PAPERE E PANNOCCHIE
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HO APERTO IL BLOG POTETE TRANQUILLAMENETE POSTARE, NON CANCELLERO' NE POST NE COMMENTI...LA LIBERTA' DI ESPRESSIONE E FONDAMENTALE, UN'UNICA RACCOMANDAZIONE PER IL BLOG PASSANO ADULTI E GIOVINCELLI...MANTENETE UNO SCRIVERE CORRETTO NEI CONFRONTI DEI PIU "DEBOLI"...NON TOLLERO SOPRAFFAZIONI...UN RINGRAZIAMENTO A TUTTI; MAURO...papere e pannocchie...rimescolareilvolga...
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Ei gente!!!! non mi frega un tubo delle vostre "scalate a vette inesistenti", posto ciò che mi piace ed interessa, ogni tanto fotografo, dipingo e scrivo, gli anonimi sono i benvenuti ma non i rompipalle, se il mio sito non vi piace portatele da un'altra parte e sciacquatevele
...Ciao Con Affetto Mauro
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"NON E' UNA PROVA"Per gentile concessione dell'autore, pubblichiamo l'intervento di Francesco Martone1 al convegno "Giù le Armi", svoltosi il 29 settembre a Roma. In molti abbiamo sperato che la fine della guerra fredda portasse con sé il disarmo nucleare e lo spostamento progressivo delle ingenti spese militari per la deterrenza e la corsa atomica verso un dividendo di pace. Così non è stato. Indipendentemente dagli sviluppi politici e strategici globali, il nucleare militare, gemello siamese del nucleare civile, continua a rappresentare l'ossatura delle politiche di deterrenza delle superpotenze. E non solo: il nucleare militare continua ad essere anche una pedina di scambio e ricatto politico notevole, in particolare per quei paesi che aspirano ad un ruolo leader a livello regionale. Alla rinnovata rilevanza degli armamenti nucleari nella politica globale la comunità internazionale non sembra in grado di riattivare gli strumenti di disarmo e non-proliferazione. Anzi, sotto i colpi dell'unilateralismo americano e della nuova enfasi sulla lotta agli stati canaglia ed al terrorismo, strumenti quali il CTBT (Comprehensive Test Ban Treaty) o l'NPT (Non-proliferation Treaty) sono progressivamente svuotati di significato ed efficacia. In particolare, l'architettura complessa del NPT rischia di crollare in seguito alla decisione di enfatizzare uno dei tre pilastri sui quali il trattato si regge, ovvero quello della non-proliferazione, a discapito del disarmo. Ciò ha aperto una falla nella quale rischia di riprender vigore una politica di riarmo nucleare. Basti pensare alla contesa sull'Iran, al rafforzamento del programma nucleare pakistano, con l'apertura di una nuova centrale nucleare e dell'accordo USA-India sulla fornitura di materiale fissile, particolarmente adatto a uso militare. La posizione statunitense sull'uso del nucleare comporta ulteriori rischi. Il Senato USA non ha mai ratificato il CTBT mentre il Pentagono ha varato la revisione della dottrina nucleare (Nuclear Posture Review) che prevede l'uso preventivo dell'arma nucleare. In Inghilterra, l'amministrazione Blair sta provvedendo alla riqualificazione ed all'ammodernamento del suo arsenale nucleare. In questo panorama di inserisce con forza il tema del "nuclear sharing", ovvero della dottrina NATO di condivisione nucleare, che prevedere la possibilità per stati non nucleari dell'Alleanza di utilizzare armi atomiche. Così in virtù di un accordo segreto con gli USA denominato Stone Ax, rinnovato nel 2001 dall'allora Ministro Martino, almeno 90 ordigni nucleari USA sono dislocati nelle basi di Ghedi ed Aviano. Il loro potere distruttivo è pari a 900 volte la bomba di Hiroshima. La loro presenza sul territorio nazionale è in violazione del diritto internazionale e dell'NPT, che all'articolo 1 proibisce ai paesi nucleari di trasferire armi nucleari o il controllo di queste armi ad altri paesi, mentre gli stati non-nucleari non possono riceverle. Fin dal 1968 gli USA hanno sostenuto il parere secondo il quale il trattato non concerne gli strumenti ed i sistemi di sganciamento delle armi nucleari USA né riguarda la consultazione e la pianificazione della difesa nucleare nella misura in cui questo non risulti nel trasferimento di armi nucleari o controllo delle stesse. Ciò permette la partecipazione nelle attività del Nuclear Planning Group della NATO a paesi come l'Italia Inoltre, secondo gli USA l'NPT decadrebbe appena dopo l'entrata in guerra e nell'istante nel quale gli USA permettono l'accesso alle armi nucleari ai non-nuclear states. La NATO avrebbe così in mano la possibilità