parte che non lo trovavo, ma se anche lo avessi trovato mi rendeva statico la convinzione che non appena avessi mollato tutto sarebbe andato a posto e io mi sarei mangiato le mani e per la iena l'idea che quello che era venuto prima di me si era fatto i fatti suoi bello beato, quello che sarebbe venuto dopo avrebbe preso di lei solo quello che anche a me piaceva e io sarei rimasto in mezzo tenendomi solo l'amarezza e allora mi dicevo “Passerà! Tieniti stretto quel poco che hai, l'alternativa è non avere nulla...” avvilente... tanto avvilente... queste sensazioni erano in me un tappeto umorale ma non erano costantemente preponderanti, arrivavano, creavano in me lo scompiglio e poi si riposavano sino alla volta successiva. In tutto il resto del tempo penso di aver voluto bene alla iena e di essermi con lei comportato sempre bene, riempiendola di attenzioni e amore. Il mio umore come i suoi comportamenti erano pieni di lati oscuri che, di tanto in tanto, si mostravano evidenti nutrendosi vicendevolmente. Ci sono stati lampi di felicità e serenità ma purtroppo calavano nuovamente rapide le tenebre nel mio animo perché sapevo che la mia era una decisione dettata dalla codardia, dal compromesso, non mi rispettavo, non avevo la benché minima stima in me. Sono stati lunghi anni... lunghissimi... speravo che qualcosa cambiasse... che le insensibilità di lei sparissero... che il lavoro cambiasse... che i brutti ricordi svanissero.. che il tempo guarisse le ferite... in parte lo aveva fatto in questo ultimo anno ma... ma la malattia di mio padre ha fatto sì che gli ultimi anni si contraessero in un unico e infinito giorno... tutti i nodi sono venuti al pettine... le illusioni hanno lasciato spazio alla triste e cruda realtà.

E' SVANITO IL SORTILEGIO

 
 
 

Post N° 111

Post n°111 pubblicato il 19 Giugno 2007 da NewDealNow
 

Buongiorno a tutti!

Mi è tornata voglia di scrivere, dopo questi mesi così strani, profondamente strani, mi è tornata voglia di scrivere. Parto dalle sensazioni. Gli ultimi quattro mesi non li ricordo benissimo, nonostante io abbia una memoria, come si dice, da elefante, gli ultimi quattro mesi sono trascorsi in maniera del tutto anomala, surreale, paradossale e con quella che definirei una contrazione temporale. Questo periodo discretamente lungo è contratto come in un solo e lunghissimo giorno dentro di me, ho pochi ricordi, tante sensazioni e l'impressione di essermi risvegliato da un sortilegio. Ho la sensazione come di essermi riappropriato, o meglio, riconciliato con me stesso, con il senso delle cose.

Come ho scritto precedentemente, a partire dal gennaio scorso mio padre ha iniziato ad avere piccoli problemini, un formicolio stranissimo, all'inizio di marzo la fatale sentenza... tumore al cervello di alto grado di malignità, inoperabile, incurabile. Non c'era più nulla da fare, gli rimanevano, hanno detto i dottori, tra i quattro e i sei mesi di vita, metà dei quali li avrebbe trascorsi paralizzato in un letto. Questo accadeva nella prima decade di marzo e ha dato il via a un'escalation di eventi e sensazioni che hanno, nel bene e nel male, rivoluzionato e sconvolto la mia vita modificandola radicalmente, nella valutazione del passato, nel presente e nei progetti per il futuro. Si dice che un amico lo si vede nel momento del bisogno, lo si dice forse perché non è dato affatto per scontato che un amico sappia tenderti la mano nel momento più buio e la difficoltà diventa un modo per capire chi ti sta intorno. Lo si dice degli amici ma non vi è analogo detto per fidanzati o fidanzate, compagni o compagne, mogli o mariti. In un certo senso lo si da per scontato ma, ahi me, ho potuto constatare che non è affatto così. Le difficoltà spaventano. Terrorizza molte persone l'idea di dover cedere qualcosa di sé avendo come sola motivazione l'amore.

La malattia di mio papà e la fine del mio rapporto con quella che chiamerò “La Iena” hanno corso su due binari paralleli. Le due cose si sono intrecciate, le prospettive di difficoltà hanno minato alla base (una base d'argilla) il gigante che era diventato la mia vita di coppia.

Nell'arco di questi mesi, se da un lato tutte le mie risorse e i miei pensieri erano rivolti a mio padre, dall'altro diventavo sempre più conscio che con la iena le cose non sarebbero potute continuare a lungo o, per meglio dire, ho iniziato a pensare che quel periodo così duro per me, avrebbe dato inizio a una nuova stagione di stima, rispetto, fiducia e amore o avrebbe decretato la fine del nostro rapporto. Quest'ultima via è stata, alla fine, percorsa. Ma andiamo per ordine.

