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"Ci sono terribili catastrofi naturali inevitabili a questo mondo, come i terremoti o gli uragani. A Gaza è in corso una catastrofe umanitaria innaturale perpetrata da Israele ai danni di un popolo che vorrebbe ridotto alla più completa miseria e sottomissione. Una popolazione disperata che non trova il pane e il latte per nutrire i suoi figli. Che non piange neanche più  i suoi lutti perché anche agli occhi è stata imposta una dieta ferrea. Il mondo intero non può ignorare questa tragedia e, se lo fa, NON INCLUDETECI IN QUESTO MONDO."

Vittorio Arrigoni da "Restiamo umani"

 

 

« Chi ben comincia...Colpa. »

Sono morta.

Post n°246 pubblicato il 03 Agosto 2010 da OutOfTarget
 

 

La cosa bella di trascorrere le ferie a casa è che puoi rimanere a letto, la mattina, fino a quando il sonno non si è completamente esaurito. Ed il sonno del tardo mattino è quello che preferisco. Ti permette di ricordare, al risveglio, ciò che hai appena sognato. Come è successo ieri quando, appena aperti gli occhi, ancora potevo percepire addosso una forte sensazione di contrarietà. Ho, così, cercato di srotolare le immagini salienti del mio sogno, cercando di recuperarle dall’angolino di memoria dove erano ancora impresse. E ho scoperto di … ESSERE MORTA. Oh no! Non volevo ammetterlo. Appena trapassata, proprio non volevo ammetterlo. Poi Dio ed il suo aiutante, che non ho inquadrato se essere un Angelo bianco o nero ma che tanto simpatico non era, mi hanno convinta che NO non c’era più niente da fare, mi dovevo rassegnare, ero proprio morta e ora dovevo aiutarli. Ero un Angelo custode ed il mio compito era di aiutare i vivi in difficoltà. Per questo mi spediscono subito in missione, catapultandomi dentro un treno affollatissimo, tipo quello dei pendolari, alle 7.30 di un qualsiasi lunedì mattina, estivo. Ma che ci fo qui? E “stramaledizione” (ops, queste cose ora non le posso più nemmeno pensare, chiedo umilmente scusa) non riesco a muovermi, sono incastrata in mezzo a tutti questi corpi sudati. E chi devo aiutare? Guarda la gente che c’è! Dalla banchina della stazione, sale un grido: “Cerca di allungarti dal finestrino, ti prego! Io non riesco ad entrare, c’è troppa gente.” Qualcuno sta cercando di passare all’interno della vettura una pesante valigia. Gli risponde un soldato, anche lui costretto dalla ressa di persone a pochi metri da me, vicino al finestrino. Il Capostazione fischia per far partire il treno e la valigia è ancora in bilico a mezz’aria, fuori dal vagone. Percepisco l’ansia di quel soldato. Più che l’agitazione per la possibilità di dover lasciare la valigia, è l’angoscia di dover lasciare la persona che sta là fuori a passargli la valigia. Desidero intensamente che riesca a raggiungere il finestrino per rivederla un’ultima volta e così accade. L’improvvisa partenza del treno genera uno strattone al vagone e lo scompiglio fra le persone in piedi al suo interno crea lo spazio sufficiente perché quel soldato riesca ad affacciarsi al finestrino, prendendo la valigia e sfiorando la mano di chi gliela stava porgendo. Non faccio in tempo a condividere la sua gioia che mi ritrovo seduta al centro del lato lungo di un’enorme tavolo fratino. E’ apparecchiato con un candida tovaglia bianca, piatti di porcellana bianchi, posate pesanti d’argento e due candelieri a tre braccia d’oro. Non ci sono pietanze in tavola e Dio ed il suo aiutante sono seduti, ognuno, ad un capo del tavolo. Il tavolo è all’aperto, circondato da alte vette innevate, risplendenti della luce rossa del tramonto, ma non sento freddo e non c’è vento. Guardo i miei convitati. Azzardo una richiesta: “Potreste per favore esaudire anche un mio desiderio? Mi piacerebbe tanto mangiare, invece che qui, in mezzo al deserto del Gobi. E’ possibile?” Stavo pregustando la mia cena in mezzo al deserto quando... mi sono risvegliata sulla loro risposta secca e concisa: “No!” e appunto con addosso una forte sensazione di contrarietà perché, a quanto pare, il merito non mi farà premiare nemmeno dopo morta. Acc…

 
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LA MAFIA SBANDA.

La mafia sbanda,
la mafia scolora,
la mafia scommette,
la mafia giura
che l'esistenza non esiste,
che la cultura non c'è,
che l'uomo non è amico dell'uomo.
La mafia è il cavallo nero dell'Apocalisse
Che porta in sella un relitto mortale,
la mafia accusa i suoi morti.
La mafia li commemora
Con ciclopici funerali,
così è stato per te Giovanni
trasportato a braccia da quelli
che ti avevano ucciso.

                          di  Alda Merini

 

 

 

 

 
 

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