di rendere nullo l'NPT una volta dichiarata la guerra. La persistenza di queste giustificazioni legali rende ancor più urgente la ridefinizione del contesto giuridico-legale necessario per il rilancio della nostra iniziativa per il disarmo nucleare ed il rafforzamento del NPT. La questione solleva anche altri interrogativi dal punto di vista tecnico-operativo, pertinenti all'aspetto più propriamente politico del "nuclear sharing". Ad esempio i piloti dell'Aeronautica Militare italiana continuano ad addestrarsi per l'uso di bombe nucleari, e non solo. Tutti i paesi NATO non-nucleari possono partecipare nei processi di consultazione e pianificazione dell'uso dell'arma nucleare, ed addirittura all'identificazione degli obiettivi nel Nuclear Planning Group della NATO. Così se in caso di guerra l'Italia diventa automaticamente potenza nucleare, le nostre forze armate contribuiscono in tempo di pace a mantenere in vita l'opzione nucleare. Ciò pone un serio problema di coerenza rispetto agli impegni del paese per il disarmo e la non proliferazione nucleare. Esiste poi una questione di accountability relativa principalmente al ruolo dei parlamenti. La NATO dovrebbe informare il segretariato dell'NPT in maniera costante, e i parlamenti oltre che l'Assemblea Parlamentare NATO dovrebbero chiedere maggior trasparenza come mezzo di "confidence building" per rafforzare la diplomazia verso il disarmo nucleare. Inoltre i Parlamenti dovrebbero chiedere la divulgazione e la declassificazione delle dottrine nucleari e dei documenti del NATO Military Committee. Un'importante opportunità per rilanciare con forza il disarmo nucleare in Italia è rappresentata dalla prossima revisione del concetto strategico della NATO, processo che si avvierà in occasione del prossimo incontro generale di Riga, 2006 e durerà per almeno un paio d'anni. Leggendo il comunicato dell'incontro ministeriale del Defense Planning Committee e del Nuclear Planning Group della NATO del 2005 si evince una sorta di continuità rispetto al passato. La ragione è essenzialmente politica. Le forze nucleari basate in Europa e messe a disposizione della NATO rappresentano infatti un collegamento politico e militare essenziale tra i membri europei e nordamericani dell'Alleanza. Ciò non comporta però che nella prassi paesi membri non-nucleari noon possano mettere in discussione il nucleare militare e gli accordi di nuclear sharing. Lo hanno fatto Grecia, Danimarca, Islanda, Germania, Belgio e Spagna. La questione riguarda anche la sostituzione degli attuali Tornado con i cacciabombardieri Joint Strike Fighter, oggetto di discussione animata in altri paesi europei quali l'Olanda e la Germania. Sia l'SPD che il Partito Socialista Olandese hanno preso posizione contro il Nuclear Sharing e la possibilità di acquistare JSF proprio perché questi potrebbero essere dotati - a differenza dei Tornado e degli Eurofighter - di capacità nuclerare. Che fare allora? Anzitutto come parlamentari possiamo sostenere le iniziative di disarmo nucleare avanzate dalla rete PNND, costituendo un nodo italiano della rete. Al Senato è depositata una mozione sul disarmo nucleare da me promossa insieme a molti altri parlamentari del centrosinistra che raccoglie e condensa le proposte dei movimenti pacifisti italiani ed internazionali. La mozione è uno strumento a disposizione che però non può e non deve esaurire la nostra strategia, che invece deve trovare forza nell'impegno dei movimenti primo fra tutti la Rete Disarmo, a far del disarmo nucleare uno dei prossimi temi d'iniziativa e mobilitazione. Esistono infatti molti ambiti di lavoro, dal sostegno all'appello dei parlamentari e Mayors for peace, alla nuova iniziativa di Ialana sul ricorso alla Corte di Giustizia Internazionale che si è già espressa contro le armi nucleari, e per un seguente pronunciamento dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al rilancio della conferenza per il Disarmo. Spero che anche da questa sede esca forte l'impegno a far sì che il governo decida quanto prima di porre fine alla condivisione nucleare ed alla partecipazione alle attività di pianificazione nucleare previste dalla NATO. Ne va della credibilità del paese, della sua politica estera di pace e diplomazia, degli sforzi del governo nell'avanzare una politica forte ed efficace di disarmo e mediazione in Medio Oriente ed al livello internazionale. Grazie |
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