Che mio padre sarebbe morto da lì a quattro mesi me lo dissero un lunedì mattina, lo stesso giorno la iena mi disse “Però ricordati che ci sono anch'io”; qualche giorno dopo il problema non era più esclusivamente il presente ma bensì lo diventava anche il futuro in quanto per la iena la prospettiva di una madre sola (che non era la sua) alla quale stare vicino dopo che mio padre fosse morto era una prospettiva assai soffocante. Allora... prima per il lavoro... poi per il padre malato... poi anche la madre... e no!?! E' veramente troppo!!!! Così il malcontento è salito ma veniva ben ben celato dalla iena che covava e covava... non dava molto a vedere quella che era la scelta che stava in lei maturando sempre di più, quelle che erano le convinzioni che si stavano sempre più artificialmente costruendo dentro di lei... non mi sono accorto che dormivo sereno, pensandomi al sicuro, accanto a una iena. Del resto la iena era scesa giù giù infondo alle mie priorità e questo un po' per il suo atteggiamento sempre seccato per il tempo dedicato a mio padre e un po' perché proprio mio padre era il fulcro delle mie preoccupazioni e dei miei pensieri. Mi hanno detto che mio padre ha quattro mesi di vita solo qualche giorno fa e tu mi metti i musi perché non usciamo? Perché non andiamo al cinema? Perché, dopo che dedico il sabato a mio papà per cercare di prendere tutto da questo ultimo periodo passato con lui e per cercare di farlo stare il meglio possibile, son troppo stanco per uscire? “Ma devi dedicare proprio tutti i sabati a tuo papà?” - aggiustando poi il tiro - “Sì, ma dopo potremmo uscire”. È vero, avrei potuto non dedicare tutto il tempo che gli ho dedicato ma poi sarei riuscito mai a perdonarmi? Avrei potuto non fare tutto il possibile per cercare di farlo stare il meglio possibile ma sarebbe stata giusto fare così dopo che lui per me ha fatto tantissimo? No. Non potevo e non volevo mettere nessun interesse personale e tanto meno un'altra persona davanti a mio padre. Non si merita di essere trattato con tanto egoismo e cinico calcolo. Dalle ore 8:00 alle ore 12:00 papà... dalle 14:00 in avanti iena. Questo mi diceva “bisogna trovare tempo per tutto” - “c'è anche un dopo”. Mio padre era evidentemente cambiato, parlava con difficoltà, era sempre stanco, scoppiava in pianti disperati (sintomo della malattia) rendendosi conto di essere malato e sentendosi un peso per tutti. Io avrei dovuto andare poi al cinema. Ore 18:00 pacche sulla spalla a papà a seguito pianto disperato, ore 20:00 cinema. “È questione di indole” mi ha detto la iena “Io voglio una vita più sociale, non voglio fare una vita da sessantenne a 30anni!” - caspita, ma non ero il tuo amore per sempre sino a pochi mesi fa? - “Prima per il lavoro, poi per tuo padre... hai sempre qualche problema che ti rende depresso” - è vero, tendo alla depressione. Tendo alla depressione quando faccio cose che il mio animo più profondo considera sbagliate, considera errori. La iena è stata un errore, per far tacere le miei insicurezze ho accettato, sbagliando clamorosamente, una situazione che dentro di me creava un conflitto profondo e infinito.

Pian pianino mio padre è tornato a stare benino anche se non è più tornato quello di prima ma, viste le prospettive illustrateci, è stato tutto oro, ogni minuto, ogni ora, ogni suo sorriso, ogni sua risatona, ogni suo consiglio li ho iniziati a sentire come un qualcosa che mi veniva donato in più e non come un qualcosa che mi veniva ogni giorno sottratto. Ogni cosa non era qualcosa in meno (un furto) ma bensì era qualcosa in più (un regalo).

Le tante sedute di radioterapia al centro tumori del ricco nord est erano un qualcosa di sconvolgente, bambini malati di tumore che piangevano, tante, tante persone malate e, lì in un angolo, mio padre ad aspettare il suo turno. È stato un lunghissimo periodo vissuto nel timore che la terapia finisse, come avevano sinistramente detto, col peggiorare la situazione togliendo ancora tempo al già poco tempo disponibile e poi come avrebbe reagito? Sarebbe riuscito ancora a parlare, a uscire dopo? Ma avrei dovuto saper gestire meglio le mie emozioni e pensare anche al dopo, avrei dovuto portare mio padre a fare la radioterapia e poi parcheggiarlo a casa trotterellando felice verso la multisala più vicina. Radioterapia e poi al sabato portarlo a fare una piccolissima passeggiata? Troppo! Uscire dal lavoro e andare a trovarlo tutte le sere? Ma neanche la spesa facevo più, non facevo nulla in casa tornando per le 20:00 magari anche stanco morto. Ma sei matto a svegliarti tutti i santi giorni alle 6:30, sabato e domenica compresi, da 5 mesi a questa parte? Se si fa così poi non resta tempo per fare altro!?!

Altro... avrei dovuto pensare ad altro... mi sarei dovuto dire “E va bé, tanto mio padre oramai è andato, diamogli un calcio nel sedere, paghiamo qualcuno per sbrigare le cose pratiche e tuffiamoci in un bel mare di cazzi nostri!?!” - o avrei potuto dire - “tanto c'è mia madre, ci pensa lei, io devo costruirmi un futuro e non posso sacrificare la mia vita per stare qualche ora con un malato”. Avrei potuto dire così, avrei potuto comportarmi così e forse qualcuno (la iena sicuramente) lo avrebbe considerato normale ma io non sono fatto così. Mio padre mi ha dato tutto quello che poteva, ha fatto del suo meglio, è sempre stato un padre presente e affettuoso, la mia famiglia è sempre stata una famiglia presente e affettuosa, non potevo voltarmi e farmi, anche solo in parte, i fatti miei. Era un dolore, un sacrificio che dovevo, volevo vivere sino infondo e poi, io sono tutto cuore e niente cervello, quando c'è da combattere io salto in groppa al mio cavallo bianco, sguaino la spada e parto al galoppo verso il nemico anche se vado incontro al massacro. Non sono uno stratega. Non so pianificare, gestire e incanalare le emozioni; da esse mi faccio travolgere in un impeto di sensazioni e parto all'attacco. All'attacco di tutto, della malattia di mio padre, del tempo che non basta mai, del sonno e della stanchezza, dei discorsi del cazzo, dei piccoli e grandi gesti di egoismo, delle iene. Lo scontro idealistico quasi a voler dimostrare sino infondo che io mi spezzo ma non mi piego! Non arretro di un passo! Radicale forse, sbagliato probabilmente ma una tigre messa all'angolo reagisce violentemente, molto violentemente. La mia violenza è stata, ovviamente non negli atti, non ho mai alzato un dito sulla iena e mai ho pensato di farlo, per carità, sono una persona a modo io. La mia violenza non è stata neanche verbale con attacchi fatti di urla, offese e umiliazioni inflitte. Niente di tutto questo, la mia violenza, il mio reagire violentemente è stato, ed è, solo un modo estremamente forte di sentire le cose, le mie convinzioni e di prendere decisioni. Proprio come l'impeto di un cavaliere che lancia al galoppo il suo destriero e avanza verso l'esercito nemico con cotanta convinzione e senza dubbio alcuno da sembrare inarrestabile. Ecco, io sono un po' questo, non che non abbia paure, non che non abbia tristezze, non che non abbia dolori è solo un profondo senso del dovere, di spirito di sacrificio a riempirmi d'impeto il cuore. Sicuramente mio padre è anche immenso affetto e riconoscenza, è la bontà d'animo che in lui si sintetizza, non che sia un santo, di sbagli ne ha fatti, incazzare mi ha fatto incazzare parecchie volte ma non vuol dir niente, di base se ha sbagliato lo ha fatto a fin di bene, lui è un buono, un buono vero: “omnia munda mundis” - tutto è puro per i puri.

Ma arriviamo agli ultimi giorni della iena... venerdì arriva a casa con un bel dvd nuovo, ha comprato un film, sabato “normale”, lo dedico a mio papà, la iena non manifesta particolari fastiti, domenica mattina la iena mi porta la colazione a letto... domenica sera la iena mi dice che torna da sua madre. Non una litigata, non una discussione ma bensì la calma da svariate settimane. È uscita dalla porta e non mi ha più voluto parlare “devo stare un po' da sola per far riordinare le idee” - le idee? - “il problema non è l'amore, io ti voglio bene, il problema è lo stile di vita” - stile di vita? - “è la tua indole il problema?” - la mia indole? I primi giorni, nonostante tutto, mi mancava molto, ho provato a chiamarla ma non mi voleva parlare, ho provato a cercarla ma non mi voleva vedere. Volevo riprovare a far funzionare le cose, troppo radicale quella scelta fatta così di botto. Allora ha lavato e stirato le sue cose e le ho riposte per benino nell'armadio “quando torna vedrà che possiamo risistemare le cose, per lo meno riprovarci” - pensavo. Passavano i gironi e lei non tornava, non chiamava. Era sparita, scappata. Dopo dieci giorni dalla sua repentina fuga sono capitato a casa per puro caso e davanti ai miei occhi si è presentata una scena che mai avrei immaginato di vedere... la iena, quella strega di sua madre e una squadra di traslocatori che stavano portando via la roba. Non si è sentita in dovere di farmi neanche una telefonata per dirmi “Guarda è finita, domani vengo a prendere la mia roba” - nulla. La mia relazione con lei è terminata come, infondo, è vissuta, nel nulla. Non l'ho più sentita. D'improvviso è sparita dalla mia vita come, per l'appunto, fosse stata il frutto di un sortilegio.


Sono passati due giorni della fuga della iena e mi arrivano aumento e passaggio di livello, ne passano tre e dalla risonanza magnetica risulta che, non solo la radioterapia ha bloccato il tumore, ma addirittura, contro ogni previsione lo ha fatto un pochino regredire rendendo ora realistica un'aspettativa di vita che potrebbe arrivare a 1 anno.


È strano tutto quanto mi sta capitando... tutto molto surreale.


Il numero 3 ricorre sempre nelle date che corrispondono agli eventi di questi ultimi mesi


Nei giorni immediatamente precedenti alla botta inflittami dalla iena mi è tornata alla mente la prima canzone che ho imparato, la prima canzone della quale ho memoria e che si perde nei lontani anni della mia infanzia... è una vecchia canzone non famosa di Gigliola Cinquetti, si intitola “Gira L'Amore (Caro Bebè)”


Mi disse: "Non pensarci, bambina.

La vita è una speranza che cammina

nel cuore ti ho lasciato una stella

cammina che la strada si fa bella!"

 
 
 

Post N° 110

Post n°110 pubblicato il 12 Giugno 2007 da NewDealNow
 

L'ultimo mio post risale al 30 di marzo, da allora sono successe parecchie cose. Ma andiamo per ordine...

Con la mia compagna è iniziato un nuovo periodo di conflittualità, lei ha iniziato a fare sempre più problemi per il tempo che dedicavo a mio padre e per la mancanza di collaborazione nelle faccende di casa da parte mia, inoltre ha iniziato a far pesare sempre più il fatto che non si avesse una vita sociale appagante, che si uscisse poco e questo in particolar modo a seguito della malattia di mio padre a il problema arrivava da prima. Tagliando tutti i passaggi intermedi poco più di una settimana fa una sera arrivo a casa e la trovo sul divano, mi dice “ti devo parlare” - io mi siedo - “torno da mia madre, non siamo fatti per stare insieme, vediamo la vita in maniera troppo diversa, tu non vuoi mai uscire, coinvolgi troppo i tuoi genitori nella nostra vita e poi non mi dai una mano in casa” - se ne è andata. Io ho pianto, l'ho pregata di restare, le ho detto che sarei cambiato, che sarei riuscito a conciliare quanto la situazione di mio padre richiede con le sue “legittime” richieste. Lei mi dice di no, che non sarei potuto cambiare, che era questione di indole, eravamo troppo diversi e lei non voleva fare una vita da sessantenne a quest'età. “Un po' di tempo per pensare, far sbollire la rabbia e la delusione” - ecco cosa ha chiesto e poi si sarebbe guardata dentro e avrebbe cercato di capire cosa era rimasto.

I primi giorni sono stati durissimi, mi sentivo solo, abbandonato, l'ho pregata di tornare, ho chiamato sua madre, le sue amiche affinché facessero qualcosa per farla tornare ma niente “lascia passare un po' di tempo” - mi dicevano.

Ieri, dopo uno sfogo con un amico ho capito, ho capito che io non le perdonerò mai di avermi umiliato raccontandomi di essersi fatta sodomizzare e di avermelo detto con l'intento preciso di dirmi “ma tu te lo scordi che ti dia il mio culo”. In questi anni ho convissuto con una parte di me che non accettava di stare con una che era stata la troia sottomessa di uno spensierato ragazzotto che dopo averla sodomizzata la presentava come un'amica. In questi anni mi guardavo intorno e mi chiedevo “ma quella ragazza se lo sarà fatto mettere nel culo?” - e poi mi incazzava! - “ma perchè io devo stare con una che si è fatta sodomizzare!!” - infondo sono stato con lei per tacitare la mia insicurezza, la mia paura di non trovare nessun altro. Mi girava dentro una lama circolare dai denti aguzzi che mi diceva “il sue ex ha fatto i suoi porci comodi, quello che verrà dopo di me non verrà mai a sapere di questa cosa e quindi potrà vederla come avrei voluto vederla io e lei sarà quindi felice con un altro che si gusterà a pieno quello che a me piaceva di lei e io rimarrò solo, sono uno sfigato!”. Ho atteso per anni che arrivasse il momento giusto, la scappatoia, l'alternativa ma le cose sono andate sempre peggio su tutti i fronti, dentro di me sentivo l'impossibilità a vivere una relazione con una persona che non stimavo e che disprezzavo ma allo stesso modo avevo bisogno di lei e così disprezzavo me stesso per il fatto di non avere la forza di chiudere.

Ho paura, paura di restare solo, rabbia per il fatto che se lei non avesse solo omesso di dirmi che "il suo ex glielo aveva messo nel culo in tutti i sensi" la mia storia con lei sarebeb andata benissimo come quelle degli altri invece no.... quanto sono triste, demoralizzato, mi viene da piangere!!!

 
 
 

ADESSO BASTA ! E' FINITA !

Post n°109 pubblicato il 30 Marzo 2007 da NewDealNow
 

SI PUO' PROGETTARE UNA VITA CON UNA PERSONA CHE, IN UN CERTO SENSO, DISPREZZI?.........NO!

SI PUO' ACCETTARE CHE LA TUA COMPAGNA ABBIA AVUTO RAPPORTI ANALI CON UN ALTRO E CHE, FREDDAMENTE, TE LO DICA COME SE NULLA FOSSE?.........NO!

immagineIl dramma che sto vivendo con mio padre è come se avesse avuto l'effetto che ha l'autunno sugli alberi. Ha fatto cadere tutte le foglie e mi sono accorto che sotto a una coltre belle foglie verdi c'erano in realtà parecchi rami secchi. Si è innescata una crisi profonda con la mia compagna. La frase che la mia compagna mi ha detto all'indomani della fatale diagnosi che dava a mio padre tra i quattro e i sei mesi di vita metà dei quali li passerà paralizzato in un letto è stata - “Non ti dimenticare che ci sono anch'io” - Cosa vuol dire questa frase? Troppo scosso per realizzare fino infondo, troppo fragile per rispondere e intraprendere una discussione o un confronto ho detto semplicemente - “Va bene”. Il discorso non è morto lì, un altro paio di volte questa frase, sotto altra forma, è transitata nei discorsi di lei sino a quando, due giorni fa, ho deciso di chiedere un chiarimento. Ma come? Mio padre ha pochi mesi di vita con tutto ciò che comporta a livello emotivo e tu mi chiedi di non dimenticarmi di te? - Intendevo dire che, pur dedicando la maggior parte del tuo tempo a tuo padre, cinque minuti per una passeggiata, un gelato o un momento per noi io li vorrei – così a risposto lei.

Ho pensato che chiedermi di sottrarre anche solo un secondo a mio padre quando il tempo a nostra disposizione è così poco non era giusto! “Tu sei un'egoista insensibile!” - Ecco cosa ho pensato di lei. Lei mi dice che la stavo fraintendendo e che quello che voleva dirmi lei era che cercare di compiere un piccolo passo verso il distacco mi avrebbe aiutato dopo, quando mio padre non ci sarebbe stato più. Continua, però, sottolineando il fatto che poi, dopo la morte di mio padre, ci sarebbe stata per me la preoccupazione di mia madre sola e mi manifesta la sua preoccupazione per una mia, a suo avviso eccessiva, dedizione ai problemi della mia famiglia, in buona sostanza mi dice che mi faccio, per carattere, travolgere troppo dalle situazione negative e che il suo dire era per cercare di ridestarmi da questo mia dedizione a senso unico che, sempre a suo dire, mi caratterizza. Non la capisco, sento che non è dalla mia parte, sento che la persona sulla quale pensavo di poter fare affidamento in questo momento così difficile non mi capisce e non capisce ciò che sto vivendo e come lo sto vivendo. Lei nega che vi sia dell'egoismo nelle sue parole. Ma sono passati solo venti giorni da quando hanno condannato a morte mio padre e lei già dopo solo tre o quattro giorni era salta fuori con questa frase... perché? Perché ha voluto mettere le mani avanti? Perché io ho un carattere che tende a rendere totalitario il problema del momento e ad annullare tutto il resto, mi focalizzo esclusivamente, dice lei, su ciò che mi preoccupa in quel periodo. Inizia a sentire un nodo allo stomaco. Lei mi dice che il problema attuale e serio e tremendo ma lei aveva visto che avevo annullato, a causa del lavoro, tutto il resto per parecchio tempo e in parecchie occasioni lasciandomi divorare dai miei problemi per 24 ore su 24, per 365 giorni all'anno. Lei non voleva che mi lasciassi andare alla mia tendenza alla, diciamo, depressione. Ma che cazzo sta dicendo?!?! Mi sono fatto opprimere dai miei problemi sul lavoro?!?! Ma che cazzo sta dicendo!!!??!!! E no!!! E NO!!! Questo non puoi dirlo!!!! Vuol dire che non hai capito niente, niente, niente di questi quattro anni che abbiamo vissuto insieme!!!

Ecco qual è stato il problema e cosa mi ha fatto cambiare immaginenell'umore, nell'allegria, nell'ottimismo, nel corpo. A cambiarmi non è stato il lavoro, seppur di merda, avvilente e demotivante, a cambiarmi, a ferirmi a umiliarmi è stata lei! Stronza!

Una sera dell'agosto 2003 eravamo in vacanza assieme, avevamo appena fatto l'amore quando lei mi chiede se avevo delle fantasie particolari, io rimango vago, lei mi chiede - “ VORRESTI AVERE RAPPORTI ANALI?” - e io dico - “Bè sì, mi potrebbe piacere” - ero un po' imbarazzato a dire il vero. Un secondo dopo il nostro rapporto è, in un certo senso, finito. Lei mi guarda fredda e con freddezza ancor più spietata mi dice - “IO CON IL MIO EX L'HO FATTO PERCHE' ERA UNA SUA FANTASIA MA NON HO INTENZIONE DI FARLO CON TE, SE VUOI FARLO CERCATENE UN'ALTRA!!!!” - io rimango sconvolto dalle sue parole, dopo aggiunge particolari raccapriccianti - “UUUHHH, POI CHE FASTIDIO LA VASELLINA TUTTA TRA LE GAMBE, NON RIUSCIVO A TOGLIERLA!?!”. Dopo quelle parole mi si sono arricciate nella mente e nello stomaco tutta una serie di frasi che mi avevano lasciato di merda nei mesi precedenti - “IL MIO EX ME LO HA MESSO NEL CULO IN TUTTI I SENSI” - “Sono contenta che il profilattico te lo metti da solo, gli altri volevano sempre che glielo mettessi io” - “ti piace qui? Perché al mio ex non paiceva” (questo mente mi passava la lingua sui testicoli). Tutte queste frasi sono diventate un macigno enorme ma immaginel'idea che se lo sia fatto mettere nel culo da un altro, che sia stata sodomizzata da uno che la presentava come una sua amica, che abbia avuto un'intimità così profonda con un'altra persona e non con me, che non abbia avuto la sensibilità, l'intelligenza, l'amore di non dirmi ciò che era successo in quel porco letto, bè tutto questo mi ha fatto cessare di rispettarla, di amarla, di fidarmi di lei. Mi logora l'immagine di lei messa a 90° che soffre e urla mentre le sfondano il culo. Scusate la volgarità delle mie parole ma usando dei sinonimi non riuscirei a rendere l'idea dell'immagine svilente che ho avuto di lei. Mi ha deluso e ferito, mi sono ritrovato a stare con una che non se lo faceva mettere nel culo dagli altri, altri che divertiti potevano raccontare agli amici di come glielo avevano messo dentro, di come lei soffriva e di come erano venuti alla fine tra le sue natiche.

Non lo posso sopportare, l'altra sera tutta la mia amarezza nascosta nel profondo per anni è riesplosa, tutte le sue buone qualità per le quali ho deciso di non mettere termine alla storia quasi quattro anni or sono, sono nuovamente passate in secondo piano lei è tornata a essere...

QUELLA TROIA CHE SE LO E' FATTO METTERE NEL CULO!!

P.S. Tutti quelli che erano i problemi che ho descritto nel corso di questi mesi su questo blog erano tutte cazzate. Vivevo male il lavoro perchè avevo una vita sentimentale del cazzo, bella solo apparentemente. Sono ingrassato perchè profondamente avvilito, dispiaciuto e frustrato nonchè combattuto nel "continuare o farla finita" dalla storia con stavo vivendo. Ecco tutta la verità su di me e sulla mia vita. Sto con una che considero una troia. Ecco perchè considero me stesso una merda, un condardo, non mi rispetto e non la rispetto. Non ho avuto neanche il coraggio di scrivere questa cosa su di un blog anonimo tanta era la vergogna che provavo e provo per quella che, sino a pochi giorni fa, consideravo la mia compagna di vita, oggi riesco a vederla solo come quella che si è fatta sodomizzare, violentare l'ano, si è fatta dare la vasellina sul buco del culo. La considero la troia di un altro. Non è l'amore dolce che volevo vedere in lei. E' una che che se lo è fatto mettere nel culo solo perchè "era una sua fantasia".... e ha considerato normale dirmelo... che stronza!

SEI UNA STRONZA!!!
HAI ROVINATO TUTTO!!!!
HAI ROVINATO TUTTO!!!!
HAI ROVINATO TUTTO!!!!

VAFFANCULO!!!!

TI ODIO!!!!!!!!!!!!

immagineMI FAI VOMITARE!!!

 
 
 

Post N° 108

Post n°108 pubblicato il 27 Marzo 2007 da NewDealNow

Questa mattina ho acceso il PC e mi sono detto - “Oggi scrivo sul Blog qualcosa su mio papà” - questo mi sono detto ma ora che mi si è presentato davanti il foglio bianco è difficile mettere insieme qualche riga che abbia un senso compiuto o, più propriamente, un significato che racconti questi strani giorni che sto vivendo. Gli ultimi giorni insieme a mio padre.

Non è fondamentale che qualcuno legga quanto scrivo, tanto meno che le mie parole vengano commentate (effettivamente, che vuoi commentare?) ma scrivere, come da sempre per me, ha un effetto calmante; è un palliativo, d'accordo, ma un piccolo effetto positivo nello mettere in parole quello che rimbomba nella mente e nel cuore c'è.

Dall'ultimo mio post c'è stato qualche altro consulto medico, purtroppo quello più importante non ha dato l'esito sperato, la diagnosi è confermata, l'inoperabilità è confermata così come l'eventuale inutilità di un ipotetico intervento ad altissimo rischio. Non esiste cura, rimedio... solo la radioterapia potrebbe (forse) rallentare un pochino il crescere di questo demonio che sta uccidendo, pian piano, mio padre.

È incredibile e, di fatti, ancora non ci credo completamente... a vederlo questa mattina sembra impossibile che abbia, dentro di sé, un male che, tra tre o quattro mesi, lo paralizzerà a letto, poi gli intorpidirà la mente e, infine, lo ucciderà.

È una riflessione banale e penso appartenga a tutti quelli che si trovano faccia a faccia con la fragilità dell'uomo ma tutto il nostro essere arroganti nei confronti della natura, tutta la nostra presunzione che ci fa credere di conoscere e conoscerci, tutti gli artifizi che ci allontanano dalla nostra sostanza di deboli creature dell'universo, tutto questo, e molto altro, crolla come un castello di carte quando ci si accorge che non esistono rimedi, cure, non esistono ricchezze che possano metterci al riparo dalla morte e dal nostro destino. Carriera, soldi, successo, bellezza svaniscono in uno stanzino d'ospedale e l'unica cosa che rimane a galla è ti inonda il cuore è l'amore per la tua famiglia, per le persone che ti hanno amato e che ti amano, desideri solo tornare a casa a speri, lo speri con tutto il cuore, che un miracolo faccia tornare tutto come prima. Quando il destino ci sbatte davanti al muso il suo volere e ci costringe a guardare la nostra realtà di piccoli agglomerati pensanti di atomi, quando la nostra fuga costante dalla nostra natura di piccole creature viene interrotta e veniamo violentemente riportati sulla Terra, sempre uguale da miliardi di anni e ancora oggi, nelle sue regole, uguale ai primordi, quando tutto questo accade, in quello stanzino di ospedale ti ritrovi a essere uguale a un altro dei miliardi di miliardi di uomini, uno a caso non uno speciale, che si è trovato a domandarsi “perchè?”, che si è ritrovato a pregare Dio, che si è ritrovato a piangere, che si è ritrovato nudo, spogliato dalle migliaia di secoli di civilizzazione e progresso, e ha sentito che, come una spada rovente, il dolore primitivo gli stracciava il cuore e tutto, proprio tutto, è caduto a terra e solo l'amore, col quale nasciamo, è rimasto nitido nella mente. Nasciamo per amore e con dolore, le madri soffrono per mettere al mondo i figli, i figli nascono e piangono. Moriamo per dolore e soffriamo per l'amore, i figli piangono, i genitori muoiono. Si inizia e si finisce con un pianto e con un dolore. Si ignora la morte sin tanto che la vita risplende luminosa, si ignora la morte perché la morte è la fine della vita e perciò di ciò che conosciamo; la morte è distante, vestita di nero, appartiene sempre agli altri. La morte, al contrario della nascita, è definitiva. La morte è irreversibile, misteriosa e dolorosa, la vita è fragile, misteriosa, felice e dolorosa quindi, in un certo senso, la vita viene tenuta in scacco, per tutta la sua durata, dalla morte che, inevitabilmente, prima o poi, in un modo piuttosto che in un altro arriva per tutti e per tutti uguale nell'istante immediatamente successivo all'ultimo respiro. Gli occhi si chiudono sul mondo e sulle persone care, l'aria non riempie più i polmoni, il cuore smette di battere e avviene un distacco definitivo, una porta inarrestabile, pesante e senza maniglia si chiude separando, per sempre, chi resta da chi se ne va. Addio... già... A Dio.


Papà, ti voglio bene.

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Post N° 107

Post n°107 pubblicato il 21 Marzo 2007 da NewDealNow

immagineNon posso non domandarmi il perché ci stia capitando questo. Vero è che vale il discorso “... perché sarebbe dovuto capitare a un altro...” è vero. Il ragionamento fila. Perché a un altro e non a mio padre? Se il cancro non avesse colpito mio padre ma bensì un altro padre di un'altra famiglia la quantità di dolore nei suoi cari sarebbe stata egualmente profonda e viscerale quanto inconsolabile. Probabilmente un “perché?” non esiste anche se, secondo certe teorie alternative, un perché c'è sempre ed è da ricercare in un trauma subito. La “Nuova medicina germanica” di Hamer. Ho letto di tutto in questi ultimi dieci giorni. Ho letto quanto scrive la medicina ufficiale e quanto scrivono altre correnti di pensiero come quella di Hamer ma il nocciolo del discorso è che, quando una persona si trova nella situazione nella quale ci siamo trovati io e mia madre, nel momento in cui ci hanno detto della presenza di un cancro inguaribile e fulminante bè... tutto lascia adito a una piccola speranza così come un soffio di vento ti fa ripiombare nelle tenebre della tua disperazione e impotenza di fronte all'onnipotenza della natura che, cattiva, inesorabilmente svolge il suo macabro compito di distruzione di corpi, presenze, voci, risate, amore, speranze, progetti, sentimenti. La speranza... si dice che sia l'ultima a morire e probabilmente questa debole, debolissima, speranza che si annida nelle pieghe più remote del mio cuore morirà nel momento stesso in cui mio padre esalerà l'ultimo respiro ma sino a quel momento, seppur inutilmente, continuo a sperare che si compia un miracolo e che mio padre guarisca. Lo so, è impossibile e forse sarebbe meglio se iniziassi a farmene una ragione ma come si può considerare spacciata una persona che parla, seppur con qualche difficoltà di pronuncia, cammina, mangia, ragiona e non ha alcun altro sintomo se non la parziale paralisi della bocca? Degenererà, dicono i medici... degenererà... ma infondo loro non sanno da cosa sia causato il cancro al cervello (glioma anaplastico mi pare si chiami) e non hanno idea di come lo si possa curare e guarire... dico che non si può ma, forse sarebbe più appropriato dire che loro non sanno come fare a guarirlo. Mi dico... “... ma quante cazzate che ti racconti...” - già, sono un mucchio di cazzate, forse dovrei rassegnarmi al fatto che mio padre tra qualche settimana inizierà a rimanere paralizzato e entro pochi mesi morirà.... ma fa troppo male... non può essere!!!!! Guarirà! Ma cosa dico?!?! I dottori sono stati chiari “Gli rimangono tra i quattro e i sei mesi di vita e entro due o tre mesi sarà infermo a letto”. Sarò infermo a letto, con la mente intorpidita... mi auguro che la mente gli si intorpidisca prima che la paralisi sia completa e che non riesca a capire sino infondo il dramma che, per ora inconsciamente, sta vivendo. Mi auguro che, per lo meno, non soffra... hanno detto che una piccola fortuna in questo dramma c'è.... il cancro al cervello non da sofferenza al malato. Il malato è mio padre.

Avere questo ultimo periodo per stare insieme è un po' un dono un po' uno strazio... Dio mio quanto fa male vederlo e sapere che sta morendo e che tra pochi giorni (ancora 120 giorni...?....180?...200? Sono sempre e comunque pochi) entro pochi giorni, dicevo, il suo posto sarà vuoto e tale lo rimarrà per sempre, nei nostri cuori e nelle nostre case.

In cosa posso sperare? Non ci hanno dato speranze di guarigione, neanche una... posso solo sperare in un miracolo o, più realisticamente, posso solo sperare che non soffra.


Papà, ti voglio bene! 

Come acqua che ti scivola via tra le dita...non la puoi trattenere.
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Post N° 106

Post n°106 pubblicato il 21 Marzo 2007 da NewDealNow

immagineDopo parecchio tempo torno a scrivere. Nell'ultimo post avevo scritto che a mio padre avevano diagnosticato un tumore a un osso dell'orecchio. Purtroppo le cose sono assai peggiorate.

Il tumore all'orecchio è stato poi definito una sorta di forma callosa sull'osso che avrebbe dovuto essere rimossa ma che non vi era alcuna fretta... meno male – ho pensato – però... che ansia in quei giorni....

I disturbi di mio padre, che dapprima erano esclusivamente un formicolio al viso, hanno iniziato a diventare un difetto nella pronuncia di alcune lettere, poi la difficoltà a pronunciare alcune parole... dieci giorni fa, al peggiorare di questa difficoltà a parlare, mia madre lo ha fatto ricoverare e la diagnosi è stata spietata.

Cancro al cervello, inoperabile, incurabile, inarrestabile... il primario di neurochirurgia mi ha detto “A suo padre resteranno realisticamente tra i quattro e i sei mesi di vita” - Mio padre sta per morire??! - “Il cancro che ha al cervello è tra i peggiori che ci siano, non abbiamo cura, l'intervento lo paralizzerebbe immediatamente, la radioterpia potrebbe, se reagisse bene, prolungargli l'aspettativa di vita ma di giorni... quindici giorni, un mese, magari due....” - Non è possibile che stia capitando questo, è solo un brutto sogno, un incubo tremendo - “La malattia è degenerativa e quindi suo padre inizierà, come ha già fatto, con la paralisi della parte destra della bocca, poi toccherà al braccio e alla gamba, poi l'intero lato destro rimarrà paralizzato, la sua mente si intorpidirà e alla fine sopraggiungerà la morte.” - non è possibile che stia capitando questo, ma no! No! No!

In questi dieci giorni ho versato più lacrime di quanto non abbia mai fatto nella mia vita. È un dolore immenso sapere che mio papà tra pochi mesi non ci sarà più, non riesco ad accettarlo e, infondo, neanche a crederlo.

Adesso mio papà è a casa e sembrerebbe stare bene, sono felice di poterlo ancora vedere, toccare, ascoltare. Mi si riempie il cuore di una commozione infinita quando lo vedo esplodere nei suoi sorrisoni a cento denti, so che non li vedrò più. Soffro, soffro infinitamente, soffro per mio padre, soffro e mi preoccupo per la salute di mia madre.


PAPA' TI VOGLIO BENE!

 
 
 

Post N° 105

Post n°105 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da NewDealNow
Foto di NewDealNow

Ieri mattina ho fatto una crocetta sulla data di lunedì. Il 22 gennaio 2007 pensavo fosse stato il giorno della svolta. Ero tornato a credere che forse... forse forse... la fortuna era tornata a baciarmi le gote. Ahi me mi sbagliavo. Vi ricordate dalla possibilità lavorativa che stimavo nel 16% .... Clamorosamente giovedì scorso era diventata un qualcosa di molto concreto, sono stato convocato per lunedì dal capo del mio capo perché... ero stato richiesto da un altro gruppo e voleva parlarmi prima di dare l'ok al mio trasferimento. Ci siamo parlati, lui mi ha manifestato stima. Si è mostrato dispiaciuto del mio desiderio di spostarmi e rammaricato per non esser riuscito a sfruttare appieno le mie capacità però, se io consideravo che lo spostamento potesse essere un modo per crescere allora lui non lo avrebbe ostacolato. Così ha fatto. Ieri doveva essere la giornata “X” ma le cose non sono andate come avrebbero dovuto andare (lisce) ma si sono imprevedibilmente complicate. Gli ostacoli dovevano essere:

  • La mia sede delocalizzata (problema risolto – il capo di quello che avrebbe dovuto diventare il mio capo gli ha detto “se va bene a te...”)
  • OK non dato al movimento dai miei responsabili (problema risolto – il capo del mio capo non mi ha ostacolato)

Quindi? Quando tutto sembrava filare via a gonfie vele... quello che avrebbe dovuto diventare il mio capo ha chiamato il suo capo chiedendogli quando avrebbe ufficializzato la cosa in modo da organizzarci per i tempi necessari al passaggio delle mie attuali attività e per l'introduzione a quelle nuove e.... sapete cosa gli ha risposto...?!?!

“C'è un problema... al momento c'è una persona che dobbiamo piazzare esternamente al gruppo... se non va via lei non se ne fa niente. I numeri sono blindati, non uno di più, non uno di meno.”


FREGATO!!!!


Ieri, ho provato il dolore e la preoccupazione più grandi che abbia mai provato. Hanno diagnosticato un tumore all'orecchi a mio papà. Non riesco a scriverne. Sono in ufficio e non posso abbandonarmi alle emozioni.

 
 
 

Post N° 104

Post n°104 pubblicato il 16 Gennaio 2007 da NewDealNow

MA A NESSUNO PIACE LA MIA "LODE AL MIO SCOOTER" ????!!!????

E' QUI.... SULLA DESTRA DEL MONITOR.... LA VEDI???
DAGLI UNA LETTA PER PIACERE!!
SE CLICCHI SULLA SCRITTA GIALLA QUI NEL POST O SU QUELLA NEL BOX A LATO TI SI MOSTRA BEN IMPAGIANTA!!!!

E DAIIIII!!!! LEGGILA!!!!! 

IO LA TROVO COSI' CARINA........ERO TUTTO ORGOGLIOSO DELLA MIA LODE.....

 
 
 

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